Palazzo Carafa della Spina Napoli

E’ uno dei palazzi del centro storico di Napoli1, conosciuto come la dimora avita dei Carafa della Spina, meno noto come il palazzo Fabrizio Carafa principe di Butera e Roccella, poi pervenuto in eredità a Carlo Maria Carafa dinastia degli Stuardo ramo della Spina, famoso protagonista della cavalcata romana per "l’omaggio della chinea" a Innocenzo XI, e medesimi patroni dell’omonima cappella nella chiesa di San Domenico Maggiore.

Il palazzo prima venduto e poi riacquistato affaccia con impeccabile prospetto su Spaccanapoli, nella vecchia ”strada di Nido”, poi via della Trinità Maggiore ed infine Via Benedetto Croce.

Si trova con ingresso aperto sullo stesso lastricato di strada dove sono ubicati gli altri ingressi al palazzo Venezia, il palazzo dei Filomarino della Rocca e ad angolo con piazza San Domenico Maggiore lo spigolo spuntato del palazzo Petrucci.
Vincenzo Pacelli in una rilettura dei testi antichi dopo averne fatto paragone col palazzo Pignatelli di Monteleone a piazza del Gesù Nuovo osa attribuire il portale del palazzo Carafa della Spina all’architetto Sanfelice. E Massimo Pisani, con conclusione altrettanto inedita affida alla mano del maestro Sanfelice anche i portali minori del cortile interno e del vestibolo ed in particolare quello dell’atrio col bel mascherone.


Le fonti storiche del palazzo e le recensioni degli architetti e degli ingegneri.

All’Archivio di Stato presso il monastero dei Santi Severino e Sossio, è ancora custodita documentazione relegata nell’archivio dei Carafa che attesta il posseduto del manufatto da parte di Andrea Matteo Acquaviva d’Aragona principe di Caserta.

  • Sempre nello stesso fascio si conserva documentazione circostanziata sugli avvenimenti compresi tra il 1590 ed il 1760 durante i quali anni, il ramo dei duchi di Bruzzano, attraverso Giulia erede di Carlo Maria Carafa e Isabella d’Avalos sua consorte, erediterà titoli e sostanze dai principi di Roccella2. E’ uno dei palazzi coinvolti nel programma di restauri e restituzione dei manufatti antichi di tutta Spaccanapoli concordato col Comune di Napoli e la Soprintendenza ai Beni Ambientali ed Architettonici alla fine degli anni 80 del ‘900 cui molte schede elaborate dell’Istituto di Archiettura Tecnica della Facoltà d’Ingengeria nel 1991 allestirono un evento mostra nel vicinissimo monastero di Santa Chiara. Dalla descrizione che ne fa l’architetto Cantalupo nel 1852 ed una seconda solo per parte del palazzo egli lo descrive ”…magnifico, al numero 32 di via della Trinità Maggiore”, che a quel tempo era tra l’altro il nome della strada omonima della chiesa del Gesù Nuovo. L’architetto precisa nella descrizione che ”…si tratta di un casamento composto di un piano terra separato in otto stanze sulla medesima strada”, puntualizzando i numeri civici di allora corrispondenti tra il 29 e 35 e di cinque vani con ingressi incavati sulla facciata del palazzo nel vico che porta alla chiesa di San Giovanni Maggiore detto dei Pignatelli.

Presentazione breve del palazzo dei Carafa ramo della Spina.

Tutte le stanze, munite di volte e pavimentazione rustica di mattoni misti, parecchie di queste un tempo erano stalle, all’epoca come tra l’altro anche oggi son diventate botteghe.

  • Scrive di un piano ammezzato non più grande della pianta in superficie, un piano nobile, un secondo nobile pur quest’altro e tra i due un altro piano di altezza scrive, breve. Il portone principale è descritto decorato di mostra di piperno del secolo decimottavo, con impresa di famiglia in marmo e con ottima chiusura a due pezzi. Lo stemma dei Carafa tronco della Spina di marmo pregevolissimo e i due satiri che sorreggono il balcone sul timpano aperto dev’esser stato eseguito da un autentico artista rimasto ignoto. Con una singolare bravura è stata conferita morbidezza alla massa marmorea dello stemma e con capacità è stato allocato sul bel portale. Roberto Pane la conclude con nota al margine significandolo d’esser singolare di una rappresentazione destinata a sostituire un unico episodio intensamente scenografico, l’assenza di una più vasta composizione parietale3. Nel cortile due porticati paralleli e due gole per i pozzi a destra e a sinistra mentre una terza se ne ravvisa nel complesso occidentale del porticato ” a rimpetto”. L’esame del prospetto riportato dall’Aldimari conferma che nel 1691 non erano ancora stati collocati nel posto che attualmente occupano i due artistici spegni fiaccole ricavati probabilmente da marmo di colonne romane e ripetute anche ai piedi della scala principale a sinistra del portico.


Spazio note

(1) [Testo a stampa (moderno) Titolo Analitico Descrizione Per la storia del Palazzo Carafa della Spina nella strada di Nido / Massimo Pisani Codice SBN NAP0433014 Fa parte di Napoli nobilissima : rivista di topografia ed arte napoletana , v. 28(1991), nn. 1-2; pp. 35-52 Autore Pisani, Massimo <1925- >]
(2) [A.S.N., archivio privato dei Carafa di Roccella, b.330, inc II, n° 2]
(3) [Roberto Pane Il Centro antico di Napoli ivi 1970, II, pagg 35 e ss.]