Campi Flegrei Napoli

I Campi Flegrei1 1bis sono l' antichissima regione flegrea di Napoli2 la parte cosiddetta continentale dei rilievi vulcanici.

Sono definiti tra i monti Lattari e l'isola di Capri nell'area del Golfo da una parte, ed il Massico, i Tifata e i Picentini dall'altra ed appaiono, nella fitta vegetazione di pinete e boschi cedui con figura rettangolare i cui lati son della lunghezza di 17 e 12 km.


Entro i l imiti delle colture miste e degli agrumi sul ciglio dei laghi, si osserva uno sviluppo di costa arcuato ed insenature ben riparate. Sono estesi per 191 kmq, di cui 140 è copertura agraria. Dieci primi di latitudine e quattordici di longitudine, compresi tra il 40° 46'S e 40° 56'N.

E' compresa nella XXIV regione del catasto agrario del 1929 sotto la denominazione di ”Bassa collina tra Napoli e Pozzuoli” includendo alcune zone proprie della pianura e del sistema Somma-Vesuvio, mentre al di là del fiume Sebeto esclude le pendici occidentali amministrativamente inglobate nel Comune di Giugliano in Campania.
Dal fondo fessurato dei Campi Flegrei3 sarebbero esplosi l'uno dopo l'altro nel corso dei millenni successivi al periodo detto del Pliocene numerosi vulcani che avrebbero innalzato in tempi esplosivi ogni volta sempre più brevi i loro apparati ed aperto le loro voragini, conferendo alla vasta zona un aspetto squisitamente lunare4.


Le formazioni posteriori hanno sempre squarciato i recinti craterici anteriori.

Creandone di altri e coi materiali di questi hanno invaso anche i crateri più antichi.

  • Quindi l'area delle successive esplosioni si è venuta a mano a mano a restringere e di questa morfologia unica al mondo è possibile visitarla ad occhio nudo scendendo dalla collina dei Camaldoli ed attraversando la regione da nord-est verso sud-ovest. Mantenendo questa condizione di marcia e restando a sufficiente altezza è possibile scorgere le ampie conche circondate dalle colline che spesso son dei versanti interni ai crateri e non raramente versanti di vulni esterni che ne hanno distrutto l'orlo e sfociato nel cratere anteriore. I Campi Flegrei son composti anche da un complesso di monti e colli detti anche i colli flegrei poggianti al di sopra di una grande piattaforma marina agganciata al continente avente la stessa costituzione geologica del vicino Appennino e che da una profondità non oltre i 500 metri sotto il livello del mare a partire dall'isola di Ischia gradualmente si eleva fino all'anfiteatro Campano. Sopra antichissimi depositi di tufi trachitici grigi, vengono su come compatte masse di tufo giallo le prime colline del Parco Metropolitano, i Camaldoli, la collina del Vomero e Capodimonte, con un salto brusco in direzione di Chiaiano e Mugnano si nota un'estensione più dolce, ed una vegetazione arborea a segnare i confini del regno vegetale con le più aspre colline dei Campi Flegrei. Oltre alla formazione dei crateri Senga e Pisani, Astroni a Pianura, Soccavo, Fuorigrotta, Piano di Quarto, Nisida, il Grande Gauro, Bacoli, Miseno, parte dei Monti di Cuma e di Procida, sui quali si è sciolta della pozzolana grigia, eruttata dai vulcani relativamente più giovani di Agnano, Solfatara, Santa Teresa a Bagnoli, Cigliano, Averno e Monte Nuovo5. La rassegna di tutta la regione flegrea è considerabile oltre che dalla teoria sommersa di vulcani anche dai laghi che riempiono i fondi di vecchi crateri, le piccole lagune costiere, una bellissima serie di grotte naturali, dalla vocazione umana assecondate a grotte artificiali e quest' ultime antichissime risalenti addirittura allo scavo delle grotte ninfee imperiali di Matromania e dell'Arsenale durante la sistemazione dell'isola di Capri a mo' di residenza dell'ultimo Cesare. Data l'identica forma, struttura e genesi dei vulcani a nord di Napoli, la regione interessata dal toponimo Campi Flegrei è estesa alle isole di Nisida e Procida e data la scarsissima profondità tra queste ed il Continente a partire dalla più piccola isola di Vivara, i Campi Flegrei ancora interessano la parte centrale del grande anfiteatro campano, da Napoli alla più estrema punta dell'isola di Ischia fino al corso inferiore del Volturno. Montagna Spaccata a Pianura di fatto è una porta aperta sui campi Flegrei ad est ed il piatto cratere di Quarto anticipando la vasta piana di Terra di Lavoro ad ovest6. Bottini addirittura estende la zona dei Campi Flegrei da Secondigliano, la piana di Scampia, fino a San Pietro a Patierno, Mugnano Villaricca e Qualiano7.


Spazio note
(1) [Liberamente estratto da: I Campi Flegrei. Sinstesi Geofisica in Rivista Giovani Autori Fascicolo I Febbraio 1933 XI, e da I Campi Flegrei. Studio di Geografia agraria Domenico Ruocco in Memorie di Geografia Economica vol. XI, Istituto di Geografia delle Università di Napoli. E da: 1 COMUNE DI NAPOLI Variante per la zona occidentale al PRG approvato con DM 1829/1972. Apri il PDF ]
(1bis) Pietro Fabris, ubbidendo a precisi interessi scientifici sollecitati da un entusiasmo illuminista sul paesaggio antico del Golfo di Napoli, realizzerà per conto dell'ambasciatore Sir William Hamilton accasato in città presso il Palazzo Sessa sopra il Chiatamone vicino alla Cappella Vecchioa di Pizzoflacone, negli anni d'oro del Vedutismo pittorico quattordici incisioni acquerellate dedicate esclusivamente alla zona dei Campi Flegrei. Altre otto di queste vedute relative allo Sketchbook sui Campi Flegrei verranno tradotte in acquetinte da Paul Sandby e Archibald Robertson per la raccolta Twenty views of Naples and its environs poi pubblicate in Inghilterra tra il 1778 ed il 1782.
(2) [Il nome ha un'origine. "Flegra" ad esempio era chiamata in Grecia la penisola di Pallene, corrispondente alla più occidentale di Cassandra e presso lo studium di Aristotele in generale con Flegra era d'uso indicare una pianura. Scritto in: Sogliano, Sul Nome e sull'estensione dei Campi Flegrei Atti del XIX Congresso Nazionale nei Campi Flegrei, Napoli, S.I.E.M., pp 159-161. De Lorenzo scrive che il nome ha una profonda ragione geologica di essere. Scritto in: De Lorenzo, I Campi Flegrei collezione di monografie illustrate, n° 52 Bergamo , Ist. Ital. D'Arti Grafiche 1909, pag. 25] Francesco Saverio Forte in Città e forma del Territorio, capitolo del Progetto dell'Impossibile Napoli, agosto 1999, di Gianluigi Barbato Padovani, prefazione di Luciano Scotto Vettimo, parla del ternime "Flegraios" come di concetto greco nell'esprimere la parola "ardente".
(3) [Il Pozzo della reggia di Napoli che si spinge per 465 metri al di sotto del bacino d'acqua, attraversa i materiali vulcanici per 252 metri e penetra insensibilmente nei terreni sedimentari per altri 213 metri. D'Erasmo, Studio geologico dei pozzi profondi in Campania Bollettino della Società dei Naturalisti a Napoli XLIII 1931 pagg 15-143]
(4) [De Lorenzo I campi Flegrei, Bergamo 1909]
(5) [G. Dainelli, Guida dell'escursione ai campi Flegrei]
(6) [Dainelli, Guida della escursione dei Campi Flegrei XI Congresso Geografico italiano, Napoli, 1930, vol. IV pag. 40]
(7) [Buttini I terreni della Campania Annuali della Facoltà di Agraria di Portici e dell'Università di Napoli, XI 1939-40 pp 150-121]