Cappella del Drago a Santa Chiara di Napoli

Rispettivamente sono la terza e la seconda cappella a sinistra dell'unica navata disposta secondo il sistema delle cappelle dopo la ricostruzione del 1953 del Monastero di Santa Chiara a Spaccanapoli, anticipata e posticipata dalla Cappella dei Marchesi Cito di Torrecuso.
La Cappella di Raimondo il Cabano.
Per la cappella Cabano, è da far notare esposta la bellissima "tomba del moro cavagliero":
- giovane etiope vissuto alla corte Angioina in quel di Napoli, con incarichi di siniscalco della Reggia, ricordato dal Boccaccio2 come lo "sposo di Filippa, la Catanese"3(4) giacente sull'urna vestito degnamente, coi piedi poggiati sui torsi di due cagnolini a simboleggiare la fedeltà dell'uomo defunto negli uffici che gli vennero comandati. Sul frontale del sarcofago, bellissima la sequela pietosa del Cristo compianto dalla Vergine e da Giovanni l'Evangelista. Alla sua destra, oltre alla stella a sei punte reca anche una falce di luna a distinzione del defunto probabilmente di fede maomettana, forse ad interpretar meglio i testi giacenti. Sarebbe stato schiavo fin dalla nascita, affrancato da Raimondo il Cabano da cui pigliò poi il nome. Sul muro di fondo, a destra, la lastra tombale di Perrotto con l'identica scritta dell'arca segno evidente di una sepoltura provvisoria. Al centro sbiadita dal fuoco dello spaventoso incendio appena è riconoscibile in un tondo l'affresco bellissimo della Vergine che stringe al seno il Suo Bambino, attribuito forse a Giotto negli anni suoi in cui è stato ospite a Napoli nelle sale della Loggia al Maschio Angioino ed ivi ad affrescar la volta della Cappella Palatina; diversamente ci sarebbe un attribuzione alla sua scuola napoletana per mano di un discepolo forse del salernitano Roberto d'Oderisio, negli anni in cui costui affrescava le pareti dell'Incoronata a via Medina di Napoli pur detta chiesa della Spina Corona.
La Cappella di Drago Merloto e cappella Gaudino.
Per la Cappella Merloto, il defunto, Drago Merloto:
- è rappresentato dall'urna, in veste di cavaliere, spada al fianco, mani incrociate al grembo, la lunga chioma gli cade sulla spalla; l'arca è sostenuta da esili colonnine e presenta ripetute tre volte le armi del casato sannitico; l'alto dado sul quale giace la statua del Drago.
- Precisazione vuole che, quella che oggi è l'ingresso laterale della Basilica di Santa Chiara, risulta, al documentario cartaceo, esser stata la sesta Cappella in discesa, aperta come porta d'ingresso già nel 1623, mentre prima ospitava il Monumento, opera di Giovanni di Nola, di Antonia Gaudino deceduta nell'anno del Signore del 1555, andato distrutto per sempre nei bombardamenti del 1943 assieme ad un pregevolissima lastra posta sul pavimento a chiusura della nicchia terragna, degna sepoltura di Gagliardo Primario, uno degli architetti della stessa Basilica, rimossa nel 1703, allorché la Basilica venne ripavimentata di punto; stessa sorte per la lapide sepolcrale a nome del giureconsulto napoletano Francesco di Calisto d'Amalfi morto nel 13035.
La Cappella Morbillo.
Al di là dell'ingresso aperto sulla fiancata della Basilica in direzione dell'ingresso su Via Benedetto Croce è la Cappella di patronato Morbillo,
- anteriormente dovette appartenere ad altra famiglia, i Guevarra, dice il D'Engenio, testimoniato sembra dai frammenti degli affreschi settecenteschi stanti al di sopra dello spazio dove un tempo trovò sede la tomba di Francesco Adorno; ad andar distrutti dalla furia delle bombe ancora i sepolcri di ricchissima collezione e di marmi pregiatissimi settecenteschi di Carlo e Baldassare Cito opera del Sanmartino il primo e di Angelo Viva, suo discepolo, il secondo alloggiati un tempo nella Cappella di patronato dei Marchesi Cito di Torrecuso, all'interno della quale, un affresco staccato della parete del Monastero reca la bellissima immagine di Gesù Redentore coi simboli eucaristici unito ad una figura di Santo o di Santa non è ben chiaro dato il volto dell'assiso assai sciupato.
Spazio note
(1) Ricerche di Pedagogia e Didattica (2011), 6, 1 – Società e culture in educazione; Alma Mater Studiorum – Università di Bologna Dipartimento di Discipline Storiche, Antropologiche e Geografiche rosa.smurra@unibo.it Rosa Smurra è ricercatrice di Storia medievale presso l’Università di Bologna dove insegna Storia medievale e città. È autrice, fra l’altro, di Città, cittadini e imposta diretta a Bologna alla fine del Duecento (Bologna 2007), co-autrice di Storia delle città italiane. Dal Tardoantico al primo Rinascimento (Torino 2002) e curatrice del volume La storia della città per il Museo Virtuale di Bologna (Bologna 2010).(2) Giovanni Boccaccio, "De casibus virorum illustrium", edizione critica a cura di P. G. Ricci e V. Zaccaria, in Tutte le opere di Giovanni Boccaccio, a cura di V. Branca, traduzione italiana a fronte, vol. IX, Milano 1983: De Phylippa Cathinensi, IX, 26, pp. 856-865 (d’ora in poi De casibus, IX, 26)
(3) [S. Morelli, Il controllo delle periferie nel Mezzogiorno angioino alla metà del XIII secolo: produzione e conservazione di carte, in Scritture e potere. Pratiche documentarie e forme di governo nell’Italia tardomedievale (XIV-XV secolo) a cura di I. Lazzarini, in “Reti Medievali Rivista”, IX - 2008/1, disponibile all’url http://www.retimedievali.it, con ampia bibliografia [ultimo accesso 3 marzo 2011; per Filippa da Catania vedi anche: C. Minieri Riccio, Studi storici fatti sopra 84 registri angioini dell’Archivio di Stato di Napoli, Napoli 1876, pp. 9-10; I. Walter, voce Filippa da Catania, in “Dizionario Biografico degli Italiani”, vol. 47, Roma 1997, pp. 673-675.]
(4) Giovanni Antonio Summonte: "Dell’Historia della città e regno di Napoli" di Gio. Antonio Summonte, tomo terzo, terza edizione corretta ed emendata, Napoli 1748, p. 365. La prima edizione venne pubblicata nel secolo precedente: 1601-1602 (volumi I e II); 1640-1643 (volumi III e IV). Sulla presenza in città di forestieri e di stranieri esiste un’ampia bibliografia: si veda, per esempio, quella contenuta nel volume Dentro la città. Stranieri e realtà urbane nell’Europa dei secoli XI-XVI, a cura di G. Rossetti, Napoli 1989, pubblicato in una seconda edizione riveduta e ampliata, Napoli 1999
(5) Il *sepolcro d'Antonia Gaudino in Santa Chiara / [Corrado Ricci] Fa parte di Napoli nobilissima : rivista di topografia ed arte napoletana , 1(1892), fasc. n. 6, P. 83-85
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