Chiesa di Santa Lucia al Monte di Napoli

E' una delle chiese di Napoli1, zona Santa Lucia Monte limite del quartiere Montecalvario pienamente documentata dalla veduta della ”Pianta della Platea di Campanoro”, sulla strada delle colline, oggi detto il Corso Vittorio Emanuele.

E' stata disegnata da Onofrio Tango in un documento databile posteriormente al 1670; l'architettura è agganciata alla collinetta soprammare dei Quartieri Spagnoli, dalla quale spunta l'intera facciata della chiesa.  

Dal monte spunta anche parte del corpo strutturale dell'annesso convento con un carattere tanto diverso dalla natura che lo circonda, indifferente e necessario nell'uso di ritrovo provvisorio di un primitivo nucleo cenobitico, evocativo dell'eremitismo del tardo Trecento europeo sulla spinta delle riforme monastiche all'indomani del secolo dei Concilii.
Gli eletti la scelsero per trasferirvi le reliquie di Santa Rosalia da Palermo2 e nella ”Pianta delle Strade di Santa Lucia al Monte” databile metà del XVII secolo in questa stessa zona è visibile l'antica infermeria. Sopra questi edifici le stesse coperture fanno da camminamento e servono da servizio accesso ad altri impianti.


Santa Lucia al Monte ed il possesso primitivo minoritico della città. 

Teresa Colletta definisce questo carattere architettonico, tipico camminamento di ronda, significativo della funzione difensiva che indubbiamente ha avuto seppur di brevissima durata probabilmente negli anni in cui Alfonso II d'Aragona commissionò la costruzione del Molo Grande all'ombra delle fondazioni angioine di Castelnuovo.

  • Affacciata direttamente sulla golfo di Napoli ed una stradina parapetto corrente il muro grande cinge il fronte conclusivo della chiesa esposto sul mare in direzione del fondo schermato dal Vesuvio. Un tempo la chiesa fu dei Frati Minori Conventuali ed oggi è chiesa diocesana appartenente al Terzo Decanato dell'Arcidiocesi; espleta le principali e organizzate funzioni liturgiche aderenti il rito cattolico romano e tutte le attività conformi ai canoni del diritto ecclesiastico che le riconosce la titolarità di parrocchia con funzioni coordinatrice del territorio di riferimento, per l’attuazione del piano pastorale. Considerata la sua pozione solitaria anche in assenza di una specifica documentazione di sintesi3 non è da escludere che questa chiesa sia stata in tempi remoti ritiro per gli Spirituali espulsi dall'Ordine dei Frati Minori con residenza all'interno di quel che diverrà poi il Monastero di Santa Chiara a Spaccanapoli, a quel tempo in provincia con Terra di Lavoro. Piuttosto la si riconosce isolata nei boschi sotto Vigna San Martino inserita all'interno del Parco Metropolitano regionale delle Colline di Napoli.

Santa Lucia al Monte nelle storiografia e nelle vedute antiche di Napoli. 

La chiesa è visibilissima con fronte sul mare assai suggestivo e sotto il Forte di Sant'Elmo sulla veduta di Casa Strozzi datata 14644.

  • Luigi d'Afflitto è l'unico a connotare un'origine quattrocentesca della chiesa officiata nei secoli da diversi Ordini religiosi, sofferente di continue modifiche, mentre il Ceva Grimaldi la vuole oggetto di una disputa tra Bernardo Brancaleone e Federico Grisone imparentato con Ippolita Caracciolo, madre dello storiografo D'Engenio. Quanto al suolo per un ampliamento decisivo e coerente D'Aloe aggiunge che le armi della casata Grisone vennero poste sulla chiesa e invece il Galante scrive che il frate Michele Pulsaferro degli Alcantarini avrebbe acquistato parte e forse anche tutto lo spazio allora appena appena un lotto per insediamento ed avrebbe dato avvio alla prima forma dell'attuale convento di San Francesco al Monte. Un'altra versione dei fatti viene recitata da altri storiografi, Galante nel 1559 e D'Aloe nel 1561 sulle testimonianze scritte della riforma francescana di papa Sisto V, data alle cronache come di un fraticello, frate Agostino di Miglionico, il quale col solo scalpello prima si procurò spazio sufficiente a star dentro una grotta da solo poi con lo stesso attrezzo e con l'aiuto delle elemosine di fra' Geronimo Viscardo da Sant'Agata costruì per intero la chiesa stessa. Fatti e curiosità che determinano poco o nulla delle alterante vicende storiche che l'hanno vista nascere e crescere; nella fase cinquecentesca la chiesa ed il monastero annesso dovettero conoscere una prima sistemazione confermato dalla veduta Baratta del 1629 che dà conto della straordinaria posizione panoramica goduta dal convento alloggiato su un terrazzamento in parte opera dell'uomo in un sito in cui anticamente si cavava la pietra, comune attività operaia già testimoniata dalle cave delle Fontanelle nel rione Vita sotto Materdei.

Presentazione breve della chiesa di Santa Lucia al Monte. 

Il complesso di Santa Lucia al Monte occupa l'area che va dalla remota cappella del Santo Sepolcro, antica Grotta degli Spagari cosi detta dai lavoratori di cordame5 alla chiesa che si trova nel terrazzamento che piega al di sopra dell'abitato dei Politi verso le masserie dei Caputo.

  • Ampia e complessa costruzione come bastionata in quanto in gran parte risulta che lo spazio in profondità era modesto ed era stato ampliato in corrispondenza della chiesa, del chiostro e dei camminamenti di collegamento tra le porzioni di suolo. Ulteriori trasformazioni dell'intero complesso si registrano nel 1722 riferita da Luciana di Lernia, mentre il Cesare De Seta ricorda un collasso della struttura portante del convento a seguito di un violentissimo nubifragio accaduto nel 1729. Serissimi danni son stati riportati alla struttura della chiesa prospisciente la via delle Croci durante i bombardamenti del 1943 ed altre terribili sollecitazioni all'impianto si son aggiunte nel sisma del 23 novembre del 1980 e a febbraio del 1981. L'ala Nord Est oggi presenta notevoli rimaneggiamenti soprattutto interventi di rinforzo con materiale meno grezzo, travetti in cemento, tabelloni e solai in putrelle di ferro, mentre l'ala Ovest è oggi un albergo. Tutto l'edificio è in muratura di tufo con qualche accorgimento qua e là atto al ripristino della massiccia facciata del convento con piccole aperture rispetto alla massa di muratura senza alcuna fascia marcapiana o decorazione alcuna presentandosi molto sobrio come anche, essendo questo un luogo di culto, molto pesante all'occhio.

Santa Lucia al Monte negli interessi del Comune e del Suor Orsola Benincasa. 

Nel 1989, il noto gallerista napoletano Lucio Amelio acquistò l'ala nord del monastero con l'intento di pieno respiro di realizzarci il Museo di Arte Contemporanea.

  • L'intenzione fu però anche quella di ospitarvi la collezione Terrae Mouts, giacente in locali cantinati dopo esser stata accolta nella villa Campolieto a Portici. Solo 20 anni più tardi il sogno dello scomparso gallerista trova sostanza nel progetto di Banca Intesa ed il Museo Madre a Settembrini installata nei locali dell'egregia chiesa Donnaregina VecchiaI documenti conclusivi delle conferenze riunite tra Comune di Napoli e il Suor Orsola Benincasa recitano che il Demanio cede in locazione l'ultima parte del convento della SS. Trinità delle Monache a pochi passi felici dalla chiesa di Santa Lucia al Monte, la quale resta a partire dal 2004 sede della locale Facoltà di Giurisprudenza dell'Università Suor Orsola Benincasa, insediatasi nei locali un tempo adibiti a convento e tutt'oggi ripristinati nel riutilizzo assecondando le esigenze di spazi vitali votati al polo delle scienze e delle ricerche. Andata perduta per sempre e collocata in più segmenti verso altre sedi la Biblioteca di Santa Lucia al Monte, mai danneggiata né da vandalismo ricorrente, né dalla soppressione degli Ordini, nè mai vi fu atto di trafugare testi o materiale fotografico alcuno. Esistono in letteratura storica indicazioni che la buona sorte della biblioteca venisse dal divieto costituzionale degli Alcantarini di possedere libri di proprietà e che anzi durante lo sfascio a Napoli delle Case Professe, prima tra le tante la Casa professa del Gesù Nuovo, il diritto di prelazione sui fondi privati, parte dei quali trovarono effettivamente alloggio proprio in questa biblioteca, trassero in salvo molto del materiale documentario. Col tempo il Comune di Napoli e la Provincia di questa si spartirono gli spazi definitivamente sottratti all'Ordine causa la mancata quietanza di crediti che lo stesso Comune vantava contro i Frati e il loro convento e mai assolti nonostante i continui e reiterati inviti all'oblazione recapitati ai Francescani. E là dove v'era il vecchio lanificio s'insediarono i Vigli Urbani e l'Infermeria e lo spazio residuo passò di mano alla Provincia; la chiesa invece dovette supplire alle vicinissime parrocchie di Santa Maria Apparente e Santa Maria dei Sette Dolori.


Spazio note

(1) Estratto da: [5]: Quartieri Spagnoli e Rione Carità di Napoli / Italo Ferraro. - Napoli : Oikos, [2007]. - CIV, 551 p. : ill. ; 31 cm. ISBN 9788890147807 Fa parte di Napoli : atlante della città storica , 5 Autore Ferraro, Italo Soggettario Firenze NAPOLI - Rioni e quartieri - Urbanistica Luogo pubblicazione Napoli Editori Oikos Anno pubblicazione 2007 e da: Archivio di Stato di Napoli
(2) [[P. Rossi Santa Lucia al Monte, in “Napoli Sacra. Guida alle chiese della città”. Itinerario 13, pag. 788] Il D'Engenio del 1624 fa seguito al De Stefano e cita che la dedica a Santa Lucia Vergine venne estratta dal primissimo capitolo dei Frati Minori Conventuali riformati: Michele Pulsaferro di Montella, Paolo di Stefano, Giovanni Leonardi di Nola. Alle notizie del D'Engenio verranno poi in seguito pubblicate delle aggiunte per mano del De Lellis che reinventa la storia stessa della fondazione della chiesa di Santa Lucia al Monte. Dichiarando il De Lellis di aver preso visione degli strumenti notarili per le acquisizioni di lotti adiacenti e perturbani una piccola cappella, dà ragione piuttosto alla versione data dal Capasso di quand'egli era solo un bambino e campava delle rendite dei fraticelli ancora affaticati a realizzare l'opera tutta, contestando effettivamente la versione invece del savoiardo maestro di teologia francescano minore conventuale fra' Benito Combasson che attribuisce l'inizio della Riforma in Italia a Giovan Battista Pizario del 1586 senza menzione alcuna alla chiesa di Santa Lucia al Monte donde effettivamente partì la Rifroma del 1557 sollecitata dallo zelo dei frati sopra citati.
(3) [La chiesa di Santa Lucia al Monte nell'antica cartografia resta quasi sempre ignorata e quando magari appare l'indicazione non le viene attribuito alcun commento da parte dei cartografi che terreno comunque in conto quanto fosse importante la chiesa e l'annesso convento nella dinamiche stesse della Città. La prima apparizione eloquente è della topografia di Alessandro Baratta del 1629, seguita poi dalla stampa topografica incisa su rame di Bastiaen Stopendael del 1653 ed ancora altro cartiglio solo successivamente riprodotta anch'essa in rame di De Wit del 1680.]
(4) [*Note e discussioni : ˜La œ'tavola di Casa Strozzi'. Variazioni sul tema / Stefano Palmieri Fa parte di Napoli nobilissima : rivista di topografia ed arte napoletana , 5 s. v. 8(2007), n. 3-4; pp. 171-182. Autore Palmieri, Stefano]
(5) [P. Rossi Santa Lucia al Monte, in “Napoli Sacra. Guida alle chiese della città”. Itinerario 13, pag. 789]