Palazzo Pignatelli di Monteleone a Napoli
E' uno dei palazzi storici di Napoli1, aperto col portale grande quasi come un arco di trionfo su piazza del Gesù Nuovo.Parte del mobilio di proprietà di questa famiglia fu fatto dono alla reggia dalla marchese Olga Guerrero de Balde e di suo filgio, Nicola Jannuzzi Guerrero agli inizi del Novecento ed oggi in eposizione presso la Stanza privata della regina Amalia, venticinquesima stanza musealizzata dell'appartamento storico di Palazzo Reale a piazza Plebiscito.
Fu soltanto in parte delineato da Domenico Antonio Vaccaro impostandolo secondo l'idea rinascimentale del proliferare degli spazi centralizzati.
Alle sue spalle il Palazzo dei Carafa di Maddaloni, e da questo distinto nei secoli per la magnificenza della sua quadreria sopraggiunta fino agli anni Venti del Novecento con le esibizioni di quadri, tra i quali le firme di:
- Raffaello,
- Romano,
- Reni,
- Polidoro da Caravaggio,
- Perugino,
- Tiziano,
- Velasquez,
- Correggio,
- Rubens,
- Parmigianino,
- Giordano,
- Pussin,
- Durer
- e Veronese2.
Lo stesso stabile nel 1823 dalle mani di Diego Pignatelli venne ceduto ad Ilario Degas, zio di Edgar Degas più volte ospite a Napoli nel Palazzo di famiglia. Attestatosi in città come colto e facoltoso banchiere, imparentato coi Belelli, i Morbilli ed i Primicile Carafa, Ilario Degas fuggì via da Napoli all'indomani dello scoppio delle Rivoluzione Francese.
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Storia e breve presentazione del Palazzo Pignatelli al Gesù Nuovo.Il palazzo è visibile nella veduta Baratta del 1629 e nel dipinto al Museo di San Martino di Dieder Barra, altresì riconoscibile dal grandioso portale settecentesco, di cui un disegno dei progetti è oggi esibito al Museo di Capodimonte, opera dell'architetto Ferdinando Sanfelice detto autore anche del Palazzo dello Spagnuolo a Via Vergini, nonchè commissario dei lavori in corso d'opera per conto di Nicccolò Piagnatelli a quell'epoca il Sindaco di Napoli e Vicerè di Sicilia3.
- Il palazzo è un riadattamento secondo un gusto più classico della residenza privata del ricchissimo, collezionista d'arte il Duca Camillo Pignatelli di Monteleone, acquistata dal medesimo nel 1579, dai Ravaschieri principi di Satriano, detentori del patronato di una omonima cappella alla chiesa del Gesù Nuovo, ceduto in un secondo affare alla dinastia dei Longhi ed ancora dai Pignatelli nel 1716 riacquistato4 sul suolo detto un tempo del Biancomangiare proprietà fino al XVI secolo delle Clarisse Francescane di Santa Chiara5, con l'ingresso nella stessa piazza ove s'apre il varco della Cittadella monastica a Spaccanapoli, all'apice della Via di Benedetto Croce nel punto esatto in cui questa sfocia nella piazza contestualizzata dalla facciata del Gesù Nuovo, la scenografica Guglia dell'Immacolata e dall'Istituto Magistrale Pimentel Fonseca e dal Liceo Classico Antonio Genovesi.
Lo stato immutato del Palazzo è confermato da una rara edizione del Celano che lo descrive abbellito ed accresciuto e magnifico di grandi gallerie ed un appartamento freschissimo corrispondente a via Sant'Anna dei Lombardi tutto dipinto dal De Matteis, autore tra l'altro delle stupende opere che arricchiscono tutt'oggi le tele della vicinissima chiesa di San Nicola alla Carità.
Le pitture ritraggono i fatti più illustri dell'Eneide di Virgilio e addossati alle pareti grandi specchi occupano prospettive da un balcone all'altro per riflettere le immagine delle volte realizzate dalle scene dipinte ad olio, minuziosamente descritte nella Gerusalemme del Tasso.
E dal Celano ancora riportato in corsivo in un'altra bella e rara edizione, le scene di nudo di Uomini e di Donne impostate in una bellissima galleria dallo stesso De Matteis di modo che potessero servire da suggerimento agli altri quadri che tutt'intorno pendevano ad imitazione della galleria del Palazzo Farnese in Roma, esclusiva di Annibale Caracci.
Del Palazzo originario ancor oggi si conservano le logge della scala a destra del cortile rifatte nell'Ottocento ed una serie di ambienti coperti con volta a vela all'interno del palazzo nel punto esatto in cui questo affaccia in via Domenico Capitelli ed ambienti all'intero affrescati dal programma decorativo del pittore Paolo De Matteis, ed un giardino detto Paradiso organizzato alla maniera che impedisse al Duca di Maddaloni insediatosi con l'omonimo palazzo nell'insula dello Spirito Santo di dominare la scena del cortile interno6
Il portale del Palazzo Pignatelli Monteleone opera pregiata delle maestranze di Domenico Astarita e Domenico Gorlei7 si presenta fiancheggiato da colonne con rocchi alternate in marmo e piperno grigio vesuviano, coronate da mascheroni in funzione di capitelli con le orecchie dei Satiri intorcigliate formano le volute dei capitelli, i crini nel mezzo della fronte la rosetta e la barba che circondano il timpano, sormontato da una sinuosa targa in marmo con iscrizione dedicatoria che ne ricorda il restauro del 1718.
I lavori di consolidamento per il Palazzo Pignatelli Monteleone vennero conclusi alla partenza del Duca per la Sicilia, mentre i lavori di abbellimento proseguirono per tutto il 1723 più lentamente e poi nei due anni successivi più intensamente fino a coinvolgere le sentenze del Tribunale della Fortificazione Mattonata e Acqua su alcune migliorie da apportare al palazzo e le sue estensioni su strada pubblica8 , per cui nel 1725 si rettificò il breve tracciato viario oggi corrispondente a via Quercia, per consentire l'inquadramento della fabbrica ed estenderne i confini pur mantenendo intatta la simmetria dell'opera.
Nel 1726 alla morte di Gian Battista Pignatelli i lavori d'inquadramento dello stabile vennero affidati a Tagliacozzi Canale in sostituzione dell'architetto Sanfelice, nel tentativo di sistemare la rimessa dei principi per servire a sei vetture:
- una flacca,
- una berlina,
- una coppè,
- una bolana
- e due carrozze da camera, alle quali, vennero poi legate un tiro di sei ”Sauri Frisoni”9.
Sul fondo del cortile interno in posizione prospettica rispetto al suo ingresso la forma dello scalone inserito postumo sul copro di fabbrica assai simile all'opera del Palazzo Serra di Cassano, ha due rampe simmetriche che si collegano al primo ballatoio, che smonta il tutto al piano nobile di primo livello, anche se il palazzo è a più piani, il terzo del quale, dopo una dozzina di camere, apre alla sala da gioco dove il Duca Fabrizio di Pignatelli nel 1760 ci veniva spesso per attardarsi in amabili partite a carte seduto al tavolo con l'amico Carlo Carafa duca di Maddaloni ed altri componenti della nobiltà napoletana, tra i quali Giacomo Casanova negli anni in cui risiedette per la seconda volta a Napoli10.
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Spazio note
(1) Liberamente estratto da: Università degli Studi di Napoli “Federico II “ anno accademico 2006-2007 Attanasio. Dottorato di Ricerca in Storia dell’Architettura e della Città XVIII ciclo Coordinatore: Ch.mo prof. Arch. Francesco Starace(2) [D. Romanelli, Napoli antica e moderna. Parte III, Napoli, 1815, pp. 96-97.]
(3) [... il Sindaco di Napoli nel 1707 era il duca di Monteleone. Questi era Niccola Pignatelli, che edificò poi nel 1718, nella via Trinità Maggiore, il grandioso palazzo, ora dei signori De Gas, che si chiama ancora Palazzo di Monteleone .......Questo duca di Monteleone non fu solo Sindaco di Napoli, funzione in quel tempo puramente decorativa e rappresentativa, ma ebbe ben altra importanza. Niccola Pignatelli, marchese di Cerchiara, fu l'ottavo Duca di Monteleone pel suo matrimonio con la nipote Giuovanna Pignatelli, figlia unica dell'ultimo Duca del ramo primogenito. Fu creato Grande di Spagna, Cavaliere del Toson d'oro e Principe del S.R.I. , Governatore delle Galere di Napoli, Capitan Generale e Viceré di Sardegna pel Re Carlo II di Spagna, suo consigliere intimo e Gentiluomo di Camera e Cavallerizzo Maggiore della Regina. Fu poi consigliere di Stato del Re Filippo V di Spagna, che lo chiamava consanguineo, e dal quale fu creato Viceré e Capitano Generale in Sicilia, nonchè Gran Contestabile e Grande Ammiraglio di quel Regno", in Don Fastidio Napoli Nobilissima, vol. II del 1893, pag. 160]
(4) [ A.S.N. Archivi privati, Pignatelli Aragona Cortes, Scansia 46, fl. 586]
(5) [ T. Colletta, La cartografia pre-catastale, in Storia della città, vol. 34-35, 1985 , p. 126,127 e R. Pane, Il centro antico di Napoli, Napoli, 1978, p. 304 -305.]
(6) [quello a destra fu de i Signori Duchi di Monteleone; ora de i Signori Marchesi Longhi, della nobil famiglia di Gennaro: e questo luogo era un dilettoso giardino della casa Pignatelli, presso le mura della Città detto il Paradiso, ; essendo state fatte le nuove mura, il giardino già detto fu chiuso nella Città. Donna Girolama Colonna Duchessa di Monteleone, volle fabbricarvi la sua casa, quale avea un gran giardino, che tirava fin davanti il palazzo del Sig. Marchese del Vasto; e perché la detta D. Girolama seppe che il Marchese avea fatto fabbricare le sue abitazioni dalla parte ded suo giardino, per goder di quella vista, e non dalla parte di strada Toledo, che avea il mezzogiorno, v'alzò una maravigliosa fabbrica con ispesa grande, per togliere al Marchese quella veduta. " Carlo Celano, Delle notizie del Bello, dell’Antico e del Curioso della Città di Napoli per i signori forastieri, Napoli 1724. Tavola ad acquaforte raffigurante la fontana Fonseca, della quale l’autore racconta che «un’empio, per invidia, in una notte, con un martello, la ruppe, come anco fece a molti de’ nostri marmi».
(7) [A.S.N. Archivi Privati Pignatelli di Monteleone, Scansia 46, fasc. 1, n. 31. 1718 - 3 dicembre]
(8) [Archivio Storico del Comune di Napoli - Tribunale delle Fortificazioni, Mattonata ed Acqua - Conclusione IX - foglio 20 a t.°, in A. Gambardella, Note su Ferdinando Sanfelice architetto napoletano, Napoli, 1968, p. 87]
(9) [A.S.N. Archivio privato Pignatelli di Monteleone, Scansia 48, fasc. 1, n. 31. Notaio Gennaro Palomba, 27 agosto 1732 - acquisto della Casa di Dom. D'Amore Marchese d'Ugento da parte di Diego Pignatelli. 9 settembre 1732 - Il pagamento avviene per tale acquisto per il tramite del Banco dello Spirito Santo.]
(10) [G. Casanova, Storia della mia vita, Roma, rist. 1999, tomo II, p. 113.] \\24!, 39, \\1! p., 1 c. di tav. ripieg. : 1 ill. calcogr. (39x26) ; 4. ((Segn.: a-c⁴ A-E⁴. - Incisione di Francesco de Grado su disegno di Paolo Salvietti. Autore Paoli, Sebastiano Autore secondario Grado, Francesco de
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