Piazza Carità di Napoli

E' la quinta piazza a formare gli slarghi del vecchio rione e, compresa piazza Plebiscito e piazza Dante Alighieri, è la settima piazza del centro storico, coinvolta dal 2009, dal piano di zona a traffico limitato relativamente al solo perimetro del centro storico.
Interamente di proprietà dei monaci della Certosa di San Martino, la piazza oggi è prevalentemente composta da un linguaggio architettonico ed urbanistico estraneo all’ambiente preesistente.
Ed è infatti vero che l'ambiente circostante è caratterizzato dall'assenza delle case barocche in parte abbattute ed in parte nascoste dal nuovo costruito, di cui una appartenne alla Sanfelice ed un’altra a Carlo Poerio.
Infine per lungo tempo si è chiamata, Largo della Carità, ed anche piazza Carlo Poerio, di cui il mausoleo del patriota napoletano fu poi fatto trasferire nel borgo San Pasquale a Chiaia.
Storia breve di piazza Carità.
La piazza così come la si osserva tutt'oggi è stata ottenuta dall’arretramento delle nuove opere prodotte per realizzare l’architettura fascista di Napoli, distinte dalle opere del vecchio allineamento, rendendola non poco ambigua, di fisionomia sconvolta ed armonia incrinata dalle fabbriche antiche che su di essa ancor’oggi prospettano la propria facciata.
- Essi sono, i palazzi Mastelloni e Trabucco, le chiese di San Liborio ed impropriamente anche la determinazione dello sbocco alla Pignasecca dato dall’immobile sacro di San Nicola. La piazza è comunque dominata dal grattacielo della Cattolica a sud e dal fronte mastodontico del palazzo dell’INA, prospettante una soluzione urbanistica piuttosto favorevole a riparare gli sbalzi di quota posti in evidenza a destra dal fianco sinistro del palazzo delle Poste e a sinistra dalla palazzina ancor più piccola ed arretrata della caserma Pastrengo a ridosso della chiesa di Sant’Anna dei Lombardi ed i palazzi Volturno e dell'INA-Assicurazioni. A sud, il nuovo imbocco a Via Toledo è garantito dalla preesistenza del palazzo della Nunziatura Apostolica; diversi varchi aperti sulla dorsale nord ne garantiscono l’accesso da e per i Quartieri Spagnoli, e, l’attuale via Giuseppe Simonelli, resta la più antica strada penninata d’accesso all’ultima porzione a nord del quartiere di Montecalvario. Secondo i critici più autorevoli, la piazza è in parte sfigurata, da un veste architettonica del tutto povera di alcuni palazzi sorti nei primi anni del Novecento, destinatari della residenza popolare; riduttivi, essi propongono solo l’essenziale dei ritmi e delle forme più tradizionali delle costruzioni sensibilmente percepibile col contrasto molto forte dell’impaginato più antico. Mentre la funzionalità della piazza da un punto di vista urbanistico è alterata dall’enorme altezza raggiunta dal grattacielo della Cattolica, motivo per cui vi si insedieranno altre strutture di notevole riguardo, tipo il palazzo della SME-ENEL in via Bracco. Dubbio pure il palazzo degli Uffici Finanziari in parte prospettante su piazza Matteotti, rivolto a piazza Carità col fronte laterale su base circolare, il testo dice, "artisticamente non rilevante il messaggio che inizialmente volevasi dimostrare, specie nell’esercizio dei grandi portali, che appaiono inutilmente solenni", uno aperto su via Fabio Filzi e l’altro chiuso in via Guglielmo da Oberdan.
Al centro della piazza venne collocato nel Dopoguerra il monumento all’eroe di guerra, l’appuntato dei Carabinieri, Salvo D’Acquisto.
Spazio note
(1) Contributi: da Palazzo Troise al Grattacielo da pagina 33 a pagina 39 di *Mussolini e le opere napoletane del Ventennio / Giuseppe Basadonna. - Napoli : A. Berisio, ?1980?. - 126 p. ; 21 cm . Codice SBN SBL0631596 BNI 821840. Ed ancora: Un'atmosfera compromessa, medesimo testo da pagina 41 a pagina 44Categorie delle Guide
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