Chiesa San Pietro ad Aram Napoli

E' una delle chiese del centro storico di Napoli1, la sesta più antica della città1bis, la quarta della sezione Mercato ed infine per collocazione territoriale, assieme a Sant'Onofrio de' Vecchi, San Pietro Martire, Sant'Agostino alla Zecca e Santa Maria Egiziaca a Forcella, è la quinta chiesa ad affacciare solo secondariamente sul Rettifilo.
Si presenta a croce latina, navata unica, con crociera eretta su quattro enormi pilastri che sorreggono la bellissima cupola; è officiata dai Minori di Santa Chiara.

Fu tempio della Minoritica Provincia Napoletana e della Provincia Osservante di Terra di Lavoro2, sistemata nell'ex infermeria, ed oggi più propriamente inglobata nell'area della Duchesca, tempio di formazione non parrocchiale, chiesa, infine, ausiliatrice della Santissima Annunziata Maggiore ad essa più vicina.
Devastata nel furioso saccheggio operato dai francesi del reparto di cavalleria di stanza al vicinissimo Borgo degli Orefici al comando del generale Championnet nel 1799 e quando quest'ultimi fuggirono via dalla città le orde del cardinal Ruffo fecero il resto ed in chiesa ogni cosa andò rubata, fino anche al "sacro oro e argento degli ex voto nascosti nell'ipogeo di Candida Senior.


Storia minima di San Pietro ad Aram al Rettifilo.

Furono proprio gli uomini del Ruffo a cacciar via dalla Commenda di San Pietro ad Aram, i Lateranensi, in luogo degli uomini di Ferdinando IV di Borbone, che provvedettero a spogliarla delle sue ricchezze e ad annetterla per regio decreto al Real Albergo dei Poveri a piazza Carlo III.

  • La comunità minoritica napoletana che nel frattempo stava ospite presso i locali della Casa professa della chiesa del Gesù Nuovo, prenderà possesso di San Pietro ad Aram soltanto il 1° maggio del 1805, all’indomani dell’assedio francescano di tutta la valle della Sanità ed il comparto si Santa Maria del Presepe al Supportico di Capodimonte. San Pietro ad Aram nei secoli fu condannata dalla Chiesa di Roma come un covo di eretici per aver ospitato nel suo convento il fraticello Pietro Martire Vermigli imbevuto di protestantesimo palese oltre ogni modo e di valdismo ostentato, dandosi alla predicazione di idee dichiarate eretiche. Il fraticello venne ridotto al silenzio e col suo esilio e la sua storia anticipò un periodo di naturalissimo splendore teologico per questa chiesa che ha dato i nomi celebri della Storia patria, ad esempio il dottissimo astronomo e filosofo Giambattista di Manfredonia, il teologo e latinista Ludovico Maiorano, Vescovo di Castellammare di Stabia, Ippolito Caracciolo oratore, Onorato De Robertis filosofo e Pietro Brencola morto in odor di santità.Il suo aspetto attuale, con ingresso principale in via Santa Candida, oltre a quello secondario sul Corso Umberto I, comunemente detto il Rettifilo, è dato dalla ultima messa in opera dell'intervento di restauro registrato nella Bolla del cardinal De Diano risalente alla fine del XVI secolo su progetto di Pietro De Marino e Giovanni Antonio Mozzetta e ad ogni modo con buon senso del Celano che nega le affermazioni del Pappangogna3 nell'ordine di un tempio pagano a mo' di ipogeo sotto la chiesa. Questa è invece sorta sull'antichissima edicola sacra all'Apostolo Pietro, precipitata al suolo nel terremoto del 1456 assieme alla volta della Cappella Palatina in Castelnuovo, e la chiesa di San Pietro Martire. Fu nuovamente eretta dai Canonici Lateranensi sui resti progettuali dell'edificio primitivo installato in un lotto individuato in un luogo conosciuto come Cambrianum4, lontana almeno tre stadi dalle mura dell'antica città napoletana. E a diverse profondità, è questa la chiesa in Campania legata alla elegante questione storica introdotta dalla Chronaca de Partenope5, ripresa diligentemente dal Caracciolo6, dal Chioccarelli7, dal Mazzocchi8, dal Parascandalo9 ed infine anche da Scherillo10 circa la sosta penitenziale che avrebbe optato l'Apostolo Pietro nella città portuale della Regione, nel suo lungo viaggio dalla Calabria in direzione Roma, ed ivi predicandovi il Vangelo, battezzando Candida junior, creduta prima sepolta nella chiesa dei Santi Andrea e Marco a Nilo, poi traslata su reclamo del cardinal Rinaldo Brancaccio nella chiesa di Sant'Angelo al Nilo ed ancora prima canonizzata; poi nel 1955 fu espunta dal novero dei Santi cattolici appresso alla Santa Candida la Vecchia, per altro mai esistita. Infine, sempre tradizione vuole, che per imposizione delle mani, Pietro l'Apostolo, avrebbe consacrato vescovo, lui medesimo, in questa stessa chiesa, Sant'Aspreno. Con prima data e fonte storica attendibile della seconda metà del IX secolo negli Atti della traslazione da Montecassino a Napoli del venerabile vescovo Atanasio, negli anni in cui la chiesa scomparsa della Stefania, oggi, verosimilmente inglobata tra l'edificio battesimale di San Giovanni al Fonte al di sotto della Basilica di Santa Restituta, interno Duomo di Napoli, competeva con la basilica costantiniana di San Gennaro extramoenia, oggi in superficie alle omonime Catacombe napoletane. Capitata sotto il diritto pontificio per comando di Celestino V alla fine del XIII secolo per mancanza della disciplina dei Canonici Regolari che la smembrarono pezzo per pezzo, trascinati anche loro dalla moda delle Commende che tanto concorsero al peccato della simonia e al mal costume della chiesa napoletana, il Santo Padre la sottrasse dalla giurisdizione degli Arcivescovi di Napoli, sottoponendola al potere diretto della Santa Sede imponendo ai monaci la stretta regola ed osservanza di Santo Spirito del Morrone, in seguito al doloroso rifiuto della commenda da parte di San Tommaso d'Aquino, allora dottore per la chiesa di Sant'Arcangelo in Morfisa a San Domenico Maggiore.

Descrizione breve dell'impianto di San Pietro ad Aram.

Fin dalla sua seconda edificazione, nel vestibolo, rimasto ad un livello assi più basso rispetto al piano di calpestio della navata centrale della chiesa, furono sistemati l'Ara Petri e la Porta Santa e la porta maggiore con gli stipiti a leoni marmorei, intagliata nel 1509 dal veneziano Francesco De Bernardo.

  • A destra del vestibolo dalla porta d'accesso un'edicola di marmo col Cuore di Maria, ricostruita assieme all'altra di Sant' Aspreno alla sua sinistra, coi marmi sottratti all'antica cripta durante la sistemazione del tempietto di San Pietro nel 1924 unitamente anche al lambrino di marmo che ne circonda gran parte dell'area vestibolare. Sul muro laterale a destra è addossato altare in stile barocco con edicola di marmo in mezzo alla quale vi è antico dipinto del Redentore, assai venerato dal popolo dei fedeli. Al disopra del muro di sinistra del vestibolo sospesi i quadri della Madonna col Bambino, l'Addolorata e la Sacra Famiglia con San Giovannino, con un discreto valore artistico, tutti di autore ignoto. Mentre Antonio Rimpacta, dipinse il quadro della cona oggi al Museo Nazionale di Napoli e per lungo tempo erroneamente attribuito ad Antonio Solaro detto lo ZingaroPer le ornature d'artista ci misero mano a partire dal 1511 Giovanni da Nola detto il Merliano, il Santacroce, Giovanni Jacopo da Pollonia e Prosapio de Cribellis al quale venne dato il tributo della cappella dei Cossa. Nel 1711 i Lateranensi, affidando i lavori al Nauclerio, restaurarono ancora una volta la chiesa e questa volta diedero la forma che tutt'ora s'ammira all'altare che si leva sotto un arco a tutto sesto con paliotto del Nauclerio comprendente dei bassorilievi di San Pietro che cammina sulle onde, L'Apostolo che battezza Santa Candida e la consacrazione a vescovo di Sant'Aspreno, e ad un nuovo riordino venne attivato dai francescani nel 1851 durante il provincialato di Placido da Napoli oltre alla definitiva sistemazione della cappella di S. Pacifico da S. Severino la dotazione delle statue di San Bonaventura, Sant'Antonio e San Pacifico oltre ai preziosissimi arredi sacri provenienti in parte dalle chiese napoletane di Santa Croce e Trinità di Palazzo. Sul muro di fronte a destra di chi entra nella chiesa è murato un elegante portale di marmi policromi prima dell'ultima sistemazione datata 1901 si trovava nell'attuale sacrestia.

Spazio note

(1) Liberamente estratto da: *1 : Origini, vicende e case religiose della Provincia / Cirillo Caterino. - Napoli : N. Jovene, 1926. - XXVIII, 451 p. : ill. ; 24 cm
(1bis) Splendori e decadenza di cento chiese napoletane : piccola guida per i curiosi ... / Antonio Lazzarini. - Napoli : Gabbiani sopra il mare, 2006. - 216 p. : ill. ; 22 cm. Codice SBN NAP0359683 ISBN 8890215623 a pag.11 BNN 2007 B 762
(2) *S. Pietro ad Aram : luogo privilegiato dello spirito della città di Napoli / Gioacchino Francesco D'Andrea. - Napoli : Convento di S. Pietro ad Aram, stampa 1997. - 79 p. : ill. ; 21 cm a pag. 19
(3) [Reg. Ang. 1269, Lettera B Foglio 91]
(4) [B. Capasso, Monim. Ad Neap. Ducat. Hist. Pertin.T. II, pars II pag 353]
(5) [Lib. I, cap. 34 del testo attribuito a Giovanni Villani; B. Capasso Fonti della Storia napoletana, in Archivio storico delle Province napoletane; a piè di pagina il testo: *Chroniche de la inclyta cita de Napole emendatissime. Con li bagni de Puzolo & Ischia. Nouamente ristampate. Con la tauola. - (Stampate in la inclita cita de Neapole : per m. Euangelista di Presenzani de Pauia, adi xxvii de Aprile 1526). - LXXXV, [7] c. : ill. ; 4°. ((Rif.: Cronaca di Partenope. Napoli : SEN, 1974. - I nomi dei curatori, Leonardo Astrino, Iacopo Bondino e Antonio De Falco, figurano nella ded. a c. A1v. - A c. A2r il nome di Giovanni Villani, cui è erroneamente attribuita l'intera opera. ]
(6) [De Sanctis Ecclesiae Neap. Monumentis, -Neapoli, Octavi Beltrani 1635 cap. III pagg. 41.97]
(7) [Antist. Neap. Eccl. Catalog.- in Asprenum
] (8) [De cultu SS Episcoporum Eccl. Neap. Asprenus pag. III]
(9) [Memorie Storiche, critiche e diplomatiche della Chiesa di Napoli Napoli, Tip. Tizzano 1847 Tomo I,]
(10) [Raccolta di tutti i più rinomati scrittori dell'istoria generale del Regno di Napoli principiando dal tempo che queste provincie hanno preso forma di Regno . Autore Pellegrino, Camillo; dello stesso autore: *Apparato alle antichità di Capua o vero Discorsi della Campania Felice di Camillo Pellegrino ... con tre racconti di ciò che in essi si contiene. Tomo primo. - Nuova edizione accresciuta di varie giunte e note manoscritte dell autore, di alcune note del canonico Alessio Simmaco Mazzocchi, e di tre discorsi dell autore .. - Napoli : nella stamperia di Giovanni Gravier, 1771. - [8], XLII, [2], 496 p., [1] c. di tav. ripieg. ((Cors. ; rom. - Segn.: a4, a-d4 e6 A-3Q⁴. - Iniziali, cornici e fregi xil. - Stemma regale alla c. a2.]