Palazzo San Giacomo Napoli

E' uno dei palazzi di Napoli1 (1bis), il principale per estensione nell'area di Genova nuova o anche piccola Genova2, affiancato a sinistra dal palazzo della Banca di Roma.
Sorge con facciata maestosa sul confine fisico delle sezioni Porto, Montecalvario, Carità.

Nel capitolato dell'appaltatore Barbaja si decise di lasciare aperta la facciata sul fronte conclusivo di piazza del Municipio dalla quale spuntano 51 balconi su tre livelli e per tre diverse teorie di percorsi.

I balconi ricorrono una forma di disegno piatto e ripetitivo con appena una nota di varietà data da qualche decorazione protesa verso l'alto.
La facciata di questo palazzo risulta del tutto arretrata rispetto alla linea degli altri edifici prospicienti il largo a destra e a sinistra del Maschio Angionio.

All'altezza del portone principale vennero fatte apporre due lastre murali con scritti i versi di Francesco Napolitano dedicati ai sovrani Ferdinando I e Francesco I di Borbone, sostituiti con l'elenco delle vittime della Repubblica Partenopea del 1799, molti dei quali afforcarti a piazza Mercato.


Palazzo San Giacomo e la storica distribuzione degli spazi. 

Fu devastato una prima ed ultima volta durante le bombe del 4 agosto del 1943 assieme alla chiesa di San Giacomo degli Spagnoli2bis nascosta nel fianco dell'edificio che guarda nella direzione dei Quartieri Spagnoli.

  • Di forma quadrangolare poco regolare, appoggiato su uno zoccolo formato da tre pezzi di pietrarsa, concepito per stare tra le vie della Concezione lato mare e via di San Giacomo lato Capodimonte, fatta eccezione per l'Albergo dei Poveri ormai non più in uso, è l'edifico napoletano più grande mai costruito dopo palazzo Reale; risulta distribuito su una superficie di circa 215.000 palmi quadrati, quattro piani, 846 stanze, 40 corridoi, sei cortili e sei ingressi minori, oltre a quello principale. Venne dato mandato agli architetti Antonio De Simone, Vincenzo Buonocore e Stefano Gasse3 di sistemare l'enorme edificio alla maniera neoclassica. Sin dai primi mesi del 1816, si recuperò spazio tra l'area dei Fiorentini, il largo di Palazzo, via Toledo confinante col Palazzo Zevallos dei Colonna di Stigliano ed il palazzo storico dei Banco di Napoli alle sue spalle4 per la realizzazione dell’imponente edificio, che oggi ospita la sede del Municipio di Napoli, conosciuto più comunemente come il palazzo San Giacomo.  

L'accentramento dei poteri funzionali presso il palazzo San Giacomo.

Il palazzo dei Ministeri di Stato, così come figura dai documenti, è il frutto di un nuovo disegno di insieme urbanistico-architettonico ottenuto per il riordino della città sotto il segno dell'illuminato governo Borbone5

  • Sorge in un luogo molto frequentato della città, già per volere dell'Amministrazione di re Ferdinando I, laddove venne annesso il corpo di fabbrica del monastero delle monache della Concezione, fatte spostare al Divino Amore non senza aver promesso loro una cospicua rendita annua6, assieme all'ex monastero di San Giacomo, la chiesetta della Congregazione dei Nobili Spagnoli, che per tenerli quieti si dovette ceder loro il patronato su tutta la chiesa di San Giacomo degli Spagnoli ed un pugno di case ancora del Banco delle Due Sicilie, infine certe botteghe antico retaggio del mercato genovese. Fin quasi dal suo esordio, il palazzo ha espletato funzione di potere centralizzato, un'idea del Ministro de' Medici, e cioè quella di riunire in un unico isolato tutti i dispersi Ministeri e le relative Segreterie di Stato, riuscendo a realizzare guadagni sottratti alle spese d'affitto dei locali che si sarebbero quindi liberati dei dicasteri. All'indomani dell'opera di accentramento delle funzioni di Stato presso quest'immobile, quindi, tutti gli altri palazzi precedentemente occupati per queste mansioni sarebbero stati venduti. Furono: il palazzo della Prefettura a piazza Plebiscito, il palazzo Coscia, il palazzo Pignatelli a piazza del Gesù Nuovo, il palazzo del complesso della Madonna delle Grazie a via Toledo e di quello di San Domenico Maggiore a Spaccanapoli7 quanto ancor meraviglioso, però, riuscì a realizzare l'accentramento del potere di Stato in una città ancora capitale di un glorioso Regno, con edificio di linee architettoniche estratte dal più fervido e decadente stile floreale nell'area di fondazione angioina di fronte al Maschio Angioino, ancora il simbolo della città consolidata.

Palazzo San Giacomo e la testimonianza di moderna architettura. 

Palazzo San Giacomo rappresenta anche il primo episodio di rilievo nazionale per la sua epoca in termini di costruzione e produzione di manufatti in ferro e vetro.

  • Almeno per quanto riguarda il tratto vetrato interno, come parte iniziale di un collegamento tra piazza del Municipio su cui si affaccia e via Toledo, vincendo tra questa e quella, attraverso una scalinata interna, il salto di quota di otto metri che li separa. Questo ambiente fu per lungo tempo la Gran Sala della Borsa sul cui fondo emergeva per intensità d’opera, la statua del celeberrimo amalfitano, Flavio Gioia, scolpita dal mantovano Antonio Calì8. L’elemento di maggior interesse è la copertura vetrata a doppia falda, lunga 19 metri e larga 5,50 poggiata su un basamento di pietra dolce del piperno attraverso una sequenza di colonne tuscaniche. È di fatto una struttura leggerissima, col corrente superiore che si sviluppa in rettilineo e quello inferiore ad arco ribassato, ma principalmente costituita da sottili puntoni inclinati che poggiano a loro volta su travi longitudinali incassate a traliccio ed occhielli di irrigidimento a grandezza differenziata. Ingegnoso fu anche l’installazione di profilati in piatti e quadrelli onde ottenere col minimo ingombro possibile la massima luminosità9.


Spazio note

(1) Liberamente estratto da: La cultura neoclassica napoletana nel dibattito europeo. La figura e l'opera di Stefano e Luigi Gasse. Facoltà di Architettura dottorato di Ricerca in Storia dell'architettura e della città XXI ciclo Coordinatore Architetto Starace, Tutor Architetto Buccaro, dottorando Architetto Marilena Malangone.
(1bis) Oltre il portone d'ingresso su piazza Municipio, si apre l'androne grandioso ed elegante diviso in due parti nella prima delle due, voltata a botte e arricchita di decorazioni plastiche a testimonianza della gloria di questa città entro due nicchie a sinistra e a destra son state montate le statue di Ruggero il Normanno e Federico II, opere entrambe dello scultore Antonio Calì[ e nella seconda parte tre campate coperte da volte a vela sono illuminate dalla luce solare catturata da tre altrettanti grandi arcate che aprono sul cortile di linea oggi ingombrate da sovrastrutture. Sul fondo due rampe della scala d'accesso ai piani superiori V. M. PERROTTA, Cenno storico del nuovo Edificio di S. Giacomo seguito dalle corrispondenti iscrizioni, Tip. Angelo Trani, Napoli 1828, p. 22.]
(2) [Detta così per la presenza di un mercato spontaneo di genovesi. Nella zona venne anche istituito un ospedale per la cura delgi infermi gestito dalla Real Hermandad de Nobles Espanoles de Santiago. Quest'ospedale venne unito a quello di Santa Maria della Vittoria al Poggio delle Mortelle al tempo del vicereame austriaco, quantunque soppresso da Murat nel 1809. R. PANE, Architettura e urbanistica del Rinascimento, in Storia di Napoli. vol. IV, pp. 317-346; F. STRAZZULLO, Edilizia e urbanistica a Napoli dal ‘500 al ‘700, Arturo Berisio editore, Napoli 1968; C. DE SETA, Le città nella storia d’Italia - Napoli, Editori Laterza, Roma-Bari 1988, passim; R. DI STEFANO, Sviluppo storico della città di Napoli, in «Restauro», nn. 98-99-100, 1988, pp. 196 sgg.; L. DI MAURO, La "gran mutatione" di Napoli. Trasformazioni urbane e committenza pubblica 1465-1840, in AA.VV. All'ombra del Vesuvio: Napoli nella veduta europea dal Quattrocento all'Ottocento, Electa, Napoli 1990. Per la chiesa di San Giacomo degli Spagnoli, in particolare, si veda G. NOBILE, Un mese a Napoli: descrizione della città di Napoli e delle sue vicinanze divisa in 30 giornate, stab. tip. G. Nobile, Napoli 1863]
(2bis) Siccome la cappelluccia interna alla chiesa di San Giacomo non doveva e non si poteva abbattere per motivi legati alla memoria di Pedro de Toledo che qui in quest'ambiente venne deciso che avrebbero dovuto restarne le ceneri, i lavori di costruzione del palazzo s'avviarono per mano dell'imprenditore Salvatore Ferrara finendo per inglobare ciò che non si potè radere al suolo. Nel 1819 vennero realizzati i collegamenti tra la chiesa di San Giacomo effettivamente già bella e costruita con le sale più prossime alle stanze del potere, vennero in quell'anno restaurati i lastrici e riaperto alla spianata antistante l'ingresso principale al palazzo medesimo ASNa, Ministero delle Finanze, II carico, fsc. 3156, f.lo 2506, documenti vari. Qualche mese prima della fine dell'anno 1819 vennero formate nuove aperture in luogo di chiuderne altre già esistenti, fino agli inizi del 1920 quando i lavori sul cantiere s'arrestarono bruscamente per ordine del sovrano, intenzionato a spostare tutta la forza lavoro per completare la basilica di San Francesco da Paola in piazza del Plebiscito.
(3) [Archivio di Stato di Napoli, Ministero delle Finanze, II carico, fsc. 3166, "Palazzo San Giacomo", Lettera degli architetti Antonio De Simone, Stefano Gasse e Vincenzo Buonocore a S. E. il Sig.r Segretario di Stato, Ministro delle Finanze, 15 maggio 1816, e tavole allegate]
(4) [Gran Corte dei Conti, Contenzioso Amministrativo, I serie, fsc. 375, Decisione della Gran Corte dei Conti sulla controversia tra la Tesoreria Generale e l’appaltatore Domenico Barbaja, 22 febbraio 1822.]
(5) [G. M. GALANTI, Napoli e contorni. Nuova edizione interamente riformata dall’editore Luigi Galanti, Presso Borel e Comp., Napoli 1829; G. PERTICARI, Il genio partenopeo: odi sul novo edificio reale di San Giacomo o sia palazzo de' Ministeri di Stato, tip. Minerva, Napoli 1829; V. CORSI, Storia dei monumenti del reame delle due Sicilie, s. n., Napoli 1845-50; R. D’AMBRA, A. DE LAUZIERES, Un mese a Napoli: descrizione della città di Napoli e delle sue vicinanze descritta in XXX giornate, a cura e spese di G. Nobile, Napoli 1856; G. B. CHIARINI, Notizie del bello e dell'antico e del curioso della città di Napoli raccolte dal can. Carlo Celano, con aggiunzioni per cura del cav. Giovanni Battista Chiarini, Stamperia Floriana, Napoli 1856-60; F. CEVA GRIMALDI, Memorie storiche della città di Napoli, s. n., Napoli 1857; L. POLIZZI, Guida della città di Napoli e suoi dintorni, Regina, Napoli 1875.]
(6) [Ministero delle Finanze, II carico, fsc. 3167, f.lo 2519, "Locale della Concezione", Risoluzione sovrana per il trasferimento delle Religiose del Monastero della Concezione in altro locale, 2 maggio 1817; Inventario di tutti gli oggetti immobili, esistenti nel soppresso Monistero della Concezione di Toledo, Stefano Gasse, 1 agosto 1819; Inventario di tutti gli oggetti mobili, ed immobili esistenti nella Chiesa, e Sagrestia della Concezione di Toledo, Stefano Gasse, 29 agosto 1819]
(7) [ F. STARITA COLAVERO, Palazzo San Giacomo. Notizie storiche, Tip. Domenico di Gennaro, Napoli 1942, p. 9, nota 9., ]
(8) AA. VV., Napoli e i luoghi celebri delle sue vicinanze, Napoli 1845, pagina 475; cfr., N, Sasso, Storia dei monumenti di Napoli e degli architetti che li edificavano, volume I, Napoli 1856, pagine 114, 117; cfr., ancora: V. Corsi, Principali edifizi della città di Napoli, Napoli 1859, pagine 605-607. Nota numero 5 a pagina 35
(9) Così trovato scritto a pagina 15 di Galleria Umberto I. architettura del ferro a Napoli di Ugo Carughi prefazione di Giancarlo Alisio, Franco Di Mauro Editore. Il presente volume nasce da una ricerca condotta nell’’ambito dei programmi dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, ISBN-88-85263-86-0 BNN distribuzione 2008D12