Via Case Puntellate al Vomero Napoli

Il casale di Case Puntellate a Napoli1(1bis) sorgeva dove attualmente si trova il quartiere dell’Arenella sulla collina del Vomero, a ridosso delle nuove opere di fondazione del moderno Borgo Pigna.

Le testimonianze storiche degli edifici che lo caratterizzavano nel corso degli anni sono state per la maggior parte fagocitate senza dubbio di sorta dall’ espansione edilizia, spesso spregiudicata, che ha caratterizzato il casale ed il quartiere nel corso delle generazioni.

In età romana, la collina del Vomero era denominata “Antinianum”, perché precedeva gli stabilimenti termali di “Anianum” ( l’attuale Agnano), ma l’ etimologia della parola secondo alcuni studiosi potrebbe derivare anche dai possedimenti che la gens “Annia”, potente famiglia puteolana, possedeva in loco.

Quelle che attualmente vengono individuate come Via Francesco Carrera, Via Salvator Rosa, Via San Gennaro ad Antignano, Via Annella di Massimo e Via Belvedere, rappresentavano il percorso che seguiva l’antica Via Antiniana, attraverso cui avvenne il trasporto del Busto e delle Ampolle del Sangue di San Gennaro, dall’Agro Marciano2 di Fuorigrotta2bis alle omonime catacombe presso il comparto di San Gennaro dei Poveri al Rione Sanità


Lo sviluppo armonico del rione Puntellate e l'orografia antica dei luoghi.

Un notevole sviluppo edilizio si ebbe a partire dal 1556 con l’ apertura della Via Infrascata (una parte dell’ attuale Via Salvator Rosa), Via del Vomero, che congiungeva Via Torrione San Martino a Via Belvedere, Vico e Salita Cacciottoli, Calata San Francesco, Via Casa Puntellate, Via Camaldolilli, Vico Acitillo e la strada che congiungeva il casale con Soccavo attualmente identificabile con il Cavone delle Case Puntellate.

  • Alla fine del XVI secolo presumibilmente risalgono i Casali delle Case Puntellate, dell’ Arenella e del Vomero ( nei pressi dell’ attuale Via Belvedere), tutti caratterizzati da un tipo di edilizia rurale con ville patrizie e masserie. A partire dal 1885, anno in cui fu varato un nuovo piano regolatore, il carattere agricolo della collina fu completamente stravolto da una vera e propria opera di urbanizzazione di massa caratterizzante l’ area compresa tra Castel Sant’ Elmo, Via Aniello Falcone, Via Annella di Massimo e Via San Gennaro al Vomero. L’ area dell’ Arenella e dello stadio Collana, progettate nel primo dopoguerra e le speculazioni edilizie degli anni ’50 e ’60 sancirono la definitiva cementificazione della zona, distruggendo decine di ville, masserie e orti. Per quanto riguarda Via delle Case Puntellate, il toponimo era già presente nelle pianta del duca di Noja (1775) e deriva da un’ antica leggenda secondo cui Cristo sarebbe apparso agli abitanti del luogo comunicando di aver “puntellato” le loro case per prevenire cedimenti. Ancora oggi molti anziani ricordano come il terremoto del 1980 non abbia provocato il crollo di nessuna abitazione. Il toponimo di Via Acitillio invece deriva dalla produzione di un tipo di vino che si produceva in zona, acidulo e quindi di scarsa qualità.

Il collegamento storico delle Puntellate con Soccavo ed il Vomero.

La strada ha subito un processo di urbanizzazione in seguito al piano regolatore del 1926. 

  • Al n°12 della medesima sorge Villa Costanza, di origini rurali, costruita probabilmente nel XVIII secolo; nel 1855 divenne una lussuosa villa ad opera di Filippo Angelillo, procuratore generale del Regno all’ epoca di Ferdinando II. Ereditata dalla figlia Costanza, da cui prende il nome, tuttora è abitata dai discendi della famiglia. La cosiddetta Discesa Lacco, quella che in seguito sarà chiamata “Cavone Case Puntellate” o anche “Vallone Finanzieri”, alla fine del ‘700 rappresentava la via di accesso alla strada che permetteva di raggiungere Soccavo . All’ inizio dell’ 800 venne abbandonata a causa di una via alternativa che fu aperta da Via Case Puntellate, attualmente identificabile con la Discesa del Cavone e gli abitanti della zona decisero di erigere un muro per separarla dal quartiere. Nonostante negli anni ’50 fu anch’essa sottoposta ad una feroce speculazione edilizia, rimane uno dei luoghi più caratteristi dell’ antico casale. Un’ interessante testimonianza storica dell’ antica rete viaria e data anche da quel tratto di strada che attualmente collega Via E.A. Mario e Via Netti, ovvero la strada delle “Purtuncelle”, fiancheggiata da un tratto di muro della Cinta Daziaria che circondava l'intera città durante tutto il Settecento, l'Ottocento ed i primi anni del Novecento. L’antica strada, che riaffiora anche lungo il percorso dell’ attuale Via Jannelli, collegava Via Case Puntellate e Camaldolilli con Largo Cangiani; molto interessante è la Cappella della Madonna della Luce, proprio a Via Jannelli civico 170, eretta presumibilmente nel XVIII secolo in stato di rovina durante tutto il secondo Novecento.

Lo stato della Cappella della Madonna della Luce e la cappella dei Camaldolilli.

L’ interno dell’ edificio custodisce un altare e una balaustra in marmi policromi assieme ad un pulpito ligneo ed una volta a botte decorata da lacunari in stucco.

  • Secondo Di Mauro, che confuta l’ ipotesi di Ruotolo esposta nel 13° itinerario di “Napoli Sacra”, la chiesa è antecedente alla metà dell’ 800 in primo luogo perché già citata nella carta del duca di Noja del 1775, inoltre: “sia il coronamento della facciata, con i suddetti ornamenti in piperno, sia la struttura architettonica mi sembrano risalire al XVIII secolo. Alla metà dell’ 800, invece, credo di potere attribuire gli stucchi che rivestono l’ interno e l’ esterno della cappella, e tutti gli altri ornamenti, che le conferiscono una gradevole impronta neoclassica”. Un’ altra significativa testimonianza architettonica e costituita dalla cosiddetta Cappella dell’ Addolorata, detta dei Camaldolilli, che sorgeva alla sommità dell’ omonima strada, oramai anch’essa vittima di un forte stato di degrado e che fino agli anni ’50 del Novecento, rappresentava un tranquillo sentiero di campagna che si inerpicava lungo la collina dei Camaldoli. La cappella è costituita da una struttura quadrata con una cupola bassa e un abside rettangolare; questa struttura architettonica fu introdotta nella città da Francesco Grimaldi alla fine del ‘500, ed abbiamo testimonianza del suo utilizzo durante tutto il secolo successivo in strutture presenti in altri casali periferici, come ad esempio la storica chiesa parrocchiale di San Giorgio a Pianura. La lapide posta sul portale testimonia il restauro ad opera di Giulio Ricciardi, conte di Camaldoli, del 1851 che però non riguardò la facciata esterna, di cui conserva la struttura originaria del 1667, anno della sua fondazione.


Spazio note

(1) Le informazioni di questo breve scritto sono liberamente tratte dall’ opera di Di Mauro Marco, “Il casale di case Puntellate e il borgo della Pigna”, Miscelanea Civitas L.U.P.T., Napoli- 1997.
(1bis) Con il termine “CASALE” si indica un gruppo di case che sorgono in aperta campagna dotate di una cappella pubblica che ne rappresenta il centro autonomo, sociale e religioso. La differenza tra “ casale” e “borgo” è estremamente sottile e spesso soggetta ad equivoci ma, in linea di massima, si opta per il primo termine, che suggerisce tra l’altro un’ atmosfera rurale, mentre il secondo individua una realtà più complessa, certamente meglio urbanizzata.
(2) [A stampa in Atti VI Convegno Nazionale di Speleologia in Cavità Artificiali, Napoli, 30 maggio-2 giugno 2008 («Opera ipogea», 1/2 (2008), pp. 117-144 © degli autori – Distribuito in formato digitale da “Reti Medievali”) ]
(2bis) Migne Patr. Lat., vol LIII., col. 859-866 episodio della traslatio lo si confronti anche con In Gloria confessorum di Gregorio di Tours, al capitol CX [Al. CVII] (Migne Patr. Lat., LXX col 909; ed. B Krusch in Mon, Germ. Hist., Scrirtores rerum Merov., , 1-2 pagina 818)
(3) Di Mauro Marco, “Il casale di case Puntellate ..." pag 39