Real Albergo dei Poveri Napoli

E' uno dei palazzi di Napoli1(1bis), "simobolo della pietà illuminata del principe verso i suoi sudditi"1ter(1quater) presente sulla mappa del duca di Noja come "regio reclusorio per li poverelli"

E' posizionato trasversalmente allo scacchiere dell’Arenaccia, sulle strade del tridente che fanno capo a piazza Carlo III e all’imbocco del Corso Garibaldi, il Corso Meridionale e le propaggini edilizie del rione Diaz. Fu quindi acquisito dal Comune di Napoli all’indomani della soppressione dell’Ente Collegi Riuniti Principe di Napoli del 1981 

Di proprietà del Comune di Napoli, all’interno dell’area definita protetta, assieme ad altri elementi che hanno contribuito ad identificare il valore inteso come universale del Centro Storico UNESCO di Napoli, unico motivo per cui quest'ultimo è stato iscritto al World Heritage List1quinquies.

Sorge con facciata prospisciente il largo Carlo III, nella zona a nord-est del nucleo più antico della città storica, costituita dalla più importante via di collegamento con l’entroterra e il principale punto di accesso alla città del Regno, laddove, cioè, l’antica via del Campo di Marte incrociava Via Foria, all'altezza del Borgo di Sant'Antonio Abate, tutte e tre egregiamente configurate poi come direttrici di penetrazione interna alla città.


La panoramica contestuale dell'immobile nel tessuto urbano moderno.

E' in disuso dal 19812 e fino a tutto il Settecento assieme ai Granili a Sant'Erasmo ha rappresentato il culmine del nuovo mondo.

  • Fu costruito tra la città urbanizzata e l’area agreste afflitta dalle paludi napoletane, e quindi collocato all'apice di una vasta area corrispondente all’unico fuoco visivo della città capitale3. Anche detto il Palazzo Fuga, l'immobile nel 2014 ha compiuto 260 anni di vita. E' esteso per 103.000 mq ed un volume complessivo di 830.000 metri cubi, per una larghezza totale di 140 metri e lungo 360. Tre cortili, ognuno di 6.500 mq detti cortili maggiori ed altri 6 cortili minori complessivi ognuno di 700 mq. Nove km di corridoi pensati per collegare tra loro 440 stanze. E' Alto fino a 42 metri, sul quale pende ancora la scelta d'uso tra le diverse soluzioni in fase di cantieraggio dal 20004Già visibile nella veduta del duca di Noja, la gigantesca mole si staglia rigorosamente sulla collina verde dei Miradaois e l'area dei Miracoli ad ovest e con l’immobile fissato nella selva boschiva nella zona dei Ponti Rossi, colonizzata dalla chiesa di Sant’Eframo Vecchio, e dalla Cooperativa dei Ferrovieri Scodes a via De Marco.  Un evidente dinamismo tangenziale è espresso soprattutto dalla facciata e dall’esigenza dello spazio interno funzionalmente assorbito, capace in questo senso si spingere nella direzione opposta alle colline alle sue spalle. A metà degli anni Ottanta del '900, un gruppo misto di architetti e di progettisti d'estrazione americana, convenuti a Napoli in occasione dei festeggiamenti indetti sul primo cinquantennio di Formazione e Storia della Didattica dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, suggerirono di buttarlo giù, in luogo di edificarci impianto analogo con messa in opera di una mega struttura di ricezione turistica altamente qualificata5 . Nel 2004, alla luce di una futuristica possibilità della Regione Campania di poter attingere ai fondi specifici del Cipe, anche ai fini di studi di fattibilità, le progettazioni medesime di recupero e riuso dello stabile in oggetto, ebbero punto d'appoggio in una serie di approvazioni comunali seguite dall'acquisizione nel 2005 di altri progetti cantierabili, indispensabile premessa per l'acceso ai fondi anzidetti; da allora, però, non si è giunti a realizzare più di quanto non venne effettivamente già posto in essere nelle attività pregresse. Lo scenario per una coerente funzione moderna del Real Albergo dei Poveri, con la presentazione al MIPIM di Cannes nel marzo del 2003 di un raggruppamento d' imprese guidate dalla Società Nomisma, s'era concluso in una lunghissima fase propedeutica sulla destinazione d'uso finale della struttura6.

Il Real Albergo dei Poveri nell'opera moderna di Paolo Giordano.

E' un immobile bifronte con capacità di esprimere sia il concetto di finito che quello di non finito, con un'ambivalenza configurativa che è propria delle metafore sull'utopia.

  • A norma delle parole di Paolo Portoghesi chiamato a comporre l'introduzione dell'ultimo testo scritto su questo immobile, datato 2014, si evince che l'albergo dei Poveri mostra una facciata esteriore, quella su piazza Carlo III, composto per lo più da un linguaggio architettonico detto algido, completamente diverso, seppur non visibile dal lato della piazza, dalla facciata interna che invece si presenta magniloquente e di un'indeterminatezza sia estetica che volumetrica tipica della fabbrica del Settecento. Perciò dunque lo stesso autore dell'introduzione accenna per il Real Albergo dei Poveri ad una particolare condizione di staticità dell'immobile, che egli non esita a definire, ”architettura interrotta”. Quindi si conclude che esso è finito sul prospetto principale che dei due è quello più scialbo di significato architettonico, mentre non è finito sui prospetti postici proprio laddove già si iniziò ad intravedere una composizione architettonica di slancio. Questa caratteristica la si esplicita quasi in maniera del tutto monumentale nelle complesse tessiture delle cortine murarie dell'edificio che mostra in moltissimi punti i punti non finiti, cioè non intonacati, quindi mostrando la logica costruttiva della fabbrica composta di tecniche molto diversificate tra di loro e tra di loro sovrapposte. Tuttavia nonostante le riserve che lo vorrebbe appunto un prodotto non finito, le ragioni superiori dell'architettura e della storia dell'architettura lo indicano invece come un prodotto finito poichè la sua tecnica costruttiva ha soddisfatto i requisiti che lo hanno voluto, ovvero, la sua ragione funzionale, la sua natura statica e la sua volontà estetica. E a maggior sostegno della tesi di prodotto finito è stato anche posto in evidenza la configurazione di tutto l'impianto composto per lo più da pezzi di fabbrica diversi, tra i quali, dialogano forme diverse di costruito a diverse modalità di costruire nel tempo. La stessa trama muraria incompleta è mostra anche nei riquadri e nelle paraste, negli archi semicircolari a tutto sesto, nelle modanature e nei cornicioni, nelle modanature sotto forma di portali, androni, porte, balconi, finestre e perfino i fori d'andito, laddove avrebbero dovuto trovare posto le estremità delle travi di legno che non son state mai alloggiate; il tutto reso policromo dal tufo giallo di Capodimonte, i listelli di mattone cotto nei forni di Salerno, il piperno e le pietre di calcare bianco estratte dalla cava di Bellona.


Spazio note

(1) Contributi da: la città dei Giovani in PDF. Contributi: G. Pane, Ferdinando Fuga e l’albergo dei Poveri, in Napoli Nobilissima, vol. V (1966), pagg. 72 84. Per i disegni di Ferdinando Fuga circa l’Albergo dei Poveri di Napoli vedasi, i Disegni di Ferdinando Fuga e di altri architetti del Settecento, catalogo a cura di L. Bianchi; G. Chierici, L’Albergo dei Poveri a Napoli, in “Bollettino d’arte” del 1932, f. XXV e R. Mormone, in Supplemento napoletano del catalogo dei disegni di Ferdinando Fuga, Napoli 1956.
(1bis) *Roma, Napoli e Firenze / Stendhal ; prefazione di Carlo Levi ; introduzione critica di Glauco Natoli. – Milano ; Firenze : Parenti, 1960. – 3 v ; 24 cm. ((Trad. di Bruno Schacherl ; a cura di A. Terenzi. – Ed. di 4000 esempl. a pagina 259 dell’edizione del 1817, Stendhal, aggiunge a proposito del palazzo: “…molto più soprendente di certi gingilli che Roma vanta di avere” Codice SBN SBL0034707 BNI 614970
(1ter) Sviluppo urbano e struttura della citta’ / Alisio, Giancarlo. – Napoli: Societa’ editrice storia di Napoli, s.d. – 313-366 p. : ill. ; 31 cm. Codice SBN NAP0195052. Resterà di fatto, però, anche la specificazione per una città a quei tempi abitata da troppi poveri e troppi soldati.
(1quater) Maurizio Barracco: ”L'albergo dei Poveri a Napoli rappresenta la concretizzazione parziale di un'utopia sociale, caratterizzata da una potente speranza civile purtroppo, andata perduta”. A pagina 13 nella sessione dedicata alle presentazioni del libro di Paolo Giordano, L'albergo dei Poveri a Napoli, inserito nella collana La Fabbrica della Conoscenza”, fondata e diretta da Carmine Gambardella. Vi è copia di questo testo anche alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, collocazione CAA.010081. È stato redatto a Napoli, presso il Monte di Dio nel 2014.
(1quinquies) Con decreto legge 77/2006 varato in Italia nel 2007 e a cui si è fatto ricorso anche per il tessuto urbano antico del capoluogo campano . Linee guida per la rendicontazione tecnica ed amministrativa finanziati a valere sulla legge 77/2006;
(2) L’edificio quindi è stato acquisito dal Comune di Napoli all’indomani della soppressione dell’Ente Collegi Riuniti Principe di Napoli del 1981. La consapevolezza del valore monumentale di tutto quanto il complesso architettonico nonostante le condizioni di assoluta precarietà inizia ad esser riconosciuto lungo il corso degli anni Novanta del Novecento, approvando in preliminare un primo progetto di restauro stimato 83 milioni di euro redatto nel 1999, con una prima reale messa in sicurezza già nel 2000 anno in cui lo stesso progetto si conclude con accorgimenti apportati alla struttura, appena significativi di recupero e con soldi ricavati dal gioco del Lotto nazionale e conclusosi quello stesso anno; il progetto sulla scuola si è concluso nel 2002. La dimensione di un piano di recupero per le ingenti risorse economiche, umane e sociali che impegnerebbe, ha indotto alla municipalità di competenza per provveditorato ad istituire ufficio dedicato alla progettazione per il recupero ed una gestione degli obiettivi, tempi, finalità e costi ulteriori affidata ad un master plan approvato in via definitiva dal Comune nel 2000. La scansione temporale del progetto di recupero prevedette la rifunzionalizzazione del vecchio Serraglio a partire da un consolidamento ed una riconfigurazione architettonica dell’edificio con priorità assoluta alla bonifica dei luoghi adiacenti alle aree semicrollate e alle altre a rischio ulteriori crolli con un’individuazione di una funzione compatibile degli spazi recuperati e la finale destinazione d’uso per verticali indipendenti, oltre al restauro del lungo frontone sulla centralissima piazza Carlo III con particolare attenzione ai progetti di recupero e stanziamento finale su base d’Asta pubblica europea dei costi ammortizzati in 13 milioni di euro per il Comune di Napoli e 6 milioni di euro per la competente soprintendenza.
(3) Elementi primari ed originari della zona orientale di Napoli. B/ Invenzione di un paesaggio Lidia Savarese in: Un’alternativa urbana per Napoli. L’area orientale Analisi del Territorio e architettua collana diretta da Giancarlo Alisio Edizioni scientifiche italiane giugno 1983 Portici BNN SEZ NAP VII B 502
(4) Il progetto della costruzione inizialmente prevedeva che lo stabile si estendesse per seicento metri di lunghezza e centocinquanta di larghezza con quattro enormi cortili estesi lungo il perimetro interno che accogliesse quattro diverse categorie di soggetti ed una chiesa grande come lo può esser una chiesa di quattro navate a pianta stellare con una ramificazione dei transiti a sei braccia. Così non fu e così non capitò. Nel 1891 una presa di posizione assolutamente diversa interruppe i lavori: dei seicento metri di lunghezza pare ne bastarono gli attuali 354, dei quattro o cinque cortili di categoria ne furono realizzati appena tre e la chiesa restò niente niente solo un abbozzo. Sull’argomento si veda tra l’altro: www.comune.napoli.it Comune di Napoli Assessorato all’Urbanistica.
(5) Quest’immobile porta con sé storia di manomissioni, demolizioni, superfetazioni, soprelevazioni, la ricostruzione subordinata al complesso lato via Bernardo Tanucci del 1930, lo sventramento degli ultimi due livelli originari all’impianto del 1937, la costruzione di alloggi sulle terrazze incompiute nel 1945, gravemente danneggiato dallo spaventoso sisma del 23 novembre del 1980. Affidato all’Infrasud in quel decennio di quel secolo, l’individuazione del piano d’intervento sul recupero del manufatto non è mai stato realizzato, per i costi impegnativi ed in ragione delle tante emergenze che hanno poi fatto seguito al terremoto.
(6) S’era pensato di realizzare il Palazzo delle Istituzioni ponendo come primario l’obiettivo di realizzare una riqualificazione socio economica dell’edificio attraverso l’erogazione di servizi avanzati agli operatori economici; scenario futuro sulla possibilità equivalente di rilanciare in risorsa la Piccola e Media Impresa della Regione Campania, catalizzando in un unico ambiente offerta amministrativa di consulenza e alta formazione, allocando nel Palazzo, a restauro avvenuto, incubatori per le neo attività d’impresa e lo sportello per imprenditori qualificati, una biblioteca, una videoteca, spazio giovani e aule e laboratori per la didattica, l’area di studio e quella dedicata ai docenti. Ma lo scenario è cambiato in favore dell’idea di realizzare il Palazzo delle Arti e della Musica, assumendo una logica strategica di fondo di sfruttare un unico spazio vitale, riadattato dai restauri per l’offerta integrata e composita di eventi culturali di altissimo livello: entertainment ed edutaiment; contestualizzando al massimo gli unici quattro scomparti di settore in grado di catalizzare da soli risorse turistiche provenienti da altre regioni italiane e dall’estero: la musica anzitutto, l’enogastronomia, l’artigianato e l’antiquariato. Con l’allocazione di spazi per le mostre, per le formazioni, i centri di ricerca specialistici, scuole di cucina food court multietnico ed il food and beverage di altissima qualità.