Basilica Santa Restituta al Duomo Napoli

E' la basilica di Santa Restituta, di limpidissimo tessuto patrizionale, ariosa e armoniosa sistemazione barocca del 1688 di Arcangelo Guglielmelli.

E' un luogo sacro di culto, navata sinistra interno Duomo di Napoli1, passo da cui si accede al complesso museale di San Giovanni in Fonte col suo meraviglioso e squisito apparato musivo, frutto, della codificazione di un nuovo canone liturgico che nella cattedrale di Napoli e nelle costituzioni poco conosciute dei vescovi D'Ormont e Orsini trovarono il loro culmine.

Letteralmente inghiottita dal piccolo borghetto che l'è cresciuto intorno, sui resti venuti in superficie di lacerti musivi e di mosaici antichissimi, la basilica poggia sull'attuale insula episcopale che non è per niente la stessa dall'epoca della sua fondazione; nelle vedute Baratta, Lafrery e del Duca di Noja, è ancora chiaramente visibile la stessa basilica con doppio ingresso, uno dei quali immette nel vicoletto di fine Ottocento opera de Risanamento della città classe 1875.

Obliquo, il vicoletto, a partire dal porticato di sinistra della facciata del Duomo s'allunga fino alla sacrestia della basilica di Santa Restituta


Storia breve della basilica di Santa Restituta al duomo di Napoli.

La diocesi napoletana di quell'epoca sarebbe stata materialiter composta dall'antichissimo edificio della Stefania, e degli ambienti antichi di San Giovanni al Fonte ed ancora dunque della basilica di Santa Restituta, ma formaliter, con esse pare abbia solo sostanzialmente svolto la medesima funzione di corpo spirituale realizzandola come una e una soltanto.

  • Prima dedicazione riportata alla Santa Restituta 25 gennaio, contro il 1 dicembre giorno della dedicazione della stessa chiesa alla Stefania. (Stefania dal nome del suo costruttore) chiesa e altrettanto aula adibita senza dubbio all'insegnamento per i catecumeni; l'ipotesi, l'unica comunemente accettata, è che a Napoli esistesse una sola basilica, dentro la quale, nonostante lo spazio esiguo sarebbero esistiti due diversi collegi, quindi un doppio clero e due diverse modalità di espletare lo stesso rito sia in latino che in greco2. Ma siccome risulta difficile creder che possa Santa Restituta esser coesistita con la basilica di rito greco detta della Stefania devesi per forza di ragionamenti credere che una delle due dette basiliche e cioè la basilica della Stefania sorgesse lì ove oggi invece è eretta la Cappella del Tesoro nuovo di San Gennaro e ovvero nell'area poi detta piazzetta Riario Sforza. La decisione dei regnanti Angioini di costruire su questo luogo la Cattedrale di Napoli è chiaramente pensata come necessità propagandistica di rettificare gli spazi fino a quel momento assediati dai troppi riti per una sola fede e dalle troppe chiese per un solo culto; in favore quindi delle nuove dinastie al potere nell'evidente progetto di razionalizzare tempo e territorio venne avviata la costruzione della nuova grande chiesa cattedrale, nella cui fondazione trovarono giovamento la chiesa basilicale di Santa Restituta rimasta vieppiù la stessa d'allora, fermo restante che mantenesse il rito latino e cioè quello più vicino alle Case regnanti d'Europa. Al di là dei frammenti del vecchissimo pavimento son state ritrovate anche due antichissime basi in muratura in corrispondenza della navata maggiore ove, a sentir il Pane, è chiaro che si tratti della base del pulpito e dell'ambone dell'impianto paleocristiano di Santa Restituta.
L'aspetto della Basilica di Santa Restituta.


All'interno della basilica sussistono altri ambienti aperti alle visite del pubblico nell'accosto Palazzo Arcivescovile fino agli impervi ingressi al Campanile fatto costruire dall'Arcivescovo Pietro da Sorrento nel XIII secolo ed alcune ricche pavimentazioni sommerse venute alla luce dagli scavi fine anni 70 del Novecento. 

  • Nel ricordare l'intervento imperiale nella città di Napoli, i "Gesta episcoporum" non sanno bene come intendere il dispaccio delle notizie tra l'altro estratte dal Calendario marmoreo e nell'incertezza si è scelto di seguire piuttosto l'opinione comune che fosse questa e non altrimenti San Gennaro dei Poveri al Rione Sanità la chiesa basilicale che avesse per fondamento il patronato regio di Costantino I. Si presenta con tre navate di forma breve, due file di cappelle gentilizie per lato che in realtà un tempo erano altrettante due navate laterali ed uno sparso ordine di stili architettonici sovrapposti l'uno all'altro. Qui, in questa basilica, in questa porzione di Cattedrale, vennero collocate: la preziosissima tavola di Pietro Perugino; le statue della Fede e della Carità. Sulla porta d'ingresso le colonne di antichissimi ruderi di templi pagani, alcune di materia grezza, marmo cipollazzo, altare di granito che affonda le basi al di sotto della pavimentazione e con capitelli di ordine corinzio di diverso stile, grandezza e disegno. Al centro del maestosissimo soffitto, l'esuberante quadro di Luca Giordano ritrae tra l'esultanza della sirena Partenope e sotto lo sguardo vigile e pio della Vergine Gran Madre di Dio supplicata dallo stesso San Gennaro ed uno stuolo di angeli, la Santa titolare ormai cadavere coricata nella pancia di una barca in rotta verso l'isola di Ischia. Del Cirillo sono i quadri bislunghi alle finestre ed i due dipinti presso l'arco maggiore son di Paolo De Majo; di Arcangelo Guglielmelli son le false prospettive dipinte a muro dietro l'organo. A destra dell'ingresso alla basilica una lapide ricorda i resti del dotto canonico Nicola Ciampitti e al suo fianco parimenti opera del XV secolo la tomba del gran capitano alla corte di Carlo I d'Angiò Arimanno Pignone. Ancora un'altra lapide ad iscrizione del nome di Nicola Ignarra canonico anticipa sul suo lato opposto il sepolcro col busto del miraculum totius Europae litterariae cardinal Alessio Simmaco Mazzocchi principe e fondatore anche della scuola archeologica napoletana. Quindi a seguire, di opera tardiva di Pietro degli Stefani si vede l'ampio spazio dedicato a Giacomo Marchese un passo prima della tomba dell'archeologo Canonico Andrea Jorio. Il ritratto sull'altare è di Tommaso Solari e di fatto segue quella del Canonico Gaetano Buonanno. Sulla navata di destra: nella Cappella dedicata a San Nicola bellissima tela di Massimo Stanzione, mentre restano di autore ignoto i "Due leoni che sostengono l'altare" forgiato da Matteo e Marcantonio de Gennaro. Nella Cappella che la segue un Crocifisso che si dice sia stato fatto da un devoto cieco dalla nascita. Nella terza Cappella detta di Sant'Anna una copia del Sabatini; il quadretto sulla pietra ritraente San Gennaro è antichissimo. Nella quarta Cappella sacra a Sant'Aspreno è del Cirillo il quadro della ”Predicazione di San Pietro Apostolo a Napoli”; alloggiate le urne con le ceneri dei canonici Giuseppe Pulci e Carlo Majello. Si ricorda in un bassorilievo l'Anonima Dama ancora senza un nome.


Spazio note

(1) (Estratto in massima parte dai testi del candidato dottor Francesco Li Pira: dottorato di ricerca in Storia XXI ciclo; Università degli Studi di Napoli “Federico II”; per il resto si rimanda anche a Gennaro Aspreno Galante, ”Le chiese di Napoli”, edizione Solemar;) (2) Vuolo, ”Vita et translactio”, cit. 1, 22 pag. 117; e anche R.BAUERREIS,Stefanskult und frühe Bishofsstadt, München 1963