Collegio del Gesù Vecchio Napoli

E’ il collegio annesso alla chiesa del Gesù Vecchio1 di Napoli2 un passo accosto alla chiesa e monastero dei Santi Marcellino e Festo, quartiere Porto.

E' famoso per il cortile delle scuole3 che il Celano4 presentava ”…ai signori forastieri” come degno di essere visitato per esser magnifico, a due ordini di arcate in piperno grigio vesuviano e, dentro il quale, si aprono una ventina di ambienti destinati fin dalla sua origine ad oratori e centro studi, adunanze accademiche e sale di lettura.

Finanziato coi soldi dei figli di Cesare Da Ponte come lo ricorda anche la lapide posta sopra il portico di fronte all’ingresso, oggi è sede principalmente della Biblioteca Universitaria di Napoli spostata in questi locali già nel 1777 dall’antico palazzo della Cavallerizza al Museo Nazionale, nell’area detta fuori di Porta Costantinopoli ai piedi della salita Santa Teresa degli Scalzi.

Il collegio è sorto nel 1572 su quel che restava principalmente dei palazzi di:

  • Giantommaso Carafa, un nobile del seggio di Nido, fatto e rimasto incompiuto già dal tempo di Ferrante I,
  • Giovanni Cominata, comprato il 21 gennaio del 1558,
  • ed il palazzo d’Evoli, prima preso a pigione poi in comodato d’uso ed infine in proprietà.


La costruzione del collegio e gli accordi secondari con gli Ebdomadari del Duomo di Napoli.

Tutti e tre i palazzi occupano gran spazio sulla collina detta del Monterone, e cioè in via Paladino, l’antica strada del Pretorio5 nella propaggine meridionale della via dell’Arco.

  • Precisamente, nel punto esatto in cui via Nilo, stretta tra il palazzo Bux e del Panormita, sfocia nell’omonima piazzetta a Spaccanapoli, sulla cosiddetta area degli Alessandrini dove si trova alloggiata la Statua del Nilo, e quindi continua dritta prendendo da quel punto nome di via Paladino terminante nello slargo innanzi al Collegio medesimo un tempo occupato dalla casa dei Mazzeo d’Afflitto. Buona parte del cortile del Collegio venne costruito negli anni tra il 1561 ed il 1566, dopo generazioni di liti con Alfonso del Doce che reclamava il possesso della chiesetta dei Santi Giovanni e Paolo eretta nel 721 e che per realizzare il Collegio minacciava di inglobarla e farla sparire per sempre; cosa accaduta di fatto con un scambio di chiese: questa con quella detta di San Silvestro; alla fine l’accordo si concluse col favore del Collegio degli Ebdomadari che cedette volentieri la chiesa dei Santi Giovanni e Paolo a Mezzocannone ai Gesuiti purché questi restaurassero una cappella della basilica di Santa Restituta al duomo di Napoli.

Studi sulle attribuzioni di fondazione del collegio del Gesù Vecchio.

Nella nuova tribuna si aggiunge che retrocesso l’altare maggiore venne collocata la Circoncisione di Marco da Siena, indorata nel 1569 da Biagio da Cortona.

  • Avvolto dalle proprietà dei Gesuiti napoletani abbattute dalla società per il Risanamento di Napoli sul finir del XIX secolo, il Gurlitt per molto tempo credette che il Collegio fosse stata opera di Domenico Fontana6 l’architetto del Palazzo Reale in piazza Plebiscito ed il responsabile della sistemazione urbanistico architettonica di Via Chiaia7, diversamente dalle informazioni tramandate da Mario Rotili che afferma esser stata, invece, opera di padre Giovanni De Rosis. E in effetti è vero solo in parte stante a quanto riferito da Michele Errichetti e cioè che il De Rosis ha guidato i lavori della fabbrica del Collegio del Gesù Vecchio ma solo fino al 1575 anno in cui venne chiamato a Roma per sostituire il confratello Tristano nella realizzazione del Gesù farnesiano; e prima del 1584 i Gesuiti napoletani non poterono certo desiderare un cortile tanto grandioso. Il De Rosis fu piuttosto un ingegnere e non un artista come invece lo fu l’architetto geniale Giuseppe Valeriano, l’aquilano cresciuto nella scuola d’arte di Roma e venuto su con gli insegnamenti del più puro gesuitismo spagnolo di cui si fece coadiutore nel noviziato di Medina del Campo nel 1574. Richiamato alla Città eterna nel 1580 venne poi spedito a Napoli onde realizzare il suo capolavoro: l’egregia chiesa del Gesù Nuovo.

Il collegio nella topografia storica di Napoli.

Il Collegio napoletano del Gesù Vecchio è visibile in pienezza di dettagli anche nella pianta a volo d’uccello dello Stopendal datata 1629.

  • Non è segnato però il cortile ancora in costruzione alla data di esecuzione della pianta stessa, mentre esso è più che visibile nella pianta topografica del duca di Noja, nella quale è riportata con gran precisione la situazione urbanistica attorno al Gesù vecchio e che rimarrà inalterata fino all’apertura del Rettifilo e alla sistemazione delle nuove Università. La pianta Lafrery Dùpérac del 1566 è l’unica a trasmettere la situazione all’interno dell’edificio prima della sua radicale trasformazione avvenuta nel XVII secolo. La chiesa del Gesù Vecchio è congiunta con la chiesa di Santa Maria in Donnaromita da una composta teoria di case diametralmente disposte in linea con la facciata della chiesa di Monteverginella, prima e dopo l’apertura del vico Orilia e del prolungamento su via Mezzocannone di via E. de Marinis di cui la metà di questa prosegue verso San Pietro a Fusariello.


Spazio note

(1) [Il Collegio del Gesù Vecchio detto Massimo rispetto a tutti gli altri in città dopo l'espulsione dei Gesuiti dal Regno delle Due Sicilie nel 1767 prese il nome di Casa del Salvatore; il 21 marzo del 1768 vi aprirono le regie scuole del Salvatore; nel 1769 venne impiantato il Real Convitto e nel 1787 venne in questo edificio trasferito dalla Nunziatella, e solo per i giovani della nobiltà magnatizia, il Real Collegio Ferdinandiano. Questi due convitti si sciolsero nel 1799.]
(2) Liberamente estratto da: L'*architetto Giuseppe Valeriano (1542-1596) progettista del collegio napoletano del Gesù Vecchio / Michele Errichetti S. I e da Chiesa del Gesù Vecchio di Napoli di Giancarlo Alisio in Napoli Nobilissima, BNN Per. Ital. 355 fascicolo V e VI settembre e dicembre 1966
(3) [Nel 1583 interviene come benefattrice per la definizione del Collegio napoletano dei Gesuiti Donna Roberta Carafa, figlia di Antonio primo principe di Stigliano e moglie di Diomede Carafa proprietari del Palazzo Carafa di Maddaloni allo Spirito Santo barattato per la residenza Sannicandro al quartiere Stella. Un epitaffio di Cosimo dei Fanzago fatto installare sul portone lo ricorda. N.a]
(4) [Roberto Pane invece lo considera opera rinascimentale. Roberto Pane in Architettura e urbanistica del Rinascimento. - Napoli : Soc. storia di Napoli, [1974] (Cava dei Tirreni : di Mauro). - P. 317-446 : ill. ; 31 cm. ((In cop.: Architettura e urbanistica del Rinascimento napoletano. - Estr. da: Storia di Napoli, vol. 4.]
(5) [Altri nomi con cui è conosciuta via Paladino: Strada a Nido, via del Collegio, strada Pubblica degli Impisi, via del Consigliere di Giorgio, antica strada della Joiemia serrata, in Chiesa del Gesù Vecchio di Giancarlo Alisio in Napoli Nobilissima BNN Per. Ital. 355 Fascicolo V e Vi settembre e dicembre1966]
(6) [*Geschichte des Barockstiles in italien / von Cornelius Gurlitt. - Stuttgar: Verlag von Ebner & Seubert, 1887. - XVII, 561 p. : ill. ; 25 cm. Comprende 5: Geschichte des Barockstiles, des Rococo und des Klassicismus. , 1 Autore Gurlitt, Cornelius <1850-1938> Soggettario Firenze Architettura barocca - Italia Luogo pubblicazione Stuttgar: Verlag von Ebner & Seubert Anno pubblicazione 1887.] (7) [Il *cortile del Salvatore / Mario Rotili. - Roma : Fratelli Palombi, 1955. - 45 p., 12 c. di tav. : ill. ; 21 cm. Collana Saggi e studi dell'Istituto di storia dell'arte dell'Università di Napoli Autore secondario Università degli studi : Istituto di storia dell'arte Autore Rotili, MarioSoggettario Firenze NAPOLI - Collegio del Salvatore Luogo pubblicazione Roma Editori Fratelli Palombi Anno pubblicazione 1955]