Palazzo Spinelli di Tarsia Napoli

E’ uno dei palazzi del centro storico di Napoli1, al margine della città aragonese, più comunemente conosciuto come il palazzo Tarsia.

Fu costruito segeundo le indicazioni di un disegno realizzato dal genio di Domenico Antonio Vaccaro2 solo in seguito alla demolizione di una cinquecentesca masseria nel luogo detto di Pontecorvo3 all’estremo lembo del territorio ad est di Montecalvario, ed infine destinato a competere con la scenica facciata del Palazzo Pignatelli in piazza del Gesù Nuovo.

Il lotto su cui risulta edificato l’intero palazzo, raggiungibile da due ampi e ripidi vialoni a collo d’oca ed anticipato da due bassi avancorpi, un tempo ingresso laterale alla biblioteca ai Giardini di Isabella, è individuato nella carta Lafrery del 1566 fuori Porta Reale.

  • Posto ad ovest dell’antico Foro Carolino, oggi piazza Dante, alle spalle del complesso conventuale di San Domenico in Soriano, e ad est della zona più bassa delle Celse. Laddove, gli Spinelli andranno a trasferirsi dopo aver ceduto alle Teresiane, suolo e chiesa acquistati entrambe dal Monastero dei Santi Severino e Sossio determinando, a questo punto, la decisione finale che si sarebbe trattata di un’area a composizione agricola, con fabbriche adatte al lavoro della terra sulle quali finirà per concludersi il palazzo medesimo. Oggi risulta bloccato sul lato prospisciente alla strada dove s’innalza direttamente la facciata principale a ridosso delle aree a cui erano annessi campi da coltivare, non esclusa la giurisdizione ai limiti del territorio del Biancomangiare di proprietà delle Clarisse di Santa Chiara a Spaccanapoli4.
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Il palazzo Spinelli di Tarsia e la collaborazione dei progettisti.

Tra le ampie sistemazioni a verde vale la pena ricordare gli altri quattro giardini più noti per la loro estensione:

  • l’Ampurro,
  • il Gjoiello,
  • il Biancomangiare,
  • il Gran Giardino5.

Il Palazzo, da diversi mandati di pagamento, si legge, è stato ideato e formato dal suo creatore, mentre, però la raffinatezza delle soluzioni che ancor’oggi s’ammirano son state lasciate alla libera realizzazione dei capomastri a cantiere ancora aperto in collaborazione sociale con gli artigiani.

L’unità stilistica del palazzo residenza napoletana degli Spinelli, principi di Tarsia è stata da sempre garantita dalla costante collaborazione del progettista e la stessa opera fondata su un consolidato rapporto avallato da precedenti e continue esperienze comuni date dagli appaltatori del palazzo,


A personalizzare gli ambienti venne anche chiamato Giuseppe Barberio, primo apprendista dell’Attanasio, ed infine per il ricorso geniale ed artistico agli smalti decorativi dello stannifero ne divenne socio in affari. E non ultimi per le decorazioni di alcune stanze del palazzo con le Pietre genovesi, si ricorda la preziosa collaborazione di Leonardo Chianese ed Ignazio Giustiniani.
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Descrizione dell'immobile di palazzo Spinelli di Tarsia.

Il Palazzo ha assunto la forma attuale essenzialmente a partire da un prestito concesso al principe Ferdinando Vincenzo Spinelli da parte di Giovanni Giuseppe Gironda.

  • Il prestito venne concesso negli ultimi mesi del 1736 finalizzato alla trasformazione radicale della casa palaziata e del giardino antistante; l’anno successivo si è subito provveduto alla pavimentazione delle rampe e si son preparate le gabbie per ospitare gli animali esotici che i principi fecero giungere dai mercanti di Damasco, oltre alla pubblicazione in mille copie del disegno che ne celebrava l’avvenuta conclusione dell’opera rifondata nel nome nuovo degli ultimi tempi. Fino anche a divenir insigne omaggio al programma di magnificenza di Carlo di Borbone che all’epoca stava letteralmente stravolgendo l’asse stilistico ed urbanistico della città. E quindi il palazzo Tarsia, s’apriva, nel disegno, è ovvio, convergente in un unico punto di vista, centro della proiezione sviluppata simmetrica rispetto al cono ottico in una perfetta, impeccabile relazione tra altezza, larghezza e profondità, cosicché le dimensioni della fabbrica potessero facilmente apparire come maggiori rispetto a quelle effettive. Allo spoglio involucro murario, l’Architetto pur negando motivi fortemente chiaroscurali, sovrappose un registro decorativo più aderente al gusto rococò: i balconi son tutti ”scorniciati”, ma con pezzi intagliati di stucco fino ed ognuno di questi ha la mostra in legno intarsiata dalle ”cimmase”. I tavoloni di piperno, appena aggettanti, con ringhiere in ferro battuto segnano orizzontalmente la continuità visiva delle bianche cornici marcapiano, mentre le lesene che risultano schiacciate, inquadrano finestre sormontate da timpani mistilinei con ritmo scandito verticalmente. L’architetto Vaccaro per la preziosa conformazione del Palazzo Tarsia, rinunciando al gioco concavo convesso delle membrature, abbandonando anche la tensione delle masse, si è ritrovato un ritmo più intenso per il loggiato del palazzo e del giardino. La struttura secentesca della casa palaziata costituita dall’aggregazione di differenti abitazioni divenuta col tempo edificio padronale ad “L”, ha subito particolari trasformazioni. Primi tra tutti la separazione dei ”quartini” ubicati al primo piano nobile e quelli altrettanti sontuosi del secondo piano destinati alla discendenza del principe Ferdinando Vincenzo Spinelli, ricordando necessario che tutti gli ambienti son coperti da volte a botte.
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Una breve recenasione sulla bellezza compositiva del palazzo Spinelli di Tarsia. 

In verità il Vaccaro, senza troppo intervenire sull’asse planimetrico originario, ha ruotato tutto l’impianto in direzione del Golfo di Napoli, spostando verso Porta Reale la facciata che prima dominava imponente sulle falde dell’Olimpiano la cortina edilizia del borgo ov’è installato.

  • La sinuosità delle forme aggiunte, unita al pregevole rivestimento Rococò e all’alternanza delle numerose bucature, alleggerirono la massa muraria e la resero quel che oggi appare: cioè palpitante sotto le spinte che partono dal giardino coinvolgendo ed unendo ogni parte del progetto6. Il palazzo al suo interno è segnato dalla spazialità di un anfiteatro, una sorta di piazza nascosta dalle mura delle due ali laterali del Palazzo, dal quale si accedeva direttamente alle scuderie della dinastia Spinelli e probabilmente anche ad alcuni locali di servizio. I due ampi ingressi coronati da timpani curvilinei, collegavano lo slargo con un cortile interno ancora affiancato e da un giardino e da una delle due ali del palazzo lasciata al fitto degli ambienti quali dispense, cantine, depositi o cucine. L’ala opposta all’epoca fu occupata per due terzi dalla scala a doppia rampa, la quale, attraverso mostre di piperno massivo, conduceva agli appartamenti dl principe. I solai dei ballatoi, ricoperti da riggiolette s’aprivano sulla corte interna con arcate tripartite dalle quali penetrava a diffusione la luce solare. L’edificio negli anni ha subito significativi mutamenti degli spazi esterni e adeguamenti di quelli interni. Fu poi conferita unità al complesso architettonico interrelando, in modo armonico, le stanze secondo una sequenza ad enfilade e poi, disponendole simmetricamente lungo la nuova ed ultima articolazione a “C” della struttura.
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Le rifiniture artistiche delle camere ed anticamere di palazzo Spinelli. 

La pinacoteca, anticipata da almeno tre anticamere, affacciava direttamente sulla piazza interna, con scenografica apertura sul belvedere lato via Pontecorvo.

  • E' sede di una preziosissima raccolta di opere d’arti di notevole fattura; si trovava al piano nobile e ad essa erano annessi numerosi gabinetti e laboratori oltre alla camera del baldacchino e ad altre retrocamere. Il soffitto di tutte le stanze del piano che gli corrisponde è indorato e dipinto con pitture dell’Oro di Roma da Gioacchino delle Donne, ripercorso dalle pitture a guisa di pietra, coi quali si son riprodotti il colore dei vari marmi con tutte le linee che ne vivono, riproducendo quasi fedelmente le venature delle pietre preziose e del finto marmo. La lumeggiatura di tutti i legnami, dei telai e di tutte le finestre venne affidata al mastro indoratore Salvatore De Luca. L’ornamentista Giovanni De Simone ed il pittore Nicola Cacciapuoti, trattarono con la tecnica ad ”oglio”  le superfici del solaio delle tre anticamere del piano nobile stuccate ed indorate da due strati d’olio bollente di lino simulando la crociera con specchiatura quadrata preparando su tela fina la base per Francesco Solimena di realizzare e sistemare sul luogo una sua opera. Per 35 canne di un terzo d’astrico d’intersuolo, il Vaccaro al primo piano nobile sottrasse volume necessario e sufficiente per realizzarci una cappella prospisciente alla chiesa di Sant’Antoniello. Nell’invaso tutto dipinto in simil oro l’elemento distintivo ancor oggi degno di nota fu l’altare disegnato dal Vaccaro medesimo e realizzato dal mastro marmoraro Troccoli. La struttura principale dell’ara fu fatta per intersezione dei vari marmi intarsiati, tra i quali meglio si distingueva il broccatello di Spagna, affiancato da un preziosissimo paliotto dai ricercati colori. Su fondo verde antico spiccava la croce di lapislazzuli circondata da rami dorati e puttini di marco bianco lavorato a perfezione. L’edificio venne concluso da un tetto di tegole e coppi; sulla facciata elementi ornamentali, busti di marmo e volute di timpano segnavano la continuità visiva delle lesene, mentre un alto cornicione poco aggettante ne marcava il raccordo orizzontale. La scansione tripartita delle ampie arcate, posta sotto il belvedere, filtro tra l’esuberante e movimentata orchestrazione del giardino e l’equilibrio formale del palazzo, fu riproposta nel nobile e adornato osservatorio astronomico, unico elemento tratto dal repertorio sull’ architettura effimera da sempre linguaggio di sperimentazione per il Regio Ingegnero.
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Spazio note

(1) Liberamente estratto da: *˜La œmerveille dei principi Spinelli di Tarsia : architettura e artificio a Pontecorvo / Elena Manzo. - Napoli [etc.] : Edizioni scientifiche italiane, [1997]. - X, 180 p. : ill. ; 25 cm. ((Segue: Appendice Autore Manzo, Elena Soggettario Firenze NAPOLI - Palazzo Tarsia sec. 17 PRINCIPI SPINELLI DI TARSIA Luogo pubblicazione Napoli Editori Edizioni scientifiche italiane Anno pubblicazione 1997
(2) [Il tono aulico della presentazione grafica del Palazzo e dalle iscrizioni didascaliche poste ai lati dell'incisione, lasciano supporre la volontà del principe Ferdinando Vincenzo Spinelli, di rendere omaggio con tale opera, ai programmi di trasformazione del Regno e, sottointesa, volontà politica di stringere nuove alleanze. D.A. Vaccaro, Prospetto del Gran Palazzo di Sua Eccellenza il signor Principe di Tarsia, incisione su rame, Napoli, 1737]
(3) [Morto Giovanni Vincenzo Spinelli principe di Tarsia, il primogenito Carlo Francesco, ancora infante, venne trattenuto alle cure giuridiche dello zio Troiano, nominato suo tutore e procuratore amministrativo, mentre la madre Angela Caracciolo dei Marchesi di Vico fu indicata per l'educazione e le cure materne. Nel testamento del padre morto si legge, però che a questa donna venne assegnata in eredità il palazzo degli Spinelli a Pontecorvo. A.S.N., Notai del XVII secolo Napoli, notaio Ignazio Palomba scheda 534, prot. 47, fgl.797] (4) [*˜Il œgiardino napoletano : dal quattrocento al settecento / Anna Giannetti. - [Napoli] : Electa Napoli, [1994]. - 141 p. : in gran parte ill. ; 29 cm. ((In custodia. Autore Giannetti, Anna Soggettario Firenze GIARDINI - Napoli - Storia NAPOLI - Giardini e parchi - Sec. 15.-18. Classificazione Dewey 712.60945731 Luogo pubblicazione Napoli Editori Electa Napoli Anno pubblicazione 1994]
(5) [*Architettura napoletana del Settecento : problemi di conservazione e valorizzazione / a cura di Giuseppe Fiengo. - Sorrento : F. Di Mauro, 1993. - 238 p., [36] c. di tav. : ill. ; 24 cm. ISBN 8885263569 BNI 98-618s Autore secondario Fiengo, Giuseppe]
(6) [*˜Una residenza aristocratica delle merveilles: il palazzo dei principi Spinelli : trasformazioni di una fabbrica dal 16. al 20. secolo/ Elena Manzo. - [S.l. : s.n.], stampa 1996 (Torre del Greco : ACM). - 132 p. : ill. ; 30 cm. Autore Manzo, Elena Soggettario Firenze Edifici storici - Napoli - Sec. 16. Anno pubblicazione 1996]