Basilica Santa Maria della Sanità a Napoli

E’ una delle chiese di Napoli1(1bis), sorta sotto il titolo di chiesa di Santa Maria della Sanità.
Tuttavia è meglio conosciuta come chiesa del Monacone, in riferimento al culto indigeno professato alla Statua di San Vincenzo Ferreri, conosciuto a Napoli come "O' Munacone"1ter, storico personaggio dell’Ordine dei Frati Predicatori del primo Quattrocento europeo, studiato come uno tra i massimi visionari apocalittici del medioevo catalano, ritratto nella Predella di San Vincenzo Ferrer, presso la chiesa di San Pietro Martire al Rettifilo.
 
Ma alle cronache teologiche, Santa Maria della Sanità è più nota per esser stata il Giglio della Valle degli Eumelidi2 e del borgo degli Eunostidi3, sollevata sulle grotte arenarie del sottosuolo cavo di Capodimonte4.
 
Fu eretta sul finir del Cinquecento nel cuore del rione Sanità, ed oggi attaccata al macchinoso Ponte Maddalena Cerasuolo, che la scavalca, ed assieme al convento e alle catacombe di San Gaudioso, costituisce l’unica compatta istituzione religiosa nata dalla antichissima Congregazione del Rosario4bis.
 
Originariamente, e per tre secoli consecutivi, è stata centro d’irradiazione della riforma delle religione domenicana avviata verso la fine del Cinquecento da Padre Ambrogio Pasca5  assieme al progetto di fondazione e costruzione del convento domenicano della Sanità su un livello di quota più alto rispetto alla chiesa, e collegata a quest’ultima per mezzo di scale scavate nella collinetta sulla quale poggiano entrambe le strutture.


Presentazione brevissima e storia della chiesa del Monacone alla Sanità.
 
I lavori per innalzare l'edificio iniziarono il 19 settembre del 1602 su concorso indetto dalla Chiesa locale.
 
  • Il suggerimento accolto dall’allora arcivescovo di Napoli, Alfonso Gesualdo, presente alla posa della prima pietra, ottenne di esitare subito un perfetto organismo a pianta ovoidale, molto cara a Fra’ Nuvolo, domenicano converso, mastro d’ascia6 che riuscì ad impostare la croce greca in uno spazio quadrato. Il risultato finale è una chiesa a pianta centrale con i diametri maggiori di ugual lunghezza, cinque navate per parte delle quali le due centrali incrociano lo spazio dominato dalla cupola maggiore che si eleva al di sopra di un supporto balaustrato e snodato su pennacchi triangolari. All’interno della cupola s’aprono otto finestre ad archi ribassati sorretti da colonne scalanate. La cupola maggiore all’esterno è rivestita di embrici maiolicati. Alle due navate principali si risolve l’innesto di navate minori di impari lunghezza, e tra gli ovali che sporgono e che rientrano spiccano 28 pilastri, che sorreggono 13 cupole minori. Al suo interno al di là delle balaustre in marmi commessi vi sono sedici altari di pregevolissima fattura, ognuno sormontato da un quadro di autori eccellenti.
 
Culmina lo spazio chiesastico la tribuna, agganciata alla chiesa da una doppia scala che ne sostituisce una primitiva in piperno.
 
Questa comprende:
 
  • l’altare maggiore ed il coro in legno di noce, intagliato a mano per settanta stalli con sette accessi indipendenti;
  • il pulpito, opera di Dionisio Lazzari,
  • il tabernacolo, in rame dorato e cristallo di rocca, della stessa sostanza dei tabernacoli della chiesa di San Gregorio Armeno e della Chiesa dei Santi Apostoli a Santa Sofia, è stato forgiato dall’artista domenicano frate Azaria.

La tribuna è stata eretta in alto per far posto alla cappella della chiesa basilica succorpo, ingresso ufficiale alle catacombe di San Gaudioso7.
 
  • Il campanile, suggestivamente di forma assai simile al campanile della chiesa del Carmine  al Mercato, costruito non più tardi del 1614 sempre su medesimo progetto di fra’ Nuvolo; questo è più alto della cupola e s’alza su quattro piani, di cui il penultimo è impreziosito su tutte e quattro le piccole facciate da un timpano triangolare; l’ultimo piano del campanile è un ottagono coronato da una piccolissima cupola a forma di piccolo limoncino. Sulla facciata della chiesa, col corpo centrale che avanza nel vivo del piazzale antistante, allineato all’imbocco del Vico dei Lammatari, sono state sistemate le statue di San Francesco d’Assisi e San Pietro dall’Alcantara in sostituzione delle precedenti statue dei santi Domenicani, come tra l’altro anche all’interno tutte le statue lignee dei santi Domenicani furono sostituite dalle statue dei santi Francescani. Tutte le antiche congreghe vennero abbandonate a se stesse ed il Terz’Ordine dei Domenicani si estinse, sopravvivendo ad esso il Terz’Ordine Francescano.
 
Alla chiesa del Monacone della Sanità di Napoli ci hanno lavorato oltre a Fra’ Nuvolo anche:
 
  • il vetraio ed orafo Frate Azaria, autore del celebre tabernacolo della chiesa,
  • probabilmente l’insigne pittore Michelangelo Merisi detto il Caravaggio8,
  • Dionisio Lazzari per il Pulpito,
  • un’autore ignoto di scuola Vaccariana realizzerà le due acquasantiere a destra e a sinistra dell’ingresso;
  • i pittori Luca Giordano per la Cappella di San Nicola,
  • Giovanni Balducci pure lui sepolto nelle catacombe provvederà per la cappella di San Pietro martire di Verona,
  • Gian Bernardo Azzolino, alias il Siciliano lavorerà per la Cappella del Rosario,
  • Pacicco De Rosa,
  • Andrea Vaccaro,
  • Girolamo de Magistris,
  • Girolamo d’Avitabile,
  • Gian Vincenzo Forlì del Sannio
  • ed Agostino Beltrano altrimenti detto Agostinello, marito bisbetico di Annella di Massimo.
 
Alla riforma domenicana espletata fisicamente nel convento dei Domenicani della Sanità, son stati allevati religiosi di valore e di rango che rispondono ai nomi di:
 
  • Marco Maffei da Marcianise,
  • Cornelio d’Avitabile,
  • il teologo Domenico Gravina,
  • Giuliano De Fiore,
  • Calisto de Missanello,
  • il mistico Raimondo Rocco9.
 
Ed infine:
 
  • Eufrosina del Balzo,
  • Tiberio Carafa, almeno per quanto riguarda il conteso regno delle terre di Bisignano,
  • donna Violante di Sangro, moglie del principe di Noja Fabrizio Pignatelli di Cerchiara,
  • Capece Galeota presidente della Regia Camera della Sommaria
  • e Pompeo Battaglino.

Le origini domenicane della chiesa del Munacone.
 
Da sempre l’Ordine religioso a cui appartiene questa chiesa è stata quella dei Domenicani e della loro Religione dei Predicatori.
 
  • Sono cosi indicati fino al 1860, come ricordato da un inciso scolpito sulle due pile d’acqua benedetta ben più remoto rispetto alle indicazioni forniteci dal De Mauro, o, almeno, stante a tutte e due i lati della navata centrale, recante un cane che ha in bocca un torchio su libro chiuso dalle fibbie. Giusto al centro, nel quinto scompartimento della navata centrale, due branche di scale di marmi policromi, oltre a lasciare una vasta apertura spaziosa e serrata da un cancello in ferro battuto ascendono all’eminente tribuna. Per ritornare alla scalinata che sembrerebbe l’opera assai curiosa dell’architetto Dionisio Lazzari esse pur non soddisfacendo affatto il gusto di fine rinascimento di cui è rivestito l’intero impianto stanno a rendere maggior aderenza a quella che è di fatto una elementare quanto giustificata forzatura dell’assetto absidale. Due puttini, forse meglio individuarli come due angioletti nudi reggono i segni simbolici della storia nella storia: il ramo di palma e di pomi l’uno, e il virgulto del Giglio e la Ghirlanda delle rose l’altro; seggono queste piccole sculture marmoree su due pilastrini, una di fronte all’altra, alla base della scala a tenaglia ad adornare l’avvio della balaustra pur essa in marmi di vario colore che dirigendosi all’apice del presbiterio cingono il piano che posa sull’arco depresso.


Spazio note

(1) Contributi: *Santa Maria della Sanità di Napoli : storia, documenti, iscrizioni / Gioacchino Francesco D'Andrea. - Napoli : Convento S. Chiara, 1984. - 178 p., [10] c. di tav. : ill. ; 24 cm. ((In parte già pubbl. [[I Codice SBN CFI0053756 BNN SEZ NA.VII B 354. Anche: *Fra Nuvolo e Fra Azaria : nuovi dati biografici sui due artisti napoletani del cinque-seicento / Michele Miele. - [S.l. : s.n., 1987?]. - P. 153-205, 1 c. di tav. : ill. ; 23 cm. ((Estr. da: Archivium Fratum Praedicatorum n.56 (1986). Codice SBN NAP0357710 BNN VI B 3/33
(1bis) A questa chiesa furono assegnati, per pubblicazione di bando nel febbraio del 2014, cinquecento mila euro, per il suo recupero materico secondo le disposizioni indicate dalla Comunità Europea, esteso anche ad altro patrimonio immobiliare circoscritto all'interno del Centro storico della cittàPer il progetto di riqualifica del Centro Storico di Napoli secondo le disposizioni pubblicate dalla Comunità Europea apri questa nota.
(1ter) La statua è venerata dalla regina Isabella di Chiaromonte e di suoi figli Alfonso ed Eleonora, chiaramente disegnati tutti nel capolavoro di Simone Marmion, o meglio, nel compartimento centrale della predella di San Vincenzo Ferreri, collocata nell’omonima cappella, quarta di sinistra, chiesa di San Pietro Martire al Rettifilo.
(2) Nel succorpo della chiesa della Sanità di Napoli, vi è un’iscrizione: Lilium convallium ad sanitatem gentium ed ovvero Giglio (riferendosi alla chiesa) della valle (riferendosi alla Sanità), nel senso più liturgico, nonché anche politico di settima chiesa di Roma extraurbe. Il 10 febbraio del 1660, da Papa Alessandro VIII, venne concessa indulgentia sub urbi carie promulgata alla città di Napoli per i pellegrini impossibilitati a raggiungere una delle sette chiese di Roma interessate dall’indulgenza. Il Cardinal Antonio Pignatelli di Spinazzola, che poi diverrà a sua volta papa col nome di Innocenzo XII, quand’era ancora vescovo di Napoli, elesse, questa e non un'altra la chiesa napoletana dalla quale si potè lucrare indulgenza. Solo più tardi ed in riferimento ad una più vasta raccolta di fondi, lo stesso pontefice estese il beneficio a tutte le chiese napoletane. Per questo motivo e non un altro i Domenicani posero il ricordo eterno.] Ed ancora: Hanc Sacram aedem pontificiis indultis septem romanis basilicis exaeqautam et Ferdinandi II Regis pietate ac munificentia anno r(epatrate) s(alutis) MDCCCXXXVII instauratam franciscalis huius familiae Fratres expoliendam curarunt anno MCMLII. Quest’iscrizione sacra, conferma quanto detto sopra circa la faccenda delle indulgenze da lucrare in questa chiesa, in favore dei benefici delle sette chiese di Roma con la sola eccezione di un errore sembra più di trascrizione nella data riferita al possesso dell’immobile della famiglia francescana nel 1952, poiché questo pezzo di lapide venne affisso al muro di facciata già nel 1919.
(3) Valle della Sanità starebbe a dire che i Domenicani ci tennero a separare la zona della loro chiesa tra la Valle degli Eumelidi sotto Capodimonte laddove sorse poi San Gennaro dei Poveri e la Valle degli Eunostidi, gli adoratori del dio Eunosto più a sud nel comparto dei Vergini. Per la Valle degli Eumelidi vedasi: Carmela Fedele Un antico polo religioso tra borgo e suburbio: San Gennaro dei Poveri a Napoli in Borgo dei Vergini. Storia e struttura di un ambito urbano a cura di Alfredo Buccaro, per la Electa Napoli 1991. BNN SEZ. NAP. VII B 1592, a pag, 217. Per la Valle degli Eunostidi vedasi Italoi Ferraro, Vergini, Sanità. Napoli : Oikos, [2007]. – CIV, 551 p. : ill. ; 31 cm. ISBN 9788890147807 Fa parte di Napoli : atlante della città storica , 5 Autore Ferraro, Italo Soggettario Firenze NAPOLI – Rioni e quartieri – Urbanistica Luogo pubblicazione Napoli Editori Oikos Anno pubblicazione 2007. Ed ancora: G. C. Capaccio (1634, p. 140) e da P. Sarnelli (p. 103). Vedi, anche, Parrino 1788, p. 41; Galanti 1829; Sasso 1856, pp. 349-350; Celano, Chiarini 1856, p. 402; Galante 1872, pp. 305-316; Dal Bono 1876, 490
(4) [Il Tesoro Nascosto. Manifestato per la miracolosa invenzione di Santa Maria della Sanità venerata nel soccorpo della chiesa in Napoli con la Memoria dei Santi Martiri napoletani ivi esistenti. Opuscolo compreso in autori vari, redatto dal sacerdote napoletano di Regia Giurisdizione Raffaele Corvino per la tipografia Chianese nel 1831 BNN VF 153 F 42/5 OP 4)
(4bis) Clicca qui per aprire questa nota.
(5) Sui principi di stretta osservanza religiosa di povertà, preghiera e predicazione, secondo lo spirito della Regola di San Domenico da Guzman, la riforma domenicana esitò fiori e frutti di santi uomini, ma fu anche un occasione per conquistare sempre nuovi lotti di fondazione da strappare alla roccaforte dei non riformati di San Domenico Maggiore a Spaccanapoli e laddove già esistenti si trattò della conquista di case e chiese nella nuova città napoletana. Quindi in relazione alla riforma della Sanità, nel 1734, si registrarono afferenti al sacro tempio domenicano, compreso il convento e la Congregazione del Rosario in essa insediata, le chiese napoletane di Santo Spirito di Palazzo a Piazza Plebiscito poi buttato giù per far posto alla Foresteria borbonica, il Collegio de Monte di Dio, San Pietro Martire alla sezione Porto-Pendino, Santa Maria a via Costantinopoli al Museo, Santa Maria della Libera al Vomero, Santa Maria dell’Arco a Miano, Santa Maria della Sanità a Barra, Santa Maria La Nova a Cesa, frazione di Aversa, Santissima Annunziata ad Acerra, San Domenico a Somma Vesuviana, a Santa Maria a Vico, ad Arienzo , Benevento e Praiano . In F. Pii Thomae Milante... *de viris illustribus Congregationis S. Mariae Sanitatis ... libri tres. - Neapoli : ex typ. Mutiana, 1745 B. Branc. 085H 45; B. Branc. 085H 46; B. Branc. 085K 106. - [16], 228 p. ; 4ع Codice SBN LIAN029751. Nota a pagina 18 di *Santa Maria della Sanità di Napoli : storia, documenti, iscrizioni / Gioacchino Francesco D'Andrea. - Napoli : Convento S. Chiara, 1984. - 178 p., [10] c. di tav. : ill. ; 24 cm. ((In parte già pubbl. [Codice SBN CFI0053756 BNN SEZ NAP VII B 354
(6) [Maestro d’Ascia ovvero un falegname, pur tuttavia, costui è stato il progettista della chiesa di San Carlo all’Arena a via Foria, il monastero di San Sebastiano ed il chiostro dello scomparso Monastero di San Tommaso d’Aquino ai Fiorentini. Napoli Nobilissima, XVI 1970 pagina 12 vedi nota. Incontri di studio su fra' Nuvolo Napoli 21 11 1992 Arte Tipografica Napoli 1994 BNN sez nap B 1799/7 (7) [Per alcuni di essi gli ingegneri del tempio registrarono una profondità che supera i trenta metri. ASN., Monasteri Soppressi, vol. 984, f. 143r
(8) [Il Rievocatore di Napoli. Periodico mensile di Cultura aprile giugno 1971 p.1 e ss. I redattori presero in esame il documento consiliare dei Domenicani datato 26 dicembre 1621, col quale i Predicatori della Sanità lagnano l’opera La Circoncisione ultimata dal Forlì, ma sembrerebbe iniziata proprio dal Caravaggio, al quale i frati assegnarono 150 ducati. A conforto: Saccà Virgilio, Michelangelo da Caravaggio. Pittore. in Archivio Storico messinese, VII 1906, pagina 60 e seguenti
(9) [ASDN., Processo di Beatificazione XXXVI-6 VI, ff 88r-96r (De Fiore) 221r, 223r, 225r, 267r, 269v (Gravina), 32r e 38v (d’Avitabile), 39r-42r ( Calisto di Missaniello), 42r-45r (Rocco)].