Cratere degli Astroni Napoli
Il Cratere degli Astroni1, come la Conca dei Pisani, è un cratere vulcanico spento, di formazione posteriore a quella dell’Epomeo, con mura naturali di cinta ad anfiteatro dentro al quale stanno una teoria di dossi poco elevati aventi un rapporto col cratere allo stesso modo di come il Vesuvio lo ha con il Somma.Distaccato dal vulcano della Solfatara e dal cratere di Agnano col quale divide il pendio esterno, rappresenta l’ombelico del complesso e variegato mondo antico dei Campi Flegrei di Napoli.
Compreso tra i laghi di Agnano e Pianura, si compone essenzialmente di un cono eruttivo diviso tra il materiale frammentario sul versante occidentale e una gran massa rocciosa, solida, compatta e lavica, incastonata nel recinto esteriore, meglio conosciuta come la Massa della Caprara, che, con le sue ripide rupi, rompe l’incanto delle discese degradanti che gli stanno di fronte.
Si espande a grandi lembi verso la pianura tra le insenature intercorrenti della cinta del cratere di Agnano e quella del cratere Campana.
Mentre i tufi dolci costituiscono la pittoresca rupe scoscesa di Torre Nocera, spiccata in alto di colore chiaro tra il verde cupo dei Lecci e delle Coriacee Sempreverdi che s’arrampicano sulla parete.
L'orografia terrestre della conca degli Astroni.
Dalle attività del cratere degli Astroni derivano gran parte dei tufi grigi e delle pozzolane incoerenti che costituiscono le alture di parte del Parco Metropolitano delle Colline oltre che del complesso collinare di Capodimonte.
- Appartiene ad un gruppo di piccoli crateri dominato dallo sperone tufaceo dei Camaldoli, tutti consimili tra loro per depositi di lapilli manganesiferi di caratteristica tinta violacea saldamente ammassati e visibilissimi specie nelle prominenze dei Pagliaroni, ovvero quella larga massa boscosa attraversato dal viale di Caccia in direzione delle colline Rotondella ed Imperatrice, sulle dolci falde del cratere di Cofaniello lì dove son state piantate le staccionate per i cinghiali. L’orlo del cratere arriva a 250 metri dal livello del mare, fatta eccezione per le due punte di Torre Nocera e Torre Lupara; il cono si presenta troncato superiormente e squarciato internamente da un ampio e profondo cratere, sul fondo del quale sorgono collinette separate mediante un vasto atrio epicentro della grande cinta muraria le cui pareti si innalzano fino a dare vera e propria forma di anfiteatro, una sorta di colosseo gigantesco, enorme, di forma ellettica. L’asse maggiore da oriente guarda ad occidente e l’asse minore da settentrione volge a mezzogiorno. Si discende sul fondo dell’arena attraverso gradinate a cunei. Il materiale che ne costituisce il versante a mare è composto da tufi, ceneri, lapilli, pozzolane, pomici ed altre scorie eruttate ed in epoche successive sottilmente e dolcemente stratificate, nelle quali restano non propriamente fusi, quanto piuttosto intrappolati blocchi rigettati nelle ultime eruzioni, mentre sul versante orientale una grande massa di lava resta incastonata alla parete. La massa dei tufi è grigio giallognola, assai torbida e decomposta, pare costituita di ceneri pomicee, l’aspetto è terroso e tra i prodotti secondari è frequente la calcite.
La storia archeologica degli Astroni.
Lo scenario è incantevole oltreché suggestivo e rupestre, selvaggio in parecchi punti da incutere timore.
- Unico al mondo il cratere degli Astroni in tutta la sua attività prima di morire ha assunto tutte le forme di consolidazione che la natura offre durante le fasi della sua massima espressione di forza; e perciò negli Astroni più che altrove si osserva un passato fatto di minutissime ceneri sciolte. ono queste le pozzolane, i lapilli, i tufi teneri, i tufi compatti, le pomici e le ossidiane, le scorie e le lave scoriacee prima e dopo le lave massicce. Alcune delle brecce appartenenti al cratere degli Astroni sono state individuate addirittura nel rione Amedeo più prossimo al quartiere di Chiaia nel centro di Napoli. Per concludere è bene dire che alla fine dei tempi quaternari, millenni appena prima dell’avvento dell’era volgare, quando già dal mare emergeva il modellamento di tutta l’area dei Campi Flegrei specialmente nelle parti periferiche, al centro di essi con gran spettacolo di natura esplose dal suolo il piccolo vulcano con forma di gran voragine, dalla quale ancora e per altre centinaia di anni ancora esplosero ulteriormente grandiose e continue e rapide eruzioni di materiale frammentario che si accumularono attorno alla bocca del cratere così da formare il gran cratere degli Astroni. Dopo una breve pausa ripresero con minor veemenza le eruzioni durante le quali prese forma il cono in tufo dell’Impratrice, dal quale quasi contemporaneamente sgorgò una piccola corrente di lava che andò allargandosi nelle prominenze dei Pagliaroni, raggrumandosi nel toppo della Rotondella chiudendo così il ciclo eruttivo di questo possente vulcano.
Spazio note
(1) [Liberamente estratto da: Il Cratere degli Astroni nei Campi Flegrei G. De Lorenzo e C. Riva Napoli, 1902 per la Real Tipografia di Scienze fisiche e matematiche. BNN Per. Ital. Sez. Nap.Fondo Aosta 1/13]Categorie delle Guide
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