Piazza San Francesco a Capuana Napoli

È configurata piccola e di forma irregolare sotto la più grande piazza Enrico De Nicola, separata da quest’ultima solo dalle torri di Porta Capuana ed il presbiterio della chiesa di Santa Caterina a Formiello, e distintamente separata dal popoloso quartiere della Duchesca dalla cortina edilizia di fine Ottocento che affaccia all’incrocio di Via Cesare Rosaroll e Via Casanova.
Occupa il cuore della sezione Vicaria Vecchia, che, assieme al dispositivo a torretta di Castel Capuano, apre e chiude al tempo stesso il varco a sud per il centro storico UNESCO della città dal lato della zona orientale.
La piazza prende nome dall’antica basilichetta grimaldiana di San Francesco di Paola, andata perduta per sempre da uno sciagurato crollo nel Settecento causato non dato per certo dall’espansione della nuova edilizia che sostituiva in quegli anni tutta quanta la vecchia città sui limiti fisici delle mura aragonesi.
Più in particolare, in questa zona andava a sostituire tutto ciò che era compreso all’interno del perimetro murario del Borgo di Sant’Antonio Abate, che ha inizio a partire dalla facciata della chiesa di Sant’Anna all'Oratorio.
Straordinariamente, si legge dai documenti in esame, è sopravvissuto dall'era medievale anche un orto che si nota nelle carte topografiche di Pietro de Stefano del 1560, del Lafrery 1566 e dello Stopendaal del 1659-1664.
Motivo per cui, fin dal suo inurbamento settecentesco, così come anche dichiarato dalle fonti topografiche accreditate questa zona è stata da sempre destinata all’edilizia residenziale e non altro.
La collana dei lavori condotti sotto la direzione di Roberto Pane, 1969, fa notare come le antiche abitazioni a due piani collocate ai margini di questa piazza, due piani in quanto, spesso, il primo era casa del negoziante che esercitava al piano di sotto corrispondente al piano terra, oggi hanno raddoppiato l’altezza ed in taluni casi anche triplicato, secondo quel che è stato riconosciuto come un fenomeno di addensamento edilizio che si riscontra effettivo anche in termini parossistici all’interno delle stesse mura aragonesi.
Tuttavia, in luogo della mancata esibizione delle architetture fine Seicento inizio Settecento, particolarmente quest’area mostra orgogliosa la rivisitazione in stile rocaille dei manufatti egregiamente portati a compimento dall’architetto Giuseppe Astarita, noto allievo di Domenico Antonio Vaccaro.
Ha iniziato a prendere la forma attuale solo dagli inizi dell’Ottocento e solo al congiungersi in questa piazza delle diverse strade che dalla campagna confluivano verso la porta aragonese; infine, ha avuto compimento definitivo a partire dalla costruzione durante tutto l’Ottocento dell’edilizia a carattere popolare di cui molta parte affaccia proprio sulla piazza.
Ancora dagli studi urbanistici raccolti da Roberto Pane, si fa cenno alla zona come un’area spesso degradata dal commercio ambulante di tipo interetnico, elementi considerati tutt’al più di solo folclore e di vita vissuta all’aperto che valgono nonostante tutto a rendere accettabile l’idea di una piazza che non può neppure dirsi piazza nel senso stretto del termine e se non altro una slabbratura della maglia viaria nata casualmente. ----------------------------------------------------------------
Spazio note
(1) Liberamente estratto da: Napoli Nobilissima: rivista di topografia ed arte napoletana. Per. Ital. 355 anno 1961/1963 Volume I fascicolo II Luglio Agsoto 1961 da pag 84 BNN Sezione dei Periodici Direttore Roberto Pane diritti di stampa NAP0632510Categorie delle Guide
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