Castelnuovo o Maschio Angioino

E' di fondazione angioina ed è corazzato di piperno e rivellini4, oltre ad esser il più antico dei castelli della città dopo Castel dell’Ovo a Santa Lucia e Castel Capuano a Forcella. Si presenta gigantesco, massiccio, con le mura di cortine e le torri assai spesse e basse, ed imponenti fondamenta e scarpate protettive corrono tutt'intorno.
E' presente come non potrebbe esser diversamente su tutte le antiche incisioni di Napoli prima tra tutte la Tavola Strozzi ed in rilievo anche sulla pianta del francese Lafrèry del 1566 più preciso sulla mappa di Alessandro Baratta del 1629.
È anche detto il Maschio Angioino, derivazione questa, estratta dalla tesi che Maschio coincida con una comprensione errata del termine fiorentino di Mastio, ovvero il termine utilizzato in architettura altomedievale, col quale si indica tra quelle presenti, la torre più grande, e con questo, anche la più sicura in caso di attacchi all'intero complesso di difesa rappresentato dal sistema a più torri; è comunque riconosciuto anche come Maschio Napoletano, Loggia Aragonese, Bastione, Fortezza, Rocca catalana5(6).
Fu fondato dagli Angioini7(8), su l'antichissimo disegno del parigino prothomagister, Pierre Chaule, il 26 giugno del 12799(10). Fortificato dalla corona aragonese secondo la costumanza architettonica italo-maiorchina del XIII secolo(11) occupa la distesa occidentale di Largo di Castello, oggi piazza del Municipio, sulla quale, fronteggia con le ali a nord est la cortina edilizia di palazzo San Giacomo.
Una straordinaria impostazione storica di paesaggio tra valori culturali e naturali, tesa a rappresentare il culmine di una possibile buffer zone relativamente al sistema d’accesso alla città dalla zona Porto-Pizzofalcone, nell’ambito della programmazione comunitaria 2007-2013, è stato reso possibile, l’ampliamento delle raccolte museali, con garanzia dei Fondi POIN12(13).
Il sistema museale delle Sale del Castello.
- Cappella Palatina.
- Sala dei Baroni.
- La Cappella del Purgatorio.
- Sala Carlo V.
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Spazio note
(1) Liberamente estratto da: Castel Nuovo : reggia angioina ed aragonese di Napoli / Riccardo Filangieri. – Napoli : EPSA Editrice Politecnica, 1934. – XVI, 337 p. : ill. ; 30 cm*Castelnuovo (Maschio Angioino) : guida e cenni storici del 1926/ Aurelia Fragliassi . – Napoli : S.n. , 1926 (Napoli : Tip. E. Scarpati). – 72 p. : ill. ; 17 cm e da: *Il Maschio Angioino : notizie e ricordi di Castel Nuovo / Luigi Moschitti De’ Benavides. – Napoli : G. M. Priore, 1905. – 232 p. ; 19 cm. Altro da Stefano Palmieri, Italo Ferraro e Benedetto Gravagnuolo; Arturo Fittipaldi e Teresa Colletta. Lugi Volpicella, Franco Strazzullo(2) E’ stata segnalata la presenza sul posto di specie vegetali del tipo rare e rarissime. In arrivo dalla famiglia delle Moraceae Ficus carica L. – P m – Medit.-Turan. – Terreni incolti, mura e fessure del piano stradale – CC Segnalaz. preced.: tra i crepacci delle vecchie mura (Ten., 1823a); ad muros frequens (Ten., 1831); Pizzofalcone, sulla torre di Castelnuovo, Castel del Carmine, Pontenuovo, Mandracchio, via Piliero, Trinità maggiore (De Rosa, 1906); Parco di Capodimonte (VLV. et al., 1996).(Ten., 1831, sub A. trichomanes var. B foliis incisis Tourn.); da per tutto dove son luoghi rocciosi e macerie (Pasq., 1892); Parco di Capodimonte (VLV. et al., 1996). (Ten., 1823a, sub Grammitis leptophylla Swartz.) “Sylloge plantarum vascularium Florae Napolitanae” (1831) e delle relative appendici (“Ad Florae Neapolitanae plantarum vascularium Syllogem Appendix tertia” (1833a); “Ad Florae Neapolitanae Syllogem, Appendix quarta” (1835); “Ad Florae Neapolitanae Syllogem Appendix quinta” Liberamente estratto da: La flora di Napoli: i quartieri della città ANTONINO DE NATALE, VINCENZO LA VALVA Dipartimento di Biologia Vegetale Università degli Studi di Napoli “Federico II” via Foria, 223 – 80139 Napoli. Dipartimento di Scienze Ambientali. Seconda Università degli Studi di Napoli via Arena, 22 – Centro Direzionale S. Benedetto, I – 81100 Caserta Lavoro eseguito con i fondi MURST 60%, 1996. Contributi: Renato Agostini del 1959, della “Seconda aggiunta alla Flora dei Campi Flegrei” di Nicola Terracciano (1921) e del contributo “Contribution aux études des biocenoses subtidales” di Helena Gamulin-Brida, Giuseppe Giaccone e Stjepko Golubic´ (1967)
(3) Il castello rimasto nascosto sotto le stratificazioni edilizie spagnole e borboniche prima e dopo l'Unità d'Italia. Fu trasformato a partire dal XVI secolo in caserma dei Militari del vicino presidio della Reggia di Napoli, poi in un carcere e la stessa cinta bastionata del Cinquecento persa ogni utilità a carattere militare è divenuta la sede di opifici e manifatture dell'esercito. L'epoca della fondazione angioina del Castello medesimo, fatto costruire, secondo una mentalità regnicola del tempo di Carlo I sul tipo del coloniale, in una zona accosta al mare, sulla base dei sequestri operati sugli orti appartenuti agli Orimina e ai Griffo e sulla distruzione della chiesa francescana di Santa Maria di Palazzo. La zona del castello fu referita lontana da Castel Capuano, che, nel frattempo divenne luogo malsano per le vicine paludi ed i marcitoi del lino che appestavano l'aria oltre che esposto alle scorribande del nemico che frequente muoveva a ridosso delle mura cittadine. La committenza risale al 1279, interrotta solo per la morte del sovrano che l'ha commesso, poi ripreso dal figlio nel 1307 e dato compito ad un responsabile dei cantieri di realizzare il modello della Reggia napoletana sul dipinto del castello della dinastia capetingia di Parigi, visto per la prima volta nel 1274 sul Libro d'Ore del Duca di Berry oggi al Museo Condé di Chantilly, col risultato ottenuto per il castello napoletano che il tetto restasse di semplici lastrici battuti, più vicini alla realtà edilizia cittadina e più utile soprattutto per la necessità di far affluire in breve tempo il massimo delle truppe sulle torri e sulle cortine. La gestione del cantiere gestito da Pierre de Chaules aperto dalle maestranze al soldo degli Angioini, veniva ingaggiata ad estaglio, stranieri con competenze specialistiche pagati a corpo, installati su maestranze locali ricavate dai giustizierati della costa vesuviana. Sempre per la costruzione angioina della Reggia, su comando di Carlo I d'Angiò che ne ha avviato la costruzione è stato utilizzata la calce calcarea di Castellammare di Stabia e Scafati, le pietre di Nocera e di Sarno per le mostre delle finestre, le bifore, i capitelli e le mensole, il tufo giallo estratto dagli spechi disseminati nella pancia del Rione Sanità, il legno del bosco di Quarto per gli anditi e le parti di minor importanza, mentre per il ponte levatoio, il portone del balio, le travi dei solai e altre parti lignee costituenti l'ossatura vera e propria venne scelto il legno di quercia del bosco di Ottaviano e di Lauro alle pendici del Vesuvio. L'immanente opera venne realizzata con l'uso contemporaneo di 449 maestranze miste in attività per 56 mesi di seguito senz'interruzioni, neppure allo scoppio della guerra dei Vespri de 1282. A superare la fase drammatica della guerra dei Vespri, il figlio del sovrano deceduto, suo diretto successore, asceso al trono col nome di Carlo II d'Angiò, meglio noto come Carlo lo zoppo, il quale diede ordine a Montano d'Arezzo di affrescare la Cappella fatta edificare dal padre, oltre all'avvio del gran parco loggiato a meridione della Torre di Mezzo, della nuova Sala del Trono sul fronte orientale del Castello, della nuova Cappella Palatina sacra a Santa Barbara, unico elemento dell'architettura gotico-angioino, trascinato intatto fino all'età moderna ed entrambe le due nuove sale, quel che più importa, fatte affrescare da Giotto durante il suo soggiorno napoletano, impegnato intanto nell'Apocalisse al Monastero di Santa Chiara a Spaccanapoli.
(4) Nei secoli ci vennero allogate le bocche di fuoco per la difesa apprestata da un largo fossato perimetrale e da una cittadella esterna a protezione del battiponte della quale oggi resiste solo la bellissima porta.
(5) Nella toponomastica stradale del 1888, nel recinto del Maschio Angioino ancora si osservano gli opifici dell’artiglieria borbonica fatti scomparire all’avvento del Governo del Fascio, completata nel 1934 all’apertura della Galleria della Vittoria e della via Litoranea, oggi, via Acton. Giancarlo Alisio e Alfredo Buccaro Napoli Millenovecento. Dai Catasti del XIX secolo ad oggi. La città, il suburbio, le presenze architettoniche per la Electa Napoli 2000 BNN SEZ NAP VII A 1613 pag 70
(6) E' stato ritratto in tutta la sua imponente mole nelle monografie del 1976 di Hanno Walter Kruft e Magne Malmanger in netta coincidenza con le pubblicazioni di Roberto Pane, che lo chiama semplicemente: Castelnuovo di Napoli. E’ stato ritratto assieme e stranamente a San Francesco d’Assisi che addolcisce il Lupo nel bassorilievo di Giovan Merliano da Nola dell’altare maggiore sul fondo della chiesa di San Lorenzo a via dei Tribunali.
(7) [La fondazione ex novo del Castello realizzata dagli Angioini occupava solo la sommità della cosiddetta Ripa alta, ovvero tutto quanto il blocco tufaceo che oggi è visibile a picco sulla spiaggia del Beverello con lieve e dolce inclinatura verso le mura della città; la fabbricazione aragonese invece ha letteralmente investito la Ripa Alta e sulla stessa plaja si erge a livello del mare. Le due costruzioni unite insieme solo dalle differenze di tecniche ossidionali tra il Duecento ed il Quattrocento italiano, si concludono con l'unica soluzione di una reggia tenuta bassa, poiché essa emerse con maggior splendore in un'epoca in cui non v'era più bisogno di difendersi dai tiri parabolici delle macchine belliche poste a fondamento di un assedio per castelli, piuttosto sostituito dall'età relativamente moderna di fare guerra coi colpi radenti delle artiglierie pesanti. S. Pomante, Il Castello Angioino in Dal Castello alla Città. Ricerche, progetti e restauri in Castelnuovo, Napoli, 1998, pag. 33]
(8) La committenza risale al 1279, interrotta solo per la morte del sovrano che l'ha commesso, poi ripreso dal figlio nel 1307 e dato compito ad un responsabile dei cantieri di realizzare il modello della Reggia napoletana sul dipinto del castello della dinastia capetingia di Parigi, visto per la prima volta nel 1274 sul Libro d'Ore del Duca di Berry oggi al Museo Condé di Chantilly, col risultato ottenuto per il castello napoletano che il tetto restasse di semplici lastrici battuti, più vicini alla realtà edilizia cittadina e più utile soprattutto per la necessità di far affluire in breve tempo il massimo delle truppe sulle torri e sulle cortine. (9)Dalle fonti archivistiche ed archeologiche del Comune di Napoli, Soprintendenza Beni Ambientali ed Architettonici di Napoli e Provincia-Soprintendenza per i Beni Archeologici di Napoli e Caserta, Soprintendenza per i Beni artistici e storici di Napoli e Provincia. Dal castello alla città. Ricerche, progetti e restauri in Castelnuovo di Napoli, Napoli 1998 dove è anche possibile leggere una prima sommaria descrizione delle opere. Si vedano pure gli Atti dell'Accademia Pontaniana Nuova Serie Volume XLVII anno accademico 1998 di Stefano Palmieri Ed. Giannini 1999. Ancora: Il Maschio Angioino Collezione Italo De Feo per la miscellanea Guerrieri Azienda Autonoma Soggiorno e Turismo.]
(10) Sempre per la costruzione angioina della Reggia, su comando di Carlo I d'Angiò che ne ha avviato la costruzione è stato utilizzata la calce calcarea di Castellammare di Stabia e Scafati, le pietre di Nocera e di Sarno per le mostre delle finestre, le bifore, i capitelli e le mensole, il tufo giallo estratto dagli spechi disseminati nella pancia del Rione Sanità, il legno del bosco di Quarto per gli anditi e le parti di minor importanza, mentre per il ponte levatoio, il portone del balio, le travi dei solai e altre parti lignee costituenti l'ossatura vera e propria venne scelto il legno di quercia del bosco di Ottaviano e di Lauro alle pendici del Vesuvio.
(11) Da Giovanna I in poi, oltre alla manutenzione ordinaria della Reggia, non si segnalano alle cronache storiche miglioramenti significativi e piuttosto che di reggia d'allora non si parlerà che di fortezza, valido baluardo militare per la Casa coronata realmente inespugnabile per alcune situazioni tattiche accadute nel Regno all'indomani dell'assassinio di Andrea d'Ungheria. Sarà l'inespugnabilità del Castello che in vero deciderà le sue sorti esitate in un lento ed inesorabile decadimento strutturale, fabbrica fatiscente che Alfonso V d'Aragona non ha troppo faticato ad assediare, occupare, espugnare i residenti ed infine abbatterla come si comanda ad un condottiero che volle edificarci sopra la sua reggia. *Torri castelli nel Mezzogiorno : recupero, territorio, innovazione, integrazione / a cura di Alberto Notarangelo ; saggi introduttivi di Corrado Beguinot, Calogero Muscara, Gianfranco Spagnesi. - [Napoli] : Universita degli Studi di Napoli Federico 2., Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio, stampa 1992. - Vedasi pure: Il *Castelnuovo di napoli : una postilla / Stefano Palmieri. - Napoli : Arte Tipografica, [2006?]. - P. 161-178 ; 28 cm. ((Estr. da: Napoli nobilissima, serie 5., vol. 3, fasc. 5-6 (sett.-dic. 2006). Autore Palmieri, Stefano <1958- > Soggettario Firenze NAPOLI - Castelnuovo - Storia Luogo pubblicazione Napoli Editori Arte Tipografica
(12) Fondi POIN (Programma Operativo Interregionale – Programmazione Comunitaria 2007/2013 – Attrattori culturali, Naturali e Turismo) con il Servizio Edilizia Monumentale, la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei, la Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico- Artistico e per il Polo Museale della Citta di Napoli, la Soprintendenza per i Beni Ambientali ed Architettonici di Napoli e provincia (2ter) [Dalle fonti archivistiche ed archeologiche del Comune di Napoli, Soprintendenza Beni Ambientali ed Architettonici di Napoli e Provincia-Soprintendenza per i Beni Archeologici di Napoli e Caserta, Soprintendenza per i Beni artistici e storici di Napoli e Provincia. Dal castello alla città. Ricerche, progetti e restauri in Castelnuovo di Napoli, Napoli 1998 dove è anche possibile leggere una prima sommaria descrizione delle opere. Si vedano pure gli Atti dell'Accademia Pontaniana Nuova Serie Volume XLVII anno accademico 1998 di Stefano Palmieri Ed. Giannini 1999. Ancora: Il Maschio Angioino Collezione Italo De Feo per la miscellanea Guerrieri Azienda Autonoma Soggiorno e Turismo.]
(13) Con decreto legge 77/2006 varato in Italia nel 2007 e a cui si è fatto ricorso anche per il tessuto urbano antico del capoluogo campano . Linee guida per la rendicontazione tecnica ed amministrativa finanziati a valere sulla legge 77/2006; leggi tutto il PDF
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