Santuario Santa Maria della Stella Napoli

E' una delle chiese del centro storico di Napoli1 situata nella zona alta delle proprietà di Ugo Fonseca, sul colle del quartiere Stella2.

E' affiancata dalla notevole mole del palazzo Sannicandro, ed il rione che le è cresciuto intorno confonde gli originari confini. Ad ovest gli insediamenti del convento e dalla chiesa della Madre di Dio a Santa Teresa degli Scalzi, poi data in usufrutto al palazzo dei Colosimo, costrinse il progettista della prima ora ad organizzare i disegni della chiesa rispettando gli orientamenti propri della villa primitiva del Fonseca.

Per cui la facciata, composta due rampe ed una scalea assorbita da un portico, guarda al Borgo dei Vergini e lo spazio degli ampi giardini rivolti a Materdei invece, furono terrazzati sulle quote in direzione dell'ubertosa valle della Sanità.
La chiesa, assieme alla basilica San Francesco di Paola a piazza del Plebiscito, e di un altro edificio religioso al Vomero, è gestita dai frati del Sacro Ordine dei Minimi di San Francesco di Paola, i quali, nonostante le prammatiche per favorire il mantenimento al voto alla Carità e di Povertà a cui vennero da sempre chiamati a servire, colpa i patronati concessi nello svolgersi delle alternate vicende storiche di questo sacro convento, finirono per renderli proprietari di molte rendite e di case. Alcune di queste possedute nel vico dell'Infermeria Vecchia, alla salita degli Incurabili.


Storia breve della chiesa di Santa Maria della Stella.

Altre presso l'Ospedale della Misericordia dei Vergini, altra roba davanti alla Porteria del Convento, qualcun'altra nel quartiere detto della Cavallerizza, un noviziato sulla Canocchia, una grancia a Pozzano e vari altri suoli che circondavano il Monastero della Vita al rione delle Fontanelle.

  • Questa chiesa così come oggi si presenta è solo una parte dell'originale complesso architettonico fondato dai Padri Correttori nel 1571, poi rifondato dieci anni dopo da Domenico Fontana negli anni in cui l'esimio architetto del Regno, avviò i lavori di sistemazione di via Chiaia ed il rinnovo della facciata della chiesa dei Girolamini prospisciente l'omonima piazzetta. Il convento della Stella e gran parte della chiesa medesima, furono distrutti quasi totalmente dai bombardamenti del 1943 e dallo spaventoso incendio doloso del novembre del 1944 che ne ha compromesso definitivamente l'assetto generale comprendente prima di questi episodi opere pregevolissime del Farelli, di Massimo Stanzione, Beltramo e Domenico Antonio Vaccaro, nonché Fumo e Sanmartino.

Gli anni e gli avvenimenti della fondazione della chiesa.

La chiesa venne fondata dai padri Germani, Benedetto e Paolo De Amcis, a partire dalla collocazione iconografica della Vergine secondo i più comuni canoni della simbologia cristiana sotto il segno della Stella. 

  • Non prima però della peste del 1501, anno in cui la tradizione racconta del ”sogno del tessitore Sebastiano”, un abitante del rione alto Fonseca, al quale la Madonna dopo aver rilevato che nella chiesa di San Giovanni a Carbonara, sotto cumuli di rovine giaceva una sua Immagine, promise di liberare il popolo di Napoli dal morbo della peste se avessero trovato opportuna sede per il ricovero dell'icona e della sua venerazione con oboli e preghiere. E ciò avvenne realmente: l'icona trovò posto solo inizialmente in una cappella a Lei dedicata fuori Porta San Gennaro e qualche tempo dopo presso i ”Mastri Governatori” di Santa Maria in Costantinopoli, nell'omonima chiesa sull'omonima via. Durante le opere di riforma della città nel periodo del viceregno di Pedro de Toledo, l'icona ancora una volta cambierà sede per un oratorio a piazza Cavour, molto probabilmente in un'area ristretta tra le scarpate anfrattuose oggi occupate dall'edilizia teresiana del Borgo alle Cavaiole. Soltanto nel 1580 sotto il primo vicariato del De Amicis e sulla prima Provincia napoletana dell'Ordine dei Minimi di San Francesco da Paola, si decise d'innalzare il convento da sempre appartenuto ai Minimi fatto costruire così com'è con l'uso dei lasciti di Laura Brancaccio dei Marchesi di Montalbano.

Presentazione della chiesa al suo interno.

La chiesa, alta 17 metri, bassa rispetto al suo sviluppo longitudinale, si presenta dolcemente a croce latina, ottenuta da un rettangolo misurante 22 metri per 45.

  • Le cappelle risultano profonde ognuna 5 metri e fiancheggiano 5 per lato, la navata unica e vasta e larga da cappella a cappella 12 metri; tra le lesene delle cappelle e la navata medesima sedici grandiosi paraste proveniente dalla distrutta chiesa domenicana dei Santi Pietro e Sebastiano, presentano questa chiesa, che è di forma ellittica, leggermente come fosse concava; l'abside rettangolare, ha ai due lati fin dalla sua costruzione due aperture: a destra questa comunica con la strada e a sinistra con l'antisagrestia; all'intersezione del transetto con la navata non si erge la cupola. Il semplice e geometrico schema dell'aula congregazionale con l'altare in fondo, isolato nel presbiterio, indica l'adesione ai canoni della Controriforma. Dieci cappelle realizzate con decorazioni in stucco, gli altari tutti rifatti poiché distrutti dai bombardamenti del 1943 con quadri provenienti dai depositi della Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici; la navata ed il transetto hanno il soffitto cassettonato ed ornato da elementi naturalistici ripresi da quelli originali del '700 anch'essi distrutti dalla furia bellica; le tre tele che ornano il soffitto del transetto, a partire dalla sinistra Fuga in Egitto, Circoncisione di Gesù, Nascita della Vergine eseguite da Pietro del Pò con la collaborazione del figlio Giacomo, prima del 1688, provengono dalla Cappella Palatina al Maschio Angioino.

Le opere artistiche e le influenze della Caserma dei Carabinieri Podgorà.

Il quadro dell'Immacolata Concezione firmato "Io Batta Caracciolus" che si ammira nell'abside, nella prima metà del '700 era collocato nella sagrestia dove vi restò fino all'ultima sistemazione della chiesa.
  • I restauri operati dalla Soprintendenza in seguito all'incendio del 1944, spogliarono la chiesa degli elementi in stucco, tipica veste del pieno Settecento, scoprendo l'architettura in piperno della chiesa qual doveva presentarsi nel periodo del tardo manierismo napoletano. Il coro ligneo del Cinquecento dietro l'altare maggiore aveva un pavimento di antiche ”riggiole” fatte sparire alla fine del '700. Va aggiunto e non trascurato che fino al 1638 durante la lunga fase di costruzione del complesso chiesastico non v'è traccia di un architetto, mentre dopo e fino alla prima metà del '700 si segnala la presenza di Bartolomeo Picchiatti, sovrintendente ai lavori si dice interrotti e ripristinati solo dal figlio con l'aiuto di Pietro ed Aniello de Marino, accertato da più di un anno. A partire dal 1638 in poi la direzione dei lavori sulle fabbriche del chiostro e dei due dormitori, assegnati alla locale tenenza dei Carabinieri nella caserma Podgorà all'indomani dell'espulsione degli Ordini religiosi del 1861.


Spazio note

(1) Liberamente estratto da: Monastero e chiesa di Santa Maria della Stella in Napoli di Gennaro Borrelli per Napoli Nobilissima, Per. Ital., 355 v.22 1983 Napoli.
(2) [A.S.N., Mon. Soppr. 4527 Libro maggiore del Patrimonio. Ragguaglio in disteso della Fondazione del Venerabile convento di Santa Maria della Stella dei Padri Minimi di San Francesco di Paola con la descrizione di ogni membro e Platea in stile doppio, formata nel 1725 dal razionale Andrea Alvigi Amalfitano d'Ordine del M.co Rev.o Prè Antonio Moccia provinciale]