San Carlo Napoli: impianti ed acustica

Del teatro San Carlo di Napoli1 la sala teatrale è il luogo maggiormente considerato, a partire dalla consapevolezza delle preesistenze di quest’ambiente, che furono da sempre caratterizzate da impianti di illuminazione partecipative dell’impianto di sala, anche se si presentarono fino al 1960 assai primitivi, con luci ai palchi e candelabri per la sala.

Per alcuni palchi, compreso il palco reale, furono disposti segnali audio e video di primissima generazione e praticamente è quasi sempre mancato un sistema di areazione.

Venne quindi sviluppato un progetto per la sistemazione definitiva di cavidotti per la diffusione audio video di segnali e, fatta salva la discrezione dovuta e la non invasività messa a condizione per il progetto, si sommò altro disegno per la realizzazione del primo vero e proprio impianto di climatizzazione. Mentre per quanto riguarda il benessere climatico degli ambienti, l’impianto venne realizzato separando il teatro in due distinti settori: la platea ed i palchetti.


La sistemazione degli impianti di clima nella platea del Teatro San Carlo.

Alla platea fu pensato di collocare diffusori a dislocamento d’aria calda/fredda tipo bocchette sottopoltrona, se ne contano 556, una per ogni seduta, collegate all’unità di trattamento aria UTA/1 ubicata nel piano sottoterra del teatro in quello che una volta fu la falegnameria del San Carlo ed oggi invece, la sala prove d'orchestra.

  • Le bocchette son tutte in ottone con cestello trattieni-polvere e l’immissione in sala d’aria trattata è regolata fissa a 0.2m/s praticamente appena un soffio con garanzia a monte di totale assenza di rumore. L’ingegneria dell’impresariato San Carlo di Napoli pensando bene di migliorare il clima interno adeguandolo alle condizioni esterne, ammise che, questo trattamento avrebbe potuto penalizzare le esibizioni, tanto vero che per tener caldo o fresco l’ambiente potrebbe verificarsi la mancanza del grado giusto di umidità che, in ogni caso di condizione climatica esterna, è necessaria se si vuole non compromettere la miglior performance degli attori e dei cantanti. Quindi al progetto iniziale è stato accordato la variante della doppia possibilità: sala piena e sala semipiena. E questo permette la configurazione iniziale e costante della climatizzazione in funzione della reale presenza di pubblico in sala; ciò vuol dire che la predisposizione permetterà di avere una sala diversamente climatizzata, grazie al continuo dialogo tra le sonde di temperatura fisse in sala e la centrale di termoregolazione disposta nel ridotto.

Il trattamento climatico ai palchetti. 

Si completa l’impianto di climatizzazione della sala per la diffusione d’aria trattata anche ai palchetti, con portata variabile UTA-6a/UTA-6b al servizio di tutti i palchetti disposti sia a sinistra che a destra del palcoscenico e soprattutto nel rispetto delle prescrizioni progettuali che hanno medesimamente pregato di non forare troppo le pareti divisorie tra i palchetti e di non esuberare negli ingombri in pianta.

In questo modo quindi si è progettato e realizzato che l’aria trattata raggiunga i palchetti per mezzo di colonne verticali; son state per questo derivate 11+11 colonne verticali discendenti al servizio dei sei ordini di palchetti ed in generale, oltre all’emissione di 20 db(A) di rumore collegato al trattamento aeraulico, per ogni altra condizione, il sistema di microclima ai piani osserva i requisiti per la climatizzazione a terra, specie per lo stato di occupazione degli stessi. Stessa cosa fu pensata per la fossa d’orchestra e lo spazio occupato dai maestri professori, in condizione prevista anche in questo caso di attività o inattività sul palcoscenico, comunque anch’esso climatizzato ed ottimizzato specie per i fastidiosi movimenti d’aria dovuti all’apertura e chiusura del sipario e all’incontro di masse d’aria diversamente trattate. Tutta quanta l’aria trattata in ingresso nello spazio della sala teatrale trova uscita grazie a due fori di ripresa aria di un metro di diametro ognuno in corrispondenza della tela del Cammarano sul soffitto lato del boccascena e da altre ventiquattro bocche poste ai lati della tela in prossimità del palco reale, che in un primo momento venivano utilizzati per questo scopo inversamente e poi adottati per l’alloggio dei proiettori per il palco. Le bocche hanno tutte spessore di 340mm di diametro e tutte con cromatica e caratteristica forma che imita perfettamente l’ambiente su cui son state installate; pertanto, mimetizzandosi riescono a nasconderne la presenza.

L’acustica in sala al teatro San Carlo di Napoli

Per l’acustica del teatro San Carlo di Napoli nel senso si doverla migliorare fu necessario anzitutto smontare il pavimento di legno originale che un poco ricordò come esperienza dal vivo le alternate vicende storiche tramandate dalla letteratura circa il legno utilizzato dello scomparso teatro San Bartolomeo per la costruzione del massimo lirico napoletano.

  • Il pavimento del teatro San Carlo di Napoli fu poi ricostruito al di sopra di un solaio in cemento armato creando così il necessario isolamento tra la sala ed il ridotto sottostante. Il pavimento nuovo, totalmente in legno, tra l’altro anche inclinato a modo per migliorare la visibilità posteriore, è costituito di un vuoto sottostante come plenum d’aria per il sistema di climatizzazione. Sotto di sé una fitta rete di asse lignei servono per trasmettere le vibrazioni emesse dalla sede orchestrale al pubblico in sala che lo riceve sensibilmente alle gambe come nuova e notevole esperienza allargata di musica d’arte. Persino il soffitto, che è piatto di conformazione quindi ottimo per le riflessioni sonore, nell’ultimo restauro del teatro San Carlo di Napoli è stato riordinato in funzione di migliorare la qualità dell’acustica; alla tela di Peppe Cammarano che ne occupa il novanta per cento di superficie sono stati apportati significativi interventi di restauro che ne hanno ridotto la porosità e da qui il potere fonoassorbenete del dipinto. Agli elementi di diversa materia, gli stucchi, i calchi in gesso e legno e a tutti i profili di cartapesta son stati tutti ridipinti secondo le tinte originarie capaci di riflettere molto del suono assorbito. Come tutti i teatri con ordini di palchi anche il San Carlo nella sua costituzione iniziale difettava di una cosiddetta acustica asciutta, cioè con capacità di riverbero del suono molto corto; per risolvere o almeno tentare di risolvere questo altro problema posto solo dalla qualità delle richieste attivate dall’utenza, si è cercati di limitare al massimo in alcuni casi anche eliminare le imbottiture per gli appoggi per le braccia sulla parte alta delle balaustre dei palchi, oltre all’installazione di materiali creati apposta per assorbire quanta minima sostanza di suono dietro alle pareti rivestite di stoffa di ogni singolo palco e ad ogni singola mantovana ne corrisponde una cucita dietro con potere detto fonoriflettente. La corona che monta il palco reale è fatta di gesso e cartapesta, materiale studiato apposta per contribuire ad una buona acustica e stessa cosa va detta per la mantovana del loggione tutta in cartapesta. Tutte le poltrone del San Carlo allo stato dell’arte vennero sostituite con altre che funzionassero in accordo al tema di un’eccellente acustica, per il cui fatto, si è richiesto l’installazione di poltrone che, qualora restassero non occupate, grazie all’uso di stoffe applicate a parti materiche in legno, abbiano capacità di riflettere il suono secondo quanto fu già collaudato in sede di sperimentazione.


Spazio note

(1) Liberamente estratto da:Teatro di San Carlo. Memoria e Innovazione Napoli ArtE'M 2010 BNN SEZ NAPVI A 353 pagg 102-109