Quartieri Spagnoli

Rappresentano uno dei tanti casi emblematici del Centro Storico UNESCO, per il persistere delle criticità sociali prima che strutturali.
E dopotutto hanno continuato a mantenere uno stato di conservazione fittizia(3bis) adeguata all'ambito del piano di gestione ICOMOS Italia.
L'area dei Quartieri Spagnoli è delimitata sui due lati lunghi dello strapiombo della Collina del Vomero, un fronte accidentato e roccioso che guarda nella direzione del Vesuvio e a ridosso del quale sono andati via a via formandosi i quartieri arroccati sul versante esposto al sole di Ponente e raggiungibili in prima istanza dalla lunga sequela di pedamentine che vennero disertate all'indomani dell'apertura della strada delle colline.
L'area si chiude a sud sugli altri due lati, quelli corti di Via Chiaia, che divide la collina di Pizzofalcone e a nord all'altezza della molto più breve via Giuseppe Simonelli che taglia e genera in quel punto il salto di quota da Montecalvario all'area di Montesanto.
Tra questi confini si stringe un processo di costruzioni immobiliari e di insediamenti semi-intensivi in luogo di aree un tempo boschive, rurali e sulle quali ha avuto ragione di costituirsi durante il viceregno di Pedro de Toledo4 la regolare orditura ortogonale per acquartierare l'esercito spagnolo di stanza nella Regione; orditura che ha mantenuto per sempre l'intima e tesa relazione con l'unica strada a scorrimento veloce che con essa è stata costruita: via Toledo5 il punto più basso fissato ad orientamento del punto più alto che verrà aggiunto però nel XIX secolo aprendo il Corso Vittorio Emanuele.
I lotti urbani che ne determinano l'effettiva estensione furono inventariati e descritti di volta in volta sul fondo Le Celse, l'unica delle documentazioni ufficiali e consultabili che contenga informazioni sulle preesistenze ambientali6(6bis).
Orografia e patrimonio immobiliare dei Quartieri Spagnoli.
I cardini |
I decumani |
1) Vico I° Lungo a Montecalvario | 1) Via Nardones |
2) Vico Lungo Teatro Nuovo | 2) Via Carlo De Cesare |
3) Vico Lungo a San Matteo | 3) Via Sergente Maggiore |
4) Vico Tre Regine | 4) Via D'Afflitto |
5) Via Speranzella | |
6) Vico Lungo Gelso |
Il patrimonio immobiliare |
I comparti urbani |
1) Palazzo Nardones | 1) Sant'Anna di Palazzo |
2) Palazzo D'Alessandro | 2) I Cariati |
3) Palazzo del teatro Augusteo | 3) Zona Concordia |
4) Chiesa delle partorienti | 5) Le Mortelle |
4) Santa Teresella | |
5) Rione Santa Caterina da Siena | |
6) Montecalvario |
Fasce territoriali di espansione ed i primi rilievi: Vigna a San Martino.
I piccoli comparti che ne formano lo scacchiere sono articolati mediante uno schema ippodameo con strade che si incrociano ortogonalmente.
- E formati da lotti quadrati di circa 20x20, eccezion fatta per la prima fila prospisciente Via Toledo. A partire dalla quale, le trasformazioni del Seicento, otterranno l’unione di più "insule in profondità e la costruzione dei primi cortili". Giù a valle, i Quartieri Spagnoli, sono inclusi entro il terminale di piazza Trieste e Trento fino all’apice dell’attuale Via Armando Diaz7. La tipologia edilizia, sia quella pubblica che quella privata, quella civile come quella sacra, ha importato la forma attuale, pienamente contributiva dell'assetto urbano moderno, dalle caratteristiche spaziali, planovolumetriche e decorative del secondo Cinquecento8, corrispondente alle zone del Monte di Dio, l'Egiziaca, Serra di Cassano, Pallonetto a Santa Lucia, la Solitaria e Cappella Vecchia.Si tratta di un'area fortificata e cresciuta su se stessa fino al 1707, data storica della sconfitta degli Spagnoli e l’avvio del dominio austriaco sulla città. La fase di costruzione dei Quartieri Spagnoli, durante la gestione vicereale della capitale del Regno, sarà circoscritta alle aree escluse dagli interessi delle precedenti attività aragonesi, e che giunta a termine solo verso la fine del Cinquecento, dividerà in due tronconi la città. Da una parte i nativi, i napoletani veri e propri, messi a vivere nelle aree per altro interessate dalle prammatiche e dai divieti sull’edilizia, praticamente fuori dalle mura della città e dall’altra gli Spagnoli, i soldati acquartierati sulla collina di Pizzofalcone, messi a guardia dei togati e dei burocrati occupanti il versante del Poggio alle Mortelle, che, per chi non lo sapesse, è la collina che le sta di fronte, Pizzofalcone. Tra le due collinette, giù a valle, più o meno corrispondente alle zone oggi conosciute come piazza del Municipio, la cosiddetta città dei servizi, cioè quell’intelligente dislocazione degli immobili destinati alle unità d’appoggio, il carcere, l’ospedale ed il banco di San Giacomo, alla fine inglobati all’interno dell’unico disegno impresso al carattere urbano oggi moderno di San Giuseppe dei Fiorentini-Carità. Su tutto, Castel Sant’Elmo, sola roccaforte in grado di mantenere il rigido controllo sull’artiglieria, l’abitato, il porto, e quello specchio di mare che è il golfo di Napoli da sempre l’accesso preferito dagli assedianti. I lavori sul perimetro delle mura urbane furono avviati nel 1537, proprio quando il castello fortificato dall’Escrivà perdendo l’azione di vedetta acquisirà altrimenti quella di difesa ed è relativo a quel periodo l’estensione dei Quartieri Spagnoli fin sul ciglio del Mercatello, l’attuale piazza Dante, compilando lato monte ciò che verrà attuato al borgo dei Marinari lato mare, e cioè concludere un più sano controllo della città a partire dal controllo del sistema Palazzo Reale, e da quest’ultimo, in poi, il controllo definitivo su via Toledo e Via Chiaia.
I Quartieri Spagnoli e l'opera del Risanamento napoletano.
I Quartieri Spagnoli per estesi che appaiano in realtà si sono fortemente sviluppati come centro residenziale solo ad opera del risanamento napoletano del dopo 1875 e non prima.
- Sfuggita miracolosamente allo stesso Risanamento che ne chiedeva l’abbattimento totale di ogni forma di abitazione eretta fino a quel momento. In ogni caso il disegno è a voce unica: gli edifici si presentano occupati da due distinte unità edilizie con ingresso indipendente. All’interno dei palazzi al di là delle corti comunque sempre presenti in alcuni casi introducono ad un giardino condominiale, secondo un modello importato dalle ville napoletane. Gli edifici grandi e compositi con tutte le comodità, s’innalzano su più diversi piani concentrati attorno quasi sempre ad un cortile, nel quale in pochissimi casi ancora si aprono antiche bocche di pozzo10. Gli antichi locali di servizio spesso insediati dalla domiciliarità fissa delle famiglie d’estrazione popolare, e, diversamente invece più spesso accosto all’ingresso di detti edifici, si aprono piccoli bassi al fianco dei quali si allineano le botteghe quasi mai simmetriche rispetto alle soluzioni architettoniche degli edifici appartenenti ai primi nuclei di edificazione urbana. Ai piani superiori ubicati in concorso con gli appartamenti luminosi e spaziosi i cosiddetti ”appartamentini matti”. Planimetria e stereometria di queste abitazioni non sono quasi mai regolari, poiché questi il più delle volte risultano esser la stratificazione di edifici costruiti su altri edifici, porzioni di piani di palazzo e solai innalzati sui piani poggianti su copertura a volta, soluzione questa che permette di innalzare ancora su quanto è già innalzato. Il risultato finale di tutto ciò che è stato combinato sulle strutture edilizie di destinazione civile preesistenti, son palazzi di forma bizzarra, distribuzione degli spazi inefficiente, con una statica risicata che entra in crisi appena si continua ad edificarci sopra con gli effetti postumi visibili proprio in questa terra molestata dalle terribili sollecitazioni del sottosuolo cavo. Gli appartamenti son spesso caratterizzati dallo sfarzo di suppellettili d’ogni tipo, rifinite di materiale pregiato e costoso come lo si può leggere negli inventari degli atti notarili appuntanti, in certuni casi gli arazzi, le sete, i cristalli, gli argenti, gli ori antichi. Improbabili ad altra parte, ai Quartieri son stati registrati anche gioielli, ricche collezioni dei dipinti, quadri di valore stimato. L’esigenza di erigere case e palazzi in verticale, allineati in minuscoli lotti di forma quadrangolare, quelli di maggior dimensioni prevalgono lungo i fasci perimetrali del fianco collinare, all’interno dei quali sorgono le cosiddette case palaziate composte da più e diversi registri, la cui pavimentazione non mostra per niente soluzioni di continuità con quella urbana e tutti o quasi tutti gravitanti in un territorio omogeneo ad area municipalizzata. In realtà va anche detto e ripetuto che a nord sulle alture il contrasto tra gli edifici e l’ambiente circostante, seguendo le idee e le ipotesi di lavoro di Emilio Ricciardi, sembra meno esasperato coi lotti a minor dimensione, invece che si trovano alle spalle delle via di Pessina ed il quartiere dell’Avvocata.
Spazio note
(1) Per i versi in epigrafe: "Nel ventre di questa città vive e cammina la tribù dei Napoletani, i quali, collettivamente, hanno deciso di estinguersi rifiutando questo nuovo potere chiamato storia, o più semplicemente, modernità". Versi di Pier Paolo Pasolini, 1971 dal documentario del 12 dicembre girato tra il 1970 ed il 1972. Citato da: *Dentro la città : Napoli angoscia e speranza / Andrea Geremicca. - Napoli : Guida, ©1977. - 145 p. ; 18 cm. ((Articoli già pubbl. in periodici vari. Codice SBN SBL0149718 BNI 782085 Collana Tascabili e da Italo Ferraro 7]: *Pizzofalcone e Le Mortelle- Napoli : Oikos, 2010. - p. 606 : ill. ; 31 cm. ((In calce al frontespizio : Fondazione Premio Napoli ; MN Metropolitana SpA Codice SBN NAP0544539 ISBN 9788890147883 Fa parte di Napoli : atlante della città storica, 7.(1bis) Liberamente estratto d: Anna Maria Pessolano, Quadro V, La città degli Spagnoli, in Restauro e riqualificazione del centro storico di Napoli, Patrimonio dell’UNESCO, tra conservazione e progetto. a cura di Aldo Aveta e Bianca Gioia Marino, Edizioni scientifiche italiane. Stampato a Napoli nel 2012 ISBN 978-88-495-2568-7. Sono gli atti del ciclo di seminari tenuti presso la scuola di specializzazione in Beni architettonici e del Paesaggio dell’Università di Napoli Federico II, 16 febbraio 2011- 5 maggio del 2012 Copia alla BNN distribuzione 2013 B 455, pagg. 60-63. Contributi anche da: Emilio Ricciardi, Dottorato in ricerca su “Il Poggio delle Mortelle in Storia dell’Architettura e della città” XVII ciclo COORDINATORE: PROF. ARCH. FRANCESCO SAVERIO STARACE, TUTORE: PROF. ARCH. MARIA RAFFAELA PESSOLANO)e di: Il cantiere dei Quartieri Spagnoli di Napoli di Giovanni Laino pubblicato su: Rivista del DIAP del Politecnico di Milano, N.19, Franco Angeli, Milano, 2001 PP.25-
(2) Su Delibera di Giunta Regionale n° 3448 del 28 novembre 2003, Decreto Dirigenziale n° 679 del 10 marzo 2004, Decreto Dirigenziale n° 155 del 04 novembre 2004 l’Ente di formazione Associazione Quartieri Spagnoli onlus (individuato come soggetto gestore), in Associazione Temporanea di Impresa con ISVE- Istituto Studi per lo sviluppo Economico e Cooperativa Sociale Passaggi a r. l. onlus, ed in collaborazione con Provincia di Napoli, Provincia di Salerno, Comune di Napoli -Assessorato all’Educazione e Rapporti Interistituzionali e Internazionali, Università degli Studi di Napoli Federico II -Dipartimento di Urbanistica, Università Internazionale delle Istituzioni dei Popoli per la pace, Associazione Mani Tese Campania, Progetto Continenti, Fondazione Opera Campana dei Caduti -Osservatorio sui Balcani, Fondazione Alexander Langer, Associazione Centro Astalli, Casa dei Diritti Sociali, Gruppo Laici Terzo Mondo, nell’ambito delle politiche regionali espresse dal P.O.R. Campania 2000/2006 con riferimento al Bando di Evidenza pubblica pubblicato sul BURC della Regione Campania n. 15 del 29 marzo 2004, per il “progetto interregionale Mediatore/Mediatrici di pace”, bandisce un concorso per l’ammissione di 15 allieve/i al percorso formativo per “Esperto nella gestione degli aiuti umanitari e delle emergenze”. Il corso dalla durata di 1000 ore complessive per allieva/o, è articolato in 370 ore di teoria, 204 di esercitazioni pratiche, 250 ore di tirocinio/stage, 176 ore di azioni di accompagnamento.
(3) Laino G., 2001 Il cantiere dei Quartieri Spagnoli di Napoli. Territorio, numero 19, pagg. 25 e 32; Stanco A, Stanco L., laino G., 1994 Quartieri Spagnoli storia di un intervento. Dove sta Zazà, numero 5 pagg 26-30
(3bis) Estratto dall'opera di Fabio Mangone, Restaturo urbano: tra storia e attualità. Il centro storico e l'immateriale, alcune rifelssioni.. Alle pagine 233-235 di: *Restauro e riqualificazione del centro storico di Napoli patrimonio dell' UNESCO tra conservazine e progetto : atti del ciclo di Seminari tenuti presso la Scuola di specializzazione in Beni architettonici e del Paesaggio dell'Università di Napoli Federico 2., 16 febbraio 2011-5 maggio 2012 / a cura di Aldo Aveta e Bianca Gioia Marino. - Napoli : Edizioni Scentifiche Italiane, 2012. - 400 p. : ill. ; 24 cm Codice SBN NAP0566388 ISBN 9788849525687 BNN 2013 B 455. Per approfondire quest’argomento: Laino G., 1999, Il programma Urban in Italia Archivio di Studi Urbani e Regionali, 66 pagine 68-97; Amato F. Rossi U., 2003 Un sistema locale marginale tra cambiamento e continuità: i Quartieri Spagnoli di Napoli, in Sommella R., Viganoni L. ( a cura di ) SLoT quaderno 5, territori e progetti nel Mezzogiorno, Bologna Baskerville, pagg 13-47; nota 33 a pagina 202 di Libera D’Alessandro <em<Attività commerciali e spazi urbani. Per un approccio geografico al centro storico di Napoli Università degli Studi di Napoli, ”L’Orientale” dipartimento di Scienze Sociali direttore Rosario Sommella, pagg 196 Napoli 2005 Guida editore dep leg 1768906 BNN SEZ NAP III B 503 opera finanziata dal Consiglio Nazionale delle Ricerche nell’ambito dl progetto “Promozione ricerca” per l’anno 2005
(4) Nonostante le prammatiche sull’edilizia imposte dalle riforme del vicerè, l’area edificata dei Quartieri Spagnoli in meno di un secolo raddoppiò: sulla mappa del Lafrery del 1566 si osservano sei strade parallele a via Toledo, sulla mappa dello Stopendael del 1653 se ne vedono almeno 12. Non è mai stato possibile ottenere un numero preciso di lotti causa le indicazioni spesso parziali offerte dai tavolari; le misurazioni dei lotti che configurano i Quartieri Spagnoli sono approssimative: tutta quasi di 60 palmi in testa e 120 o 150 per la profondità; un palmo napoletano, a norma della legge del 1840 corrisponde a 0,2645503 m, e cioè 15 m x30 oppure anche 15x 37,50. Cfr. A.S.N., Monasteri Soppressi, vol. 2058, f. 474 e ancora: ff. 209-211, 218, 282-283, 832-833, 566. Cfr Teresa Colletta, La cartografia pre-catastale, in Storia della città”, nn 34 e 35, Electa Napoli 1985, pagina 59.
(5) E, Guidoni, A. Marino, Storia dell’urbanistica. Il ‘500, Laterza Roma-Bari 1982, pagina 323
(6) cfr A.S.N., Monasteri soppressi, vol. 2058. Il fondo Le Celse, fu inventariato una prima volta nel 1609 dal tavolario De Marinis, poi nel 1613 dal Pinto, quindi nel 1662 dal Gallarano e nel 1686 dal Galluccio.
(6bis) Furono ripresi e studiati a fondo nel 1994 dai professori architetti Burattini e Castiello, che accertano, i Quartieri Spagnoli, come proprietà del Monastero di San Martino, concessa in enfiteusi al principe di Cariati già dal 1509. Ernesto Burattini Giorgio Castiello. Alcune platee del centro storico di Napoli. Costruzione di una base di conoscenza fondata su un’indagine documentaria. Istituto di Cibernetica- CNR Torre del Greco, 1994 BNN Distribuzione 2006 C 231 Implementazione informatica di Giuseppe Della Monica Diritto di stampa 1744679
(7) Gaetana Cantone Napoli barocca e Cosimo Fanzago Banco di Napoli, Napoli 1984, pagina 329, nota 9 a pagina 5 di Daria Margherita: la strada di Toledo nella storia di Napoli, collana di storia dell’architettura e del design, diretta da Renato De Fusco, 2006 Liguori Editore, pag. 3 BNN Sezione Napoletana VII B 419
(8) L'UNESCO e l'ICOMOS: la salvaguardia dei Beni nella Lista del Patrimonio Mondiale; Maurizio Di Stefano in Restauro e riqualificazione, opera citata vedi nota precedente.
(10) Esempi di questo secondo tipo sono la casa che Felice Ulloa (1619-1703), presidente del Sacro Regio Consiglio, aveva fatto costruire nel 1653 nei pressi della strada di Chiaia, “in una bella tenuta tutta murata che giungeva fino al largo di S. Teresella”, o il palazzo del marchese di Pollena articolato intorno a due cortili, si poteva avere accesso sia da sopra al ponte, sia da via Chiaia. Due planimetrie dell’edificio, con la distribuzione degli ambienti alle varie quote, sono in ASN, Archivio Caracciolo di Torella, inc. 72, fasc. 1 La soluzione del giardino retrostante la casa e disposto a una quota più alta caratterizzava anche edifici collocati in aree più libere, come il palazzo dei marchesi Mirelli, all’estremità della riviera di Chiaia
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