Ponte della Sanità Napoli
E’ il Ponte Maddalena Cerasuolo di Napoli1(1bis), 118 metri di lunghezza e sei campate, fiore all’occhiello delle architetture francesi avviate nel meridione italiano dal Generale Murat a collegamento dell’allora Corso Napoleone, oggi Corso Amedeo di Savoia con Via di Santa Teresa degli Scalzi.Fu costruito in tempi record, tra il mese di settembre 1808 e marzo 1809. Alto 22 metri attraversa via Arena alla Sanità, superando quel che resta del complesso conventuale dei Predicatori.
E’ il più lungo cavalcavia di Napoli e uno dei pochissimi ponti europei dedicati a una donna. Senza nome fino al 31 marzo 2011, conosciuto anche come il Ponte dei Francesi, o Ponte di Murat, o Ponte della Sanità, oggi è dedicato alla nota eroina delle “Quattro Giornate di Napoli”, Maddalena Cerasuolo.
Se da un certo punto di vista esso ha indubbiamente escluso il rione Sanità dalla città stessa, creando una sorta di enclave abitativa nel suo cuore antico, il rione ha potuto conservare gran parte dell'identità impresso alla zona nell'arco temporale tra il Seicento e Settecento.
Storia breve del Ponte alla Sanità.
E' infatti vero che lo stesso manufatto ha impedito la costruzione di sempre nuove case che, se fosse stata avviata come processo di urbanizzazione avrebbe inevitabilmente stravolto la morfologia dell’unicum storico-artistico costituito dal circuito della valle dei Vergini ed il rione detto delle Fontanelle.
- Fatto singolare e sconosciuto ai più, nella progettazione del ponte, i genieri, su probabile ispirazione dello stesso Murat, vollero salvare un modesto edificio preesistente alla costruzione dello stesso, facendo in modo che capitasse nello spazio disponibile tra un pilone e l’altro; non si fecero tuttavia problemi di piantarne uno (brutalmente ma inevitabilmente) all’interno dell’elegante chiostrino ovale di Fra Nuvolo, costruttore della chiesa di Santa Maria della Sanità, stravolgendone la funzione estetica. Gli sono inoltre sicuramente debitori la schiera di notevoli edifici in stile coevo che ancora oggi fanno mostra sull’importante arteria e l’urbanizzazione del territorio a nord della città, con la massiccia opera di edificazione resasi possibile grazie alla nuova via di comunicazione tra la capitale e i suoi sobborghi. Gioacchino Murat, cognato del grande Corso, fece per Napoli nei dieci anni del dominio francese quanto e più di quanto non sarebbe successo negli anni a seguire. Avviò un poderoso processo di rinnovamento urbanistico che avrebbe caratterizzato la città quale moderna capitale europea, degna di competere con Parigi e Londra, grazie – e non solo – al magnifico e francesissimo boulevard Napoleone, della sua maestosa veduta scenica e dell’attento studio paesaggistico che tanta ammirazione avrebbe suscitato da allora fino ai nostri giorni. Come giustamente sottolineato da Nicoletta Marini d’Armenia, anche se le trasformazioni urbanistiche erano state in buona parte ideate e progettate nei decenni precedenti, esse con ottima probabilità non si sarebbero mai tradotte in fatti né sarebbe forse nemmeno esistita una classe intellettuale e politica napoletana – anche se di formazione illuminista – capace di tanto. Va infine ricordato un dato toponomastico interessante: pur essendo la strada dopo il 1861 denominata Via Santa Teresa degli Scalzi, la gente del posto si ostina a definirla ancora Via Nova, rifacendosi alle sue origini murattiane. Fin troppo facile, quindi, presagire che il Ponte Maddalena Cerasuolo resterà, nei riferimenti indicativi dei Napoletani, ancora per molto, ‘O Ponte ‘a Sanità ….
Spazio note
(1) Liberamente estratto da: NICOLETTA MARINI D’ARMENIA, Un Ponte per la memoria, il progetto urbanistico murattiano alla Sanità – 1809 – 2009, ed. Grafica Bodoni, Napoli, 2009, pag. 30 e seg.(1bis) Nelle aree ghiaiose abbandonate al corso Vittorio come anche in questa zone, è stata segnalata la presenza della specie del tipo rara della Consolida ajacis (L.) Schur - T er - Euri-Medit. - Area ghiaiosa abbandonata - RR - OhSegnalaz. preced.: Corso V. Emmanuele, ponte della Sanità (De Rosa, 1906, sub Delphinium ajacisL.).(Ten., 1811-1838; 1823a, sub Scolopendrium officinale var. A); humidis umbrosis obvium muraglie (Ten., 1831; 1832, sub Scolopendrium officinale); Fontanelle (Pasq. et Av., 1841, sub Scolopendrium officinale); ex monastero di S. Lorenzo maggiore, R. Università deli studi (De Rosa, 1906, sub Scolopendrium vulgare Act.); Parco di Capodimonte (VLV. et al., 1996). (Ten., 1823a, sub Grammitis leptophylla Swartz.) “Sylloge plantarum vascularium Florae Napolitanae” (1831) e delle relative appendici (“Ad Florae Neapolitanae plantarum vascularium Syllogem Appendix tertia” (1833a); “Ad Florae Neapolitanae Syllogem, Appendix quarta” (1835); “Ad Florae Neapolitanae Syllogem Appendix quinta” Liberamente estratto da: La flora di Napoli: i quartieri della città ANTONINO DE NATALE, VINCENZO LA VALVA Dipartimento di Biologia Vegetale Università degli Studi di Napoli “Federico II” via Foria, 223 – 80139 Napoli. Dipartimento di Scienze Ambientali. Seconda Università degli Studi di Napoli via Arena, 22 – Centro Direzionale S. Benedetto, I – 81100 Caserta Lavoro eseguito con i fondi MURST 60%, 1996. Contributi: Renato Agostini del 1959, della “Seconda aggiunta alla Flora dei Campi Flegrei” di Nicola Terracciano (1921) e del contributo “Contribution aux études des biocenoses subtidales” di Helena Gamulin-Brida, Giuseppe Giaccone e Stjepko Golubic´ (1967)
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