Tomba di Giacomo Leopardi a Napoli

E' la tomba di Giacomo Leopardi, collocata, assieme alla Tomba di Virgilio Mago, presso il Parco Virgiliano a Mergelllina di Napoli1bis, poco a più a nord della chiesa di Santa Maria di Piedigrotta, ai piedi della Galleria Laziale e l'edificio della stazione metropolitana di Napoli-Mergellina.

A forma di cippo, adagiata su di una base di tre gradini, posta al centro dell'area leopardiana, si erge come una struttura classicheggiante, retaggio piuttosto dell'architettura d'epoca fascista, a sua volta ispirata ai modelli funerari dell'antica Roma, oggi visibili a Pompei specialmente.

Quando le spoglie del poeta recanatese ancora riposavano alla vecchia chiesa parrocchiale ormai estinta di San Vitale Martire a Fuorigrotta, il mausoleo venne dichiarato monumento nazionale da una legge fortemente voluta dal linguista, Michele Kerbaker e dal giurista, uomo politico, Ministro dell'Istruzione, Emmanuele Gianturco.
La legge come tale venne promulgata il 4 luglio del 1897 da Umberto I, re d'Italia, affinché la salma del Leopardi non fosse mai separata dai resti di Virgilio, Sannazaro e Pergolesi.
Alla luce degli episodi sopraggiunti, poi, per interessamento dell'Accademia di Belle Arti, con i lavori diretti da Nicola Breglia furono rifatti il pronao e la facciata della medesima chiesa scomparsa per conferire al luogo una sistemazione più degna e decorosa con lavori giunti a termine coi contributi di Paolo Vetri socio dell'Accademia il 29 luglio del 1902.


La sistemazione della Tomba di Leopardi presso il parco Virgiliano.

Apparve dunque giustificato nel 1939 traslare i resti di Giacomo Leopardi dalla chiesa di San Vitale alla sua attuale collocazione.

  • E ciò avvenne all'indomani della totale distruzione del vecchio quartiere di Fuorigrotta rivoltato e bonificato dall'Amministrazione fascista in occasione anche dell'inaugurazione nel 1940 del quartiere espositivo della Mostra d'Oltremare e l'insediamento delle strutture industriali della ex-Italsider di Bagnoli. Sul posto rimasto vacante, a qualche centinaio di metri più a sud venne ricostruita la nuova chiesa parrocchiale di San Vitale Martire, che del poeta non ne conserva ricordo. La sistemazione della tomba di Giacomo Leopardi accanto al Colombario Virgiliano fu un atto giustificato, pur tuttavia molto criticato come un goffo tentativo di creare un contesto ideologico niente affatto coerente se solo si accetta come ancora vivo e attivo lo spirito libertario di Giacomo Leopardi, che, in vita sua, molto rifuggì nei poeti latini per giustificare il suo profondo senso di libertà contro le tirannie dei governi2. E che in morte sua non omaggia affatto l'accostamento al poeta Virgilio, il quale, invece, era visto, almeno fino a quell'epoca, ancora un cantore dell'antica Roma dei Cesari e dei dittatori3. Poi tutto fu nuovamente rivisitato, e rivisto e riproposto e più comunemente accettato come possibile solo sotto la spinta delle nuove ideologie dell' ultima democrazia che trovarono posto in un'Europa liberata dagli orrori della guerra e dalle contraddizioni del Nazionalsocialismo4.

Storia semiseria della sepoltura di Giacomo Leopardi.


Giacomo Leopardi a Napoli abitò al vico Pero in zona Stella, Santa Teresa degli Scalzi un poco più sopra delle due chiese della Madre di Dio e di Sant'Agostino.

  • Abitò in comune con lo scrittore, patriota, ed amico, Antonio Ranieri. Morì il 14 giugno del 1837. Mentre in città infuriava il colera, leggenda vuole che l'amico, Ranieri, evitando che il poeta fosse seppellito come tutti gli appestati in un vile sepolcreto, aiutandosi col certificato di un tale padre Felice di Sant'Agostino, riuscì a dimostrare sopraggiunto decesso del poeta non in conseguenza del colera. Ottenne dunque di seppellirne le spoglie degnamente nell'allora chiesina di San Vitale Martire a Fuorigrotta; sette anni dopo quella data, la bara venne ancora sistemata dagli ipogei al pronao della stessa chiesa parrocchiale. Nel 1898 all'indomani dell'esumazione del poeta, in occasione del centenario della nascita, notizie eclatanti sconvolsero l'ordine delle cose. All'apertura della cassa da morto si rinvennero solo pochi stracci e qualche costola. Nient'altro che potesse dar certezza che in quella bara ci fosse stato per davvero se non proprio Giacomo Leopardi almeno uno che veramente fosse stato in vita un uomo. Fatti e notizie che avviarono discussioni atte ad alimentare dubbi ed incertezze sulla reale sepoltura del poeta a Fuorigrotta in luogo di ipotesi spacciate per vere e cioè che la salma di Giacomo Leopardi di nascosto fosse stata quella notte deposta in un camposanto per appestati. Le farneticazioni in questo senso ottenute presero forma più ragionata e studiata a partire dagli scritti di padre Gioacchino Taglialatela dati alle stampe tra il 1908 ed il 1910. Costui forte dell'esperienza in tema di sepolture, certificato alla mano dei registri della chiesa parrocchiale Santissima Annunziata a Fonseca, sotto la qual giurisdizione il Leopardi morì, andava dicendo in giro che la sepoltura del poeta a Fuorigrotta altro non fu che una mascherata organizzata dall'amico Ranieri per salvare la faccia. E che costui fosse stato capacissimo di aver immaginato ed architettato simile orditura lo confermerebbe anche lo scritto del dottor Luigi Federici, concittadino del poeta nonché suo cultore ed estimatore. Manfredi Porena non la pensa allo stesso modo per il semplice fatto che il trucco si sarebbe dovuto congeniare in una condizione meno perversa di come viene raccontato dai due. Leopardi morì al vico Pero, da dove mosse pure l'esequie.
  • A dar retta a Taglialatela e Federici dall'abitazione del Pero nel giorno dei funerali sarebbero quindi dovute uscire a questo punto due casse da morto. Una piena col corpo di Giacomo Leopardi e un'altra vuota con dentro non si sa cosa per renderla abbastanza pesante da farla sembrare piena del corpo di un uomo. Per uscire due casse da morto debbono pur entrarvici, a meno che il Ranieri non ne avesse già una in casa. Due casse da morto son troppe per una sola salma. Ammesso anche che, il Ranieri, avendo saputo che presto l'amico poeta sarebbe morto, si fosse già comprato tempo prima una cassa da morto per orchestrare l'inciucio, domanda vuole che ci si chieda come avrebbe fatto a farla entrare di nascosto nel palazzo? E' vero, avrebbe potuto far tutto in gran segreto, allora va pure detto che a Napoli una cassa da morto non riuscirebbe ad entrare in gran segreto in un palazzo senza l'inquisizione del portiere, perchè si sa che, i portieri a Napoli, sono arbitri e giudici dei destini degli inquilini. E per far ciò non va dimenticato che ci sarebbero voluti dei complici.

Le conclusioni sulla sepoltura apocrifa di Leopardi.

I complici in questa faccenda complicherebbero ancor di più le cose poiché è cosa saputa che anche solo ad ammettere all'inganno pochi intimi e fidati, è quasi cosa certa, senza volerne fare un torto a questo amatissimo popolo, che, se ci fosse stata per davvero mano di complici, allora il giorno dopo tutta Napoli avrebbe saputo il vero.

  • Ma, pur accettando per assurdo che fosse andato tutto a codesta maniera, e cioè che fosse stata acquistata per davvero in gran segreto, tempo prima del sopraggiungere dell'evento morte una bara per accogliere la salma di Leopardi ed assecondare il trucco di veder entrare una bara vuota e vederne uscire due, una piena e l'altra vuota; poniamo pure che fosse stata acquistata e trasportata da un solo uomo e portata in gran segreto per tutta Napoli, che nessuno lo abbia visto, che non ci sia stato concorso di terzi, che il portiere magari quella notte stava a letto a dormire, insomma, se così fosse stato, allora come si spiega che Ranieri mandasse la cassa piena del corpo di Leopradi al cimitero degli appestati e quella finta a San Vitale? Non sarebbe stato autentico omaggio al Grande Leopardi l'inverso? Altrimenti che senso avrebbe avuto il trucco?5


Spazio note

(1) Per i versi in epigrafe. Scritti da Giacomo Leopardi in una lettera al fratello Carlo il 20 febbraio del 1823, con la quale il recanatese ricordava, che in suo viaggio a Roma andò a far visita alla tomba del Tasso dichiarando di averci pianto per lo struggente contrasto tra la grandiosità del poeta, gli affetti che questo riuscì a muovere anche in morte e l'umile condizione, invece, della sua sepoltura romana. Vedasi per tanto: Le lettere / Giacomo Leopardi. - 6. ed. - Milano : A. Mondadori, 1977. - 1369 p. ; 18 cm.((Catalogo della Mostra tenuta a Napoli nel 1990. Codice SBN CFI0200010 ISBN 8885823078. Acnhe: *Giacomo Leopardi: la vita, i luoghi, le opere. - Napoli : G. Macchiaroli, [1990]. - 411 p. : ill. ; 25 cm. Codice SBN NAP0284669. Anche in: *Autografi leopardiani e carteggi ottocenteschi nella Biblioteca nazionale di Napoli / scritti di F. Cacciapuoti ... [et al.]. - Napoli : Macchiaroli, [1989]. - 169 p. ; 24 cm. Codice SBN CFI0203017 ISBN 8885823068. Ed anche: *Carlo e Luigi Leopardi : documenti inediti e rari / Camillo Antona Traversi. - Trieste : C.E.L.V.I., stampa 1930. - 159 p. ; 20 cm. ((In appendice: Le opere principali di Camillo Antona Traversi. Codice SBN UBO1031419 BNI 1930 5720
(1bis) [Il sepolcro di Virgilio Mario Capasso Società Nazionale di Scienze, Lettere e Arti in Napoli, pubblicazioni del bimillenario virgiliano promosso dalla Regione Campania, per la Giannini Editore Napoli 1983. BNN SEZ NAP VI B 1651]
(2) [La *filologia di Giacomo Leopardi / Sebastiano Timpanaro. - 2. ed. riv. e ampliata. - Roma ; Bari : Laterza, 1978. - XV, 234 p. ; 22 cm. ((Segue: Appendici. Codice SBN UFI0219934]
(3) Aspetti e figure della cultura ottocentesca / Sebastiano Timpanaro. - Pisa : Nistri-Lischi, [1980]. - XIII, 477 p. ; 21 cm. ((Scritti in parte già pubbl. Codice SBN SBL0332475].
(4) [*Ideologie del classicismo / Luciano Canfora. - Torino : G. Einaudi, [1980]. - VI, 295 p. ; 19 cm. Codice SBN RAV0021803]
(5) [I resti di Giacomo Leopardi e la tomba a Fuorigrotta Manfredi Porena dalla Nuova Antologia 16 luglio 1938-XVI Società Anonima “La Nuova Antologia” 1938 Roma BNN F. DORIA 18553/16]