Chiesa dei Santi Apostoli di Napoli

È una chiesa di Napoli1, fino al 1800, è stata la prima delle otto chiese di turno in città ad ospitare i sacerdoti concelebranti la festa dell'Inghirlandata, nell'ottava di maggio, durante la quale, si portavano in processione il Busto d'Oro e le Ampolle del Sangue di San Gennaro

A Napoli è l'ultima chiesa dell'anno a recitare il Secondo Notturno per la Festa del 19 settembre, giorno in cui si manifesta l'evento prodigioso del sangue di San Gennaro che si scioglie


Ed è stata anche la casa ospite della Compagnia del Santissimo Nome di Dio, poi trasferitasi prima ai locali della chiesa di San Giorgio Maggiore a Forcella e poi presso la Cappella del Monte dei Poveri in Castel Capuano.

L'insigne monumento barocco è anche il sacro tempio dei Teatini napoletani, ed è ricordato soprattutto per il settecentesco altare di porfido, costruito nel 1735, installato in chiesa e nel 1835 smembrato e riadattato per l’invaso circolare della basilica di San Francesco di Paola a piazza del Plebicito.

Questo che lo sostituisce, a sua volta si trovò nella chiesa di Santo Spirito di Palazzo, chiesa poi demolita proprio in piazza del Plebiscito per far posto all’attuale palazzo della Prefettura.

Sostanzialmente l’arredo sacro di questa chiesa, come tra l’altro tutto l’apparato decorativo, che si esita da solo fin dentro il sistema delle cappelle, è prova della differenza di sostanza di questa chiesa con tutte le chiese di Napoli.


Il contesto culturale e patrimoniale cresciuto attorno ai Santi Apostoli.

E' stata lavorata secondo le impostazioni di Gian Giacomo di Conforto del 1626 per la già realizzata chiesa di Santa Maria degli Angeli a Pizzofalcone.

  • E' anche legata ai nomi degli architetti della gran corte del cardinal Ascanio Filomarino, vicino agli ambienti romani di papa Barberini, nonché committente delle opere di maggior pregio firmate Francesco Borromini per il Cappellone dell'Annunziata a sinistra del presbiterio e a Ferdinando Sanfelice per il Cappellone dell'Immacolata sulla destra1bis. La fondazione è fatta risalire all’epoca del vescovo Sotero, metà del V secolo, e non propriamente laddove oggi è ubicata la stessa chiesa, quanto piuttosto nel punto in cui ancora resistono tracce di un piccolo e modesto nucleo paleocristiano dell’impianto religioso, composto da un atrio e due navate separate da sei colonne ciascuna. Su questi elementi, il padre Teatino Francesco Grimaldi nel 1609, progettò la costruzione della nuova grande fabbrica così come la si osserva ancor’oggi, che fu una delle più importanti delle sedi napoletane dell’opera cristiana Maternità ed Infanzia gestita dall’Alto Commissariato del 19252. L’ingresso suo principale è aperto su piazzetta dei Santi Apostoli. Attorno all’immobile sacro, nei secoli, è cresciuto un comparto urbano che la stringe in un involucro architettonico con diversi punti di permeabilità nel cuore del centro antico della città consolidata et intramoenia, e rimane effettivamente nascosta alla vista delle grandi strade di collegamento relative all’assetto urbano moderno della città. Ad essa possono riferirsi per eguagliabile importanza storica e bellezza artistica le celebri chiese di San Giovanni a Carbonara e Donnaregina Vecchia a Settembrini e quella Nuova nell’omonimo piazzale di fronte al palazzo Arcivescovile e le altre piccole chiese che le gravitano attorno; Santa Maria d’Agnone, Santa Maria Vertecoeli e Santa Sofia all’apice di via Oronzio Costa; tutte e tre appartenenti al circuito delle chiese chiuse di Napoli. Nel Cinquecento, onde sottrarla all’influenza degli Spagnoli, cadde sotto il patronato di Maria Gesualdo, marchesa di Vico3, dinastia dei Caracciolo e dunque esclusa dal dominio gesuita della città avviato dal possesso delle chiese e dei collegi dispersi dentro e fuori le mura del Regno consolidato.

Prova descrittiva della chiesa dei Santi Apostoli.

Si presenta a navata unica con quattro cappelle per lato e concluse da cupolini inizialmente, dall’architetto Teatino, studiati in forma sferica, anche se poi vennero, però, prodotti in forma ellittica.

  • Il sistema delle cappelle le ha previste tutte interessate da passaggi architravati. La bella cupola è impostata all’incrocio tra il transetto, non del tutto sporgente dall’impianto rettangolare, e la navata. La cupola al suo esterno oggi è spoglia degli embrici maiolicati che la rivestirono per moltissime generazioni; le piastrelle, bianco-giallo-nere, vennero rimosse subito dopo il terremoto del 1980. L’abside è semicircolare come voluto dal disegno di Agostino Pepe, mentre il campanile è del 1638 costruito su disegno Bartolomeo Picchiatti. L’opera realizzata dai disegni di Francesco Borromini è un pregevolissimo altare, monumento sacro ai rampolli dei Filomarino nel cappellone sulla sinistra del transetto e a destra nel cappellone opposto si erge il maestoso altare monumento ai Pignatelli di Monteleone, opera datata 1713. Sotto la chiesa si distende una cripta per le sepolture dei santi per tutto quanto il perimetro della chiesa in superficie, ottenendo non poco la suggestione di una chiesa sopra e una chiesa sotto; infatti, sotto di essa, la chiesa dei Santi Apostoli custodisce un ambiente diviso in tre navate, due file di pilastri, cappelle laterali ed un altare maggiore posto nella direzione opposta all’abside della superficie, rivolto all’ingresso della chiesa superiore, da dove un tempo vi si accedeva per degli ingressi laterali alla facciata oggi murati. Giù nella cripta, si trova il busto di uno dei nobili di casa Caracciolo, di cui, un doppione è posto alla sinistra dell’ingresso alla Cappella Caracciolo di Vico in San Giovanni a Carbonara, Lucio Caracciolo, ritenuta inizialmente opera del Sanmartino, poi scoperta del toscano Finelli. Per quanto riguarda il monastero attiguo, uno dei più grandi posseduti dall’Ordine, gira tutt’intorno ad un immenso chiostro; fu soppresso nel 1809, venne utilizzato come deposito della Manifattura dei Tabacchi, come accadde per le chiese di Sant’Agostino alla Zecca e San Pietro Martire al Corso Umberto I. Il monastero dei Teatini venne riordinato e restaurato nel Novecento ed ancor oggi è occupato dal liceo artistico.


Spazio note

(1)Napoli Sacra *2. itinerario pag 107/ [testi di] Leonardo Di Mauro ... [et al.]. - Napoli : Elio De Rosa, ©1993. - P. 65-128 : ill.; 33 cm. Codice BN NAP0159853 Fa parte di Napoli sacra: guida alle chiese della città. Napoli 19-5-1622.
(1bis) Sul portale di ingresso in facciata tre lapidi ricordano le fasi storiche della chiesa dei Santi Apostoli; la prima racconta della leggenda che la vorrebbe fondata direttamente da Costantino il Grande, ricordando l’avvenuto processo di revisione dell’impianto chiesastico per mano di Ascanio Filomarino il 10 ottobre del 1649 che la consacrava sacra ai Santi Apostoli. Una seconda lapide invece tratta del patronato della chiesa da parte della marchesa di Vico, ed infine, la terza lapide suggella l’affidamento della chiesa per volere di re Francesco I nel giugno del 1826 al Pio stabilimento di Santa Maria Vertecoeli. Sulla facciata non esistono più gli affreschi che ritraevano i Santi Filippo, Giacomo e l’Immacolata Santissima.
(2) Comune di Napoli. Archivio Storico Municipale: Sezione Istituzioni di Pubblica assistenza e beneficienza. II.P.A.B
(3) Maria Gesualdo, figlia di Cesare dei Signori di Santo Stefano e di Vittoria Gesualdo. Vedi la Genealogia. Per la voce Maria Gesualdo vai in H3