Sala Dei Baroni Maschio Angioino Napoli

E' la Sala dei Baroni, ricavata dagli ambienti di fondazione regia del Maschio Angioino piazza del Municipio1 

Impostata secondo un magnifico ardimento che culmina nella caratteristica volta stellata, vi si accede dalla corte per uno scalone diritto, poco oltre la Cappella Purgatorio; pianta quadrata di 26 metri per lato, s'innalza tra la Torre del Beverello e la Cappella Palatina.


Ripresa da un'architettura di derivazione spagnola che la lega alle grandiose opere che arricchirono in quel secolo l'Europa aragonese a partire dalla Catalogna ed in diffusione sempre maggiore si eressero manufatti simili anche in tutta la Castiglia.
Ne è un esempio la: Loggia del Mare a Barcellona,  la Loggia di Saragozza,  le Cattedrali nelle Baleari,  alcune chiese in Sardegna,  in quasi gran parte della Sicilia e col Maschio Angioino anche a Napoli.

E' stata fortificata con pietra di Majorca e di Pozzuoli, con tutto il legno necessario fatto giungere da Quarto, il tufo, lì dove ne è servito, estratto dalle cave alle Fontanelle nel ventre del Rione Sanità, il ferro dai ferraioli dispersi nelle valli del territorio alle pendici del Vesuvio da dove venne estratto tutto il piperno per terminare la fondazione della Sala con manovre e mezzi esentati dalle tasse e dalle vettovaglie.



Breve presentazione della Sala dei Baroni.

Eretta tra il 1444 ed il 1451, per mano di Guglielmo Segrera, morto ad opera incompiuta nel 1454.

  • Costui fu meritorio abbastanza da prendersi pure i lavori sulla Sala della Loggia, ma non su quelli sull'Arco di Trionfo, nè sul pavimento della Camera di paramento, e neppure sulle decorazioni del finestrone sulla Corte ed i palchi della Sala Grande; tutte opere che per la loro delicatezza il re ebbe saggio pensiero di pagarne il cottimo a Ramondello de Citellis amministratore dei lavori con a capomastro Jarra e “Xoto” Casamuri. La sala dei Baroni è una meravigliosa, ampia aula architettonica dalla volta costolonata, resa celebre dalla prosa del Petrarca, dagli affreschi di Giotto durante il suo soggiorno napoletano, riportata nella letteratura ecclesiastica per il nome di Benedetto Caetani, salito al Soglio petrino col nome di Bonifacio VIII, esitato nel Conclave romano riunitosi proprio qui in questa sala in seguito allo storico rifiuto del pontificato di Celestino V; è pur famosa anche e soprattutto perché il Vasari diede Giovanni Pisano per architetto della Sala, creduto erroneamente come tale per molti decenni in luogo del mestre major dei due disegni così come si legge in alcune cedole trovate nella tesoreria aragonese2. Quattro grandi vani di luce in tre dei quali vi erano finestre a croce guelfa e sulle finestre monumentali ornie di cui, una distrutta da costruzioni postume all'impianto e un'altra da un fulmine nel 1511, oltre a due vani aperti sul mare che fino al Quattrocento offrivano la visuale al fianco orientale del castello. Stretto tra i due vani anzidetti, uno stupendo camino rettangolare al di sotto di due lunghi palchi per musici l'uno sovrapposto all'altro entrambe collegati con scala a chiocciola ed un altro vano rivolto a settentrione verso il colle della città accecato poi da un'anticortina di fine Settecento, ed un altro, il più grande s'apre invece sulla corte interna.

La sala ha altre porte che comunicano con altri ambienti.

Una è posta all'ingresso verso il mare, dalla quale si discende sul rivellino merlato della contro torre del Beverello. 

  • Un'altra aperta a mezzogiorno conduce alla Cappella Palatina; queste ultime due sono a duplice archetto pendulo, inscritto in una larga ogiva si presentano puramente gotiche come tutto il resto della sala. Una terza che tira dritta alla Stanza degli Angeli incassata nella pancia della stessa Torre Beverello, mentre l'ultima porta posta a sinistra dell'ingresso comunica con gli appartamenti reali installati nel castello rilevato dall'architettura aragonese e tutte e due hanno semplice forma alla maniera del Rinascimento. Quattro enormi pennacchi archi tondi con triplice costolone nelle voltine a balestra tagliano i quattro rispettivi angoli e mutano la forma della sala quadrata a terra in ottagono sulla volta. Gli otto vertici posti all'intersezione dei pennacchi coi muri, slanciano arditamente i forti costoloni modanati, i quali si ricongiungono in un occhio centrale. Prima del disastroso incendio alle modanature restarono allegate placche rotonde recanti le armi e le imprese di casa d'Aragona. Ed in ciascuno degli archi delle lunette, a guisa di corde, aprono altrettante polifore di otto vani quadrati ognuna, per le quali un ambulacro che gira alla base del voltone s'affaccia tutt'intorno. Nelle opere di scultura che adornavano la Sala dei Baroni prima dell'incendio vi ebbe parte principale uno dei fratelli Pere Johan, geniale ed immaginoso scultore già fecondo di opere d'arte ancor oggi in esibizione al Palazzo della Deputazione in Catalogna, attivo presso il Castello napoletano mentre il fratello restava accreditato nella Cattedrale di Terragona. L'androne del Maschio Angioino venne qualche anno prima decorato dagli scultori catalani Bartolomeo Prats e Bartolomeo Vilasclar e ancora prima le opere in pietra e legno anch'esse oggi andate perdute per sempre sono di Antonio Fraburch.


Spazio note

(1) La *Gran Sala di Castel Nuovo in Napoli / Riccardo Filangieri Di Candida. Fa parte di Dedalo : rassegna d'arte , A. 9, fasc. 3 (ago. 1928), p. 145-171 : ill. Autore Filangieri, Riccardo Firenze Napoli - Castel Nuovo - Sala dei Baroni
(2) [ Le cedole di Tesoreria dell'Archivio di Stato di Napoli dall'anno 1460 al 1504 / trascritte ed annotate [da Nicola Barone]. - Napoli : Regio stabilimento tipografico F. Giannini e figli, 1885. - 194 p. ; 19 cm. ((Estr. da Archivio storico per le prov. napoletane, A. 9, fasc. 1-4*** A. 10, fasc. 1.*** - In appendice: Un nuovo registro di cedole della tesoreria aragonese. Autore secondario Barone, Nicola Luogo pubblicazione Napoli Editori Regio stabilimento tipografico F. Giannini e figli Anno pubblicazione 1885. Si veda anche: Vasari, Vite, 92; Celano, edizione del Chiarini,IV 395 e 416]