San Carlo di Napoli: voci del Settecento

Il vanto delle grandi voci del teatro San Carlo di Napoli1 prima del sopraggiungere dell'Ottocento e quindi del Novecento, circa il primo e secondo Settecento vanno rintracciate anzitutto nelle glorie del teatro scomparso del San Bartolomeo.

E primo tra tutti, il sopranista foggiano Matteo Sassano detto Matteuccio, educato al canto gentile prima per un pubblico raccolto in chiesa e poi per il boccascena del teatro, nel decennio 1656-66.

Gli seguì, fino a tutto il 1690 il napoletano Niccolò Grimaldi, che però fece più fortuna, non senza grandi sacrifici, eseguendo le opere di Scarlatti, Bononcini ed Händel a Londra, avviando quella che venne definita la stagione dei contraltisti castrati.

Durante il ventennio 1715 1735 per le corti d'Europa tramontava il culto delle esibizioni su libretto di Scarlatti, in luogo delle opere di Leo, Sarri, Pergolesi, Vinci, Porpora, Sarri ed Hasse, consacrando per il Settecento la scuola di arte vocale napoletana detta anche Scuola Porpora.

Dopo quella bolognese di Pistocchi e Bernacchi, l’anzidetta scuola fu la più fulgida e virtuosistica di tutta Italia.


Ad essa corrisposero tra il 1714 ed il 1727 soprani di grande talento nelle persone di Marianna Bulgarelli Benti.

Questa fu musa ispiratrice del primo libretto d'opera di Metastasio in Didone abbandonata, e ad essa fecero seguito le primedonne del Settecento musicale di Napoli.

  • Tra le quali vanno ricordate per distinzione di merito, la mezzosoprana Faustina Bordoni del 1721-23, e per storia finita male, la Caterina Aschieri, una che aveva già cantato al Teatro dei Fiorentini come buffa e cacciata via dal programma dei teatri della città per essersi attirata addosso notizie di malaffare sul suo conto. Per quanto riguarda il contralto Vittoria Tesi-Tramontini, detta la Moretta, che amava i ruoli attribuibili ai maschi e che interpretò, si dice, con maschia fierezza fino al 1748, costei fu la cosiddetta brutta voce di punta nella serata di inaugurazione del Teatro San Carlo avvenuta la sera del 4 novembre del 1737, con l'Achille in Sciro di Sarri2. Durante la serata di gala relativa all’inaugurazione del teatro spiccò per eccellenza la voce tenore di Angelo Amorevoli, destinato a diventare insuperabile per il ventennio successivo, mentre a chiudere il primo trentennio del '700 fu la voce di Francesca Cuzzoni. Vennero scritturate, sempre durante il primo trentennio del Settecento, quando il San Carlo ancora non esisteva, le migliori voci appartenute al gruppo dei castrati: Francesco Bernardi, detto il Senesino, Antonio Bernacchi, Giovanni Carestini detto il Cusanino, Gioacchino Conti detto il Gizziello ed infine tra i grandi di quel gruppo Gaetano Majorano detto il Caffarello e Carlo Broschi detto il Farinelli. Al teatro San Carlo di Napoli di quell'epoca così fertile di buone voci e di cantanti eccellenti, si esibì senza successo Annibale Pio Fabbri detto il Balino, estratto dal coacervo della scuola bolognese di Pistacchi, costui effettivamente iniziò una brillante carriera a Venezia già nel 1716 e per altri dodici anni girerà tutti i teatri italiani dell'epoca segnando tappe memorabili, compreso il teatro San Bartolomeo negli anni 1722 1723. Riuscì a farsi apprezzare anche al Kong's Teatre, diretto da Handel in un'epoca in cui la voce tenore non era affatto considerata in terra d'Inghilterra; cantò per vent'anni con enorme successo a Madrid, ma al suo debutto al San Carlo di Napoli nella stagione del 1745-46 segnò la sua battuta d'arresto, ritirandosi a Lisbona, dove morì. Con molto vigore e poca grazia, al posto del Fabbri al San Carlo venne assai gradito Gregorio Babbi, esordiente di Venezia e nell'ultimo quarto di quel secolo si avvicendarono Maria Masi Giura e detta la Morasina e Caterina la Guantarina. Ma una certa sensazione la fece per due diversi cartelloni il sopranista Ferdinando Mazzanti, reduce di grandi successi a Berlino e a Roma, piacque tanto a Luigi Vanvitelli che, il celebre architetto, un giorno scrisse di lui, che gli avrebbe piacevolmente dato un pugno tanto cantava bene e recitava come un matto balordo3.

Le acquisizioni e le voci del San Carlo all'estero ed il secondo Settecento.

Il periodo del secondo Settecento fu caratterizzato per l'attività teatrale in genere, dall'uso avviato di importare voci d'artisti che stessero facendo parlare di sé.

  • Combinando così i vari nomi di artisti già più o meno popolari con le ”location” d'Europa allora in voga detentori di irripetibili successi. Anton Raaf fu un'importante acquisizione per il San Carlo di Napoli; portò con sé le proprie glorie guadagnate durante le mirabili esibizioni di Firenze e Venezia nell'anno 1739-40 come anche dei successi maturati sui boccascena di Monaco, Vienna, Lisbona e Madrid con le opere di Galluppi e Jommelli. Fu meticoloso, esatto, virtuosistico, dietro le quinte usava pregare col Rosario; chiuse la sua carriera musicale come protagonista dell'Idomeneo di Mozart. Altra grande riuscita fu la primadonna Caterina Gabrielli, detta la Coghetta perchè figlia di un cuoco. Si distinse in attività di donna sublime nel canto, superiore alle prime donne del 1750 e ai nomi di Francesca Guizzetti, Caterina Pillaja, Clementina Spagnoli e Rosa Tartaglini-Tibaldi. Graziosa più che bella, attrasse uomini di rango, aristocratici, principi di sangue, i letterati e i musicisti tra cui il Traetta, ed il marchese Fogliani che la fece arrestare nel 1770 a Palermo, offeso oltremodo per esser stato respinto dalla cantante. Le fece seguito come prodotto di grande successo acquistato dal San Carlo solo per un brevissimo periodo tra l'altro senza un gran chè di esito, Lucrezia Agujari detta la Bastardella, un autentico fenomeno accertato perfino da Mozart e da Metastasio e fino ad oggi imbattuta nel record del Do 6 e cioè di esser un'ottava sopra il Do acutissimo, e quindi superiore alla Gabrielli che s'era fermata al Fa sopracuto. Ma che non riuscì a sostituirne la bravura, piuttosto in quest'operazione intervenne la breve ascesa di Elizabeth Teuber, abile e fraseggiante anche lei comunque non riuscì nell'impresa di ripetere i successi della Gabrielli. Tra l'altro fu proprio Luigi Vanvitelli a decretare il declino di Tommaso Guarducci, un sopranista di Montefiascone nei pressi di Roma, considerato il miglior castrato della sua epoca e che il Vanvitelli lo recensì nelle sue lettere come: "appena appena melenso".

Nei cinque anni del 1771 1776 i più assidui del San Carlo ed anche i maggiori in vista furono le soprane Anna De Amicis Buonsollazzi.

A vent'anni iniziata come buffa, si rimise al genere serio calcando le scene di teatro di Firenze e Venezia esordendo però al San Carlo di Napoli.

  • Antonia Berbasconi, che in fondo si chiamava Wasel, si faceva chiamare Bernasconi come il suo padrino, il compositore Antonio Bernasconi; anche questa iniziata come buffa, passò al genere serio nel 1767 come protagonista a Vienna della prima versione dell'Alceste di Gluck . I tenori Arcangelo Cortoni e Giuseppe Tibaldi; il sopranista Gaspare Pacchiarotti, il sopranista che più che brillare faceva commuovere l'uditorio e non poche volte anche gli orchestrali. A Padova, dove si ritirò in vecchiaia venne visitato da Ugo Foscolo, Monti, Alfieri, Canova, Rossini e Stendhal, appassionati di canto che lo ricorderanno nei romanzi Vie di Haydn, Rome, Naples, Florence e Vie di Rossini del 1823. Il contraltista Giuseppe Aprile, quest'ultimo nativo pugliese, di Martina Franca, è stato l'unico ad entrare al San Carlo di Napoli come principiante, distintosi per certi virtuosismi esclusivi e l'uso dalle tonalità impeccabili e dei trilli. A seguire Giovanni Rubunelli e Luigi Marchesi nel decennio 1776-1785, entrambi castrati ed entrambi lombardi ed entrambi gli ultimi della loro specie a calcare le scene e determinare i grandi successi, prima dell'arrivo di Giovanni Ansani, Domenico Mombelli e Maria Bertaldi detta la Balducci. Ed ancora negli ultimi vent'anni del Settecento, Francesco Roncaglia ed Angelo Monanni detto il Manzoletto. Per quanto riguarda la figura professionale del tenore Giacomo David, fu proprio lui ad avviare le grandi rivalità del Teatro San Carlo con La Scala di Milano. Prima di chiudere col Settecento, si ricordano le primedonne Anna Bosello Morichelli, cantava da seria e da buffa, Brigida Banti Giorgi, scoperta a Parigi da Sacchini che cantava come ambulante nei boulevard, una voce impeccabile ed una diva quasi perfetta se non fosse che era una ubriacona, sguaiata, una libidinosa almeno così scrisse di lei il Da Ponte. E l'ultimo decennio di quel secolo si chiuse con l'arrivo a Napoli della protestante inglese Elisabeth Billington, una soprano di origine tedesca che scelse Napoli ed il San Carlo per iniziare quella che lei volle sperare potesse esser una brillante carriera da divina, salvo però fuggir via dalla città, poiché la gente, considerandola non una protestante, quanto invece una sorta di eretica, le attribuì la iattura di un'eruzione del Vesuvio capitata proprio in quell'anno. Ed ancora. Luigia Rosa Todi, Giuseppina Grassina, Girolamo Crescentini preferito da Napoleone4.



Spazio note

(1) [Liberamente estratto da: Rodlfo Celletti L'arte vocale inIl Teatro di San Carlo Guida editori. BNN Sez. Nap VB 1045/1 1987 Guida editori Napoli Collezione Rocco Pagliara Istituto Universitario di Magistero Suor Orsola Benincasa. Pagg 269-318]
(2) [*Cultura femminile tra ancien régime e restaurazione / Gabriella Fabbricino Trivellini. - Napoli [etc.] : Editoriale scientifica, [1992]. - 84 p. ; 21 cm. ((Nome dell'A. sul dorso: G. F. Trivellini. Codice SBN CFI0217133]
 (3) [Luigi Vanvitelli spettatore teatrale a Napoli / Renato Bossa. - Firenze : L. S. Olschki, 1976. - P. 48-70 ; 24 cm. -. ((Estratto dalla Rivista italiana di musicologia, v. 11, 1976, n.1 Codice SBN NAP0366451.]
(4) [*Memorie / Lorenzo Da Ponte ; a cura di Giovanni Gambarin e Fausto Nicolini. - Bari : G. Laterza, 1918. - 2 v. ; 22 cm. Codice SBN NAP0146649].