Duomo di Napoli

Durante questi continui rimaneggiamenti vennero alla luce le stratificazioni compositive che si sono andate sommando di secolo in secolo, specie all’inizio della navata sinistra ed al livello della fondazione dei pilastri.
L'interno della cattedrale, per la resa prospettica, è caratterizzato da un ordine di elementi architettonici e decorativi disposti come causa di un rimaneggiamento ed una sovrapposizione di stili non dissimili dalla facciata.
L’impianto è a croce latina dominato dalla grandiosa navata centrale ed accompagnata fino al transetto dalle due navate laterali di destra e di sinistra. Tuttavia, proprio le due navate laterali separate dalla navata centrale da una sortita teoria di sedici mastodontici pilastri sui quali si impostano gli archi ad ogiva e le antiche colonne di granito, risultano esser frutto di un contino rimaneggiamento l’uno dopo l’altro e l’uno sull’altro di interventi che si sono susseguiti continuamente nell’esasperante tentativo di riportare il duomo alla condizione angioina.
Prova descrittiva e planimetrica del Duomo di Napoli.
Navata di Destra |
Navata di Sinistra |
1) Fonte Battesimale | 1) Cappella del Tesoro Vecchio |
2) Cappella San Nicola | 2) Cappella della Deposizione |
3) Cappella del Crocifisso | 3) Zona dei Sepolcri murali |
Facciata Cappella San Gennaro | 4) Santa Restituta |
4) Cappella San Gennaro | Uscita al palazzo Arcivescovile |
5) Cappella della Pentecoste | 5) Cappella Brancaccio |
6) Cappella Carbone | 6) Cappella dei Seripando |
Transetto di Destra |
Transetto di Sinistra |
1) Cappella della Maddalena | 1) Cappella del Succorpo |
2) Capella dell'Annunziata | 2) Cappella Sant'Atanasio |
3) Cappella dell'Assunta | 3) Cappella degli Illustrissimi |
4) Cappella Minutolo | 4) Sepolcro di Innocenzo IV |
5) Cappella Sant'Aspreno | 5) Cappella San Ludovico |
I continui rimaneggiamenti della struttura al suo interno.
Iniziò il Cardinal, Innico Caracciolo, dal 1667 al 1685, a rivestire le spoglie pareti gotiche degli stucchi barocchi che ancora in epoca moderna la rivestono.
- In seguito ai disastrosi terremoti del 1688 e del 1732, fu la volta dei Cardinali, Giuseppe Spinelli, 1734-1754, e del Cardinal, Antonio Sersale, per un anno soltanto, tra il 1754 ed il 1755, ma soprattutto, l’aspetto che oggi tutti vediamo del duomo di Napoli al suo interno è frutto della scelta architettonica e decorativa di Curcio e Cappelli, i due architetti operativi sul posto tra il 1833 ed il 1844, e cioè, gli undici anni di curia arcivescovile napoletana retta dal Cardinal, Filippo Giudice Caracciolo ed infine dalla mano buona dell’architetto Iaccarino sopraggiunta nel 1855 durante l’episcopato del Cardinal, Sisto Riario Sforza. Il soffitto in legno cassettonato fu scolpito nel 1621 in luogo delle capriate lignee, le medesime che oggi sono riprodotte nelle chiese di San Lorenzo Maggiore ai Tribunali, e Santa Chiara a Spaccanapoli; dorato e dipinto, il soffitto cassettonato ricopre la sola volta della navata centrale ed il transetto ed è il prodotto di punta del rivestimento barocco di tutto l’impianto all’epoca dell’episcopato del Cardinal, Decio Carafa. È impreziosito dalle grandi tele di forme ovali e rettangolari ritraenti le Storie di Cristo e della Vergine, quasi tutti opera dei pittori del tardo manierismo Giovan Balducci e Giovan Vincenzo Forlì; mentre di notevole qualità sono i quadri mistilinei che ritraggono Gli Apostoli, i Padri ed i Dottori della Chiesa, di Luca Giordano o della sua bottega che scorrono via a via lungo la parte più alta della navata e del transetto, fatti eseguire tra il 1676 ed il 1678 per volere del Cardinal, Innico Caracciolo. Diversamente, nella parte alta del transetto destro, vi sono i quadri che ritraggono i Santi Giovanni Crisostomo e Cirillo, opera di Francesco Solimema, di cui, si conservano in Sacrestia i due bozzetti. Ancora di Luca Giordano e della sua scuola sono le tele circolari dei Santi Patroni di Napoli collocati sui pennacchi tra le grandi arcate ad ogiva pure queste eseguite nelle sezioni della stessa commissione relativa agli Settanta del Seicento. Ad aumentare le dimensioni di eccezionale valore artistico sono i quattordici busti marmorei dei santi martiri napoletani alloggiati nelle rispettive nicchie nella parte inferiore dei pilastri, molte delle quali, provenienti da materiale di risulta di lavori eseguiti da Montani, Monterosso e Cafari, ed alcune invece prodotte durante l’episcopato del Cardinal Spinelli, 1745.
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