Collegio degli Scolopi alle Mortelle Napoli

E’ uno dei palazzi del centro storico di Napoli1 istituito da re Carlo III di Borbone con funzione di Collegio affidato alla nascente comunità dei Padri di San Giuseppe Calasanzio, fondatore dei Chierici Regolari delle Scuole Pie, poi abolito come tale, con Regio Decreto del 5 marzo del 1861 quasi contemporaneamente alla chiusura del Laboratorio delle Pietre Dure.

Il Palazzo, estratto dalle proprietà della famiglia dei Tirone, facoltosi commercianti d’olio2 è sito tra la via Filippo Rega ed il vico che porta alla chiesa di Santa Maria Apparente ai Quartieri Spagnoli.

Oggi sede della Scuola Media Statale Vittorio Emanuele II, per oltre un secolo, quest’immobile ha ospitato le Scuole Pie di Napoli.

E’, dunque, il primo dei palazzi appartenuto agli Scolopi di Puglia, ed è l’unico rimasto aperto durante la soppressione degli Ordini nel decennio francese.
Nei documenti storici questo palazzo spesso lo si trova con la dicitura Collegio sopra i Barnabiti, per distinguerlo fattivamente dalla casa convenutale dell’attigua chiesa di San Carlo alle Mortelle.


Presentazione del collegio degli Scolopi alle Mortelle.

E’ uno stabile di quattro piani, l’ultimo di questi si tratterebbe di una sopraelevazione ottocentesca verso il mare, mentre tutto l’immobile fu costruito probabilmente dopo la prima metà del XVII secolo, e giunto fino ad oggi profondamente mutato rispetto all’impianto originario.

  • Il cortile di questo palazzo, che collegava l’ingresso principale coi giardini, sotto di un salto di quota, è stato chiuso sul fondo da costruzione del Novecento, e gli antichi sedili di piperno costruiti sulle false aspirazioni dei sedili del chiostro di Santa Chiara a Spaccanapoli, vennero tutti rimossi lasciando a livello delle pareti se non appena qualche traccia. L’unica a subire il minor numero di modifiche strutturali è la facciata di questo palazzo su via di Santa Maria Apparente con due portali d’ingresso, di cui quello centrale, che conduce al cortile interno anticipato dall’atrio porticato con archi a sesto ribassato, presenta riquadri in pietra vesuviana, tre ordini di finestre con cornici della stessa materia del primo piano mentre son di stucco le cornici delle finestre al secondo piano. Nell’androne a sinistra subito l’accesso ai locali utilizzati già nel Settecento come refettorio e a destra oltre alla scala che conduce ai piani superiori anche l’accesso all’antica infermeria. La copertura esterna è a terrazzo ed i locali son coperti a volta o da solai con travi in legno. Dal lato della baia di Napoli si vede un loggiato di tre piani, sporgente a mo’ di torre prima che la terrazza venisse eliminata con la costruzione dell’ultimo piano. Gli ambienti che meglio lo hanno rappresentato nel corso delle sue vicende storiche si trovano sul lato occidentale del secondo piano; si tratta di due diversi locali, uno dei quali, la cappella del Collegio, a pianta trapezoidale, decorato dagli stucchi e da fregi in oro, si è distinto in special modo per i quadri inseriti nel soffitto cassettonato e ritraenti le Scene di vita di San Giuseppe Calasanzio e il dipinto dell’Assunta di Paolo De Matteis.

La galleria d'arte del Collegio.

L’altro locale è un galleria all’origine lunga 30 metri, con affresco nella volta irrimediabilmente andato perduto e dallo Spinosa attribuito a Francesco Solimena.

  • A questo proposito è giusto aggiungere, che Spinosa, dopo aver dato breve nota dell’edificio s’attarda sulla storia di questa parte di palazzo, citando di un disegno preparatorio di Vitzthum accettando l’attribuzione dell’affresco al Solimena, negando di fatto l’identificazione del soggetto suggerita proprio da Vitzthum, che invece vede nell’affresco Carlo III di Borbone che libera Napoli dal Vizio e mette in fuga gli Austriaci. Ceva Grimaldi nel descrivere il palazzo che allora fu conosciuto come il palazzo De’ Medici di Toscana, per quanto riguarda la galleria del palazzo, sul punto in questione dell’affresco scomparso, a parte errori che si possono anche ben superare, dice che questo dipinse l’entrata di Alessandro de’ Medici in Firenze. Anche se il tema ben si adatta alla storia del ramo napoletano dei Medici di Firenze, non è possibile che questo sia vero. Il ramo napoletano dei Medici di Firenze venne rappresentato da Bernadetto de’Medici fratello di Alessandro, papa per soli 26 giorni col nome di Leone XI, uno dei due figli di Ottaviano de Medici (1428-1546). Bernadetto si sa divenne per insistenza della sua signora, Giulia de Medici, signore di Ottaviano, un feudo a casale vicino a Nola in Campania, nel tentativo di emulare il fasto di Eleonora de Toledo, figlia del vicerè Pedro de Toledo, il gran riformatore spagnolo, andata in sposa al granduca Cosimo I de’ Medici. A Bernadetto successe Alessandro e ad Alessandro ancora una volta Ottaviano rimasto ucciso durante una sommossa del popolo in nome e per conto di Masaniello nel 1647.


Spazio note

(1) [Liberamente estratto da: Il *Collegio degli Scolopi sopra San Carlo alle Mortelle e il Lavoratorio delle pietre dure : per la storia di due palazzi napoletani / Emilio Ricciardi. BNN Sez. Nap. Misc.7/b 3/34]
(2) [Avvisi di Napoli numero 51 del 3 dicembre 1737, per il palazzo che fu di D. Giuseppe Tirone]