Le anfore di San Lorenzo Maggiore Napoli

Si tratta di un gruppo di anforette di ceramica¹, rinvenuto a seguito di un programma di studio curato dalla Soprintendenza di Napoli e Provincia e dalla Cattedra di Archeologia e Antichità Provinciali Romane, Università degli Studi di Napoli, Federico II.

Sono conservate ed esposte al di sotto del sottosuolo cavo della basilica di San Lorenzo Maggiore, sede laurenziana a via Dei Tribunali dei Frati Minori Conventuali, nello spazio antico di San Gaetano e San Gregorio Armeno.



Si tratta di sedici frammenti riconducibili ad un numero minimo di otto esemplari di contenitori di produzione liparota, conferito come modello ”Arthur 1991”, destinato al trasporto dell'allume, nonché, ricca testimonianza archeologica sulla vita civile ed economica sviluppatasi all'indomani dell'insediamento nell'ordito ortogonale della città greca dei fabbricanti e manifatturieri di Lipari.

Al di sotto del quale, è inglobato un terrazzamento risalente al IV secolo a. C., e come tale rimasto sul piano planimetrico immutato fino all'obliterazione delle botteghe del V secolo, in un sistema di tabernae coperto a volta, ripartite su tre ali che fungono anche da sostruzioni.
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Storia e descrizione breve delle anfore liparesi.

Su questo s'imposta una piazza porticata centrata intorno ad un tholos circolare, attorno alla quale sono andate sviluppandosi le botteghe sui tre lati che ancora si conservano.
I pezzi stabiliscono nella sostanza il riutilizzo che se ne è fatto del primo impianto come fullonica, indiziata dal rialzamento del piano di calpestio e l'improvvisa costruzione di un canale per il deflusso delle acque, anche se allo stato dei fatti mancano le caldaie, indispensabili secondo il modello indicato dalle officinae infectoriae di Pompei e di gran parte del territorio vesuviano e delle ville botteghe sorte alle pendici del sistema Somma-Vesuvio.

• A Napoli, di anfore di Lipari un esemplare è stato estratto dagli scavi del complesso dei Girolamini, alcun'altre riconosciute sulla costa sud dell'isola di Capri e più di cento frammenti da Palazzo Toledo a Pozzuoli; le importazioni in Campania dell'allume durerà per tutto il tempo della commercializzazione contestuale delle anfore. La collezione si distingue in pezzi con orli mal rifiniti e ricchi di grumi d'argilla distinti in estroflessi, ingrossati e internamente arrotondati e da un più piccolo gruppo di anfore con orlo introflesso, ad appoggio arrotondato. Differenze che certificano un modesto livello di cura artigianale, con impasti di fabbricazione di colore variabile per composizione e per frequenza degli inclusi primari. Più comuni invece gli elementi secondari di natura vulcanica introdotti nella materia prima per la fabbricazione delle anse, aggiunte alle pomici talora dure e spugnose, di dimensioni anche superiori al millimetro. E' possibile istituire un confronto coi pezzi di Vibo Valentia, e nell'area del Duomo di Pozzuoli, databili II e III secolo d. C.

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Spazio note

_{(1) Estratto liberamente da: Le anfore d'allume del complesso archeologico di San Lorenzo Maggiore di Napoli Fa parte di “L'Alunne de Mediterranée Lydia Pugliese per il Centre Jean Bérard Camille Jullian e la Regione Campania Luca Marotta, strada S. Biagio de Libraj num. 119, 1817 (si venne per Marco Antonio Passaro alli ferri vecchi). - 219 [i.e. 235], [1] p. ; 8o. . ((Segn.: π⁴ (-π4) [1]⁸ 2-6⁴ 8-14⁴ 17⁴ χ⁴ 18⁴ χ18⁴ 19-27⁴ 28² (omessi i n. 7, 15-16 nella segnatura). - Dopo p. 88 diversi errori nella numerazione delle p. Autore Porzio, Simone <1497-1554> Borgia, Girolamo <1475-1550> Falconi, Marcantonio Editore Marotta, Luca Autore Porzio, Simone <1497-1554> Borgia, Girolamo <1475-1550> Falconi, Marcantonio Curatore Giustiniani, Lorenzo <1761-1824> Donatore Parente, Abele Soggettario Firenze Eruzioni vulcaniche - Campi Flegrei - 1538 Luogo pubblicazione Napoli Editori dai torchi di Luca Marotta, strada S. Biagio de Libraj num. 119 Impronta s-so .)n- rela (4(3 (3) 1817 (R) Anno pubblicazione 1817}