Biblioteca di Palazzo Spinelli di Tarsia a Napoli

E’ la biblioteca del Palazzo Spinelli di Tarsia a Napoli1(2) anticipato da due bassi avancorpi un tempo ingresso laterale ai Giardini di Isabella più semplicemente Biblioteca Tarsia nel luogo detto di Pontecorvo

Allestita ed organizzata dal suo nascere in poi dal committente del palazzo il principe Ferdinando Spinelli di Tarsia in linea con gli accordi generali col regio ingegnero Domenico Antonio Vaccaro, che la divise secondo le misure del tempo.


Queste poio nel pieno rispetto delle prammatiche ridussero l'invaso rettangolare lungo 138 palmi napoletani e largo 46 in una successione comune di lavoro di scambio per aule interconnesse tra loro.
Alla biblioteca vi si accedeva dopo aver superato tre scalini da una porta le cui mostre eran riccamente intarsiate di marmi policromi verde di Calabria, festoni ed ornamenti Giallo di Verona con zoccoli di marmo buono Pardiglio ed una coppia di colonnine rudentate sorreggevano l’enorme epigrafe dedicatorie del filosofo napoletano Giovan Battista Vico.
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Storia descrittiva della biblioteca Spinelli di Tarsia.

Ricavata negli ambienti al di sotto del loggiato, la biblioteca Tarsia venne poi trasferita pur ricchissima nelle sale sul lato prospisciente salita Tarsia verso al chiesa di Sant’Antoniello, in un luogo anche se esterno al palazzo ancora servito da una via del demanio.

  • I primi interventi sin son registrati nel 1737 l’anno in cui veniva fondato il Massimo lirico napoletano, con una struttura completamente diversa dagli altri ambienti. Venne pensato più spazio per alloggiarvi oltre ai testi e ai volumi manoscritti e rari, anche le tele e gli arazzi per la pinacoteca ed altri vani sarebbero poi stati tratti in riserbo per l’esposizione di oggetti scientifici per le canoscenze matematiche et fisiche. Singolare scelta progettuale del committente in simbiosi con l’architetto Domenico Antonio Vaccaro dettata dalla volontà illuminata nei primi anni dieci del XVIII secolo con possibilità di concederne la fruizione pubblica. Nel 1746 vennero decorati gli ambienti, intensificate le opere di arredo, la collocazione spaziale delle scaffalature della libreria3 e dopo dieci anni dall’apertura venne liberato l’accesso al pubblico per soli tre giorni a settimana. Fatto questo che determinò l’intensificazione dei rapporti delle nobiltà locali con i capoluoghi della Penisola e con gran parte delle capitali europee favorendo l’affermazione di una nuova generazione di artisti di altissimo valore culturale, significativo di un orientamento politico dei nuovi mecenati della Napoli sorta sotto il segno della magnificenza di re Carlo di Borbone. A questo nuovo mondo culturale parteciparono la Casa di studio Santa Chiara dei Francescani dell’Ordine dei Frati Minori del Monastero a Spaccanapoli, la biblioteca di San Domenico Maggiore e lo studium dei Carmelitani a piazza Mercato, l’educandato della chiesa di Sant’Eligio al Borgo degli Orefici la real casa dell’Annunziata a Forcella nell’intenzione di riordinare il fondo archivistico, i Girolamini di via Duomo ed il fondo Valletta per la biblioteca filippina.
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Gli arredi della biblioteca Spinelli e le statue di carta bollita.

Nel 1737, Giuseppe Trani, non prima di averle bollite e ricoperte di pece consegnò alla biblioteca 24 statue di carta bollita raffigurante le 24 scienze fin da allora costituenti le basi per lo scibile umano.

  • Le aule furono tutte arredate con semplicità ed austerità, rivestite di monumentale scaffalatura sul modello funzionale già sperimentato per il palazzo abbaziale di Loreto di Mercogliano in Avellino o per la Casa Professa della chiesa del Gesù Nuovo, tesa ovviamente all’affermazione del gusto rococò contro il manierismo diffuso nelle architetture domenicane di piazza Dante e per la chiesa del Monacone alla Sanità. Gli scaffali eran in legno intarsiato scandite verticalmente dal ritmo delle lesene e movimentata dalle decorazioni floreali in stucco e per quanto riguarda le soluzioni di continuità degli stigli in corrispondenza dei ”vacanti” venne risolto con gli “zenefroni scorniciati”. Dalle trabeazioni, sorrette da cariatidi, sporgevano decorati in simil oro molto assestati meravigliosi puttini e medaglioni scherzosi e cimase e cimaselle al gusto del rococò coronanti, al centro della gran sala, una piramide di chiaro stampo esotico a sua volta richiamante l’attenzione agli strumenti in bella mostra per la misurazione delle stelle, che se non funzionali alla stregua di veri calcolatori, almeno seppero metter abbastanza soggezione, ammirazione, stupore. L’insolita teca tra l’altro assunse da subito l’aspetto di solennità che meritava grazie alle quattro statue raffiguranti le quattro stagioni. Le porte sormontate da testate di legno di noce e da frontoni mistilinei sempre di legno realizzati dai falegnami Pietro Matarazzo e Angelo Antonio de Blasio. I lavori vennero eseguiti sull’ordine di associare al carattere severo e al tempo stesso sobrio della biblioteca, arricchito dalle diverse tonalità del legno noce gli intagli ”capricciosi e bizzarri” delle ”cimmase” conformi al gusto napoletano della prima metà del Settecento nonché tutti gli stucchi rifiniti in oro di Roma che arricchiva già da tempo anche il soffitto e le pareti della biblioteca. La trame degli stigli furono poi perfezionate da membrature orizzontali e verticali a cui vennero sovrapposti intarsi ora in legno ora in gesso e tutto quanto per render maggior gloria ai soggetti mitologici di cartapesta.
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Spazio note

(1) A sottolineare l'importanza dell'apertura della prestigiosa biblioteca Tarsia fu posto all'ingresso principale il dittico di Giovan Battista Vico, lettere d'ottone su marmo bianco col quale il filosofo napoletano dedicava il progetto a Minerva, dea dell'intelligenza e della sapienza, protettrice di tutte le attività dell'intelletto e, quindi, delle scienze, delle arti e dei mestieri, mentre è ben leggibile che al tempo stesso anche se non proprio palese definì il palazzo la dimora in terra del dio Giove.
(2) Liberamente estratto da: *˜La œmerveille dei principi Spinelli di Tarsia : architettura e artificio a Pontecorvo / Elena Manzo. - Napoli [etc.] : Edizioni scientifiche italiane, [1997]. - X, 180 p. : ill. ; 25 cm. ((Segue: Appendice Autore Manzo, Elena Soggettario Firenze NAPOLI - Palazzo Tarsia sec. 17 PRINCIPI SPINELLI DI TARSIA Luogo pubblicazione Napoli Editori Edizioni scientifiche italiane Anno pubblicazione 1997
(3) [ In quegli anni venne anche terminata la “meridiana” lasciata da Felice Sabatelli, in Vicenda della cultura delle Due Sicilie, Napoli, Pietro Napoli Signorelli, 1810 Tomo VI pag. 189]