Piazza Vincenzo Bellini Napoli

È una delle piazze del centro antico di Napoli1, conforme all’età barocca vivamente espressa dalla facciata di palazzo Firrao, che la apre dal varco di Via Santa Maria di Costantinopoli al Museo e, tuttavia, importante punto di riferimento topografico per il circondario archeologico delle Mura Greche.
E' diventata dagli anni Trenta del Novecento, il luogo simbolo della movida studentesca napoletana, in rappresentanza della più libera espressione della forma d'arte praticata da uno stile di vita segnato dalla residenza su strada ed in gruppo, senza una specifica etichetta sociale, né una pregna caratteristica culturale.

La piazza mantiene la posizione media e marginale rispetto all’ideale allineamento dell’acropoli greca localizzata sotto il bastione degli Incurabili a Caponapoli e la zona di Sant'Andrea delle Dame, ed a questo collegata alla plateja di San Biagio dei Librai, dalla via De Crecchio e dalla via del Sole.  

Quest'ultima diventata strada solo agli inizi del II secolo a. C., allorquando, la fascia pomeriale interna fu assediata dalle costruzioni immobiliari dei nobili, finendo quindi per isolare piazza Bellini nella forma urbana che tutt’ora mantiene e cioè costeggiata dalle restanti mura di cinta della città oggi sommersa.


Le mura della città antica, poi, a loro volta, perdendo la funzione di contenimento vennero utilizzate come cave per lo spoglio di blocchi da reimpiegare nelle nuove opere di urbanizzazione e congestione della vicinissima regio Nilensis.

  • E con molto del materiale di risulta fu in parte costruito su preesistenze altomedievali, il prospiciente complesso chiesastico di Sant’Antantoniello a Caponapoli, oggi parzialmente occupato dalla biblioteca di ricerca dell’area umanista più semplicemente conosciuta con la sigla, BRAU. La piazza è dedicata all’operista catanese, Vincenzo Bellini, per esser stato quest’ultimo, studente ospite presso il vicinissimo collegio musicale di San Pietro a Majella; la dedicazione della piazza fu conferita negli anni Quaranta dell’Ottocento, in seguito all’istituzione del prestigioso omonimo teatro a via Conte di Ruvo e nel 1886 venne eretto l’omonimo mausoleo al centro della piazza, opera del cavese Alfonso Balzico, già allievo e professore emerito dell’Accademia di Belle Arti. La piazza è definita entro i limiti fisici imposti dalle costruzioni immobiliari del Palazzo Firrao, il palazzo Coda e l’apertura nel tardo Cinquecento della sommità di Port’Alba, dalla quale, a dritta lungo la prima porzione del decumano superiore, serve all’incrocio di quest’ultima con l’apice di Via San Sebastiano e l’imbocco di via Santa Maria di Costantinopoli al Museo. Operazioni di scavo archeologiche operate alla fine degli anni Ottanta del Novecento, per lo studio degli antichi collettori nel sottosuolo cavo della città ducale, tra piazza Miraglia, San Domenico Maggiore ed il palazzo Corigliano, hanno interessato tutta quanta l’area urbana anche di piazza Bellini, laddove, la quota pavimentale di età romana è stata riconosciuta, catalogata e datata di poco inferiore al basolato settecentesco senz’alcun accrescimento di suolo. Mentre la zona è solcata da un tale intrico di elementi di disturbo anche recenti, che gli stessi scavi anzidetti, riportarono alla luce una condizione di sfruttamento tale che, ognuno degli interventi che si è operati in qualsiasi epoca della storia del sottosuolo di Napoli sotterranea, hanno riutilizzato nei limiti verosimili contenuti murari preesistenti, in quel che fu considerato un continuo processo di ricostruzione adeguato all’ambito della medesima potenza d’interro. I resti delle mura greche, in questa piazza furono lasciati interrati ed allo scoperto, visibili dall’alto di una recinzione posta a protezione sul livello del suolo alto, come semplice elemento urbano qualificante e per un previsto e mai realizzato progetto di musealizzazione degli scavi medesimi e di un loro impiego futuro, ritenuto di interesse turistico.


Spazio note

(1) Palazzo Corigliano. Tra archeologia e Storia (Estratto) Istituto Universitario Orientale di Napol, ottobre 1984, DON 1.209.562 BNN sez nap MIsc VII C 3/4 copia estratta da 1167802 D.S. BNN distribuzione 1994 D 87 relazione a cura di Irene Bragantini e Patrizia Castaldi, premessa di Maurizio Taddei