Via Giacinto Gigante Napoli

Via Giacinto Gigante è una delle vie che solcano la collina del Vomero di Napoli1, eseguita e condotta a termine nel 1926 dall’ingegner, Riccardo Fiore, dell’Ispettorato Municipale per le Opere di Risanamento. 

E' dedicata a Giacinto Gigante, pittore napoletano, figlio d’arte, ereditario della corrente artistica conosciuta come Scuola di Posillipo.

La sua realizzazione testimonia della mancanza a Napoli durante gli anni del regime fascista di un disegno globale unico di riferimento per l’urbanistica, causa questo della pratica di introdurre piani particolareggiati, grazie ai quali, sorsero anche i quartieri di Sannazzaro e Posillipo.

La via è stata realizzata per raggiungere dall’antica strada delle Due Porte l’altopiano del Vomero centrato dall’allora erigenda piazza Medaglie d’Oro.

Mentre nella successiva configurazione moderna della città alta, relativa allo scenario urbano della collina, fu tracciata secondo il suo schema di percorso attuale che parte invece da piazza Enrico de Leva e fatta terminare in Piazza Francesco Muzi, cuore del quartier Arenella.


Brevissima disamina storica di Via Giacinto Gigante.

Più dettagliatamente, Via Giacinto Gigante è il risultato finale raggiunto tra il 1905 ed il 1918 dal Comune di Napoli di collegare il piccolo Borgo della Salute con il quartiere storico dell’Arenella.

  • Fino a quell’epoca separato da uno straordinario salto di quota altimetrico che ne rese impossibile una facile agibilità, risolta poi con il raccordo di Via Confalone2 lungo il caseggiato Canneto, la Scala di Pietrarsa e della Limitrofa intercapedine a rampa3 determinando tra l’altro l’attuale quinta urbana di piazza Canneto, integralmente assorbita dall’immobile di Villa Italia. Prima di esser realizzata secondo lo schema planimetrico ed altimetrico, fu disegnata su carta dall’ingegnere del Comune di Napoli, Adolfo Giambarba, che la vedeva come alternativa a Via Salvator Rosa per circoscrivere entro un perimetro più corretto il fronte a Nord del comparto territoriale della Salute. Ma soprattutto, suggestivo, si legge sui documenti, l’ingegner la consigliava poiché in più tratti detta strada è comodamente carrabile ed andrà ad uscire in due posti diversi sulla medesima Via Salvator Rosa, cosa che oggi realmente accade con la discesa di Via Battistello Caracciolo e grazie al varco aperto sullo storico Vico Nocelle, a mezzo della gradinata con Via Confalone, riesce nuovamente su Via Salvator Rosa all’altezza della chiesa dei Pazzi. Nuova fonte di collegamento e nuovi motivi di vita e sostentamento interno a questo settore che si sviluppa su orografia terrestre, come scrisse lo stesso Giambarba, ” … accidentata al nove per cento” fu il percorso tracciato sinuoso della Via e del Vico San Mandato, che non manterranno purtroppo una tesa relazione con Via Giacinto Gigante seppur con esso ne condividono le sorti. Altro elemento importante è la Via Confalone, che discende in ogni caso, rimasta invariata nel suo percorso originario, mentre Via Giacinto Gigante, un salto di quota più alto, le sale contro da Via Salvo D’Acquisto, mostrando le migliorìe che sarebbero state apportate alla stessa strada. Il reperimento assoluto di nuovi suoli, anche prospiscienti dal versante di un monte rese necessario l’appuramento e la convalida di un piano di urbanistica volto ad ampliare la città e ad edificare nuovi rioni. L’interesse specifico della classe politica ed il diritto immobiliare di quei tempi volsero l’attenzione alle zone collinari della città rimaste pressocchè inabitate, con qualche episodio di architettura Sette Ottocento sparso sul territorio, pur se è vero che l’avanzata immobiliare su questo fronte fu però prima di tutto la continuazione programmata di un piano di intervento edilizio già iniziato durante gli anni del regno borbonico4. La carta geografica di Napoli data alle stampe per il suo Municipio tra il 1872 ed il 1880, opera egregia dell’ingegner, Federico Schiavoni, servì come utilissimo strumento ad Adolfo Giambarba per sventrare intere porzioni di territorio basso e malsano, nei luoghi antichi del Porto, Pendino, Mercato e Vicaria Vecchia, tracciando così dritta e ben distesa la sagoma del Rettifilo, senza però indicare l’andamento che ne sarebbe seguito e la relativa espansione edilizia sulla collina. Cosa che invece fece anche molto bene la relazione allegata al piano di intervento che nell’insediare di nuovi quartieri sia il borgo dell’Arenella, sia la restante parte collinare del Vomero, avrebbe voluto altrimenti salvaguardare, e, là dove necessario, anche riqualificare la costa dolce e salubre del comparto urbano della Salute, semplicemente ripopolando il quartiere di Materdei ed il vicinissimo comparto di San Gennaro dei Poveri.


Spazio note

(1) Liberamente estratto da: Dal Centro antico ai Villaggi del Vomero e dell’Arenella attraverso la strada della Salute in Francesca Castanò, Napoli fuori le Mura. La Salute un paradiso perduto. Prefazione di Alfonso Gambardella, Luoghi e Palazzi è una collana dal medesimo curata Edizioni Scientifiche Italiane, 2001 1433406 ll testo è alla BNN Distribuzione 2002 B 1881; Via Giacinto Gigante da pagina 22 a pagina 29.
(2) ASN Corte d’Appello di Napoli, Perizie, vol. 195 incisione 21, tav. 1,
(3) ASN.Corte di Appello, Perizie, Vol. 195, incisione 21, tav. 7, sez. I e II
(4) G. Russo, Il Risanamento e l’ampliamento della città di Napoli, Napoli 1959 e Giancarlo Alisio, Napoli ed il Risanamento; recupero di una struttura urban, Napoli 1980