Palazzo delle Congregazioni Napoli

E' uno dei palazzi del centro antico di Napoli, il Palazzo delle Congregazioni, sorto contemporaneamente alla chiesa del Gesù Nuovo nell'omonima piazza.
Confina con la vicina Casa Professa, alla quale resta accosto come primo edificio, che ospita due istituti: la scuola media Ugo Foscolo, il cui portone d'ingresso di oggi un tempo corrispondeva al varco principale del Palazzo delle Congregazioni fianco sud del Liceo Ginnasio Antonio Genovesi, a sua volta, un tempo sede della sacrestia dell'Oratorio della Congregazione dei Nobili.

Il ricordo della sua antica funzione è affidata solo ai soggetti della esuberante decorazione plastica della volta a padiglione e parte delle pareti dello stesso ingresso laterale del Genovesi opera per intero del Gian Domenico Vinaccia. Entro una ricchissima cornice decorativa, tra putti alati, conchiglie e festoni si affacciano i “Busti dei Dodici Apostoli” più quelli della “Beata Sempre Vergine Maria Madre di Dio” e del “Cristo Benedicente”.

Fatta salva l'eccezione di dover comunque celebrare sempre in chiesa le liturgie sacre venne dato a disposizione di dette associazioni trovatesi in gruppi distinti, promiscui e separati nel medesimo luogo secondo modi e tempi stabiliti dal molto reverendo Superiore quasi sempre un accolito Gesuita, il Palazzo ebbe il compito postumo alla sua costruzione di ospitare le associazioni di laici ch'ebbero intenzione d'esser dirette spiritualmente dai Gesuiti stessi1.


Percorrendo l'androne-sacrestia si entra in un ampio locale.

Che come gli ambienti che lo seguono e che di lato lo precedono hanno mantenuto l'impianto decorativo originario.

  • A seguito delle imponenti misure di recupero del materiale statico in successione alle alternate vicende storiche dell'edifico sacro, delle anzidette Congregazioni oggi resta solo la Congregazione dei Cavalieri comunemente detta anche dei Nobili e quella degli Artigiani, la quale a sua volta nell'Ottocento ebbe ceduto il posto alla Congregazione delle Dame2. Gli affreschi superstiti di Battistello Caracciolo e Giovanni Lanfranco, ma soprattutto i soggetti che in questi affreschi son ritratti indicano chiaramente che ci troviamo all'interno della sacrestia di quelli che un tempo furono gli Oratori della Congregazione dei Nobili. Questa antica Congregazione è considerata tra le più ricche e prestigiose della città, e nel 1605 fondò il Monte dei Poveri Vergognosi col cospicuo contributo di Giovanni Tommaso Borrello pio benefattore della Cappella di San Carlo Borromeo all'interno della stessa chiesa. Il Monte tanto si sviluppò che a metà dell'800 dovette trasferirsi con sede propria all'interno del Palazzo De Curtis a Via Toledo poi sede della Rinascente.

Tra le opere del Caracciolo e quelle del Lanfranco.

Il riquadro centrale raffigurante la “Natività della Vergine” più i quattro puttini angolari con simboli mariani costituiscono una delle più belle opere di Battistello Caracciolo.

  • Siglata sul bacile e realizzata prima del 1630. La scena si compone per metà dall'Eterno Padre Benedicente e da una gloria di angeli festosi e sveltosi che s'affacciano sul sacro evento sottostante; tra i due ben distinti piani della scena nella sua visione complessiva l'artista autore apre una finestra su un sereno quanto inatteso paesaggio. A ben vedere però l'intera composizione per il trattamento prospettico dei soggetti in esso compreso e per la minuzia dei dettagli in esso trattati sembra, a seconda dell'aspra critica mossa dagli studiosi, un quadro da cavalletto e non piuttosto un'opera per affrescare una volta. L'assenza di un conveniente assetto spaziale che ad ogni modo nulla toglie al capolavoro del Caracciolo è resa evidente dalla compresenza delle invenzioni prospettiche del collega Lanfranco artista parmense, al quale i Gesuiti nel 1646 commissionarono la rifinitura definitiva dei locali degli Oratori. Le riquadrature preesistenti del Caracciolo non permettevano ampi spazi, eppure il Lanfranco senza deturparne il sentito mistico gioco riuscì a dilatarli in spazi detti illusionistici collocando tutt'intorno ai lavori del Caracciolo le sue “Figure Allegoriche” accoppiate e mollemente distese e sul registro inferiore alterna ovali con “Scene della Passione di Cristo e Gloria dei Santi” dall'insolita iconografia come ad esempio il “San Nicola di Bari” ritratto su di un'inedita veduta aerea dell'Italia3.


Spazio note

(1) (Iappelli, “Gesuiti e Seicento Napoletano”, II in “Societas”, 1985, pp 73-90; idem “Il Palazzo delle Congregazioni” I° e II°, ivi, 1896 pp 61-73. 106-114. Per l'elenco delle Congregazioni cfr nota 16 delle Notizie storiche ed artistiche.
(2) ( V. Pacelli, “Affreschi di Battistello Caracciolo, Lafranco e Corenzio nella Congregazioni del Gesù Nuovo” in “Seicento Napoletano”, 1984 pp 180-195; idem, “L'Oratorio dei Nobili”, Napoli 1985; idem, F. Iappelli, “Da Oratorio dei Nobili a Liceo Genovesi” in “Societas”, 35, 1986 pp 42-44)
(3) (Per alcuni schizzi preparatori: Muzii, “Disegni di Giovanni Lanfranco” 1988, pagg. 209-215; idem Lo Scheleier “Disegni” 1983, pag.240; ci informa di uno studio preparatorio pe run dipinto perduto del Lanfranco nell'Oratorio dei Nobili raffigurante “Domine quo vadis?”.)