Piazza Dante Alighieri Napoli

Si tratta di una delle più note tra le piazze del centro storico di Napoli1(1bis), e col tempo divenuta poi un elegantissimo emiciclo pregno di quegli elementi che appartengono all'architettura teatrale.  

Dal 1871 è dedicata al poeta toscano Dante Alighieri, di cui il mausoleo dello stesso sommo poeta, opera dell'artista Tito Angelini, occupa la posizione centrale rispetto all'esedra del Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II.

La piazza è il cuore insediativo delle sezioni Avvocata e San Lorenzo, e rappresenta l'unico processo di trasformazione urbana del largo borbonico, con un aggancio alla città dell'est rappresentato nell'Ottocento, dall'apertura di Via Vincenzo Bellini.

E' stata la più importante delle piazze di "Napoli Capitale del Regno, principiata per eternare la memoria di un re"(1ter), pur tuttavia, resta ancora l'unico successo urbano ottenuto dal maestro Luigi Vanvitelli2(2bis)(2ter), il quale, però, con la scelta di disegnare un'esedra, nasconderà per sempre il fronte dell'omonima via alle sue spalle.


L'orografia della piazza ed il patrimonio immobiliare.

Sulla piazza affacciano l'ex convento annesso alla chiesa di Santa Maria del Caravaggio, oggi sede della seconda municipalità Avvocata-Montecalvario, la Casa Bagnara, Port'Alba giusto al fronte opposto alla chiesa di San Michele Arcangelo al Mercatello ed il complesso conventuale e chiesa di San Domenico Soriano.

  • Oggi è uno snodo principale per la viabilità cittadina, nonostante vi sia stata data limitazione al traffico automobilistico per la realizzazione sulle direttive europee di una zona a traffico limitato agevolante la pedonabilità delle vie circolari e ad essa prospicienti. Limitatamente al vicinissimo borgo dell'Avvocata, l'imbrecciata di Pontecorvo sotto Montecalvario essa riceve gli ingressi secondari della vecchia Cisterna dell'Olio con imbocco diretto a Via Toledo, accogliendo ogni giorno e favorendone altrettanto il deflusso di una massa enorme di pendolari anche grazie all'apertura nel 2002 di una stazione sommersa della rete metropolitana di Napoli che la collega a piazza Cavour e contestualmente anche a Via Foria oltre al collegamento sud con Via Armando Diaz. L'ingresso alla piazza da via Pessina prosegue con l'uscita a sud su Via Toledo ed il prospetto serrato di Port'Alba con l'altra porta scomparsa, Porta Reale, simmetrica ad essa, corrisponde siginificativamente come fronte opposto a quello del monastero di San Domenico, con un risultato urbanistico di un disegno di piazza che solo fisicamente agisce sul lato interno dell'invaso.

Storia breve di piazza Dante Alighieri.

Assieme a piazza Mercato, anche piazza Dante è rimasta priva di ogni ruolo contestuale, inquadrata in un'organica visione d'insieme solo dopo gli episodi relativamente recenti della Napoli carolina e ferdinandea, almeno nell'ordine delle tematiche trattate dal Laugier sulla cosidetta città-bosco, che tra l'altra, contenè interessanti progetti di sistemazioni e idee nuove per la piazza medesima da un punto di vista estetico e funzionale.

  • Tutta roba che poi si è vista dal vivo sulla maglia urbana che fino a quell'epoca riuscì a crescerle intorno. Per quanto riguarda gli impeti di espansione e razionalizzazione degli spazi, in città, ormai sedotta dai canoni dell'illuminismo3, le opere di fortificazioni di quell'epoca relativi ai concorsi pubblici fino a tutto il 17494, furono assemblati tutti insieme dal Patte nel 1767. Piazza Dante Alighieri quindi come largo cittadino alla fine del XVIII secolo verrà adottata dal più vasto sistema dei poli urbani in luogo del singolo episodio monumentale. Esiste, all'Archivio di Stato, a piazzetta Grande Archivio, presso il monastero dei Santi Severino e Sossio, un gruppo di disegni che offrono particolari aspetti topografici della zona di piazza Dante tra la scomparsa porta Medina, Via Vincenzo Bellini e la zona delle Fosse del Grano a Via Costantinopoli5. Un quadro di Micco Spadaro, ritraente La Peste di Napoli del 1656, oggi in esibizione al museo di San Martino, mostra chiaro chiaro l'angolo di piazza Dante Alighieri occupato dalla chiesa di San Michele Arcangelo. Il vico subito appresso, vico Carceri a Sanfelice, ne ricorda l'antico proprietario del piccolo lotto dato a fondazione e la destinazione d'uso dei primi fabbricati costruiti alle spalle di questa chiesetta, graziosissima opera egregia del maestro Domenico Antonio Vaccaro(7). Avvolta dall'architettura civile della città iniziata dal regno di Carlo di Borbone e Ferdinando I dopo la Restaurazione, a distanza l'uno dall'altro di un quarto si secolo, per questa piazza, i diversi programmi architettonici che si sono susseguiti, hanno contribuito a saldarla all'aspetto delle nozioni civiche del Foro, a detrimento di antiche estensioni dei giardini edificati all’aperto, impreziositi e abbelliti d’ogni genere, a ridosso delle prime falde del monte San Martino e del ”giardino dovizioso del Biancomangiare” di proprietà del duca Ettore Pignatelli di Monteleone pur detto il “Carociliegio” oggi circoscritto e contentuo ad appena uno spazio di corte nell’omonimo palazzo su piazza del Gesù Nuovo. Pur essendo stato in vigore il divieto imposto dalla persona del Vicerè spagnolo don Pedro de Toledo di non edificare o solo fortificare e neppure rettificare quanto già innalzato nell’area perimetrale dei borghi adiacenti la piazza, si è continuato nonostante tutto ad erigere dimore private sontuose e di lustro come ricordano gli storici in difetto alle buone norme che volevano tutta quanta la zona una sorta di consorteria vicereale con tanto di ministeri costruiti sul belvedere della stessa piazza.

La piazza dopo l'Ottocento e l'esito finale.

Piazza Dante Alighieri di Napoli oltre a confermare lo stato di abbandono in cui cadde negli utlimi cinquant'anni prima dell'avvento dell'Ottocento, dimostra ancora una volta la trasformazione a cui è andata soggetta subito dopo i pirmi anni Dieci dell'800.

  • Laddove si è costruito senza tener in alcun conto i peculiari aspetti architettonici andati ormai irrimedaibilmente perduti per aver solo sostituito anonimi palazzi in luogo di edifici che sarabbe stato meglio anche solo restaurarli onde mantener vivo e attivo il carattere architettonico della Napoli borbonica. Il senso urbanistico di questo spazio pubblico va comunque rintracciato ancora una volta nella geniale funzionalità assegnatogli dal Vanvitelli, che in ogni caso, in base alla comune esperienza del 1749, di connotare ai grandi spazi pubblici l'esaltazione della sovranità del re, come per la Place Vandome, opera del Mansart del 1685, lo riferisce al programma già attuato della Place Royale, col monumento posto in prossimità del centro della piazza ”ri-trasformata” in un elegantissimo emiciclo, che, così come appare oggi, effettivamente riesce ad esitare le finalità auliche del programma edilizio, lasciando poi, tra l'altro spazio tutt'intorno libero a nuove quinte architettoniche destinate alla costruzione di immobili privati.

Spazio note

(1) Vittorio Gleijeses relega lo spazio urbano all'interno degli interessi agricoli, economici e piuttosto contingenti dell'Olimpias, area verde circostante gli antichissimi fossati realizzati dal contado per la conserva dei prodotti sotto grano. Altri autori, non di meno pregio storico, identificano la piazza un tutt'uno con il Limpiano, una sorta di immensa distesa di verde alternato a costruzioni qua e là in pagliericcio o muratura in tufo, tipo masseria sviluppatasi tra sbalzi di quota e collinette, tutta messa a giardini e vigneti e, secondo lo Zampa, concessa alla regina Sancia nel 1342 dalle clarisse del vicinissimo monastero di Santa Chiara esercitanti sull'area diritti e usufrutto. in La *piazza Dante in Napoli / Vittorio Gleijeses. - Napoli : Edizioni del Delfino, 1970. - 123 p., [4] c. di tav. : ill. ; 22 cm.
(1bis) Piazza Dante Alighieri prima d'assumere l'aspetto attuale, fu area insediata dalle manifestazioni di giardini edificati all'aperto impreziositi e abbelliti d'ogni genere. Si ricordano il giardino a ridosso delle prime falde del monte San Martino e del giardino dovizioso Biancomangiare di proprietà del duca Ettore Pignatelli di Monteleone pur detto il “Carociliegio” oggi circoscritto ad appena uno spazio di corte nell'omonimo palazzo su piazza del Gesù Nuovo. Tuttavia, la pubblica utilità della piazza, è sempre stata vista nell’interesse di produrre vantaggi economici per la classe industriale ed agricola, lo sgombro di preesistenze al centro dell'invaso venne adottato per dar incremento alla luce e migliorare l’aspetto della medesima piazza, in linea di interesse universale e per dar agio al comodo traffico e alla generalità tutta, venne dato comando di censurare gran parte del suolo di dominio pubblico e di lasciarlo come si usava dir all’epoca, come spazio inutile. I cantieri già aperti vennero per bando collocati parte sul fianco destro del costone di Costantinopoli e parte andati perduti per decreto o del Vicerè o del Tribunale della Fortificazione. Scritto in La *piazza Dante in Napoli / Vittorio Gleijeses. - Napoli : Edizioni del Delfino, 1970. - 123 p., [4] c. di tav. : ill. ; 22 cm. Codice SBN SBL036008 Codice SBN SBL0360083 BNN F.DORIA 19. 0173
(1ter) Principiata per eternare la memoria di un re, *Saggio sull'abbellimento di cui è capace la città di Napoli di Vincenzo Ruffo . - Napoli : presso Michele Morelli, 1789. - 96 p. ; 8. Codice SBN SBLE008610, presso Michele Morelli, ripubblicati in ID, Quattro Saggi, a cura di F. Adriani, Guida Editori, Napoli 2001. Nota numero 7 a pagina 278 di Dagli sventramenti del restauro urbano. Un secolo e mezzo di progetti per un’area strategica del centro storico di Napoli: l’insula del Gesù Nuovo. 1862-2012 pagg 276-300 a cura di Andrea Pane in: “Restauro e riqualificazione del centro storico di Napoli, Patrimonio dell’UNESCO, tra conservazione e progetto” a cura di Aldo Aveta e Bianca Gioia Marino, Edizioni scientifiche italiane. Stampato a Napoli nel 2012 ISBN 978-88-495-2568-7. Sono gli atti del ciclo di seminari tenuti presso la “Scuola di Specializzazione in Beni architettonici e del Paesaggio” dell’Università di Napoli Federico II, 16 febbraio 2011- 5 maggio del 2012 Copia alla BNN distribuzione 2013 B 455.
(2) A. Venditti, L'opera napoletana di Luigi Vanvitelli in AA.VV, Luigi Vanvitelli, Napoli 1973. Nota numero 1 a pag. 30 di: Alfredo Buccaro, Architetture e spazi urbani:i tre Fori napoletani, in Agorà. Le piazza storiche dell'Italia meridionale e insulare. Anno II giugno-luglio 1989 numero 4 pag. 27-31 BNN SEZ. NAP. Misc. 7C 4/21]
(2bis) E’ del 1737 notizia certa che la corte della cittadinanza espresse voto di erigere in questa piazza una statua equestre in nome di Carlo III di Borbone, gran cavallerizzo, ormai prossimo verso il trono di Spagna. In quegli anni vi fu a Napoli lo scultore Giuseppe Carnat, venuto per altre faccende, il popolo inoltrò a costui istanza di prestarsi per l’opera richiesta. In verità la statua la si sarebbe dovuta centralizzare nella piazza dedicata alla Madonna della Salute, che per esser un tantino precisi, venne realizzata proprio per quest’occasione. Ma non vi fu seguito: lo spiazzo della Madonna della Salute è tutt’ora rimasto vuoto e lo scultore Carnat nulla ebbe compiuto in nome del popolo napoletano, il quale dati i fatti accaduti, lasciò che fosse il Sovrano a scegliersi l’artista per il riguardo. E pure il sovrano qualche raccapezzo lo trovò; si udirono storie di trame segrete, complotti di Palazzo, assassini di corte, di artisti che si sarebbero trovati in pericolo di vita se si fossero fatti avanti a chieder mandato di costruire la benedetta statua. Carlo III appunto non volendo far torto a nessuno bandì un concorso vinto da Francesco Quierolo, sul Celebrano, il Cornacchini, il Genovesi e il Sanmartino, quest’ultimo senza manco volerlo alla fine sarà proprio lui a terminare i lavori che via a via altri colleghi non finiranno. E’ vero infatti che il Quierolo morì poco tempo dopo avviati i lavori di scultura dell’opera richiesta, l’incarico passò di mano a Luigi Vanvitelli che non solo scolpì la statua ma provvedette anche a modellare lo spazio circostante dove poi sarebbe stata collocata la statua; spazio circostante che il suo più celebre figlio d’arte, appunto il Sanmartino, colmò con ventisei statue tutt’oggi ben visibili e che avrebbero fatto da corona all’opera magnifica del Vanvitelli. ASMN Riassunto di scritture per la statua della Maestà Re Carlo III relativo agli anni 1757-76. Nel merito alla ristrutturazione del Porto di Napoli eseguita intorno al 1740. in *Sviluppo urbano e struttura della citta'/ Alisio, Giancarlo. - Napoli : Societa' editrice storia di Napoli, s.d. - 313-366 p. : ill. ; 31 cm. Codice SBN NAP0195052
(2ter) Il progetto della piazza sistemata da Luigi Vanvitelli fu assai preferito ai progetti e alle istanze inoltrate da Mario Gioffredo, che comunque, riesce ad incassare, per questa zona, qualche interesse oggi esitato nel palazzo Latilla a Pontecorvo, il riordino della cupola della chiesa e parti strutturali del complesso dello Spirito Santo a via Roma. Fu inclusa nell’invariante progettuale delle teorie urbanistiche dell’ultimo decennio dell’Ottocento come centro di allineamento di una strada mai realizzata, in un caso addirittura pensata sotterranea e succursale a via Toledo, passando per l’attuale piazza del Gesù Nuovo ed il pallonetto a Santa Chiara sventrato, avrebbe agganciato l’ultima propaggine del Rettifilo La galleria tra piazza Dante Alighieri ed il vecchio Palazzo della Posta fu un progetto firmato Giandomenico Mayer e Leopoldo Brancaccio. G. Pepe, Progetto di comunicazione tramviaria tra piazza della Posta e piazza Dante in Napoli, in L’Ingegneria Moderna, I, 5, 15 marzo 1900, pagina 26 F. Cortese Studi e proposte per fogne e sottosuoli di città ed accessori, Napoli 1882; ID, Piano di massima per un quartiere settentrionale alla città diviso in dieci rioni, Napoli 1987; cfr Infrastrutture a Napoli. Progetti dal 1860 al 1898, catalogo della mostra (Napoli, 3-21 ottobre 1978) ivi a pagina 71
(3) [P. Sica. Storia dell'urbanistica. Il Settecento, Bari 1981 alle pagg. 33 e 35]
(4) [*Sull'abbellimento della citta di Napoli / Vincenzo Ruffo ; con un saggio introduttivo di Franco Strazzullo. - Rist. anast. dell'ed. del 1789. - Roma : G. e M. Benincasa, stampa 1989. - LXXXVI, 96 p. ; 25 cm. Codice SBN NAP0009443]
(5) [F. Nicolini Dalla Porta Reale al Palazzo degli Studi in Napoli Nobilissima, vol. XIV e XV, 1905 1906; N. Faraglia Le Fosse del Grano in Napoli Nobilissima, vol. I 1892, fasc. III pagg. 39 e segg.; L. De La Ville Sur Yllon, Le Mura e le porte di Napoli, in Napoli Nobilissima, vol XII 1903, fasc. IV pagg 49 e segg. Note riportate in Giancarlo Alisio L'ambiente di piazza Dante in antichi rilievi inediti, in Napoli Nobilissima vol IV fascicoli V-VI gennaio aprile 1965, diretto da Roberto Pane. BNN SEZ. NAP. MISC.VII C 3/13].
(6) [R. Mormone Domenico Antonio Vaccaro architetto (IV), La chiesa di San Michele a piazza Dante, in Napoli Nobilissima, vol. 4 1964-1965, fasc. III e IV]
(7) [ASN, Monasteri Soppressi SS Severino e Sossio, fasc. 1793, f. 91].