Vesuvio

E' il complesso vulcanico Somma-Vesuvio o più semplicemente il Vesuvio, inesauribile fonte di ispirazione fornita per l'avvio del processo pittorico del vedutismo settecentesco del Grandtour europeo1(1bis).

E' esploso l'ultima volta la sera del 14 marzo 1944, soprendendo la città di Napoli quasi del tutto distrutta dai bombardamenti alleati, divenendone il suo simbolo soltanto in seguito alla drammatica oltre che spettacolare eruzione del 1631


Dal 1997 è Riserva mondiale della Biosfera del MaB2, ed è circoscritto dagli enormi interessi che si son costituiti attorno alla forma del Parco Nazionale racchiuso in un panorama di paesaggi di origine vulcanica culminato dal Gran Cono Vesuviano a 1282 metri dal livello del mare sul Golfo di Napoli.
Le pareti della caldera del Monte Somma, l'antico vulcano che con Punta Masone raggiunge i 1131 metri alle falde del relativo suo omonimo Comune, separano il primo complesso dal Vesuvio con un'ampia parte detta ”Valle Lavica” anche “Del Gigante”, composta dalla Valle dell'Inferno nell'entroterra vesuviano e dall'Atrio del Cavallo lungo il tratto che guarda alla Baia, coperto dalla colata lavica del 1944.


Il Parco Nazionale del Vesuvio.


Il Parco Nazionale del Vesuvio3 si estende su 8.482 ettari4 in massima parte a sfruttamento del versante più caldo e più secco della montagna.

  • Da questo lato si distingue un panorama di paesaggi di origine vulcanica che tracciano in alto il Gran Cono Vesuviano fino ai 1282 metri dal livello del mare. Le pareti della caldera del Monte Somma, l'antico vulcano che con Punta Masone raggiunge i 1131 metri, alle falde del relativo suo omonimo Comune, separato dal Vesuvio dalla Valle Lavica anche detta Del Gigante, sono composte dalla Valle dell'Inferno nell'entroterra vesuviano e dall'Atrio del Cavallo lungo il tratto che guarda alla Baia, ed è coperto dalla colata lavica del 1944. Il Parco Nazionale del Vesuvio è il più piccolo in estensione rispetto alle altre attività similari su territorio Nazionale, con un valore ambientale elevatissimo attraverso il cosiddetto sistema Somma Vesuvio, sviluppato in un'ottica di interesse governativo, in cui, straordinariamente, riescono a coesistere esperienze di vita comune e residenziale in un megasistema antropico su cui grava altresì la presenza di un indubbio rischio vulcanico. La qualità di forme di vita biovegetale sul territorio del Parco Nazionale del Vesuviuo son censite completamente in 610 diverse specie ed un endemismo relativamente basso riferito per il 3% dell’intera flora, pur tuttavia rappresentato da entità come, l’Helichrysum litoreum, una delle piante pioniere della roccia lavica, o la Silene giraldi, conosciuta solo per il napoletano ed una località sarda, oltre a quelle comunemente presenti in Europa giunte sui territori vesuviani grazie alla pressione antropica. Determinano notevolissimo interesse fitogeografico anche la specie assai rara della Betulla (Betula Pendula), l'Ontano napoletano (Alnus cordata), l’Acero napoletano (Acer obtusatum) assieme a 20 diverse specie di orchidee. Tra le più interessanti per la loro capacità di resistere ai substrati mobili e relativamente aridi, poiché tendono per percolazione a perdere le acque meteoriche, son gli arbusti autoctoni della Ginestra del Leopardi (Spartium junceum), assieme alla Ginestra dell’Etna (Genista aetnensis) specie endemica dell’antico Mongibello, introdotta tardiva ad imboschire le pendici sabbiose del Vesuvio sul quale è stata messa ad abitare anche la Robinia pseudo-acacia l'unico elemento della vegetazione considerata alieno alla vegetazione Mediterranea e vesuviana. ed animale tipica del Mediterraneo sulla fascia costiera a differenza della flora mesofila sul lato del Comune di Somma che un po' ricordano le macchie delle colline sud Appenniniche e lunghi ed ampi tratti di verde a copertura di colate laviche recentissime colonizzati dalle piante pioniere, dei primi insediamenti naturali del lichene Stereocauolon vesuvianum

La fauna vesuviana.

  • La fauna è stata suddivisa in 40 diverse specie di farfalle diurne, 3 specie di anfibi, i rettili contano circa 10 specie diverse; la classe dei vertebrati, più ricca di classificazione di specie ne conta 136 per gli uccelli di cui 56 nidificanti, da segnalare lo Sparviere (Accipiter nisus), ritornato a nidificare in seguito alla protezione accordata dal Parco, una coppia di Pellegrino (Falco peregrinus), una coppia di Corvo imperiale (Corvus corax). 36 son le diverse specie di mammiferi 3 il Coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus), la Lepre europea (Lepus europaeus), il Quercino (Eliomys quercinus), la Donnola (Mustela nivalis), la Faina (Martes foina),la Volpe (Vulpes vulpes). Da ricordare tra i mammiferi la forte presenza dei Chirotteri (17 specie) tra cui sono presenti anche specie di notevole interesse naturalistico come il Molosso del Cestoni (Tadarida teniotis). La frequentazione antica del vulcano da parte dell’uomo ha consentito l’evolversi nel tempo di forme pregiate di agricoltura e artigianato.

I prodotti della terra vesuviana: agricoltura ed artigianato.

La prima conta prodotti di altissima qualità che si avvantaggiano della caratteristica vulcanica dei suoli per ottenere eccellenti qualità organolettiche: l’albicocca vesuviana, per la quale si è ottenuto il marchio IGP:


  • i pomodorini da serbo,
  • il vino DOC Lacryma Christi5,
  • le noci,
  • i broccoli, cosiddetti “friarielli”.

La lavorazione della pietra lavica, del corallo e del rame, rappresentano tre settori tipici dell’artigianato locale particolarmente noti e apprezzati in campo internazionale.
  • Va ricordato, a tale proposito, che l’agricoltura e l’artigianato, se garantiti e tutelati dal buon governo del territorio, oltre ad assicurare continuità alla cultura ed alle tradizioni locali, costituiscono uno dei maggiori attrattori turistici e di sviluppo eco-sostenibile che contraddistinguono le “moderne” Aree protette. E’ doveroso, infine, sottolineare che mettere adeguatamente in pratica, nell’area vesuviana, effettive norme di tutela e salvaguardia, è divenuta oggi una delle più grandi scommesse per la conservazione del territorio intesa nella sua più moderna accezione.


Mineralogia vesuviana.


Più di 200 le diverse specie di minerali connessi all'attività fumarolica del complesso vulcanico indicatori del chimismo e della componente fluido-gassosa del magma e di alcuni parametri chimico-fisici del sistema vulcano-magmatico, rappresentati da elementi nativi come il sodio vesuviano, i solfuri, gli ossidi, i solfati ed i cloruri6.

I pezzi rappresentativi della Collezione Vesuviana del Real Museo Mineralogico della Federico II, costituita per la prima volta nel 1844 da Arcangelo Scacchi, raccontano la vita sedimentaria ed anche attiva del sistema vulcanico del Somma-Vesuvio e delle eruzioni; le lave più abbondanti del complesso sono le tefriti, leucitiche caratterizzate da fenocristalli di leucite, che in taluni casi superano i 3 cm di diametro; l'augite e l'olivina.

  • La leucite, dal greco “leucos”, bianco, fu scoperta dal geologo Werner nel 1791 e, per lungo tempo, fu confusa col granato, tanto da essere chiamata granato bianco di Napoli suggestivamente descritta la prima volta nel 1772 da Galiani nel suo Catalogo delle Materie appartenenti al Vesuvio.
  • L'augite è il minerale più diffuso, lasciato alla vita aperta dalle piroclastiti e dai blocchi calcarei metamorfosati eiettati duranti i catastrofici eventi, Scipione Breislak riferì che son stati visti formarsi per sublimazione come cristalli prismatici di colore nero e più raramente di verde scuro, la prima volta nel 1794 sul tetto di una chiesa di Torre del Greco uno due giorni dopo il passaggio di una nube piroclastica sprigionata dall'esplosione del Vesuvio proprio quell'anno. 
  • Ed ancora l'olivina costituente essenziale delle lave leucotefriti si presenta in cristalli molto piccoli variabilmente dati dal colore giallo, verde e rossastro con inclusioni frequentemente osservate allo stato solido come quello liquido.

Resta detto che i più importanti minerali tardo-magmatici del complesso vulcanico Somma-Vesuvio sono:
  • la sodalite,
  • la microsommite,
  • la nefelina,
  • la melanite,
  • la sarcolite,
  • la miche,
  • l'ematite,
  • l'apatite.

In particolare, la sarcolite di colore rosa-arancio e lucentezza vitrea è un minerale raro, scoperto nel 1807 da Guglielmo Thomson nelle cavità delle lave del Monte Somma.

  • Ed infine ricordiamo l'ematite in lamine di diversa forma e in ottaedri scoperta da Teodoro Monticelli nel Fosso del Cancherone, frattura radiale del Vesuvio che separa i territori occupati dagli insediamenti antropici del Comune di Somma dal Comune di Santa Anastasia. E' di Teodoro Monticelli e di Nicola, la scoperta nel 1825 della cotunnite in concrezioni costituite da aggregati di cristallini aciculari, incolori o bianchi.
  • Mentre è affidata a Ferruccio Zambonini la scoperta nel 1910 della bassanite, altro minerale che si presenta in cristalli aciculari di colore bianco, riuniti in fascietti o in ciocche raggiate. Di rarissima bellezza per la loro vestizione cristallina, sono i minerali rinvenuti delle geodi dei blocchi calcarei sputati fuori nel corso di eventi parossistici: tra i quali significativi sono la vesuvianite scoperta dal geologo Werner nel 1795, che si presenta in cristalli prismatici tozzi e/o tabulari, più raramente bipiramidati, di colore bruno-rossiccio o bruno scuro; i granati con l’abito robododecaedrico perfettamente sviluppato ed una caratteristica struttura a zone di colore più chiaro e più scuro, Distinto per la tonalità del rosso molto comune l'almandino, a seguire l’andradite in splendidi rombododecaedri neri; meno diffusi sono i cristalli di colore gialliccio di grossularia. Splendidi cristalli azzurri di haüyna si rinvengono all’interno di piccole geodi nei proietti calcarei. 
  • La caliofilite, il tectosilicato di potassio, scoperto a Napoli nel 1826 da Nicola Covelli; trattasi di un minerale rarissimo rinvenuto solo in Italia nei blocchi lavici eiettati del Vesuvio e del Vulcano Laziale. Il lapislazzuli, infine, è presente, nel Monte Somma, come esili incrostazioni di colore azzurro che risaltano sui proietti calcarei biancastri. Tra i minerali rinvenuti in episodi di ricerca universitaria datata anni 2000 e 2002 si ricordano la kalsilite in tozzi prismi esagonali, la k-cabasite, una zeolite di genesi idrotermale presente nei tufi vesuviani, la panunzite in piccoli prismi esagonali incolori, un nuovo minerale scoperto nel 1977 all’interno di proietti metamorfici e l’indialite in prismi esagonali limpidi ed incolori rinvenuta in un proietto dell’eruzione del 1872.


Il sistema Somma Vesuvio nella storia e nella letteratura di tutti i tempi.


E' il vulcano europeo che distruggendo ha conservato caratteri di dinastie antropiche precedenti alle colonie greche di Megaride, giunte dall'alta costa dall'Egeo e dalla più vicina Ascea. 

  • Genti dell'Età del Bronzo estinte nelle eruzioni risalenti al 1700-1900 a.C particolarmente la Cultura di Palma Campania e dell'evento vesuviano che ne segnò la fine detto delle Pomici di Avellino poi riscoperte nei rinvenimenti e nelle perforazioni disposte qua e là portando alla luce anche in epoche tardo settecentesche reperti archeologici altrimenti destinati ai ricercatori di anticaglie che denudarono le Grotte ninfee imperiali della Matromania e dell'Arsenale sull'Isola di Capri, con una storia particolare per l'interazione delle sue manifestazioni con le imprese umane e l'edificazione massiva operata sull'impianto civico vesuviano. Assieme al corpo eruttivo del Monte Nuovo ad Agnano Spina e Roccamonfina nel Matese, suggestivamente studiati anche attraverso le Due Lettere di Plinio, e gli spettacoli delle eruzioni pliniane anche nel vedutismo europeo di Sir Hamilton, il Vesuvio ha fossilizzato nelle eruzioni i tempi e le forme delle società rurali, contribuendo a prosciugare le antichissime paludi napoletane. Ha cancellato le tracce dei residenti che hanno abitato il suo versante di faccia oppure opposto al mare, con la biologia di una popolazione campana affossata e rimasta sconosciuta alla storiografia dei luoghi e la vita comune di un popolo stanziale e un poco anche nomade, così come testimoniato dagli scheletri di un uomo e di una donna di quell'era trovati per un puro caso di ricerche in antropologia nel 1995 a San Paolo Belsito. 

Il Vesuvio nel Vedutismo ottocentesco e nello Sketchbook.

Ha modellato e rimodellato territori perturbani, sepolto interi paesaggi coi propri ecosistemi, i suoli, le rocce, le acque, le flore, le faune del momento, restituiti alla luce della superficie intatti negli scavi archeologici di Pompei ed Ercolano e di un una fitta rete di insediamenti vesuviani di età romana.

  • I nuovi schemi iconografici del Vesuvio in eruzione furono stabiliti nel Settecento da Tommaso e Juan Ruiz, Gabriele Ricciardelli, Antonio Joli, Joseph Vernet, Wright of Derby, Thomas Jones, Philipp Hackert e Pierre Jacques Volaire, quest'ultimo, già collaboratore di Vernet in Francia, spenderà la sua opera in particolare per la rappresentazione dell'eruzione vulcanica tra il 1773 ed il 1774 e da un suo dipinto venne ricavata una delle tavole del Voyage pittoresque dell'Abbè di Saint Non, edito a Parigi dall'81 all'86 una delle più diffuse dello schechbook. Senza dimenticare il volume fondamentale degli eventi legati ai fenomeni fisici e vulcanologici dell'area napoletana dato alle stampe proprio a Napoli nel 1776, col titolo Campi Phlegraei, observations on the volcanos of two Sicilies di sir William Hamilton, corredato delle 54 incisioni tratte dalle gouaches di Pietro Fabris e seguito da un supplemento del 1779 con aggiunte di altre 5 tavole estratte dalle originali del Fabris, ed in particolare si volle con l'opera offrire una visione circostanziata delle eruzioni vulcaniche in linea con le differenze sostanziali del D'Anna e Della Gatta. Nelle copiose lettere che Sir Willliam Hamilton durante il suo soggiorno a Napoli spediva alla Royal Society di Londra7 dichiarò che il Vesuvio è stato anche definito ”Il Giagnte Buono” la bocca che la Natura adopera per rovesciare fuori i visceri della Terra, ottenendo tra l'altro una vergognosa ingratitudine di un popolo che insiste a vivergli intorno e non vedere nemmeno che durante le eruzioni appena tutto cambia sorgono nuovi campi da coltivare offerti in luogo degli spazi già sfruttati dai troppi raccolti.

Tre antiche curiosità storiografiche. 

  • Il sacerdote scolopo Antonio Piaggio ricorda che nel '700 un ingegnere propose a re Carlo di Borbone, se solo avesse a lui donato la forza di ventinovemila uomini, di spianare la montagna del Vesuvio garantendo che le eruzioni future avessero pigliato la strada per il mare;
  •  Goethe, scrisse che le catastrofi del Vesuvio son le sole sventure che procurano altrettante gioie e da allora l'immagine del Vesuvio ricordata anche come lo ”Sterminator Vesevo” è legata indissolubilmente alle città sepolte del circondario napoletano.
  • Su un palazzo della cittadina di Portici ancora si legge chiaro l'avviso di un epigrafe in marmo in un oscuro italiano tardo medievale di mettersi in fuga ai primi segni di fumarola del Vesuvio; eppure nonostante l'avviso sia rimasto lì si è invece continuato a costruire sia alla base che sui fianchi del Gran Cono vesuviano ed innervate nelle rocce di antichissime colate laviche, l'Ospedale del Comune di Torre Annunziata addirittura è stato costruito in corrispondenza della bocca di un cratere sommerso.

Il Vesuvio e le Lettere di Plinio il Giovane.

  • La fama del Vesuvio è stata avviata dalle due lettere di Plinio il Giovane, costituendosi per secoli come modello retorico per descrive in tesi, antitesi e sintesi un'eruzione vulcanica, secondo un canone letterario che ne ha forzato il successo contro la testimonianza oculare di persone che altrettanto interessate potessero però davvero raccontare un fenomeno di analoghe dimensioni. Plinio il Giovane anzitutto e la letteratura in generale poi, nell'immediatezza dell'episodio sconvolgente di un'eruzione esplosiva e distruttiva hanno costruito, censito, realizzato e perpetuato il mito della forza incontrollabile del fuoco che nasce dalla terra, incidendo con forza sull'immaginazione collettiva dei lettori di tutti i tempi; hanno saputo costruire a parole la massima espressione della forza della natura che solo in natura è possibile osservare; hanno ideato il carattere straordinario ed evocativo della potenza della montagna Vesuvio, creando un luogo obbligato dove albergare in fantasia e poesia, musica, teatro, pittura, scultura il tutto a partire dagli anni Ottanta del primo Millennio d. C.

Spazio note

(1) [Estratto da: Il Vesuvio di Giuseppe Luongo, Il Gigante Buono di Carlo Knight, Cubi, ottaedri, prismi, figure diafane da parere quasi aeree di Maria Rosaria Ghiara, La pericolosità vulcanica dei Campi Flegrei di Franco Barberi, per l' Università di Roma Tre, Un'eruzione vesuviana 4000 anni fa di Francesco Fedele, Lo Sterminator Vesevo” di Giancarlo Alisio, distribuito in versione pdf nell'ambito del progetto “Come alla corte di Federico II”]. Il Vesuvio è un vulcano attivo, con la forma strato vulcanica definitivamente data dopo la grande eruzione dell’Ignimbrite Campana, circa 39.000 anni fa, detta anche eruzione del Tufo Grigio, dalla quale, data la forma particolarmente violenta e depressiva, ebbe inizio il collasso a carattere esteso, altamente deframmentato e senza un condotto centrale; dando origine all'immensa area circoscritta dalle falde del Vesuvio alla Baia di Pozzuoli conosciuta come i Campi Flegrei, con l'unico evento eruttivo storico della zona osservata più da vicino nel 1538 e dalla quale ebbe preso forma il Monte Nuovo. In seguito ad un periodo di sedimentazione marina su campo vulcanico stratificato sotto quota per almeno 300.000 anni e da un'altra violenta esplosione vulcanica di 150.000 anni fa detta anche eruzione del Tufo Giallo napoletano dal quale impiego del materiale litificato nelle infinite cavità naturali giacenti nel sottosuolo, ebbe di fatto avuto inizio l'immensa opera di fondazione della città di Napoli.
(1bis) L'ultima ipotesi di "possibile imminente eruzione" è stata diffusa massivamente dagli users della Rete Internet, gli abituali consumatori dei servizi di social networking, seguaci appassionati dell'idea di condividere l'associazione di causa della prossima esplosione vulcanica al fenomeno del bradisismo flegreo e di collegarlo infine allo zoning digitale, ovvero, di partecipare attivamente all'incontrollata e suggestiva diffusione di una notizia "sparata bomba" considerata dagli esperti di comunicazione digitale come il fenomeno biglia rossa. Le informazioni che hanno determinato questo comportamento e che hanno trovato apice sulle maggiori piattaforme social assediate da users di lingua italiana la sera del 23 agosto 2015 son state estratte confusamente dalle ricerche condotte da vulcanologi cui, la firma congiunta non ha mai trovato effettivo riscontro sulle riviste scientifiche del settore. Più precisamente. è vero invece che furono avviate e condotte a termine fino al 2001 indagini specifiche sul fenomeno dell'innalzamento del livello del suolo per effetto di uno scorrimento sotterraneo di massa magmatica che interesserebbe l'immensa area dei Campi Flegrei. L'ipotesi conclusiva che il Vesuvio potrebbe esser il condotto di sbocco del flusso magmatico non è stata mai accreditata ufficialmente ad alcuno studioso.
(2) [Acronimo in lingua aderente al progetto dell'Unesco pur detto Uomo e Biosfera, attraverso un progetto di capacity-buliding si tende a recuperare i valori originari dell'aspetto uomo e ambiente in cui vive; allo stato dei fatti al Mab appartengono 533 riserve considerate naturali tra cui 8 solo in Italia e di queste ultime 2 solo in Campania, il Somma-Vesuvio ed il Cilento Vallo di Diano http://www.unesco.it/cni/index.php/scienze-naturali/biosfera ]
(3) [Per saperne di più: LA VALVA V. & FRAISSINET M., 2001. I Parchi e le Riserve naturali terrestri della Campania. Regione Campania, Assessorato alle Politiche territoriali ed Ambiente. Settore Ecologia. Imago Media Editrice. Napoli. PICARIELLO O., DI FUSCO N., FRAISSINET M. (Eds.), 2000 - Elementi di Biodiversità del Parco Nazionale del Vesuvio. Ente Parco Nazionale del Vesuvio. Napoli RICCIARDI M., APRILE G. G., LA VALVA V., CAPUTO G., 1986 - La flora del Somma-Vesuvio. Boll. Soc. Naturalisti in Napoli, 96: 3-121. RICCIARDI M., LA VALVA V., CAPUTO G., 1996. Il Parco Nazionale del Vesuvio. Natura e Montagna, 1: 8-19.]
(4) [Fonte: Elaborazioni Istat su dati Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Direzione generale protezione natura (a) Superficie territoriale al 31 dicembre 2008. ]
(5) [La *civiltà del vino vesuviano : Lions club Palma Vesuvio est, anno sociale 1997-98/98-99 / Carmine Cimmino. - [S. l.] : Erasmus, [2002?] (Marigliano : Istituto Anselmi). - 140 p. : ill. ; 24 cm. ((In testa al front.: The international Association of Lions clubs, Distretto 108 YA, 4. circ. zona D. Autore Cimmino, Carmine Soggettario Firenze VINI - Produzione - Vesuvio Classificazione Dewey 945.73 Editori Erasmus Anno pubblicazione 2002. Si veda anche: “Lacryma Christi” (prodotto nelle tipologie bianco, rosso e rosato), le cui uve, nel caso del rosso o rosato, appartengono al vitigno Piedirosso impiegato da solo o con lo Sciascinoso. Nei processi di vinificazione l’uva dei vitigni citati deve essere presente con percentuali non inferiori all'80% e deve prevedere, inoltre, una presenza minima del Piedirosso non inferiore al 50%. Può concorrere alla produzione anche il vitigno Aglianico (Max 20%). Il “Lacryma Christi” bianco è ottenuto da uve del vitigno Coda di Volpe, da solo, o con il Verdeca; presenti con percentuali non inferiori all'80%, prevedendo una presenza minima del vitigno Coda di Volpe comunque non inferiore al 35% del totale. Falanghina e Greco (max 20%).. Possono concorrere alla produzione del bianco le uve. in STUDIO PROTEOMICO DI VARIETÀ DI UVA ROSSA TIPICHE DELLA CAMPANIA IN CONFRONTO CON LA VARIETÀ “ISABELLA” (V. LABRUSCA) Università Degli Studi di Napoli Federico II- Relatore Prof. Marcello Forlani, dottoranda Dott. ssa Alessandra De Martino Coordinatore Prof. Salvatore Spagna Musso.]
(6) [*Catalogo dei minerali vesuviani con la notizia della loro composizione e del loro giacimento / per Arcangelo Scacchi. - Napoli : Giannini e f.i, 1887. - 13 p. ; 30 cm. ((Estr. da: Spettatore del Vesuvio e dei Campi Flegrei, 1887. AutoreScacchi, Arcangelo Soggettario Firenze Minerali - Vesuvio Luogo pubblicazione Napoli Editori Giannini e f.i Anno pubblicazione 1887]
(7) [*Alcuni particolari dello stato attuale del monte Vesuvio col resoconto di un viaggio nella provincia di Abruzzo e un viaggio all'isola di Ponza / di sir William Hamilton letto alla Royal society il 14 maggio 1786 ; [a cura di Salvatore Perrotta]. - Ponza : [s.n.], 1980 (Napoli : Laurenziana). - 23 p. ; 24 cm + 3 tav. sciolte (30x40 cm). ((Ripr. facs. dell'ed.: Londra : J. Nichols, 1786. - Estr. da: Philosophical transcriptions of the Royal Society, 1786, v. 76. Autore secondario Perrotta, Salvatore Autore Hamilton, William <1730-1803> Soggettario Firenze PONZA - Descrizioni e viaggi - 1786]