Chiesa dei Sette Dolori a Spaccanapoli
E’ la chiesa dei Padri Serviti a Santa Lucia al Monte, all'apice di Spaccanapoli, col titolo esatto di Chiesa Santa Maria Ogni Bene ai Sette Dolori.Sta separata dal Corso Vittorio Emanuele solo dalla discesa di via Girardi, ed è posta di fronte all’ex monastero della Santissima Trinità delle Monache oggi l’ospedale militare.
La chiesa dei frati cacciati di via da Napoli1 ai tempi del cardinal Gesualdo e poi tornati ad insediarsi sotto il pontificato di Clemente VIII, è spesso indicata col titolo di Santa Maria dei Sette Dolori.
Si tratterebbe, poi, di uno dei nomi della Beata Vergine Maria, inserita nel 1703 nel già cospicuo numero dei santi protettori della città di Napoli.
Tra l'altro, Santa Maria dei Sette Dolori, fu la denominazione piuttosto prevalente nell’Ottocento in relazione alla statua dell’Addolorata che ancora vi si conserva al suo interno, incoronata direttamente dalle mani di re Ferdinando II, il quale, memore dei benefici ricevuti alla restaurazione del Regno borbonico, fa applicare ad alcuni dei terminali della cancellata ottocentesca i gigli di casa Borbone.
La chiesa venne elevata a rango di basilica pontificia per decreto di Pio IX.
Storia breve di Santa Maria Ogni Bene ai Sette Dolori.
Fu fondata dal banchiere toscano Francesco Biffoli, proprietario per 600 ducati del patronato sull’altare maggiore e da Manlio Caputo, che detiene primato di proprietà su un’omonima cappella al suo interno.
- La struttura fu disegnata, progettata e realizzata nel tardo Cinquecento dall’architetto fiorentino Vincenzo Casali e di quel periodo e di quella fattura oggi restano solo le forme severe e lapidee del portale marmoreo. La chiesa è preceduta da un sagrato e scale a tenaglia in materiale vesuviano, opera datata 1730 per mano dell’architetto Tagliacozzi Canale sistemate a mo' d'accoglienza nell’esatto luogo in cui nel XVI secolo la chiesa medesima già godeva del toponimo di Belvedere. La chiesa d'Ognibene chiude a nord il tracciato del Decumano inferiore, nel punto esatto in cui questa strada terminerebbe sulle sommerse fondazioni di una cappella rurale, dalla quale, stante a sentire le guide dell’Ottocento, attorno alla venerazione di una statua, si sarebbe sviluppato un intenso quanto inatteso culto alla Madonna chiamata d’Ognibene. Solo dopo la peste del 1516, dai padri Serviti di Santa Maria del Parto a Mergellina, la veneranda statua Madonna chiamata d’Ognibene, che qui sarebbe stata posta in questo luogo considerato quindi sufficiente ad ospitare un numero sempre maggiore di fedeli che ne venerano le prodigiose vestigia, ma principalmente e più certamente nel 1583 perché il luogo si sarebbe prestato alle vicinanze con i Camaldolesi della Certosa di San Martino e le chiese di Santa Maria Apparente, la chiesa delle Pentite, Santa Maria dello Splendore ed il complesso conventuale dello Spirito Santo a via Toledo.
Il sistema delle cappelle della chiesa di Santa Maria Ogni Bene ai Sette Dolori.
Si presenta a navata unica, con archi spezzati e mistilinei, croce latina e cinque cappelle per lato.
- L’aspetto complessivo rispetta i canoni del più puro rococò napoletano impostato dal Tagliacozzi Canale, anche se delle impostazioni settecentesche non sopravvivono più l’affresco della volta ed il pavimento in maiolica, andati perduti nell’ultimo riordino della chiesa avvenuto durante l’ultimo ventennio dell’Ottocento.
- Nella prima cappella a destra si trova uno dei tanti altari di manifattura locale commissionati dal Genovesi; alle pareti della medesima cappella stanno due tele firmate da Carlo Malinconico ritraenti i Miracoli di San Pellegrino.
- Alla cappella che segue il bellissimo dipinto di Saverio Altamura del 1882 raffigurante San Giuseppe con Bambino.
- La terza cappella sempre sullo stesso lato, fu eretta per volere della duchessa Carlotta Colonna di Maddaloni, il cui rango è ricordato negli stemmi fogliati, fatti sistemare ai lati dell’altare. In questa cappella durante le ricorrenze della terza domenica di Settembre si celebrava lo Stabat Mater, composto per l’occasione dal maestro di cappella di Casa Maddaloni Antonio Pergolesi. Ed ancora in questa cappella notiamo le opere, l’Andata al Calvario ed il Compianto Cristo morto di Giacomo del Po, medesimo autore di pregevoli opere che decorano il transetto del santuario di Santa Maria della Stella nell’omonimo quartiere ed altri capolavori esposti in sede permanente presso la basilica di San Francesco di Paola a piazza del Plebiscito.
- Nella quarta cappella le tele ritraenti la Madonna ed i Sette Beati Fondatori dell’Ordine dei Serviti di Nicola Rossi, pittore già all’opera per altri prodotti di forti ispirazione alla scuola del Solimena anche per la chiesa di Santa Maria in Materdomini e della Santissima Trinità dentro l’ospedale dei Pellegrini alla Pignasecca.
- Quindi nella quinta cappella in alto a sinistra San Gerolamo attribuito a Filippo Vitale, datato anni Venti del XVII secolo, mostra più carattere vicino alla materia densa del valenciano Ribera presente proprio in quegli anni anche lui a Napoli.
- Nel presbiterio, in mostra la sacra mensa, opera di scuola squisitamente napoletana del Settecento ed il Cristo Risorto in madreperla sul tabernacolo. Ed ancora nella stessa area il quadro di Paolo Finoglio che dipinge l’Eterno Padre benedicente.
- Nella quarta cappella a sinistra il Sant’Alberto di Domenico Antonio Vaccaro, il regio ingegnero.
- Nella cappella successiva la tela di Michele Ragolia raffigurante l’Elevazione della Croce.
- Oggi al Museo Archeologico di Capodimonte, in custodia uno straordinario San Sebastiano di Mattia Preti proviene da questa chiesa e più precisamente dalla cappella di Manlio Caputo.
Spazio note
(1) [Napoli Sacra *2. Itinerario / [testi di] Leonardo Di Mauro ... [et al.]. - Napoli : Elio De Rosa, ©1993. - P. 65-128 : ill. ; 33 cm. Codice SBN NAP0159853 BNN 2° itinerario Leonardo di Mauro Napoli Sacra Misc Busta D40/12]Categorie delle Guide
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