Chiesa San Giovanni a Carbonara

E' posta su un altura per la quale è stata fatta edificare una gradinata visibile tra l'altro nelle piante Lafréry del 1566 e del Baratta del 1629.
In quest' ultima a branca dritta e senza ripiani, diversamente dall'incisione dello spagnolo Francesco Cassiano De Silva, che ha corredato la "Nuova Guida de Forestieri" del Domenico Antonio Parrino, la presenta con una breve cortina muraria.
Nel XVIII secolo a Ferdinando Sanfelice verrà commissionata la nuova bella scala tutt’oggi visibile, che dalla chiesa inferiore, all’epoca documentato col nome di chiesa di Santa Maria Consolatrice degli Afflitti, oggi, semplicemente, la chiesa della Consolazione, conduceva alla chiesa superiore.
Sorta sulle donazioni nobiliari riferibili all'anno 1339 da parte delle contingenze economiche e militari di Gualtiero Galeota, sepolto presso la chiesa di Santa Maria in Donnaregina Vecchia1ter dono ai frati agostiniani Giovanni d'Alessandria e fra' Dionigi da Borgo San Sepolcro. Quest'ultimo, morto non riuscì a vedersela eretta in pieno splendore; sta sepolto presso la chiesa napoletana di Sant'Agostino alla Zecca a Forcella1quater.
Gli ingressi alla chiesa ed il sistema delle cappelle.
Si presenta come una chiesa ad aula rettangolare, coperta da tetto a capriate lignee, legata saldamente al presbiterio da un arco di trionfo tutt'ora visibile o meglio quel che appare chiaramente come una bella ogiva a membrature in piperno, conclusa da una forma di presbiterio ancora quadrata e sormontata da una crociera.
- E' un capolavoro d'arte decorativa assai simile alla soluzione architettonica adottata anche per la Cappella Palatina al Maschio Angioino, con la sola differenza che in questo caso la scelta è stata realizzata, come per Santa Chiara, a Spaccanapoli, per piantarci il Sepolcro di re Ladislao per cui è ampiamente famosa. Dalle cariatidi di questo monumento si accede alla Cappella Caracciolo del Sole posta alle sue spalle e fatta erigere da Giovanni Caracciolo altrimenti detto Sergianni, Gran Siniscalco del Sovrano angioino, amante della seconda regina, Giovanna, all'interno della quale è posto in posizione scenografica l'omonimo Sepolcro. Sul lato opposto sta l’ingresso alla Cappella Caracciolo di Vico e la cappella dei Recco dedicata al San Bartolomeo ed ancora dei Recco è la Cappella del Presepe accosta poco prima dell'Altare Miroballo. Nel tempo si è provveduto a predisporre un ulteriore ingresso lungo la navata meridionale; tale apertura diverrà l'unico accesso all'edificio con la demolizione dell'originario ingresso sul lato orientale per la costruzione della cinquecentesca cappella di Scipione Somma.
L'architettura di stampo angioino della chiesa.
La chiesa così come la si osserva oggi è frutto di un restauro costruttivo a cui ha solo parzialmente restituito l'aspetto originario.
- E' sviluppata lungo l'asse longitudinale ovest-est, fabbricazione di chiaro stampo gotico secondo le caratteristiche simili alle fabbriche religiose della tarda età angioina. E' ipotizzabile un tempo un portale maggiore d'ingresso con stipiti marmorei sormontati da un arco a sesto acuto. Nella prima fabbricazione dell'edificio di San Giovanni a Carbonara a vivacizzare la monotonia della struttura, una chiara e penetrante luce solare accolta dai finestroni monofori addossati ai lati lunghi delle pareti esterne oggi non più esistenti. Tuttavia è messa a corredo da Achille Vianelli sulla sua incisione del 1845 la grande ogiva rientrata entro la forma di un'arcata terminante con paraste. Oggi la gradinata è stata sostituita definitivamente dal monumentale scalone a forma di tenaglia doppia rampa, diversi piani di riposo, abbracciando l'intero poggio ed includendo negli stati d'avanzamento anche l'ingresso alla Cappella Santa Monica di Ruggiero Sanseverino. L'ingresso alla chiesa di San Giovanni a Carbonara è già l'indizio dell'intervento della casata Durazzo: elegante portale esemplato sulle tipologie ricorrenti nelle edificazioni angioine differenziandosi dai modelli per l'andamento classicista riservato al decoro. Alla base con modanatura a finissimi girali vegetali e nella cornice a rilievo che da entrambe i lati interrompe i verticalismi degli stipiti marmorei; da notare la bellezza delle testine femminili unite a protomi leonine e di cavallo d'importazione quasi sicuramente sveva e se non proprio, almeno di gusto più vicino a quella della Fonte Gaia di Jacopo della Quercia. Gli scudi della casata Angiò Durazzo assieme all'emblema del sole raggiato dei Caracciolo dinastia detta del "Sole” son state installate nelle cornici verticali del portale, su cui l'architrave e la cornice ne hanno disegnato l'arco acuto. Tutta quanta l'architettura è leggibile all'esterno grazie alle volte estradossate tipiche dell'architettura sotto costa2. Le nervature dei costoloni impostate sulle colonnine che compongono geometricamente gli angoli oltre a disegnare le vele delle volte si collegano ad esse al centro nella chiave sigillata dal tondo dell'Agnus Dei. Le figure dei santi Agostino da Ippona e Nicola da Tolentino sono oggetto degli affreschi che decorano la lunetta, "stanno coricate su un fondo azzurro trapunto di stelle"; gli episodi significativi del Santo assieme ai miracoli in vita e quelli adottati post mortem sono organizzati in stile modesto, narrazione assai semplice, una sorta di ex voto, disposte secondo moduli tipici delle composizioni agiografiche con grande icona centrale e dodici storie a far da corona; molti degli episodi son giunti fino a noi oggi in malo stato tuttavia è ancora riconoscibile la Giovane Cecca figlia di Margherita da Tolentino, il Fanciullo caduto nella fornace, il Santo benedicente in un contesto rurale e poi ancora il Santo coricato sul letto, l'esorcismo di una giovane donna e la donna che non crede ai miracoli.
Storia della chiesa di San Giovanni a Carbonara.
La data di fondazione delle chiesa di San Giovanni il Battista ricorre nelle principali fonti della storiografia agostiniana dall'Alphabetum Augustinianum di Thomas De Herrera edito a Madrid nel 1644.
- Il testo fu pubblicato per i tipi di Gregorio Rodriguez, fino anche alla monumentale opera dei ”Secoli agostiniani” di Luigi Torelli per Giacomo Monti in più volumi edita a Bologna tra il 1659 ed il 1686, fatta salva la sola eccezione circa la principale raccolta delle fonti, e oggi, reperibile nello strumento detto ”Platea” del 1762, materiale cartaceo con rilegatura presumibilmente coeva inizialmente custodito presso il Real Albergo dei Poveri di Napoli, così come si legge sul dorso del testo senza segnatura3. Esiste nella storia di questa chiesa la volontà di realizzare l'insula agostiniana trecentesca di almeno dodici frati ed un priore in una seconda donazione fatta di altri pezzi di terra da coltivare ad uso d'orto che lo stesso Galeota licenza a nome del vicario generale della Provincia napoletana dei padri Agostiniani del 1339, frate Giovanni da Monteroduno, al Maestro Giorgio in Sacra Pagina, al Priore di Sant'Agostino Maggiore frate Stefano da Cremona ed il 22 di novembre di quel medesimo anno il cardinal Orsini benedice la posa della prima pietra. Nel 1359 a Napoli, come magister sacrae paginae giunse priore di San Giovanni a Carbonara Dionisio da Norcia, passato alla storia di questa chiesa per esser stato negli anni sacro priore cappellano devoto di Giovanna I, figlia di Carlo duca di Calabria, nipote di re Roberto il Saggio, grande amica di papa Clemente VI, che molto l'aiuterà a diventar a soli sedici anni regina di Napoli, moglie a soli sei anni di suo cugino Andrea d'Angiò, padre del suo futuro figlio che non vedrà nascere, morto assassinato nel castello di famiglia ad Aversa una notte del 45 anno 1300.
San Giovanni a Carbonara durante l'epopea dei Durazzo.
Sono di fatto assai noti i rapporti che i regnanti di casa d'Angiò amavano intrattenere con gli ordini religiosi che avessero in seno agli statuti una chiara matrice provenzale.
- Caso unico e non raro i rapporti della regina Giovanna I con i Minori Conventuali di San Lorenzo Maggiore in via dei Tribunali e anche assai noti gli incontri della regina con Santa Brigida; mentre l'incontro tra eremitani e Angioini è andato consolidandosi solo in età durazzesca; con Carlo III d'Angiò Durazzo del 1381 si ebbe nella casa regnante parentela stretta con un frate Giorgio Agostiniano, di origine ungherese, al quale venne affidato piccolo lotto onde edificarci angolo pio e di preghiera, sacro al nome di Maria detta della Pietà, area oggi occupata dalla chiesa della Pietatella a Carbonara. Ladislao nato da Carlo e Margherita di Durazzo è stato re di Napoli col titolo di re di Gerusalemme dal 1386 al 1414, attuando una politica estensiva e per esigenze di regno anche offensiva dei diritti reali; fu tra le personalità più in vista alla corte della prima Giovanna, asceso al trono già per un esito risicato da una storia di per se stessa travagliata come lo fu tutto il periodo che lo vide protagonista nella conquista magnifica e terribile di tutta quanta l'Italia centrale; in lui si sono espresse per gli esiti delle sue attuazioni le qualità dell'uomo d'arme mentre sul fronte settentrionale Jacopo Attendolo altrimenti detto Giacomuzzo capostipite degli Sforza, il perugino Andrea Fortebraccio detto pure Braccio da Montone, gran rettore di Roma e principe di Capua sovrintendente della scuderia del sovrano e Paolo Orsini, con le loro ricordate imprese fecero invece splendere la forza del valore individuale; la dominazione durazzesca ch'ebbe così tanti nomi illustri, spinse il sovrano Ladislao nel 1410 a creare il collegio teologico comprensivo dei ventiquattro maestri estratti dagli Ordini religiosi secondo come previsto dagli statuti: sei Domenicani, sei Francescani, sei Agostiniani e sei Carmelitani. Mantener solidi rapporti con gli Ordini religiosi fu base prioritaria della regina Giovanna II che certo non volle perdere consensi ch'essa stessa acquisì presso il papato; Sergianni Caracciolo dunque fu assassinato una notte d'agosto del 14324 avviando comunque una fase politica difficile mentre per la comunità osservante napoletana di Agostiniani alla chiesa di San Giovanni a Carbonara di Napoli venne arricchita dalla presenza del venerabile padre Andrea Biglia, testimone del ruolo difficile da mantenere della regina Giovanna II nelle estensioni del suo diritto anche sui possessi degli Ordini religiosi e in quegli anni intervenuta personalmente nell'accorporamento all'Ordine agostiniano del convento di Aversa.
La chiesa in età aragonese.
La chiesa medesima nel suo lungo e faticoso viaggio verso le epoche delle grandi riforme ecclesiastiche, venne accompagnata in età aragonese da padre Desiderio, frate agostiniano, provinciale dell'Ordine in Terra di Lavoro e Puglia.
- Ed in spirito di comunione col beato Cristiano garantirono pure il mantenimento della regola osservante a Napoli e presso il già antico monastero di San Giovanni a Carbonara e ci sarebbe da vedere se con i ministri ed i valenti guerrieri assieme pure agli ambasciatori ed i giuristi non collaborassero anche i frati più o meno scientemente al successo della politica dei Savoia sul regno napoletano. Dalla metà del XV secolo la congregazione agostiniana nata nel convento napoletano di San Giovanni a Carbonara accorporò a sé diverse altre congregazioni destinate all'estinzione come attestata dai Codici Vaticani5 sul manoscritto appartenente alla vasta documentazione prodotta nell'ambito dell'inchiesta sulla Congregazione dell'Indice del 1600 registrata a partire dal medesimo convento appresso ai monasteri di Capua, Teverola, Gaeta, Roccaromana, Convento dei Martiri, Pietramelara e Sessa nei pressi della collinetta di Aurunca.
Spazio note
(1) Estratto dal materiale di La cappella Caracciolo del Sole a San Giovanni a Carbonara di Anna Delle Foglie ; presentazione di P. Robert F. Prevost ; saggio introduttivo di Gennaro Toscano. - Roma : centro Culturale Agostiniano ; Milano : Jaka Book, 2011. - XXIV, 166 p., [48] carte di tav. ; 24 cm.(1bis) Paolo Giordano, Il disegno dell’architettura funebre a Napoli, Poggioreale, il Cimitero delle 366 Fosse ed il Sepolcreto dei Colerici, Alinea editrice, stampato a Firenze nel dicembre del 2006 ISBN 88-8125-922-2, BNN SEZ NAP VII A 178. A proposito della carta di Federico Pesche, costui volle dedicare una mappa del regno al gran capitano vicerè don Gaspar di Ario, Marchese del Carpio e nel farlo segnala sulla sua mappa oltre a Santa Caterina a Formiello ed il Ponte della Maddalena, anche l'erigenda chiesa di Santa Maria del Pianto sulla collina cimiteriale di Napoli.
(1ter) Napoli Sacra *2. itinerario pag 78/ [testi di] Leonardo Di Mauro … [et al.]. – Napoli : Elio De Rosa, ©1993. – P. 65-128 : ill. ; 33 cm. Codice SBN NAP0159853 Fa parte di Napoli sacra : guida alle chiese della città. BNN distribuzione Busta D 40/12
(1quater) L'agostiniano fra' Dionigi fu famoso per le sue conoscenze non ambigue sulle arti dell'astrologia, tanto piaciute a re Roberto il Saggio, amico confidente prima di Matteo Giovannetti e poi del Petrarca, tutti di solida formazione parigina ed avignonese ed infine tutti inviati a Napoli nelle città dei papi di Benedetto XII, mentre Giotto istoriava le pareti della Cappella Palatina di Castelnuovo e si celebrava la regia consacrazione della chiesa della Spina Corona a via Medina.
(2) (A. Parente Arte Angioina nel casertano tesi di laurea in Storia dell'arte medievale relatore il prof. Mario D'Onofrio AA 2008-2009 Università la Sapienza di Roma pagg. 18 e 19
(3) Platea Parte I fogli 1r 11r e ai fogli 21r e 50v si hanno notizie sulle cappelle della chiesa medesima; idem all'ASN Corporazioni Religiose soppresse numero 6079; ancora presso l'Archivio di Stato Platea Parte III, il numero 6081 è relativo ai Censi.
(4) (Il racconto sull'agguato di Sergianni Caracciolo avvenuto nelle sale di Castel Capuano è dato da N. F. Faraglia La tomba di sergianni Caracciolo in San Giovanni a Carbonara, in Napoli Nobilissima, 8 (1899) pagg 20 e 23; cfr. inoltre P. Giannone, Istoria civile del Regno di Napoli, II, in Milano MDCCCXXXIII, dalle pagg. 104-149)
(5) Vat. Lat 11310 ai fogli 25r e 57v, contengono l'Index omnium librorum Congregazionis sancti Ioannis a Carbonaria
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