Rione Duca di Genova Posillipo

È il rione duca di Genova a Napoli1, intervento urbano di notevole qualità morfologica, installato nello spazio tra le dimore signorili della Collina di Posillipo e sorto grazie agli effetti giuridici della legge del 1926 numero 386, la stessa di cui godranno le fondazioni delle case popolari al Santa Caterina da Siena ai Quartieri Spagnoli ed il rione della Vittoria presso l'omonima Galleria al Chiatamone.

Si trova a Possillipo, rappresentato dalla massima espressione di un possente corpo di fabbrica piantato in posizione centrale,  prospiciente sulla stessa  piazza San Luigi.

Il rione vero e proprio è determinato dagli altri due edifici a destra e a sinistra, descrivendo in maniera uniforme la conformazione di piazza con alti palmizi.
Quindi, conta tre edifici, per un totale di 350 stanze su 103 alloggi e fino al 1993 lo spazio ricavato per il giardino fu di 5.000 mq.

Sorge mastodontico, ricordando non poco la fabbricazione edilizia del tipo radiocentrica, semicircolare "sulla base di un prospetto panapticon", assorbito in tutte le sue forme sui pezzi che restano dell’antico monastero dei Predicatori alla Sanità, al confine coi Cinesi, poi affidato all’azione della Filantropica napoletana e prospettante la poderosa mole lungo il Corso Amedeo di Savoia.


Le case popolari di Posillipo e la propaganda edilizia dell'IACP.

Il Duca di Genova a Posillipo però nasce nel pieno fervore del rinnovamento napoletano esclusivo del potere prefettizio di Michele Castelli prima e di Pietro Baratono poi.

  • Ricevendo dall’allora Comune di Napoli i suoli sulle alture di Posillipo, che l’Istituto Autonomo Case Popolari, sfrutterà per scopi essenzialmente propagandistici istruiti dal Regime, e che diverranno poi speculativi all’avvento del governo Badoglio, esitando alla fine una tipologia di alloggi più utili alla media borghesia che all’emergenza popolare. La sistemazione urbana del rione trova il suo epicentro nello spazio vuoto e chiuso alle sue spalle da altissime pareti scavate nel tufo dolce. L’edificio  centrale è rialzato su di uno zoccolo che avanza sull’ingresso sia in forma di rampa automobilistica che altrettanto con scalini centrale, col proposito assai chiaro di realizzare un meccanismo d’accosto molto scenografico. Le decorazioni delle facciate degli edifici si sviluppano ampiamente tra lesene e fasce orizzontali che cambiano la tinta dell’intonaco armonizzando al massimo il programma decorativo e al tempo stesso fingendo l’esistenza di un piano nobile. Il corpo di fabbrica  centrale è in linea con gli altri due edifici ai lati; le scale d’accesso ai piani stanno nascoste dietro per lasciare libera la facciata. Gli edifici che stanno ai lati sono sviluppati a cinque piani e fino al 1993 non si sono registrati lavori di ammodernamento o ascensore.


Spazio note

(1) Liberamente estratto da: Sergio Stenti, Napoli Moderna. Città e case popolari. 1968-1980. Introduzone di Alberto Ferlenga. Napoli 1993 edizioni Clean BNN 2008 A 855, pagg 66-69 Altri contributi: 80 anni di edilizia a Napoli. Vedasi anche: Il finanziamento dell'edilizia economica e popolare. Leggi il PDF