A.S.N Archivio di Stato di Napoli

Costituito da membranacei fatti giungere da più parti1, dell'archivio regio di epoca sveva, che ne compone piccola parte, raccolto nelle Costituzioni melfitane2 giunge non più che un frammento.
Circa il frammento delle Costituzioni melfitane, per altro in copia, è da riferirsi ad un documento datato 1239-1240, staccato da un corpo di volume bruciato durante i bombardamenti del 1943.
- La sciagura capitata all'Archivio dei documenti storici continuò nel deposito di sicurezza nella villa Montesano nel Nolano, presso San Paolo Belsito, alle pendici del Vesuvio, dove furono collocate le preziose scritture non supponendosi che la guerra potesse spostarsi su tutto il territorio nazionale.
- Nel settembre del 1943, i tedeschi in ritirata vi appiccarono fuoco mandando in rovina gran parte del materiale archivistico3 e da tutte le scritture conservate nei castelli di Canosa e Lucera fatti trasportare a Napoli per ordine del sovrano Carlo I d'Angiò, così come confermato in un diploma del 12724 fino a costituirsi nel XI secolo al Palazzo Fieschi già di Pier delle Vigne alla Sellaria.
Storia bibliografica dell'Archivio di Stato.
Due trasferimenti dell'Archivio regio registrati il primo nel 1325 per comando di Roberto il Saggio che li vuole collocati alle Case Vulcano a Porta Petruccia oggi via Medina, il secondo al Palazzo Somma, di fronte alla Chiesa di Sant'Agostino alla Zecca ed un primo regolamento del materiale valutato dalla regina Giovanna I5.
L'Archivio Storico di Napoli, subisce nel corso dei secoli mutazioni nella natura cartacea, consunta dalle intemperie degli anni 1336 1340, con altro materiale finito disperso con l'insorgere del popolo all'indomani dell'assassinio di Andrea d'Ungheria nel 1346.
- Durante tutto il XVI secolo molto ancora dell'Archivio andrà perduto per sempre. Poi interamente ricostituito con gran parte del materiale costituente copie assemblate in luogo degli originali da parte di Gioacchino Murat, che ne regolò la struttura facendo confluire quasi tutto il fondo archivistico a Castel Capuano6, all'interno del Castello dove già il viceré Pedro de Toledo ci fece alloggiare nel 1540 gli archivi della Zecca e della regia Camera della Sommaria. Dopo la Legge sulla Restaurazione borbonica con la legge organica del 1818, diede al fondo il nome di Grand' Archivio del Regno, dichiarando sezioni i tre archivi rimasti sul posto nelle abbazie di Cava de' Tirreni, Montervergine a Mercogliano in Avellino e l'Abbazia di Montecassino nel frosinate. Restando tale legge in vigore fino al 1875, l'Archivio generale del Regno venne fissato e diviso nelle cinque sessioni: Diplomatica e politica, Amministrazione interna ed Amministrazione finanziaria, Atti giudiziari, Guerra e Marina. Con rescritto del 1835 l'intero corpo cartaceo dell'Archivio, dieci anni dopo quella data, proprio in occasione del Congresso Nazionale di Scienziati Italiani passerà al Monastero soppresso dei Santi Severino e Sossio al Pendino e nel 1875 muterà nome in Archivio di Stato di Napoli, inglobando l'Archivio Militare di Pizzofalcone, il deposito sulle Scritture del Divino Amore ed il Fondo Archivistico per la Santa Casa e chiesa dell'Annunziata a Forcella. La serie delle carte sulla Camera della Sommaria sono raggruppate secondo le competenze e le disposizioni della magistratura del Regno dal XV secolo fino al 1806 legando tra loro fondi tradizionalmente isolati a soli quattro uffici corrispondenti alle sezioni della Diplomatica, l'Amministrativa, la sezione Militare e la Giudiziaria. Analoga la composizione per la Tesoreria Generale che riunisce sotto di sé le carte tanto della sezione Amministrativa quanto la sezione Militare, la quale a sua volta, raccoglie sotto di sé materiale afferente il Consiglio generale sugli ospizi e la sessione del Notamento dei conti dei luoghi pii e laicali e misti e gli Stati discussi di beneficenza. E poi vi sono le voci di vettovaglie Ministero dell'Interno tra il 1806 ed il 1860 ed il fondo sulla prefettura dopo il 1860. Son ritornate sotto l'organo che le ha prodotte le carte appartenenti alla Segreteria di Stato del decennio francese e della Cancelleria generale attualmente raccolte sotto l'incarto del Ministero della Presidenza del Consiglio dei Ministri istituita posteriori alla data del 18607.
Spazio note
(1) Estratto dal Fondo per l'Archivio Storico di Napoli curata alla voce Napoli da Amelia e Iolanda Donsì Gentile. Hanno collaborato per la raccolta dei dati archivistici Maria Lucia Abbamonte, Antonio Allocati, Vincenzo Carbone, Aldo Caserta, Lidia Castaldo Manfredonia, Rosanna De Simine, Biagio Ferrante, Maria Antonietta Martullo Arpago, Maria Martullo, Dora Musto, Renata Ore$ce, Domenica Porcaro Massafra, Giulia Rossi , Martedì, Catello Salvati, Fortunata Turino Carnevale, Adriano, Zeni, coadiuvati da Mario Acciarino, Salvatore Calligari, Mario Campanile, Antonio. Di Balsamo, Giuseppe Martucci, Sergio Masella, Giovanna Montesano, Anna Maria Muraglia. Maria Antonietta Martullo Arpago.ù (2) [De exhibendis makfactoribus et suspectis: si ordina al maestro di giustizia della Magna curia di trascrivere e custodire gli atti « in archivo nostrae curiae, ut quoties de alicuius fama .., fuerit forte tractatum. non tam per probationes extrinsecas, . . . quam per monumenta publica Curiae nostrae probatio efficax et delucida possit assumi » (Coil.stitrttic~nes regum regni rttrirrsyue Siciiiae mandante Frìderico II imperatore per Petrum de Vinea . . . cominnate . . ., Napoli 1786, pp. 119- 120).]
(3) [Nel Museo dell’AS Napoli se ne conserva una riproduzione fotografica; la trascrizione, fedele all’ultima impaginazione, fu fatta da C. Carcani nel 1786, in appendice all’edizione delle Costituzioni del regno. Una raccolta di documenti degli anni 1230-1248 è conservata altresì in Marsigli (Ikerpta Massiliensia) : cfr. P. COLLIVA, Ricerche sul principio di legalità neli’amministrazione del reguo dì Sicilia al tempo dì Federico II, Milano 1964, pp. 66 e seguenti.] Dai quaternì feudorum custodite un tempo al Castel Dell'Ovo [J. L. A. HUILLARD-BREHOLLES, Historia diplomatica Friderici IZ, t. V, Parigi 1852, p. 470.]]
(4) Reg. Ang. 1274 B, n. 19 (distrutto), f. 145.
(5) [Cfr. N. BARONE, Lezioni di archivistica, Napoli 1914, ove si sono attinte le notizie riportate e le citazioni di fonti].
(6) [Collezione Regno delle Due Sicilie, 1818 n°1379; Bollettino del regno di Napoli,1808 n° 246, idem 1810 n° 594, idem 1811 n° 1150, idem 1812 n° 1409, idem 1807 n° 36]
(7) [Bibl.: Tkinchera, pp. 40-128 e 229-689; notizie 1876, pp. 234-235; reluzione 1883, pp. 300- 322; notizie j906, pp. 132-137; ordinumento /9/0, pp. 233-276; archivi 1944, pp. 209-270; COMMISSIONE ALLEATA, pp. 76-82: Donni guerra 1940-1945. pp. 2 I -26 ; Archivi 1952, puxsim. A . SPINELLJ, D e g l i urchivi nupoletuni. Rqgionumento, Napoli 1845; M. BAH-I, Jntrodn:ione al repertorio deegli antichi atti umminisfrutivi, ivi 1852-I 855, voli. 2; A. GRANITO I>I HI-.LMONW, Degli archivi napoletani. Discorso, ivi 1854; ID., Le~gislazione positiva degli Archivi del Regno, ivi 1855. ]
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