Storia della chiesa dell’Aiuto a Napoli

E' la storia della chiesa di Santa Maria dell'Aiuto ai Banchi Nuovi di Napoli sita nel centro antico della città1, sede napoletana del patrimonio artistico del Traversi.

Il canonico Roberto Caso, vicario economo già parroco dell'insigne chiesa di San Giorgio Maggiore a via Duomo sarà il quarto parroco di Santa Maria dell'Aiuto dal febbraio del 1968 all'ottobre dello stesso anno. Monsignor Giovanni Langella dal novembre del 1968 al febbraio del 1974. Dal marzo del 1974 sarà il sacerdote don Gennaro Acampa.

La storia di questo edificio sacro è costituita prevalentemente dai carteggi dei vari autori succedutisi nelle epoche storiche della stessa città: da Giuseppe Sigismondo a Luigi Catalano, da Carlo Celano a Gennaro Asprerno Galante: da queste fonti infatti si ricava che, percorrendo la strada che va dal largo Santa Maria La Nova, una tempo chiamata: strada d'Albino, poi detta dei Coltrari della Seta, si vede la bellezza e anche la bizzarra chiesa di Santa Maria dell'Aiuto edificata al posto di un grande palazzo: palazzo di proprietà della famiglia Pappacoda nobili dei Sedili di Porto.


Gli anni della fondazione ed il quadro miracoloso di Santa Maria dell'Aiuto.

Ed è proprio in questa chiesa un tempo appunto solo una casa, da una finestra cieca al piano terra nel 1635 due ragazzi, figli di due coltrari della seta così si legge dai carteggi, collocarono un'immagine ad olio della Madonna con Bambino onde ricavarci dalla beneficenza dei viandanti.

  • La richiesta dei soldi fu giustificata dalla necessità di acquistare olio per tener accesa la lampada. Appena ne giunsero abbastanza di questi soldi, i bambini commissionarono ad un autore della zona a rifare nuovamente daccapo la immagine della Madonna con Bambino ma questa volta col desiderio di esser ritratti pure loro, all'interno del dipinto, nell'atto di pregare. Il risultato di questo lavoro, ovvero la nuova immagine della Madonna con Bambino e i due ragazzi in atto di pregare venne gelosamente custodita e si dice che all'atto dell'edificazione della chiesa di Santa Maria dell'Aiuto, questa fosse stata sistemata nell'ancona dell'altare maggiore, mentre il dipinto originario, cioè quello in cui non figuravano i due ragazzi che pregano, trovò posto incastonata in una teca di legno con vetro antistante onde incassare il tutto in uno spessore murario degli uffici parrocchiali ove è possibile tutt'oggi ammirarla. Dato lo stato avanzato di deterioramento di questa prima immagine della Madonna col Bambino oggi la si può solo considerare un elemento storico votivo: una reliquia. Al di sotto della detta immagine un'inscrizione dipinta su di una tavoletta di legno ricorda di un prodigio capitata all'immagine stessa: si dice che un tempo il volto della Vergine ritratta fosse coperto da un velo che tempo dopo non avrà più a maggior beneficio di tutti coloro che potendola vedere in faccia avessero avuto grazia di chiederLe aiuto. Secondo la tradizione che ha poi avuto origine proprio dall'accaduto, il prodigio sarebbe capitato durante la Settimana della Passione e cioè nel periodo quaresimale quando negli ambienti della chiesa cattolica di rito romano effettivamente tutte le icone della Vergine Madre di Dio eran coperte di velo affinché il popolo dei devoti impiegasse la propria attenzione solo sulla passione del Cristo. Quest'episodio costrinse gli abitanti della zona a proteggere l'icona della Vergine con un cancellino dato dallo straordinario afflusso di curiosi, pellegrini e fedeli e di fatto tutt'intorno venne eretta una prima cappellina, dando luogo e tempo alla tradizione della Madonna dell'Aiuto. Il pellegrinaggio, non l'unico veramente su tutta l'allora città, capitava in coincidenza con l'anno della peste napoletana del 1656 al quale fervore di popolo per i prodigi dell'immagine della Vergine andava ad aggiungersi odio, morte e desolazione. E fu quello diciamo il periodo in cui l'Aiuto della Vergine sarebbe stato più propizio per la città e per la gente della città appestata; detto fatto i due napoletani Giovanni Citarella e Agostino Migliaccio comprarono altro spazio strappato a Camillo Strabone nobile dei Sedili di Potro sufficiente su cui erigervi la chiesa di Santa Maria dell'Aiuto2.


Santa Maria dell'Aiuto e l'arrivo dell'architetto Dionisio Lazzari.

Quindi l'edificazione della nuova chiesa medesima di Santa Maria dell'Aiuto, una delle opere più convincenti del barocco napoletano e certo una delle più belle del suo autore, venne affidata all'architetto napoletano Dionisio Decio di Bartolomeo.
 

  • Con bottega ed attività affiancata dai nomi di Simone Tacca e Francesco Valentini, ideatori e realizzatori, pure loro, ispirati fortemente a Cosimo Fanzago, di decorazioni parietali e altari e cappelle grandi o più o meno grandi, fino anche alla progettazione di macchine da festa in voga a quell'epoca. Dionisio Lazzari, lo stesso artista che ha dato mano alle opere pregevoli della chiesa dei Girolamini di Napoli, la cupola ellittica di San Giovnanni Maggiore, il prospetto poi rifatto di San Lorenzo ai Tribunali, e l'altare absidiale di San Gregorio Armeno nell'omonimo vicolo all'incrocio di questo con Spaccanapoli, alla chiesa dei Santi Marcellino e Festa, a Santa Terersa degli Studi, il paliotto dell'altare maggiore della Cappella di San Gennaro al Duomo di Napoli, alla chiesa di San Giuseppe Dei Ruffi, a Santa Maria Egiziaca a Forcella, a Sant'Erasmo di Gaeta, a San Severo alla Sanità, e forse pure il prospetto e l'atrio della chiesa di Santa Maria della Sapienza a quattro passi felici da Santa Maria di Costantinopoli. La traslazione dell'icona dalla finestra cieca all'erigenda Chiesa di Santa Maria dell'Aiuto avvenne il 18 agosto del 1673 con gran coraggio di popolo accorso a parteciapre alla pontificale messa celebrata dal Cardinal Innico Caracciolo. La chiesa sorge quindi come dirà poi il Pane, in un periodo in cui Napoli reduce dalla peste del 1656 s'accorge di non aver spazio sufficiente per alloggiarvi la gente che appunto un poco guarita un poco rimpatriata alla notizia dello scampato pericolo della peste ripopola tutta quanta la città, agitata, quasi distratta dal fervore architettonico per la costruzione solo di chiese e conventi.


Il primo restauro di Santa Maria dell'Aiuto e la Seconda Guerra Mondiale.

Il suo primo restauro risalirà a 118 anni dopo, nel 1792 appena la chiesa presentava segni di vetustà.
 

  • Per cui i governatori Francesco Capece Minutolo, duca di San Valentino, Andrea Marciano, Giulio Palomba, Nicola Acampora e Saverio Emilio con il rettore del Tempo don Giuseppe Granucci, "...affinchè meglio splendesse la struttura" dell'edifico sacro curarono il suo completo restauro statico ed architettonico a cui seguì il rito della consacrazione officiata dall'arcivescovo Nicola Spinola così come lo ricorda l'epigrafe marmorea posta sulla parete a sinistra di chi entra in chiesa. Su Decreto pontificio di Papa Leone XIII, il Cardinal Guglielmo Sanfelice, arcivescovo di Napoli, assistito dal Capitolo Metropolitano e con l'intervento degli altri vescovi allora residenti in città, il 24 maggio del 1889, dopo un novenario di preghiere, incoronava la Sacra Immagine della Vergine Madre di Dio detta Madonna dell'Aiuto e per l'occasione fu concessa Indulgenza Plenaria a tutti i visitatori. Il rettore del tempo, Francesco Di Gennaro, al quale è stato eretto monumento funebre in chiesa, ha curato l'opposizione della lapide celebrativa oggi ben visibile sul lato destro del vestibolo, affinché non se ne perdesse memoria dell'Incoronazione. I pesanti bombardamenti della Seconda Guerra mondiale che con incalzante furore è fatto saputo hanno letteralmente devastato il vicinissimo monastero di Santa Chiara hanno però non si sa perchè risparmiato la chiesa di Santa Maria dell'Aiuto, che in termini di distanza aerea avrebbe potuto non far alcuna differenza. Dopo l'otto settembre del 1943 il Comandante Militare Tedesco di stanza a Napoli decretò il lavoro obbligatorio per le genti della città concretizzando di fatto le prime deportazioni naziste in città. La chiesa dunque, per opera dell'allora parroco don Pietro Bàltera, il quale ha dato notizia se stesso di esserne imapurito abbastanza, diede rifugio ad alcuni giovani disertori del decreto imposto dalla gendarmeria tedesca, uno dei quali, divenuto poi direttore del Centro medico Sociale Don Orione racconterà trent'anni dopo di aver assolto al compito di vivandiere per i rifugiati; tra i quali va ricordato vi erano anche i resistenti, coloro, cioè che per spontanea ribellione alle violenze tedesche subite si organizzarono con armi trafugate Dio solo sa dove e come in un'impari lotta contro i nazisti. E' suggestivo e commovente il ricordo dettato nelle pagine del documento lasciato da Carlo La Pegna sui movimenti di questi volontari e rivoltosi dell'ultima ora; "...in chiesa di notte col portone sprangato si dormiva tra le cotte ed i pluviali, a chiesa aperta ci si rifugiava in cima alle vicinissime terrazze." Pietro Bàltera è stato il secondo parroco di Santa Maria dell'Aiuto dall'agosto del 1941 al novembre del 1957; lo seguì il sacerdote Bartolo Baldassarre, già vicario economo e parroco della chiesa di Sant'Onofrio dei Vecchi al Rettifilo dal dicembre del 1957 fino all'ottobre del 1958; terzo parroco tale sacerdote Ezio Mosca dal novembre del 1958 fino al febbraio del 1968. Proprio in quell'anno il titolo parrocchiale di Santa Maria dell'Aiuto con Decreto arcivescovile venne trasferito nella chiesa del villaggio al rione Corsicato nel Comune di San Giorgio a Cremano.


Spazio note

(1) Estrato da: (Carlo La Pegna: “La Chiesa di Santa Maria dell’Aiuto a Napoli”, Napoli, febbraio 1989-Arti Grafiche Dragotti)
(2) Il primo atto di compravendita venne stipulato per notar Giovanni Lombardo il 18 ottobre 1657 con Camillo Strabone al costo di 4.500; il secondo atto è stato stipulato lo stesso giorno a Giacinto Strabone per soli 2.650 ducati. Cfr. Gennaro Buselli, "Santa maria dell'Aiuto" nel settimanale "La CRoce", Napoli, anno XV, nà 21 DEL 26 MAGGIO 1912