Borgo Santa Lucia al Mare di Napoli

Il borgo Santa Lucia a Mare di Napoli1 (2) quartiere relativamente moderno3, inserito nel PRG de 1911, e poi in quello del 19284 ruota tutt’intorno alla vita e alla storia dell’isolotto di Megaride laddove oggi sorge Castel dell’Ovo.

Rappresenta un collegamento efficace della città occidentale alla zona orientale, ed ovvero, quell'antichissimo "passaggio a nord ovest", realizzato durante il periodo di Napoli angioina ed aragonese, usato in alternativa al percorso interno meglio tracciato in epoca vicereale, oggi corrispondente a Via Chiaia5.

Propriamente detto, il rione a mare è estratto dal progetto ottocentesco di urbanizzare la costa ad occidente della città, con le grandi colmate a mare da Mergellina fino a Via Nuova Marina, meglio riuscito nell'opera della famiglia Coppedé.
Tuttavia il suo toponimo lo salda all’antichissima origine, di borgo fondato sulla versione mitica della storia di Lucia, nipote di Costantino l’imperatore, che qui, l’avrebbe condotta nell’anno 330 d.C., così come sta scritto sulla lapide affissa sopra alla porta di essa chiesa6(7).


Il patrimonio immobiliare del borgo e l'edilizia dei grandi alberghi.

Esso rappresenta la continuità con il largo di Palazzo, oggi piazza del Plebiscito, prospettante Via Partenope e Via del Chiatamone, al di qua e al di là delle quali, giocano un ruolo fondamentale la lunga cortina edilizia del sistema grandi alberghi, fissati dalla presenza degli immobili del Grand Hotel Royal Continental, il Grand Hotel Santa Lucia ed il Grand Hotel Vesuvio.

  • Non è un borgo, né un quartiere vero e proprio, quanto piuttosto, la forma urbana circoscritta da edilizia minore, non riferibile al ruolo edilizio ed urbanistico come espressione della collettività, ma solo l’armoniosa manifestazione di architettura squisitamente Liberty, messa insieme dall’assemblaggio di case e palazzi stagliati contro le preesistenze non lineari della costa, a sua volta schermata dalla mole del Gran Cono del Vesuvio, ed il costone tufaceo, ultimo pezzo rimasto grezzo ed antico di Pizzofalcone, oltre il quale si nascondono per gli accrescimenti dei valori di formidabile identità conosciuti come il Pallonetto e poco distante i quartieri di Monte di Dio e dell'Egiziaca. Appartengono al borgo Santa Lucia l’attuale spazio occupato dai campi da tennis e la banchina d’attracco per le imbarcazioni proprietà del Circolo Canottieri, sull’area un tempo invece dell’Arsenale abbattuto per realizzare ciò che oggi si presenta come idea fascista dei giardini del Molosiglio. La propaganda del Regime considerò l’ampliamento della città di Napoli a partire dal bello, dall’igienico e dal nuovo, senza prepararla all’avvento del collettivo, della forma urbana spinta e picchiata, e qui, in questa zona con il massiccio della terrazza aperta su quello specchio di mare che è il golfo di Napoli, col nuovo litorale di via Nazario Sauro furono allineati corpi di fabbrica privi di un’idea comune, allo stesso modo di quanto già accadde alla fine degli ultimi anni dell’Ottocento per i quattro isolati attorno al Maschio Angioino e la Galleria Umberto nel quartier San Ferdinando

Storia del borgo e la topografia antica di Santa Lucia. 

La storia di questa zona di Napoli poi significativamente riconosciuta come zona Santa Lucia a Mare, trova la sua prima origine negli interessi mossi dalla regina Giovanna l, che, nell’ordine impartito di riparare Castel dell’Ovo, a tale Giovanni De Giulio, fa radere al suolo una rupe che in parte nascondeva la primitiva chiesa dedicata a Santa Lucia.  

  • Sulla Tavola Strozzi, la più antica delle vedute di Napoli, nelle acque della baia corrispondente alla zona di via Acton, si vede una piccola isola affondata a mare e sulla quale si erge una torre a doppio ordine, e messa a confronto con la veduta del Lafrery di sei anni più giovani, si nota già  una piccola fortezza bastionata a mare in luogo dell’anzidetta torre  opera, secondo Pietro Spadetta, di Luca Bengiamo  incaricato da Ferdinando I d’Aragona di costruirlo ad uso di faro e a completamento dell’ampliamento dei lavori del cosiddetto Molo Grande a Santa Lucia. Davvero  mirabile, nella veduta del Theti,  la chiesa di Santa Lucia, quella abbattuta, addirittura corrisponde al numero civico 107. Ad ogni modo in tutte e due le vedute redatte nello stesso secolo, la chiesa è collocata sul fondo della spiaggia, epicentro di un borgo di pescatori e poco distante, un inizio di case coloniche attorno, sembra, a fonte d’acqua sorgiva, rende questa zona un ritrovo di delizia. È giusto ricordare che nella veduta del 1560 come anche in quella del 1566, si fa riferimento al Borgo di Santa Lucia rispettando la visuale di luoghi oggi definibili tra via Acton, il Circolo dei Canottieri e la salita del Gigante. La strada che oggi collega piazza del Municipio al lungomare di Santa Lucia, fu detta un tempo la ”via dei Provenzali”8, in ragione della necessità di tenere agganciato questo pezzo di terra prospiciente la baia di Napoli a Palazzo vecchio, non ancora sistemato nelle forme attuali di Palazzo Reale. Poi fu detta via Gusmana, poiché messa al riguardo delle attenzioni di Arrigo Gusman conte d’Olivares nell’anno 1599 e non già invece come si è sempre creduto di giustificare la via Gusmana per la presenza sul posto dei Frati Predicatori, che pure ebbero necessità di ampliare il noviziato sul colle, un tempo il monastero di San Luigi di Palazzo, fatto abbattere per far posto al palazzo della Prefettura. Santa Lucia ritroverà molta buona sistemazione di tutte quante le casette marinaresche con calata a mare, così come racconta il Celano, nei sette anni di vicereame di Don Alfonso Pimentel conte di Benevente, durante il quale, approssimativamente tra il 1605 ed il 1606, fa pure erigere a spese del Corpo della città, un bellissima fontana opera di Michelangelo Naccherino, ed il Ceva Grimaldi dichiarerà di averla ritrovata dinnanzi ”all’officina dove si ammassa e cuoce il biscotto e si fabbrica la munizione delle Galee e dei Vascelli, che vien chiamata la Panatica, eretta nell’anno 1619, da don Fernando De Castro proprio nel punto esatto in cui oggi risiede la versione moderna dell’edificio della Marina Militare9. Racconta il Baratta che il borgo raggiunse l’apice della bellezza, da Castel dell’Ovo al Castelnuovo, allorquando per lo sversamento a mare di detriti, la torre faro, pian pianino, rimase appiccicata al continente, ed in luogo delle rampe si vedeva già una prima idea di darsena, e, sempre a ricordo delle case buttate giù dal vicerè, cardinale don Gaspare Borgia nel 1620, da allora si ebbe inizio inarrestabile quella profonda mutazione urbanistica che accompagnerà il crescere del borgo fino a tutto l’800. Nella veduta Carafa del 1775, al numero 454 si vede citato una ”statua detta del Gigante di Palazzo posta quivi ai tempi del vicerè d’Aragona”, segno di avvenute trasformazioni urbanistiche che lasceranno testimonianza del loro passaggio, specie le due rotonde, una posta all’angolo occidentale dello sbarcatoio e l’altra posta al centro del tratto della chiesa di Santa Lucia, entrambe rimosse. Furono i gemelli Gasse, tra l’altro autori medesimi della sistemazione di palazzo San Giacomo a piazza Municipio, Via Foria, la Villa Comunale, ad editare un forte progetto di trasformazione della zona, base per cui si procedette a lavori di sistemazione, come riferito da Alfredo Buccaro, solo tra il 1841 ed il 1845 e diretti da Bartolomeo Grasso, aiutato dagli abili Francesco Paolo Capaldo e Vincenzo Lenci10. Risalgono al 1884 i livellamenti di quota di via Santa Lucia e la realizzazione della nuova banchina, oltre che il lastricamento della strada medesima; ed è ancora di quegli anni e di quel secolo la rimozione dell’antica sporgenza dello sbarcatoio , la spezzata di tre tratti dalla ”Panatica di Terra” e la chiesa vecchia di Santa Lucia11.

Santa Lucia al Mare e gli anni del Risanamento napoletano.

Il primo ad elaborare un’idea di massiccia colmata a mare per questa zona che s’apprestava a cambiare definitivamente volto, fu Pasquale Janni.

  • In un riordino gigantesco della città e prevalentemente della costa da Castel dell’Ovo fino al Ponte della Maddalena, nel 1853 presenterà un progetto di massiccia edificazione in tre isolati di Santa Lucia, dando l’idea primitiva di un quartiere vero e proprio, quasi perfettamente coincidente col progetto di Enrico Alvino, che invece proponeva l’allargamento della via del Gigante, l’attuale via Cesario Console, incrociandola con Via del Chiatamone; ed invece l’ingegner Lopos, chiese che si prolungasse la Via del Lungomare, fino a farla arrivare alla vecchia via del Piliero, facendola passare sotto il Maschio Angioino ed un suggerimento di sventrale il basamento di Pizzofalcone, ma nulla di tutto ciò. Il 22 luglio del 1886, venne approvato in virtù del Regio Decreto 3983, il risanamento igienico di tutta la zona interessata da progetti di continua bonifica, e sulla pianta del progetto presentato al Comune di Napoli dalla ”S.A di Santa Lucia con sede a Torino”, quello stesso anno, per una colmata prevista per il rione di Santa Lucia, più o meno ciò che realmente accadrà, con fine dei lavori previsti per il 1893. Ma, fallita la prima impresa, l’appalto sarà affidato in due diverse convenzioni, alla Cassa di Sovvenzione per le imprese di Genova, nuovo concessionario, quindi nuova data fine lavori previsti per il settembre del 1900, non prima e non senza aver dato avvio ai lavori di rafforzamento dei muri di sponda e la posa delle prime scogliere frangiflutti. Lo stravolgimento del rione reso ormai irriconoscibile troverà il suo epicentro nella rimozione dal suo posto della ”Fontana Merliana”, posta sul tratto di strada di via Orsini angolo via Cesario Console e via del Faliero, nel medesimo posto dove un tempo le suore di Santa Lucia ci avevano il proprio palazzo poi diventato il palazzo dell’Albergo Roma.

Via Serapide a Santa Lucia.


Al piano del Rione Santa Lucia di Napoli furono introdotte delle varianti in data 1899, causa queste ultime di una riformulazione da parte del Municipio nei vecchi patti con la Cassa di sovvenzione di Genova e con quest’ultima stipulare un nuovo contratto d’appalto.

  • Le introduzioni di queste varianti sono fondamentali per la conoscenza del nuovo assetto moderno della città all’indomani del nuovo secolo e che sono tutt’oggi ancora perfettamente immutate, ma son altresì interessanti anche per conoscere la storia del Molo Beverello, la fondazione dei Giardini della Litoranea tutt’intorno al Molo Siglio, la Stazione Marittima ed il tunnel della Vittoria. Altra variante al progetto di bonifica dei fondaci relativi al Pallonetto sono l’assegnazione di ulteriori 1540 m2 di terra da destinare alla fondazione di strade larghe, pianeggianti e carrabili. E fu solo grazie all’apertura di Via Serapide che si potè ottenere una sistemazione decorosa delle aree sventrate dalle demolizioni, con un passo carrabile ideale in primo luogo per ottenere il collegamento al comparto del Pallonetto grazie alla comoda scala ad L, che, dal fondo valle, porta al Vico Storto al Pallonetto. Ad ogni modo questo tipo di intervento non dovette esser stato apportato prima del 1910, e forse completato solo nel 1911 poiché essa è individuata sulla mappa del Piano Regolatore Generale di Ampliamento, Risanamento e Viabilità della città di Napoli come ancora appartenente alle zone malsane della città.

Via generale Vincenzo Orsini.


Si tratta della Via dedicata al generale mazziniano, Vincenzo Giordano Orsini, un ex-allievo della Nunziatella, scuola militare presente sulle alture di Pizzofalcone, nonché sindaco della città di Napoli solo per un anno, dal 1866 al 1867.

  • Via Orsini assieme a Via Falero rappresentano sistematicamente l’azione finale del riordino di Santa Lucia al Mare raggiunta nel 1900, anni in cui il Consiglio Comunale approvava le varianti al progetto fissato con le sigle sui documenti per la Cassa di Sovvenzione di Genova, suggestivamente riconosciuta sulle carte ottocentesche nella scritta ” … strada a sud della Caserma RR Equipaggi e dell’altra ad Ovest dell’albergo Roma.  Una combinazione questa che, oltre a garantire principalmente decoro a tutta la zona, dava modo soprattutto di creare un isolato monumentale che di fatto riesce a contenere la Chiesa di Santa Lucia al Mare, quella moderna, il palazzo dell’Albergo Roma ed infine la vecchia Panatica, oggi la caserma della Marina Militare, conferendo quindi anche più prospettiva decorosa per il tratto meridionale di Via Cesario Console. Per il suo prolungamento a mare, nella direzione di Via Partenope, si ricorda che nel 1900 in virtù dei RR. DD., nn 342 e 343, si procedette alla stesura del terribile elenco di edifici considerati suppletivi che la società per il Risanamento fermo alla classe 1875 ebbe in progetto di radere al suolo; ma cinque anni dopo si procedette al solo spostamento della Fontana Bernini da quella che era considerata l’ex villa del Popolo all’attuale sistemazione della stessa sulla rotonda a Santa Lucia. Nel 1913 infine, grazie all’apertura definitiva di Via Orsini e via Falero, risultavano complessivamente eseguiti lavori di bonifica del Rione Santa Lucia per 10.341 m2 di strade e 18.365 m2 di nuovi edifici.


Spazio note

(1) [7]: *Pizzofalcone e Le Mortelle / Italo Ferraro. - Napoli : Oikos, 2010. - p. 606 : ill. ; 31 cm. ((In calce al frontespizio : Fondazione Premio Napoli ; MN Metropolitana SpA Codice SBN NAP0544539 ISBN 9788890147883 BNN sez nap VII A 1638/6
(2) Fino a tutto il IX secolo il borgo si è anche chiamato Borgo San Vincenzo a Mare, giustificato dal fatto che questa zona risultò proprietà dei monaci di San Vincenzo al Volturno
(3) Capasso farebbe risalire il borgo all’antica ”Cala di Santa Lucia”in Topografia della citta di Napoli nell'11. secolo / Bartolommeo Capasso. - Rist. anast. - Sala Bolognese : A. Forni, stampa 1984. - 1 v. : ill. ; 22 cm. ((Rist. anastatica dell'ed.: Napoli, 1895. Codice SBN VEA0081014 Autore Capasso, Bartolomeo Soggettario Firenze NAPOLI - I - Topografia - Sec. 11. Luogo pubblicazione Sala Bolognese Editori A. Forni Anno pubblicazione 1984 – 1895; alla nota 4 di pagina 125 si legge Vita di S. Athanasii in M.N.D., t. l, p. 217; diversamente dal Colombo che invece la vede ancora il segno antico dei Molo dei Provenzali, un pezzo di spiaggia e di mare tenuto occupato dagli angioini per l’attracco a mare delle imbarcazioni reali. A. Colombo, I porti e gli Arsenali di Napoli, in Napoli Nobilissima, vol. III, Napoli 1894, pag. 10
(4) *Napoli : le fonti per un secolo di urbanistica : esposizione cronologica dei provvedimenti urbanistici realizzati e non realizzati a Napoli dal 1860 / Bianca Petrella ; introduzione di Corrado Beguinot. - Napoli : Universita degli studi di Napoli, Dipartimento di pianificazione e scienza del territorio, stampa 1990. - 725 p. ; 25 cm. ((In testa al front.: Consiglio Nazionale delle Ricerche ; Istituto di pianificazione e gestione del territorio -IPIGET-, Napoli Codice SBN VEA0009645 Collana Saggi monografici ; 2
(5) M. Napoli, Napoli greco-romana, Napoli 1959, pagina 114
(6) *Catalogo di tutti gli edifizi sacri della citta di Napoli e suoi sobborghi : tratto da un manoscritto autografo della chiesa di S. Giorgio ad forum / Stanislao D'Aloe. - Bologna : Forni Editore, [19..]. - P. 111-737 ; 22 cm. ((Estr. da: Archivio Storico delle Provincie Napoletane, 1883. - Paginato anche [191] p. Codice SBN NAP0100866m a pagina 504
(7) Dal 1980, e per volere del cardinal Corrado Ursi, è stata elevata a rango di santuario diocesano della città.
(8) *Napoli antica / Raffaele D'Ambra ; prefazione di Giuseppe Zampino. - Napoli : Grimaldi, 1999. - 485 p. : ill. ; 36 cm. ((Ripr. facs. dell'ed.: Napoli, R. Cardone, 1889. - In custodia. Codice SBN CFI0460080 BNI 2000-3402
(9) Libro antico *Delle notizie del bello, dell'antico e del curioso della cittÆ di Napoli... date dal Canonico C. Celano... divise in dieci giornate... - Napoli : Raillard, 1692. - tomi 10 in vol. 6, tav. f.t.; 15 cm Codice SBN LIAN010188
(10) Alfredo Buccaro, Istituzioni e trasformazioni urbane nella Napoli dell’Ottocento, Napoli 1985 pagg. 218-219; vedasi anche G. Quattromani , Napoli dal 1763 al 1852, in ”La Sirena”, VII Napoli 1853, pag. 41
(11) G. Quattromani, Annali civili del Regno delle Due Sicilie, vol. XLVII, Napoli, 1844, pagina 46