Piazza San Domenico Maggiore Napoli

Piazza San Domenico Maggiore1(2) è una delle piazze del centro antico di Napoli, epilogo storico di vita sociale e distrettuale della regio Nilensis, ottenuta con riscatto su quel che resta delle sommerse fortificazioni primarie della città greco romana3, distesa e sepolta fino al piano sud di Spaccanapoli rappresentato in quel punto dalle botteghe dell’allume entro il perimetro d’area archeologica della basilica di San Lorenzo Maggiore a San Gregorio Armeno.

E' occupata da patrimonio immobiliare antico, collocato sul posto in seguito a stratificazioni insediative che, oltre a garantirne la sopravvivenza fino all’età moderna, l’hanno mantenuta al riparo da eventi traumatici.

Alla medesima maniera della vicinissima piazza del Gesù Nuovo, infatti, l’arredo urbano antico ha rappresentato la quota ostativa agli interessi politici che alimentarono a Napoli, durante il Ventennio fascista, gli sventramenti lineari a tutti i costi, specie per gli anni commissariati da Castelli nel 1925 e da Pietro Baratono l’anno successivo, sopraggiungendo indenni dai bombardamenti del 4 agosto 1943, ed al tremendo terremoto del 1980.


L'orografia di piazza San Domenico Maggiore ed i suoi collegamenti. 

La sua forma urbana moderna è più limitata agli sbocchi regolari di Via Benedetto Croce, con gli spigoli di palazzo Carafa degli Spina e palazzo Petrucci, il varco di Mezzocannone, grazie al quale, la piazza è raggiungibile direttamente dal Corso Umberto I.

  • Infine, alimentata dall’omonima strada proveniente dai Tribunali a lato del palazzo Sangro di Sansevero, laddove, nel 1906, in occasioni di scavi per la costruzione di moderni collettori pluviali, furono riportati alla luce quattro filari di blocchi di tufo innervati su pozzolana, e disposti a coltello, alla maniera di come i greci costruivano le loro mura di cinta4(5)6. E' stata importata integralmente nel centro storico UNESCO, ed è divenuta poi il cuore dello schema occidentale della città ducale ridisegnata su scala dal Castagnoli, che ne conferma l’ideale allineamento col ciglio settentrionale dell’acropoli nell’area di Sant’Aniello a Caponapoli e Villa Chiara a Sant'Andrea delle Dame. La piazza tutttavia, è collegata, con la discesa di Via del Sole, e l’attraversamento che questa compie penetrando nell’area dei padiglioni del Policlinico fino a piazzetta Miraglia, alla plateia inferiore dello spazio greco, oggi contestualizzato dall’arredo urbano di via San Biagio dei Librai. Pur tuttavia piazza San Domenico Maggiore resta conforme al punto obbligato del percorso che compiono le mura greche, mantenendo la posizione marginale rispetto all’antico abitato della Regio Nilensis ed oggi ben definito anche da documentazione archivistica prodotta in seguito allo scavo archeologico sotto il bastione di palazzo Corigliano, unico segno in superficie dell’allargamento ipogeico del V secolo dopo Cristo, che caratterizzò l’estensione ad ovest della cinta muraria sommersa, la quale, però non perderà nel tempo comunque la sua funzione di limite dello spazio greco7Il segno di un’importante trasformazione urbana subita dallo scenografica disposizione degli immobili in piazza, tra la prima metà del ‘400 e la seconda del ‘500, è rappresentato dall’assetto dell’area adiacente l’abside della chiesa di San Domenico Maggiore, la quale, col muro di facciata del presbiterio ed il lato destro occupato dalla basilica di Sant’Arcangelo a Morfisa, domina il fuoco visivo centrale dell’invaso intercettato nel 1737 dall’innalzamento della Guglia di San Domenico.


Spazio note

(1) Liberamente estratto da: Palazzo Corigliano. Tra archeologia e Storia In sintesi dall'Istituto Universitario Orientale di Napoli, ottobre 1984, DON 1.209.562 BNN sez nap MIsc VII C 3/4 copia estratta da 1167802 D.S. BNN distribuzione 1994 D 87 relazione a cura di Irene Bragantini e Patrizia Castaldi, premessa di Maurizio Taddei.
(2) ASN., Pergamene della Società napoletana di Storia Patria, San Domenico Maggiore, 11.1. III, 70; 11.1.III, 29;
(3) F. Colonna, Scoperte di antichità in Napoli 1876-1897, Napoli 1898; Bartolomeo Capasso Napoli greco-romana Napoli 1905; Gabrici 1951-1952; Castagnoli del 1956-1959; Cesare De Seta, Cartografia della città di Napoli, Napoli 1969; ed ancora: AA.VV., Archeologia urbana e centro antico di Napoli; documenti, Napoli 1983; AA.VV., Archeologia urbana e centro antico di Napoli. Atti del convegno 1983, Napoli 1984; Santoro Napoli, 1984
(4) Gabrici, 1951. Coll. 560-561; l’autore non ha assistito personalmente agli scavi, e siccome gli stessi furono nuovamente interrati non vi sono né foto né testi per testimoniarlo, ma questa dovrebbe esser la zona nord del tracciato greco di Napoli.
(5) Gli stessi furono reinterrati, sotto l’attuale pavimentazione pubblica della piazza, ed assieme ai resti, ancora oggi sopravvive l’antica sistemazione di blocchi di tufo in assise piana a doppia cortina con briglie trasversali, conferendo all’arredo immobiliare in superficie il suo tipico andamento est-ovest, interrompendo di fatto il percorso lineare nord-sud di Spaccanapoli all’altezza del tratto interrato dell’antichissima sede napoletana dedicata al culto della Fratria degli Eumelidi sotto al palazzo dei Casacalende
(6) C. Fiengo Gioffredo e Vanvitelli nei palazzi Casacalenda Napoli 1976, pagina 88. Per la citata sede del culto, cfr, CDP 1978, pagina 95; la sede è stata ipotizzata per il ritrovamento di una lastra dedicatoria e la presenza di un tempio greco sotto alla chiesa di Santa Maria della Rotonda scoperti durante gli scavi del 1910.
(7) L’allargamento della cinta muraria la si attribuisce con pressocchè con totale certezza sulla basi di un testo epigrafico (CIL, ZX, 1485) a sua volta attribuito a Valentiniano III, databile 440 a. C.