Palazzo Petrucci a Napoli

E’ uno dei palazzi del centro storico UNESCO di Napoli1(2) di evidente influsso albertiano, memore della forma architettonica un poco toscana e un poco catalana.

Questa atipica condizione dell'architettura a Napoli avviene nella medesima forma anche nella nobilissima chiesa degli Olivetani alle spalle del Palazzo Valletta a Monteoliveto, ed al palazzo Diomede Carafa a via san Biagio de’ Librai in anticipo sul lotto di San Gennaro all’Olmo.

Il palazzo Petrucci unitamente alla gradonata antistante la chiesa di San Michele Arcangelo a Morfisa in San Domenico Maggiore, frontale rispetto al palazzo Corigliano, delimita il lato sud-occidentale di piazza San Domenico Maggiore a Spaccanapoli, prospettando a sud-est lo sbocco di Via Benedetto Croce, sulla quale, dominano da sempre, le facciate ed i portali del Palazzo Venezia, il palazzo Carafa della Spina ed il Palazzo Filomarino della Rocca3.

L’ultimo ad averne avuto diritto fu l’illustre medico chirurgo di corte Galbiati, che per mera coincidenza di sorta prima di insediarsi in questa struttura, stette ad abitare al Palazzo Sannicandro nel popoloso quartiere Stella, antica proprietà di Gaspare Roomer.


Storia breve delle acquisizioni del palazzo di Antonello Petrucci. 

Roberto Pane e Luigi Catalani ne hanno ravvisato nel portale, il medesimo disegno anche se piuttosto semplificato, del palazzo Carafa di Maddaloni che spunta a via Sant’Anna dei Lombardi, mentre è piuttosto ovvia la paternità del maestro piperniere di Cava de’ Tirreni, Jacopo de Cirello4.

  • La paternità gli è affidata dall’analisi effettuata sull’arcata di pieperno del palazzo, sulla sezione poligonale e sui pilastri ottagoni della corte e sulla retrostante volta del nuovo vestibolo. L’analisi, dunque non può non riflettere la maestria dell’anzidetto maestro cavese, interessato anch’egli, tra l’altro, all’opera di fortificazione del bastione del Maschio Angioino a piazza Municipio. Secondo una consolidata tradizione senza sostegno documentario avviata dall’autorevole voce storica del Celano5, il palazzo sarebbe stato eretto coi fondi privati della potentissima famiglia Del Balzo, omonimi di un patronato su una propria cappella al Monastero di Santa Chiara a Spaccanapoli, con l’aggiunta che sarebbe stata volontà di Bertando III del Balzo nobile di origine francese, venuto a stare in Italia, specie a Napoli in seguito a Carlo I d’Angiò. Lo stesso canonico ricorda che il palazzo pervenne al potere di Antonello Petrucci, segretario di Ferdinando I d’Aragona, del quale ne richiamò l’ardita e grande fortuna oltre che della tragica morte conseguenza della fiera congiura contro Ferrante principiata proprio nella sua casa di Spaccanapoli a quel tempo posseduta dai signori Aquini dei Principi di Castiglione e poi proseguita col tragico epilogo alla Sala dei Baroni del Maschio napoletano. De Blasis su questo proposito usa aggiungere nelle sue diverse edizioni che il palazzo, Antonello Petrucci, lo acquistò nel 1463 da Elena di Acerra, smentendo di fatto le notizie del Celano6. Cinquant’anni dopo, Bernardo De Dominici fornisce più precisazioni, comunque ancor prive di riscontri sulla data esatta di fondazione dello stabile assegnandone una intorno al 1383 per opera di un ignoto architetto, tale Giacomo De Santis, al quale verranno attribuiti anche i palazzi Caracciolo, Piscicelli al Vico degli Scassacocchi a Forcella ed il palazzo Zurlo7.

Presentazione dell'immobile allo stato attuale. 

In parte coperto dalla mole della Guglia di San Domenico, il portale del palazzo, dalla forma piuttosto quadrata, entro la quale un classicheggiante festone di foglie di alloro si svolge dritto dritto e senza sporgenze sul piano benché liscio dell’architrave, al di sotto sulle due mensole interne, reca due grandi lettere “G”, attestanti la proprietà nell’Ottocento dello stabile da parte del professor Gennaro Galbiati evidentemente sostituiti agli stemmi di casa Petrucci.

  • La scala interna del palazzo Petrucci, assai simile ad un’altra di ugual fatta in un palazzo a via Duomo, sottolinea la diffusa presenza a Napoli nelle zone prospiscienti il Centro antico di portali durazzesco-catalani ed i vestiboli terminanti ad arco depresso e la scomparsa dovuta ai successivi rifacimenti, di altri elementi quattrocenteschi come le finestre segnalando per l’occasione il buon uso delle scale aperte sul fondo della corte; una particolarità enfatizzata in età barocca, con suggerimenti di lasciar perdere i lineamenti tardo gotici con gli esempi del palazzo Atienza ai Vergini ed il Sanfelice a Santa Maria Antesaecula alla Sanità. Massimo Rosi, nel 1979, nell’illustrare l’architettura catalana di Carinola, riscontrò fondatamente nell’edificio Novelli, analogie col palazzo Petrucci a Spaccanapoli in esame all’esecuzione della Loggia del cortile interno con archi ribassati a sezione poligonale e pilastri ottagoni. Il palazzo Novelli in quel di Carinola, si direbbe esser stata la dimora di Antonello Petrucci tra il 1479 ed il 1484 anni in cui è vero infatti che Carinola fu suo feudo. Francesco Divenuto per proprio conto ipotizza un restauro, forse il primo del palazzo Petrucci nella sua storia personale, dopo il terremoto del 1456, cioè dopo il disastroso crollo del tetto della cappella Palatina. Il processo di restauro del palazzo non ebbe alcun senso però nel timore dei crolli di sorta, quanto piuttosto nell’eccentuare il potere che i Petrucci ebbero acquisito alla corte d’Aragona. Il restauro o meglio il rifacimento profondo continuò nei secoli anche quando la residenza ormai divenuta della famiglia d’Aquino, non imparentati coi d’Aquino Caramanico a via Medina, passò al Banco del Santissimo Salvatore durata fino al 1806 ed una statua proprio del Santissimo Salvatore sistemata nel vestibolo ancora ne ricorda la destinazione d’uso. Nel 1827 servì alla Gran Corte dei Conti e quindi poi in condominio di abitazioni assumendo la veste attuale ad opera dell’architetto Giuseppe Califano8.


Spazio note

(1) Estratto da: *Restauri antichi e nuovi nel palazzo di Antonello Petrucci in Napoli / Helen Rotolo ; prefazione di Giuseppe Fiengo. - Napoli : Edizioni Graffiti, [2003]. - 178 p. : ill. ; 22 cm ISBN 8886983506 Collana Quaderni del Dipartimento di restauro e costruzione dell'architettura e dell'ambiente ; 3 Autore secondario Fiengo, Giuseppe <1937- > Seconda università degli studi di Napoli : Dipartimento di restauro e costruzione dell'architettura e dell'ambiente Autore Rotolo, Helen Soggettario Firenze Napoli - Palazzi Classificazione Dewey 728.80945731 Luogo pubblicazione Napoli Editori Edizioni Graffiti Anno pubblicazione 2003. Al comitato scentifico sul saggio hanno contribuito: Maria Isabella Amirante, Luigi Guerriero, Marcello Marocco, Francesca Muzzillo, Aldo Ventre
(2) [Gerad Labrot precisa che il palazzo Petrucci negli anni della sua storia è stata dimora privata anche di Pio D'Aquino, principe di Feroleto, passando poi a Tommaso D'Aquino principe di Castiglione che lo tenne fino al 1697 prima di cederlo al Banco del Santissimo Salvatore. Romualdo Marrone segnala invece che al secondo piano esisteva una tela erroneamente attribuita a Domenico Mondo, mentre la paternità spetterebbe secondo un mandato di pagamento di 450 ducati ad Antonio De Dominicis anteriormente al 1795. *Palazzi napoletani : storie di nobili e cortigiani 1520-1750 / Gérard Labrot. - [Napoli] : Electa Napoli, ©1993. - 271 p. : ill. ; 29 cm. ISBN 884354649X BNI 94-8185 Autore Labrot, Gérard Soggettario Firenze NAPOLI - Palazzi - Storia - 1520-1750 Classificazione Dewey 728.820945731 Luogo pubblicazione Napoli Editori Electa Napoli Anno pubblicazione 1993. Per la fonte citata: A.S.N. Notaio Gennaro Palomba F 648, f43. Infine il contributo di Caterina di Gioia Gadaleta che attribuisce la proprietà del palazzo nel secondo decennio del Cinquecento a Ferdinando di Capua, marito di Antonicca Del Balzo, ceduto nel 1523 alla figlia Isabella sposa prima di Trajano Caracciolo e dal 1530 con Ferrante Conzaga ]
(3) [Gli appartamenti che ne compongono la struttura si sa dai carteggi domenicani vennero incamerati nelle proprietà dei Predicatori del Centro Antico di Napoli, in luogo di una lite risolta a lor favore circa il mancato pagamento di un vitalizio di Antonio Galeazzo Spinello, figlio di Maddalena ed erede di Alessandro Brancaccio, marito di Bannella Zurolo, nobildonna che propose nell'atto testamentario del 14 gennaio 1368 di favorire di 50 once l'anno i Frati per la manutenzione e l' officiatura sacra della Cappella Brancaccio degli Imbrachi proprio all'interno del tempio domenicano. BNN, Manoscritti, Notamenti di D'Afeltro e C. A. Pacca, F. 76 f. XI. C,
(4) [*Architettura e urbanistica del Rinascimento. - Napoli : Soc. storia di Napoli, [1974] (Cava dei Tirreni : di Mauro). - P. 317-446 : ill. ; 31 cm. ((In cop.: Architettura e urbanistica del Rinascimento napoletano. - Estr. da: Storia di Napoli, vol. 4. Autore Pane, Roberto Soggettario Firenze Architettura e urbanistica - Napoli - Sec. 15.-16. Luogo pubblicazione Napoli Editori Soc. storia di Napoli Anno pubblicazione 1974]
(5) [Carlo Celano, G.B.Chiarini, Notizie del bello e dell'antico e del curioso della città di Napoli a cura di A. Mozzillo, A. Profeta. S.P. Macchia, Napoli 1974, v. IV, pag. 891]
(6) [*Fabrizio Marramaldo e i suoi antenati / Giuseppe De Blasiis Comprende Archivio storico per le province napoletane , 1(1876), p.747-778;2 (1877), 301-381;3 (1878),315-376;759-816 Autore De Blasiis, Giuseppe Soggettario Firenze Marramaldo Marramaldo, Fabrizio – Biografia]
(7) [Bernardo De Dominici Vite dei Pittori, Scultori e Architetti napolitani, Napoli 1742 alle pagg. 81-83. Oltre al Palazzo Petrucci, il De Dominici attribuisce all'architetto Giacomo De Santis anche le chiese napoletane di San Pellegrino a San Paolo, Sant'Onofrio a Formello]
(8) [F. Divenuto Piazza san Domenico Maggiore di Napoli in AA. VV. Napoli città d'arte, Napoli 1986 pag. 382]