Cento Bombardamenti di Napoli

Sono i cosidetti "Cento bombardamenti" di Napoli1, una delle città più provate dal massiccio bombardamento aereo alleato della Seconda Guerra Mondiale, il cui picco, fu raggiunto il 4 agosto del 1943.

I ruderi inclusi nel centro storico, dichiarato partimonio dell'UNESCO interrompono di fatto il tessuto urbano entro la maglia regolare del nucleo più antico della città, con la piazza del Gesù Nuovo ed il vicinissimo pallonetto a Santa Chiara nella sua specifica forma urbana.

Tuttavia, le macerie che segnano la storia, son state lasciate in piedi a loro posto in un serrato rapporto con la questione contemporanea dell'oggi, principalmente come testimonianza della drammatica storia europea del Novecento, ed anche come lacune di forme urbane irrisolte, affinchè possano implicare, esse stesse, la necessaria riflessione sul ruolo che possono assumenre nella città presente1bis.
I danni più significativi, rimasti storici, si attestano nell'area portuale, con: le Officine Avio dell'Alfa Romeo di Pomigliano d'Arco, il Silurificio di Baia, i Cantieri Navali di Castellammare di Stabia e quelli della Società Bacini e Scali Napoletani di Napoli, lo spolettificio di Torre Annunziata, ed anche: il quartiere di Fuorigrotta, la Mostra d'Oltremare ai Campi Flegrei e l'ILVA di Bagnoli.


L'inizio dei bombardamenti aerei su Napoli.

I primi aerei a sorvolare la città furono i ricognitori inglesi a caccia di fortificazioni tedesche installate dentro e sotto le chiese della città antica e vecchi palazzi.

  • Gli obiettivi furono i naturali fondi e cavità nascoste tra le fondamenta, cogliendo la città, la notte del 1° novembre 1940, impreparata alle tremende sollecitazioni delle bombe, con pochissimi ricoveri pubblici per lo più estratti dal variegato mondo antico del sottosuolo di Napoli. Effettivamente scarse le comunicazioni d'appoggio, scadenti la risposta tecnica dell' U.N.P.A l'Unione Nazionale Protezione Anitaerea organizzata appena con qualche cantina trasformata in rifugio antiaereo da muri paraschegge, l'impossibilità di un buon governo delle aree sottoposte a legislatura d'emergenza di stampo fascista e la difesa dai cannoni delle navi alternate a guardia nel porto di Napoli2. I bombardamenti inglesi si protrassero fino a tutto il novembre del 19413. Il primo bilancio degli effetti postumi al bombardamento napoletano del 1940 furono più di 900 morti, distrutte, dal passaggio degli aviatori, Borgo Loreto, i Granili e le infrastrutture civili di San Giovanni a Teduccio devastando gli stabilimenti della società “Alecta”, della “Precisa”, della “Agip” e della fabbrica di legno “Feltrinelli”; un numero enorme di edifici a residenza popolare lungo il Rettifilo, da San Pietro ad Aram presso il quartiere della Duchesca a San Pietro Martire a Mezzocannone ad un passo fuori Borgo degli Orefici e di lì fino a Pozzuoli. Solo più tardi al primo semestre dei bombardamenti del primo anno il Comune e le organizzazioni umanitarie non governative destinarono l'uso di molti spazi nel sottosuolo napoletano per il rifugio di persone contro l'incessante cadere delle bombe.

​L'orografia dei luoghi usati come rifugi contro le bombe e la vita nei ricoveri.

Censiti dal Comune di Napoli nel Rilievo centro studi del 1972 vennero individuate, su 561 cavità artificiali, 149 adattate a ricoveri antiaerei e 136 non attrezzate, ricavate altresì da spazi aperti al pubblico.

  • Il ricovero antiaereo divenuto famoso più di sessant'anni dopo è il cosiddetto Tunnel Borbonico, nel sottosuolo cavo del Monte Echia ed il quartiere terrazzato del Pallonetto a Santa Lucia a Mare, ricordato languidamente dalle memorie di Giorgio Napolitano, successore alla presidenza della repubblica Italiana a Carlo Azeglio Ciampi, nonché seppur per soli sei mesi, successore anche di se stesso al Quirinale. Giorgio Napolitano, come da lui stesso confermato, abitò l'antro sotterraneo preesistente e trattato come una sorta di bunker antiaereo durante i bombardamenti alleati, laddove, in un'intervista su Rai1 del 05 giugno 2016, pose in risalto la questione della Napoli aristocratica di quegli anni, colta dal malessere di dover condividere nell'esperienza del dolore e della grande guerra spazi di risonanza sociale con classi meno abbienti della città. A discapito dei tragici fatti che stavano accadendo, il testimone illustre si sofferma durante l'intervista a porre in evidenza il contrasto sorto tra le nobilissime origini di parte del popolo che abitava i piani alti dei palazzi, costretti dalle bombe a riparare nei rifugi in sottosuolo assieme alla parte del basso quartiere, come da lui precisato: ” … nell'abisso sociale, capitava di guardarsi negli occhi tra gente ricca e gente povera come non mai accaduto in superficie".  Furono allestite con questa funzione anche la Galleria del IX Maggio intitolata alla "Festa dell'Impero" oggi alle Quattro Giornate, sotto la Collina di Posillipo, la galleria della Vittoria comunicante via Acton con Via del Chiatamone, le gallerie ferroviarie di Mergellina e dei Campi Flegrei, la linea storica del Metrò detta anche la sotterranea, nelle piccole stazioni sommerse di piazza Cavour, Montesanto e quella del Rione Amedeo4. La vita nei ricoveri era gestita dalle circolari fasciste indulgenti solo appena con le partorienti e i nascituri. Ai maschi sani dell'età compresa tra i 16 ed i 70 anni venne dato ordine di distribuirsi i compiti di guardia alle fungaie umane, stabilire orari e responsabili sulla manovalanza attiva per l'approvvigionamento d'acqua e derrate, esclusi i medicinali5 e le custodia preventiva delle cialde da aggiungere alle maschere antigas fino a tutto il giugno del 1940 reperibili nei negozi al costo di 35 lire. Ai morti delle bombe, effettivamente già quell'anno vennero registrati decessi avvenuti proprio nei rifugi, per mala condizione d'igiene, il diffondersi delle malattie legate alla vita umana nelle cavità divenute dei reclusori; si ricordano dalle fonti storiche le grotte tufacee di Posillipo o di Fuorigrotta, sotto le pendici dei Camaldoli, nelle spelonche delle Fontanelle nell'omonimo quartiere, a Piazza S. Gaetano ai Tribunali, al Cavone, al palazzo del Red Star Club di Piazzetta Augusteo, ai Quartieri Spagnoli, lungo il tracciato viario di Spaccanapoli, alle catacombe di San Gennaro, le catacombe di San Gaudioso sotto la chiesa del Monacone al Rione Sanità.

Le bombe del 1941.

  • La prima incursione aerea del 1941 avvenne la mattina dell'8 gennaio proseguendo ininterrotta fino al tramonto con la distruzione totale dell'area della Stella Polare al corso Arnaldo Lucci, la raffineria di via delle Brecce a Ponticelli e i Rioni Stella, Platania e Speranzella. Il 9 novembre di quello stesso anno presi di mira la stazione ferroviaria di Napoli Centrale oltre al tragico epilogo della gente di piazzetta della Concordia rifugiati nel viscere di un ricovero e morti sepolti sotto le macerie di una palazzina in superficie crollata.

Le bombe del 1942.

Sei furono invece i bombardamenti del 1942 ed il 4 dicembre di quello stesso anno fu il giorno più terribile.

  • Decollati dai porti dell'Egitto bombardieri Liderator affondarono l’incrociatore leggero Muzio Attendolo; gravi danni subiscono altri due incrociatori l’Eugenio di Savoia e il Raimondo Montecuccoli; distrutte le vie Monteoliveto, Vittoria Colonna, Protopisani e la zona di Porta Nolana. L’ultimo del 1942 fu quello del 15 dicembre, che distrusse l’ospedale Loreto Mare, il Gasometro, i bacini della Navalmeccanica e l’incrociatore Arborea, soltanto due giorni dopo il discorso tenuto dal Duce Benito Mussolino alla "Camera dei Fasci e delle Corporazioni" sulla reale necessità di "sfollare" le città sottoposte alle rappresaglie aeree dalla munita piazzaforte inglese di stanza sull'Isola di Malta. Soltanto per il mese di dicembre del 1942 i morti contati dalla Prefettura napoletana furono 1886 e 3.332 feriti, di cui 838 deceduti pochi giorni dopo il gennaio del 1943. l'anno in cui vennero registrati in scaletta 181 bombardamenti solo sulla città di Napoli.

Le bombe del 1943.

Fu l'apoteosi delle morti e delle distruzioni in seguito ai bombardamenti aerei.
 
  • Le bombe si accanirono contro le zone di Battistello Caracciolo, Piazza Canneto, via Girolamo Santacroce e via Salvator Rosa, con un altissimo numero di vittime, destinato ad aumentare pochi giorni dopo, quando altre massicce incursioni devastarono il Ponte della Maddalena, insieme ai Pontili Elena d’Aosta e Vittorio Emanuele, nonché la zona litoranea, dai Granili a via Benedetto Brin. Tuttavia ancora si proiettava all’Alambra "La maestrina", al Diana "Addio Kira", al Modernissimo "Malombra", al Bellini "Romanticismo". L'11 gennaio di quell'anno solo a Napoli 23 morti dopo una rapida incursione; seguirono le notizie di 100 morti in un sol giorno a Cagliari e 119 morti con 332 feriti il 20 febbraio e solo il giorno dopo verrà ricordato come la ”strage di via Duomo” con la sistematica distruzione delle "Case basse ai Mannesi", in prossimità della chiesa di San Giorgio Maggiore. Il mese di marzo si aprì col sabotaggio e l'esplosione della nave Caterina Costa, adibita ai viaggi per il trasporto di viveri e munizioni6. Ad aprile seguirono le distruzioni di settore, all'Anticaglia, a Forcella, fuori Porta San Gennaro, il crollo dell'albergo Russia al Borgo Santa Lucia, la casa dell'architetto Astarita alle spalle del Grand Hotel Vesuvio; distrutto completamente il Molo Pisacane, il Molo Siglio ed i piroscafi Sicilia, San Luigi e il Lombardia. Il 4 aprile in un'incursione ad ampio raggio coinvolse le città meridionali di Siracusa e Palermo e Carloforte in Sardegna compresa la città di Napoli caduta di 222 morti solo quel giorno. Il 30 maggio, la sessantesima incursione aerea sulla città, provocò altri 200 morti ed il 12 luglio distrutto per intero il rinomatissimo Caffè Vacca alla Villa Comunale.

Il 4 agosto del 1943.

Fu il giorno in cui l'aviazione militare alleata attivò una processante spedizione di bombardamenti durata un'ora ed un quarto.


Le bombe del 1944 e l'improvvisa, inaspettata eruzione del Vesuvio.

La più lunga e la più tragica di tutte con 300 morti su Napoli, è datata 14 marzo, alla cui lista dei decessi andarono ad aggiungersi le morti e le distruzioni per il risveglio del Vesuvio qualche giorno dopo.

Il ricordo delle bombe nella storia e nelle future generazioni.

Gli esiti di quegli anni, la conta dei morti, il calcolo dei danni subiti hanno rilevato senza dubbio che l'Italia ancor meno Napoli, non furono preparati a sopportare una guerra di dimensioni globali.

  • E, che il Duce ebbe erroneamente creduto fosse stata di breve durata e soprattutto fruttuosa per gli immensi interessi che le gravitarono attorno a partire dalla capitolazione francese del 1940. I bombardamenti anglo-americani a tappeto sull'Europa e sull'Italia cessarono per decreto sugli accordi del 3 settembre del 1943 sull'onda dello sbarco degli alleati a Sud; tuttavia le incursioni aeree oltre a quelle tedesche continuarono anche dalla forza di liberazione: si ricorda il bombardamento del 7 settembre del 1944, inutile e fuori tempo rispetto alla fine dei combattimenti. Fonti di studio autorevoli giustificano quel singolo episodio di attacco aereo alleato9 come intenzione inglese e americana di prostrare prima ed esasperare poi il popolo italiano all'odio fascista, poichè le guerre non si possono vincere senza convincere; gli studi condotti sulle ultime incursioni aeree alleate nelle ore immediatamente dopo il termine della guerra, porteranno maggior luce sulle responsabilità politiche di quelle azioni non autorizzate dal Comando; verrà fatta emergere l'intima volontà di personalità afferenti la Casa Reale, la Massoneria italiana, sottoposti ed amici politici del Maresciallo Badoglio e certi substrati clericali, nascosti a controllare le informazioni nelle impenetrabili sale della Biblioteca Vaticana in Roma, di vessare ancora e gratuitamente il popolo; supremo atto contributivo esplicato essenzialmente nell'intento di sortire la nuova specie italiana, epurata primariamente della sostanza nazista, del suo omologo fascista e specie nei ranghi militari estinguere il sentimento tedescofilo nei subalterni che sono più a diretto contatto con la truppa10.


Spazio note

(1) Liberamente estratto da: Napoli durante la II guerra mondiale ovvero: i 100 bombardamenti di Napoli. Lucia Monda; vedasi anche: Direzione ed Archivio Storico de “IL MATTINO” di Napoli “Noi dobbiamo sottoporre la Germania e l’Italia ad un incessante e sempre crescente bombardamento aereo. Queste misure possono da sole provocare un rivolgimento interno o un crollo” (lettera di Roosevelt a Churchill, del 25 luglio 1941 - Doc. 67, pag. 151 - Loewenheim - Langley - Jonas, Roosevelt and Churchill; Vedasi anche: “Bombardare, bombardare, bombardare… io non credo che ai tedeschi piaccia tale medicina e agli italiani ancor meno… la furia della popolazione italiana può ora volgersi contro intrusi tedeschi che hanno portato, come essi sentiranno, queste sofferenze sull’Italia e che sono venuti in suo aiuto così debolmente e malvolentieri…” è ancora il pensiero del Presidente USA (Ib. del 30 luglio 1943, doc. 246, pag. 358).]
(1bis) Si tratta di monumenti evocativi di significati diversi T. Kirk, Ritagliare un margine: siti archeologici nelle città moderne, in Relitti riletti, Metamorfosi delle rovine e identità culturale, a cura di M Barbanera, Bollati Borignghieri, Torino 2009, pagina 217. Ed ancora: M.G. Ercolino, Il trauma delle rovine, dal mito al restauro, in Semantica delle rovine, a cura di G. Tortora, Manifestolibri, Roma 2006, pagina 138. Nota 1 e 3, alle pagine 254 e 255 di: Archeologie di guerra. Un tema di confronto tra antico e nuovo del centro storico di Napoli di Vincenzo Russo in raccolta a: “Restauro e riqualificazione del centro storico di Napoli, Patrimonio dell’UNESCO, tra conservazione e progetto” a cura di Aldo Aveta e Bianca Gioia Marino, Edizioni scientifiche italiane. Stampato a Napoli nel 2012 ISBN 978-88-495-2568-7. Sono gli atti del ciclo di seminari tenuti presso la “Scuola di Specializzazione in Beni architettonici e del Paesaggio” dell’Università di Napoli Federico II, 16 febbraio 2011- 5 maggio del 2012 Copia alla BNN distribuzione 2013 B 455
(2) [Aldo De Gioia, “Frammenti di Napoli”].
(3) Materiale on line non più disponibile
(4) Materiale on line non più disponibile
(5) [S. Lambiase, G. B. Nazzaro, L’odore della guerra, Avagliano Editore, Ercolano (Na) 2002]
(6) Iin acciaio, lunga 135 metri, larga 19,8 di pescaggio, motore FIAT a 8 cilindri. Scoppiò nel porto prima di salpare per Biserta. Sicuramente un sabotaggio provocò l’incendio, che diventò sempre più vasto, fino a coinvolgere il carico di benzina, di mille tonnellate, e quello esplosivo, di novecento più 43 cannoni, mezzi cingolati, 600 soldati in parte italiani, in parte tedeschi. [R. Ciuni, “Quando nel porto saltò in aria la «Caterina Costa»”, 27 marzo 2003,
(7) [Relazione convegno I.S.S.E.S Istituto di Studi Storici Economici e Sociali del 5 marzo 2005, Napoli durante la II guerra mondiale
(8) [R. Ciuni, “Quante vittime sotto le bombe degli Alleati”, 1 settembre 2003.
(9) [Ieri a Napoli 480 bombardieri angloamericani hanno compiuto un bombardamento terroristico sul centro cittadino. Ciò getta un’ombra di dubbio sugli accordi segreti che si dicono stabiliti fin dal 3 settembre tra i capi militari e quelli Alleati”, Napoli, Bruno Spampanato, nel suo “Contromemoriale” (vol. II, pag. 510)]
(10) [Stelvio Dal Piaz, “La sconfitta necessaria”, La Biblioteca di Babele Edizioni, Modica (RG), 2a ediz., 2005, pp. 37-381; vedasi anche: Guido Cassinelli, l’avvocato di Pietro Badoglio, in un memoriale da lui redatto: “Appunti sul 25 luglio 1943. Documenti di Azione” (Ed. Sapri, Roma, 1944) Ed ancora: Carlo De Biase, “L'inizio della fine”, ne “Gli anni 40. Storia illustrata della guerra italiana”, III vol., edita da Il libro, Field Educational Italia, Roma.]