Chiesa San Giovanni delle Monache Napoli

E’ una delle chiese chiuse di Napoli1 sorta sugli espropri operati al palazzo del Reggente Davide, ovvero Francesco Antonio conte di Roccarainola ed il bastione del Vasto.

Anticamente questa chiesa era tutto un corpo di fabbrica col palazzo oggi sede dell’Accademia delle Belle Arti ed è aperta sul fronte destro di Via di Costantinopoli prossima a piazza Vincenzo Bellini e Portalba. Anticipa di pochi metri il palazzo Castriota2, ed il palazzo dei Firrao ed è per altro conosciuta nella sua storia anche con altri titoli.

E' successiva alla chiesa di Santa Maria di Costantinopoli con un portico d’ingresso offerto, a motivo della serliana fortemente ripreso dalla chiesa di Santa Maria della Sapienza giusto di fronte ad essa.  Alle sue spalle corre il fronte meridionale di Via Vincenzo Bellini.

La chiesa negli anni ha subito notevoli cambiamenti tanti e tali che ogni volta che ne veniva ultimata una parte questa sarebbe corrisposta ad un periodo coincidente con profonde trasformazioni urbane del territorio che quasi sempre la isolarono dal contesto cittadino.
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Storia minima della chiesa di San Giovanni delle Monache.

Nel 1597 furono trasferite in questa chiesa le domenicane di Capua estratte dal monastero fondato nel territorio di Francesco del Balzo, poi patrono dell‘omonima cappella al Monastero di Santa Chiara a Spaccanapoli e non come erroneamente vennero considerate più tardi come le fuggitive dell’Egiziaca a Pizzofalcone.

  • All’epoca staccata dal monastero e di proporzioni molto più ridotte rispetto a quelle attuali. Francesco Antonio Picchiati ne seguì i lavori nella prima fase avviata all’indomani della definizione del tracciato delle mura toledine a settentrione di largo del Mercatello oggi l’attuale piazza Dante Alighieri e durata fino al 1684. Nel 1674 fu definito il perimetro della chiesa e fu costruito il coro e nel 1680 ultimata la cupola. Quattro anni più tardi venne consegnata all’episcopio napoletano la chiesa definita a croce latina con cappelle laterali e solo nel 1706 a Giovan Battista Nauclerio venne affidato il compito di riprendere i lavori interrotti e dirigendo i lavori della volta della navata centrale e la fabbrica di un nuovo campanile alla destra della chiesa. La facciata attuale venne ultimata nel 1735, le colonne di piperno con capitelli corinzi che spartiscono le tre arcate del pronao provengono dall’abbattimento del palazzo del Reggente Davide. Tutta quanta la zona circostante ha subito ulteriori rivisitazioni in occasione anche nel 1851 della sistemazione delle cosiddette Fosse del Grano per la riapertura definitiva di tutta quanta la vicinissima piazza Cavour; ancora un anno più tardi venne abbattuta la porta di Costantinopoli e aperta definitivamente via Pessina, mentre l’apertura di via Conte di Ruvo nel 1864 determinò la separazione della chiesa dal suo monastero. Sono del 1884 le notizie relative a dissesti significativi al tamburo della cupola e della navata a seguito dei lavori occorsi alle trasformazioni del territorio perturbano. Ancora altri rimaneggiamenti son stati apportati alla chiesa successivamente al sisma del 1930 ed ai bombardamenti del 40 44 del ‘900. Lavori di consolidamento del 1969-74 purtroppo non interessarono l’interno della chiesa e la situazione si aggravò col terremoto del 23 novembre del 1980. La cupola crollo nel 1982 col tamburo e i quattro arconi di sostegno della crociera e della navata e parte delle voltine.
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Spazio note

(1) Liberamente estratto da: *˜[1]: œCentro antico / Italo Ferraro. - Napoli : Clean, 2002. - LXX, 599 p. : ill. ; 31 cm. ISBN 8884970822 Fa parte di Napoli : atlante della città storica , 1 AutoreFerraro, Italo Soggettario Firenze NAPOLI - Centro antico - Architettura Napoli - Centro storico - Sistemazione urbanistica Luogo pubblicazione Napoli Editori Clean Anno pubblicazione.
(2) [Trattasi di una casa palaziata oggi non più esistente data in fitto a Giorgio Castriota, marchese di San Marzano. Il Palazzo Castriota è da ascriversi al 1625 e porta il nome dell'antica famiglia dei Castriota Scanderberg, ma in seguito anche del principe di Tiroli, dei signori Marciano fino alla fine dell'Ottocento quando passò al conte G. Sabatelli. Il quale in alcuni suoi lavori privati, murò nel vestibolo il portale gotico della chiesetta del Palazzo Piscicelli in vico Scassacocchi che doveva esser inizialmente demolito ma poi non lo fu mai. Come per il palazzo Cariati, il cortile è attraversato da un arcone che lo divide in due