Chiesa Sant’Eframo Vecchio Napoli

E’ il convento di Sant’Eframo Vecchio1, parrocchia dal 1961, in asse ai varchi irregolari aperti e chiusi su una o più direttrici di penetrazione interna alla città.

E’ detto Sant’Eframo Vecchio per distinguerlo dal convento di Sant’Eframo Nuovo ovvero la chiesa dell’Immacolata Concezione a Salvator Rosa. Il suo convento attiguo è stato il primo fondato dai frati Cappuccini di Napoli nel Regno2 venuti dai Minori Osservanti calabresi, ridotti a nuova costituzione soltanto nel 15303.

La chiesa è eretta sotto il titolo di Sant’Eusebio, vescovo di Napoli ivi sepolto assieme ai santi Massimo e Fortunato, poi volgarmente dal napoletano detta chiesa di Sant’Efrimmo, di qui Sant’Eframo. 

Fu fondata nel 1530 da fra’ Ludovico da Fossombrone, giunto in città con referenze firmate Vittoria Colonna marchesa di Pescara indirizzate a Maria Lorenza Longo che di fatto ospiterà i primi Cappuccini napoletani in prossimità del Borgo Sant’Antonio Abate sotto il pontificato di Clemente settimo nel regno di Carlo V Imperatore4.


Storia breve della chiesa di Sant'Eframo Vecchio.

Tutto ciò è confermato dalla pianta topografica della municipalità Stella-San Carlo all’Arena datata 1804, disegnata dal regio ingegnere camerale Luigi Marchese.

  • Il topografo la individua incavata nel tufo dolce di Capodimonte e l’estremo confine del Parco Metropolitano delle Colline di Napoli sul limitare delle aree conosciute come i Miracoli sul vento di sinistra, al centro l’area a verde dei Ponti Rossi, appena colonizzati dalle case popolari della Cooperativa Scodes ed infine la distesa del rione Sant’Eframo-Ottocalli. Essendo di proprietà dei Carafa, tra l’altro anche testimoniato dalle effigi di famiglia sul frontespizio della stessa chiesa. Fu poi concessa ai Frati Minori Cappuccini, e conferita loro come rettoria il 12 settembre del 1614, a mani del chierico Pietro Grimaldo di Napoli, il quale ne prese possesso l’ultimo di novembre di quello stesso anno così come si legge dal documento del notaio Silvio Laudato. Prima di quell’avvento, la chiesa era officiata dalla Congregazione dei Laici del Terz’Ordine di San Francesco, firmato e registrato nel documento redatto dal Sacro Consiglio in Banca Montilli intitolato proprio Il Processo di Sant’Efremo. Tempo dopo, fu per qualche periodo gestita dai Minori Francescani di Santa Maria degli Angeli alle Croci.

Il periodo delle grandi riforme cappuccine ed i vari lavori di sistemazione dell'immobile.

Questa chiesa ha dato avvio alla Provincia religiosa dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini a Napoli.

  • E sempre in questa chiesa si son tenuti i tre Capitoli generali del movimento francescano riformato nel 1541, 1549 e 1548. Nel 1650 si contavano 40 sacerdoti e 20 fratelli conversi con uno stile di vita prevalentemente questuante e di preghiera senza alcun’ attenzione per l’immobile che verrà rifatto quasi completamente solo a partire dal 1727 per l’abbellimento della sagrestia e del coro così come oggi lo si ammira. Se ne legga ancora la data sulla parte anteriore della pedana. Nel 1737 si ampliarono le mura del convento nell’area che tutt’oggi ospita la biblioteca sormontata da una torre campanaria rivestita di piastrelle in ceramica; le mura perimetrali del giardino furono tutte rifatte nel 1745 e nel 1773 ad opera del maestro e “riggiolaro” Michele Salemme venne restaurato l’altare maggiore fatta salva l’eccezione di riutilizzare il paliotto, i bassorilievi, la mensa e il tabernacolo del vecchio altare. Nel 1776 tutta la chiesa venne pavimentata da Cristofaro Barberio e poi ripavimentata cent’anni dopo da Tommaso Bruno. Il convento di Sant’Eframo Vecchio venne ufficialmente soppresso il 5 novembre del 1863 e tre anni più tardi tutto quanto il complesso conventuale venne incamerato come bene dello Stato. Col nome civile e coi fondi privati, i frati Cappuccini lo ricomprarono nuovamente; così troviamo che agli inizi del primo ‘900 fra’ Federico da Santa Maria a Vico firmandosi col nome di Carfora Francesco acquista e diviene proprietario di 5/9 del complesso; stessa cosa fra’ Errico da Napoli col nome di Vincenzo Cirino ne è comproprietario per 3/9 e solo di 1/9 andrà a fra Bonaventura da Marzano col nome di Angelo Castaldo. Seguì proprietaria del convento la società C.A.S.E. (Compagnia Anonima Società Edilizia), fino ad esser in parte occupati da famiglie del rione Sant’Eframo senza casa, sfrattati tutti quanti nel 1930. La chiesa ed il convento nel 1942 venivano nuovamente rifatti coi soldi del canonico Luigi Amore Ebdomadario del Duomo di Napoli.


Spazio note

(1) [Liberamente estratto da Il *convento di S. Eframo Vecchio a Napoli / Antonio Bellucci. - Isola del Liri : soc. tip. A. Macioce & Pisani, 1931. - 27 p. ; 24 cm. ((Estr. da: "L'Italia Francescana", Roma 1931, vol. 6., p. 558-607. ]
(2) [Il Convento e la stessa chiesa dei Frati Minori Cappuccini di Napoli detta di Sant'Eframo Vecchio non sarebbe secondo alcuni studiosi della storia d'Italia francescana il primo convento fondato a Napoli dei Cappuccini. Sulla base della verità storica si dice che da queste parti vennero ad abitarci i padri Ludovico Comi e fra Bernardino Molizzi, Minori Recolletti, e cioè quel tipo di famiglia francescana riottosa ai nuovi sodalizi dell'Ordine dei Minori e comunque soggetti al moderatore dell'Ordine dei Frati Minori Osservanti. I Recolletti soltanto per simpatia vennero aggregati all'Ordine dei Frati Minori Cappuccini e quindi praticamente non furono mai veri Cappuccini. Almeno prima del 1536 mai venne concesso loro facoltà di erigere nuove fondazioni. Costoro vissero con tutta l'incertezza di due discipline riformate sotto lo stesso spirito. Nonostante l'attuazione del patto di Roma e gli innegabili punti di somiglianza dei Frati di Reggio Calabria con quello dei Cappuccini delle Marche, non pare però che i capi dei due movimenti s'accorsero del sentimento di vastità a cui parteciparono nell'incontenibile impeto d'espansione riformistico. D'Alencòn in Tribulationes Ordinis Fratrum Minorum Capucinorum Romae, ap. Curiam Generalitiam, 1914, Appendix, pgg 60-66]
(3) [Secondo come scrive il padre Antonio Bellucci sono gli stessi frati che non ebbero luogo costituito appositamente secondo quel semplice disegno e quei criteri di altissima povertà, che, stabiliti nei primi decreti di Albacina, dovevano poi adattarsi a tutte le fabbriche francescane riformate sul territorio e dar di loro l'impressionante somiglianza di San Damiano e l'eremo delle Carceri presso Assisi]
(4) [La chiesa fu fondata sei anni prima la grande crisi e quella ancor più grave del 1542 che mise in serio pericolo l'esistenza stessa del movimento francescano detto dei riformati Cappuccini per l'apostasia di Ochino. P.Francesco Maria Severino da Napoli, Fondazione del conventi Cappuccini a Napoli, P. Emmanuele da Napoli in Annali dei Cappuccini della Provincia di Napoli