Chiesa di San Carlo alle Mortelle di Napoli

E' una chiesa di Napoli1 senza facciata fino al 1728, sita nell'omonima piazzetta, sulle alture dei Quartieri Spagnoli nell'area sud del Poggio delle Mortelle. La chiesa è officiata dai religiosi presenti anche in Santa Maria del Caravaggiopiazza Dante Alighieri.

Opera su disegno di Mazenta del 1656, direzione dei lavori affidati a Giovan Cola Franco prima e all'ingegner Picchiatti poi, la chiesa risulta inglobata nel cuore di un lotto residenziale di case e palazzi.

Case e palazzi che stanno proprio a ridosso della collina soprammare, e la chiesa per conto suo è stata costruita su di una soluzione planimetrica suggestiva per le similarità che col tempo si evinceranno coi disegni realizzati per le chiese di San Salvatore a Bologna e Sant'Alessandro in Zebedia a Milano. Ed ancora copiosi sono i dettagli che ben s'incrociano tra loro nei confronti dei disegni del Binago e del Mazenta tra la chiesa di San Carlo alle Mortelle e la chiesa romana di San Carlo ai Catinari.

Resta l'unica chiesa aperta da un gruppo di Chierici Regolari su tutta l'area del Poggio alle Mortelle in un tempo in cui si videro sorgere chiese e conventi di più scarsa architettura, affidate ai religiosi degli Ordini mendicanti; è stata edificata nel rispetto delle scelte edilizie configuratesi nelle Costituzioni barnabitiche con la tratta esclusiva dei temi simbolici come la pianta possibilmente in forma di croce2.


Storia e presentazione breve della chiesa di San Carlo alle Mortelle.

Molto funzionale con la presenza di un coro ampio, edificata con la necessità di prevedere spazi per i confessionali.

  • Ed in verità, mentre è fatto noto che in questa chiesa si siano avvicendati molti architetti, San Carlo alle Mortelle mantiene la sua fisionomia originaria; da fonti di studio la costruzione di questa chiesa è stata attribuita a Giovan Ambrogio Mazenta, Ministro Generale dell'Ordine barnabita, negli stessi anni della fondazione della chiesa medesima3. Ad ogni modo la chiesa venne costruita su di un lotto scelto tra i tanti scartati per varie ipotesi che restano ignote alle cronache da dove vengono estratte le certezze e solo dopo aver già posto base all'idea e al progetto di edificare solo un piccolo oratorio, ma pare che dopo attento vaglio e approvazione di Giovan Battista Crivelli, preposito generale della Congregazione, si decise di costruire una chiesa in luogo di un piccolo centro di ascolto. Si presenta a navata unica con asse longitudinale prominente con tre cappelle laterali per lato, dette sfondate e passanti e per cappella “sfondata” si intende un ambiente con copertura propria, indipendente da quella dell’aula. Nel caso di San Carlo alle Mortelle i vani laterali sono coperti da volte a botte impostate sui setti murari che separano le singole cappelle; piccole aperture presenti negli stessi setti rendono le cappelle “passanti”, cioè comunicanti tra loro e con il presbiterio tra cui la cappella centrale risult'essere la più ampia e la più alta in netta formazione di una pianta detta a quinconce Tra la navata e l’aggancio al presbiterio, tra l'altro profondamente ammodernato dopo gli eventi del sisma del 1688, subito prima dell’arcone che introduce alla tribuna, l’architetto barnabita inserì, come una pausa, una campata di lunghezza uguale al modulo di una cappella, nella quale trovarono posto le due cantorie e gli ingressi laterali che collegavano la chiesa da un lato al collegio e dall’altro alla strada pubblica. L’altare maggiore avrebbe dovuto trovare posto al centro della tribuna, con alle spalle un ampio coro poligonale, mai terminato. Esiste però un secondo disegno della chiesa di San Carlo alle Mortelle del 1646 dove è chiaramente visibile con un utilizzo intelligente dei colori le parti già edificate e quelle mancanti dove il progettista ha reso abbastanza l'intenzione di edificarci quello che sarà poi il futuro collegio barnabita poi però rinunciato dalla Congregazione vista l'impossibilità di procedere più spediti nei lavori e tra l'altro senza doverne sventrare il fianco. Restavano, si nota dal documento anzidetto, da completare il coro e gran parte del portico giù al chiostro, cosa che, però, dai dati alla mano, risulta evidente aggiungere che non sarà mai realizzata. Placato il flagello peste nel 1656 l'llustrissimo ingegner Francesco Antonio Picchiatti figlio del celeberrimo architetto Bartolomeo avanzò nell'ordine di rimaneggiare interno ed esterno della stessa chiesa; rimaneggiamenti conclusisi con un nulla di fatto a causa di crolli spontanei avvenuti in seguito ad un sisma del 1688. Diverse voci attenderanno al lavoro di messa in opera della facciata che si attesta completata solo nel tardo 1700 su progetto del Vecchione; Giuseppe Scarola e Domenico Catuogno provvederanno agli stucchi e alle decorazioni deformi ottenute in un primo momento dalla pia opera del Pini. Nella cappella laterale che oggi orna l'altrare maggiore è visibile il paliotto in marmi in pietre dure e madre perla realizzato dal converso barnabita Marcello Zucca molto pratico in architettura4. Non più tradi del 1743, Enrico Pini, allievo saggio e generoso di Ferdinando Sanfelice, completerà il registro inferiore della chiesa ispirandosi alla facciata settecentesca della chiesa dei Minori Conventuali a via dei Tribunali. Giuseppe Scarola decorerà con pregevoli stucchi il nuovo prospetto, mentre le statue dei santi barnabiti collocati sul frontale sono opera di Domenico Catuogno. In realtà però il completamento della facciata della chiesa di San Carlo alle Mortelle, e cioè il secondo registro di questa, cui risultato finale, capitelli compositi delle paraste tra le volute laterali, è aspetto complessivo assai simile alla chiesa camilliana di Sant'Aspreno ai Vergini, v'è da ritenersi opportuno attribuirne la paternità allo stesso Catuogno. Per motivi di statica generale sull'avanzamento venne quasi definitivamente chiuso l'ingresso laterale sulla metà del Settecento.


Spazio note

(1)Estratto dai testi di Emilio Ricciardi, Dottorato in ricerca su “Il Poggio delle Mortelle in Storia dell’Architettura e della città” XVII ciclo COORDINATORE: PROF. ARCH. FRANCESCO SAVERIO STARACE, TUTORE: PROF. ARCH. MARIA RAFFAELA PESSOLANO)
(2) [“Le chiese nostre si faranno d’ordinario longe et in forma di croce come più misteriose […] si potrano anchora fare di tre navi con due fila di colonne […] overo farli di una nave senza braza […] overo si possono fari per accomodarsi al sito, di forma tonda, di otto facie, o ovati, o quadrati con quattro pilastri” (ASBM, A, cartella 6, fasc. 5, n. 7, Formula del offitio del Prefetto delle fabbriche appresso delli Chierici Regolari della Congregatione di San Paolo, riportato in F. REPISHTI, Lorenzo Binago architetto …, cit.).]
(3) È stato Gianni Mezzanotte ad attribuire, adducendo convincenti motivazioni, il progetto della chiesa di San Carlo alle Mortelle a Giovanni Ambrogio Mazenta. Cfr. in proposito G. MEZZANOTTE, Gli architetti Lorenzo Binago e Giovanni Ambrogio Mazenta, in “L’Arte” XXVI (1961), pp. 231-294. Cfr. anche L. MANZINI, Giovanni Ambrogio Mazenta barnabita architetto, in “Bollettino di S. Zaccaria”, 10-11 (1929); G. BOFFITO, Scrittori Barnabiti, II, 1933-XI, pp. 451-463.).
(4) Su Marcello Zucca cfr. L. LEVATI, Menologio dei Barnabiti, 12 voll., Genova 1933-37; F.COLCIAGO, Fratelli conversi Barnabiti artisti del '600: Fratel Marcello Zucca (1663-?), in “Barnabit Studi” 3 (1986), p 123-149; U. DOVERE, La chiesa di S. Carlo…, cit.; A. SPIRITI, La chiesa di Sant’Alessandro…, cit.; ID., Rileggere Binago …, cit..)