Giardino Spinelli di Tarsia a Napoli
Fu il Giardino privato della principessa Isabella, consorte del principe Ferdinando Vincenzo erede unico del Palazzo Spinelli di Tarsia di Napoli2.Venne installato per ricreare rigogliosa vegetazione a cornice del teatro di colline sotto la Vigna San Martino, a ridosso di campi coltivati a maggese e l'incantevole veduta del Golfo a Ponente schermato sul fondo dalla possente mole del "monte che agetta fiamme"2.
E' l'opera fondata dall'architetto Domenico Antonio Vaccaro3 schermato dalla compatta cortina muraria degli edifici con facciata prospiesciente via Pontecorvo a un tempo detta la salita delle carrozze; grandi viali tipici delle ville suburbane di diletto anche se ben presto persero qualunque aspetto del tracciato agreste per trasformarsi in due strade di rapido collegamento.
Di spalle al complesso monastico di San Domenico in Soriano, una delle cinque chiese che affacciano su piazza Dante, la linea di coronamento della recinzione si prolunga verso l'alto fino a terminare in due semiarchi rampanti in pietra di piperno scorniciato rivestito di bassorilievi di marmo.
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Recensione breve sulla bellezza compositiva del Giardino d'Isabella di Tarsia.
Il Giardino vero e proprio è fu ridotto ad esigua area di raccordo dal regio ingegnero tra l’architettura aulica ed imperiosa del palazzo medesimo e lo spazio caotico della città.
- A causa di della necessità di recuperare spazio su di un lotto di modestissime dimensioni e trattati da una singolare condizione geomorfologica, vennero sensibilmente limitati gli orti del Seicento ubicati a monte. Sull’area rivolta alla Pignasecca, fedeli al programma di magnificenza borbonica di re Carlo, vennero separati i corpi di fabbrica del palazzo in base alla differenziazione delle diverse destinazioni funzionali, realizzando il più grande progetto d’architettura ambientale nell’area dei Quartieri Spagnoli, alle falde delle Celse, un passo ad Est del boschetto barnabitico delle Mortelle, simile in tutto e per tutto alle opere fondate per le ville del territorio vesuviano del Miglio d’Oro. Il Palazzo mantiene la sua efficacia architettonica molto emotiva poiché replica il progetto di chiudersi a corte su uno slargo rettangolare dalla duplice valenza di cortile privato perché interno alle nuove fabbriche e al tempo stesso di piazza pubblica perché attraversato dalla strada del demanio. Il giardino aperto su suolo grande 190 palmi napoletani di diametro, è stato per tutto il decennio napoleonico un teatro d’acqua offerto alla visone di un pubblico estraneo al parterre attraverso imponenti grate in ferro battuto a sbarrare due passaggi minori dal cortile interno del palazzo a cui accedeva solo il personale di servizio e gli ospiti d’onore. Una teoria vasta ed assortita di ”…gondolette dorate affacciate sul serraglio delle fiere due per ciaschedune al numero di otto fiere con ferriate”. Il ricco parterre di fiori organizzati attorno a fontane di marmo richiamavano ai principi compositivi dei giardini di età rinascimentale, mentre i busti di marmo, decisamente di ordine e richiamo edonistico ebbero funzione di evocare la storia del casato del committente. I due bassi avancorpi prospiscienti il primo lato del giardino con le terrazze, le rimesse, le scuderie, gli alloggi e gli altri ambienti dislocati nel parco vennero raccordati da una ”….gran loggia di mille palmi e soli 86 di larghezza” recintato da un parapetto di ferro di Genova e Fiandra, lavorato con motivi floreali a giglio, dipinti in oro ed intervallati da pilastrini in marmo su cui eran collocati ad alternanza busti e vasi.
Analogamente al giardino del chiostro maiolicato di Santa Chiara a Spaccanapoli l’episodio del palazzo Tarsia, avvia il processo di interazione del Vaccaro tra artificio e la vita vera, la ragione dell’architettura contro l’esibizione analogica dei prodotti della natura; nasce così il ricco disegno del pavimento tutto dipinto a fuoco con bussi e fiori veri dentro.
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Spazio note
(1) Liberamente estratto da: *La merveille dei principi Spinelli di Tarsia : architettura e artificio a Pontecorvo / Elena Manzo. - Napoli [etc.] : Edizioni scientifiche italiane, [1997]. - X, 180 p. : ill. ; 25 cm. ((Segue: Appendice Autore Manzo, Elena Soggettario Firenze NAPOLI - Palazzo Tarsia sec. 17 PRINCIPI SPINELLI DI TARSIA(2) Il tono aulico della presentazione grafica del Palazzo e dalle iscrizioni didascaliche poste ai lati dell'incisione, lasciano supporre la volontà del principe Ferdinando Vincenzo Spinelli, di rendere omaggio con tale opera, ai programmi di trasformazione del Regno e, sottointesa, volontà politica di stringere nuove alleanze. D.A. Vaccaro, Prospetto del Gran Palazzo di Sua Eccellenza il signor Principe di Tarsia, incisione su rame, Napoli, 1737
(3) [L'Architetto Vaccaro, consapevole di non poter competere con la perfezione del paesaggio naturale dentro il quale ha massimamente estratta l'architettura d'ambiente, ribalta tutti i termini e accoglie la sfida lanciatagli dalle resistenze opposte. Quindi sposta la gara sul piano delle finzioni e col giardino simula le sue manifestazioni. Il disegno della rappresentazione naturalistica raffigurata sul pavimento del loggiato fu ideato e realizzato da Donato Massa Cfr. A:S:B:N: Banco del Sacro Monte dei Poveri giornali copiapolizze, matrr.1196, partita D90 estinta nel 18 giugno del 1736. Il documento è stato citato anche dal Borrelli nelle Riggiole napoletane del Settecento]
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