Secondigliano

Secondigliano2 è un vasto quartiere di Napoli3, una congregazione di varie masserie4(5), unite sotto l’egida giuridica di uno dei 43 casali6(7) di cui fu composta la zona settentrionale della città fino al 1870.

E' afflitta da meccanismi di esclusione che lo espongono a condizione di comunità marginale gergante, determinata da comportamenti definiti dentro o fuori dal gruppo8(9), con epicentro di episodi del genere individuati a Scampia.
 
È impropriamente considerato la sede storica del dominio di camorra, fittiziamente raccontato dalla prima e seconda stagione di Gomorra La Serie pur con i dovuti riferimenti rimasti dubbi sull'effettiva localizzazione del cuore insediativo di questo particolare fenomeno, che  stenta ad esser precisato a destra delle Vele di Scampia, nel cuore del quartiere popolare dell'INA Casa, notoriamente detto il Monterosa.  

La dorsale del quartiere moderno è inserita pienamente nel disegno della nuova periferia operaio-popolare10(11) ed in quanto zona fu aggregata alla città di Napoli nel 1925. 

Fino al 1979, unitamente al complesso residenziale e popolare di Ponticelli ha mantenuto il primato del più grande insediamento di edilizia pubblica mai realizzato nel capoluogo campano12.
Si trova a tre miglia dal centro storico di Napoli, a 105 metri dal livello del mare, e a 2 chilometri dal Comune di Casoria, di cui fu, fino a tutto l’Ottocento, circondario e mandamento13.

E' situato prevalentemente in pianura, esteso per 12 kmq, al confine con il Comune di Arzano al Levante e a tramontana dai Comuni di  Melito,  Piscinola e Napoli, dal  Comune di Casavatore e dal quartiere di San Pietro a Patierno a Mezzogiorno.

La sua chiesa maggiore sul territorio è la chiesa dei Santi Cosma e Damiano.
Tutta la cortina edilizia di destra e di sinistra è composta di vecchi palazzi padronali  dell’800 e del ‘900, che nascondono alla vista dal Corso le fondazioni disperse sul territorio opera dell’Istituto Autonomo Case Popolari, Rione Berlingieri, le Vele di Scampia, e più esposte sul fronte della statale 7, Appia, la zona del Monterosa, le case dell'I.S.E.S. installate nel comprensorio della 167.


Brevissima storia di Secondigliano.

La zona era ambita specie e soprattutto per la sua altura, comunque pianeggiante e vasta, addirittura riconosciuta nello studio sulla geografia agraria dei Campi Flegrei, come terra brulla, selvaggia di macchie ma feconda di flora e di fauna, accosta alle falde del sistema delle Colline, con lievi e dolci depressioni nell’entroterra.

  • Disteso al sole del suburbio agreste, il casale di Secondigliano è sempre rimasto immune dalle tribolazioni sotterranee del Vesuvio, più sentite giù a Napoli, laddove, in effetti, anticamente fu più costruito. Ed ancora, lo stesso casale è rimasto sempre, fisicamente lontano dall’inferno delle Lave dei Miracoli, dei Vergini, i Cinesi, dalle paludi napoletane e dai marcitoi del lino di Porta Capuana, dalle lotte politiche della nobiltà acquartierata al centro antico. Fino al 1799, in coincidenza con lo scoppio delle rivolte della Repubblica Partenopea, esso si limitò ad alimentare fonti di guadagno capitalizzate attorno alla suola e al vino, la pasta, il pane, e ad incubare un codice d’onore giustificato dal sacrificio e dal duro lavoro della terra, scoppiato all’indomani del sopraggiunto interesse globale della speculazione edilizia negli anni Cinquanta del Novecento e dagli anni Ottanta in poi con l’avvento del mercato della droga. Dagli studi sulla toponomastica di questi luoghi, si evince che, il quartiere fino alla data del 1799, appartenne in parte al monastero napoletano dei Santi Sergio e Bacco14 relativamente alla zona ristretta del Perrone, mentre la terra dei Lazzari a Capodichino è registrata come proprietà censita agli Ebdomadari del Duomo di Napoli. In relazione al luogo dove si trovano aggregati il vicolo ed il vicoletto intitolato a San Gaetano Errico, il lotto venne associato come rendita annua al venerabile monastero di San Francesco di Paola al Borgo Sant’Antonio Abate15; una masseria arbustata e vitata tra via dell’Arco e piazza Zanardelli va sottoscritta alle proprietà del real Monastero di San Pietro Martire al Pendino16. La Fossa del Lupo fu dei Governatori del Pio Monte di Misericordia17. Scampia, ubi dicitur Sette Ponti18 fu inglobata nei beni immobiliari e territoriali della comunità del Gesù delle Monache, e dalle masserie del monastero di Santa Maria in Donnaromita a Spaccanapoli19.

Secondigliano e le profonde mutazioni urbanistiche.

Secondigliano, come quartiere, nasce in sintesi nel momento fondamentale di distinzione tra centro città e periferia.

  • Una configurazione questa, ottenuta nella prima forma del Risanamento napoletano in seguito al colera del 1884 all’indomani dell’edificazioni di quartieri modello come, il rione Gemito all'Arenella, il Mazzini alla Calata Capodichino, l’Arenaccia, il Rione Diaz, il Vittorio Emanuele III, il Luzzatti, il quartiere di Forigrotta, il Duca d’Aosta, il Miraglia Amore, La Loggetta, Agnano e Bagnoli, il duca di Genova a Posiliipo, il Santa Caterina da Siena ai Quartieri Spagnoli, le case civili sul fronte della Galleria della Vittoria nell'omonimo rione al Chiatamone, assieme alla fortificazione dell’antica direttrice di penetrazione interna alla città con l’edificazione della Scodes, il Rione Amicizia e la messa in sicurezza del quartiere periferico di San Pietro a Patierno. Alla luce delle profonde mutazioni urbanistiche che non poco stravolsero la città consolidata, Secondigliano abbandonò la veste di casale agreste assumendo  la forma della città urbanizzata dal Risanamento; il Corso di Secondigliano, come si nota chiaramente è simile al Rettifilo a Napoli, lega insieme strutture del quartiere borghese e, le facciate dei palazzi esposti sul corso, coprono le criticità rimaste in sospeso, analogamente alle dinamiche sociali contestualizzanti la nascita delle sezioni, Mercato e Vicaria nel centro città. Tutto ciò fu possibile anche grazie all’acquisto preventivo dei terreni artificialmente portati a prezzo di concorrenza dalle libere concessioni comunali. Al fenomeno dell’immobiliarizzazione popolare di Secondigliano deve associarsi anche quello dell’arrivo dei nuovi abitanti della zona,  giunti sul posto, tra gli anni Quaranta e Cinquanta del Novecento, rendendo il quartiere di Secondigliano oltre al pesantissimo aggravamento della qualità della vita, al saldo delle famiglie entrate ed uscite, dopo quello di Soccavo, il più popoloso in termini di nuclei familiari immigrati, monoreddito, espulsi dalla città classista che s’apprestava invece  a diventare la terza d’Italia in termini di ricchezza capitale e di numero di abitanti controllati.

Toponomastica di Secondigliano

Dalla piazza di Capodichino20(21) al Limitone di Arzano, a destra del corso di Secondigliano di Napoli, s’incontra a sud la Strada comunale Del Cassano.


  • La quale, a partire dal Perrone22, separa il territorio di Secondigliano propriamente detto dal quartiere di San Pietro a Patierno e Casavatore.  La chiesetta di San Gennaro, vulgo San Gennariello23, accanto alla masseria del marchese di Montanaro e la cappella detta de “La Bruna”24, fissano a nord il confine di Secondigliano col Comune di Arzano. Di fronte all’ingresso al Perrone, vi è la strada che porta al quartiere di Miano, sede del piccolo, antico demanio Parascandolo, strada pubblica che fino all’Ottocento portava al monastero della Madonna dell’Arco de’ Domenicani di Miano25. Poco oltre, sempre sulla destra del Corso, la via traversa Aniello Maglione, per la presenza del vicino ed omonimo ex orfanotrofio, e poi ancora la via Privata Giovanni Fiorentino, la Traversa Stornaiuolo26, agganciata al corso da via Pacecco De Rosa e stessa cosa per la via Privata Giovanni Nappi, che la restituisce al Corso con via Paolo de Matteis. Ed ancora: la Ficucella o vinella di Basso Chiummo27 e Fosso del Lupo28, abbracciate entrambe da via Dante29, dalla quale, a partire dal numero 1 fino a piazza Zanardelli30 all’altezza del vico Storto del Pozzo, prosegue via Dell’Arco31; via Vittorio Emanuele III già Lava del Ponte32, via Duca degli Abruzzi33, già Pizzo di Masto Agostino, addereto o’ pizzo34.


Spazio note

(1) Per i versi in epigrafe: C. Varriale, Animazione e quartiere. Tesi di Laurea mai pubblicata, anno accademico, 1979-1980. Università degli Studi di Napoli Federico II, Facoltà di Lettere e Filosofia, corso di Laurea in Sociologia.
(2) È costituito da edilizia cresciuta prevalentemente sul suo corso principale, il Corso Secondigliano, fino al 1920 chiamato Corso Umberto I, subordinato all’avanzata urbana di Miano, congestionata con essa da consistenti interventi di edilizia popolare, sorti sin dai primi anni Cinquanta del Novecento, primi tra tutti, il luogo detto della Masseria Cardone, il Don Guanella e San Gaetano. Contributi: *Secondigliano da documenti inediti / Salvatore Loffredo. - , , Napoli : A. Fiory. stampa 1972. - 442 p., [16] c. di tav. : ill. ; 25 cm Codice SBN NAP0080131. Anche: Il *feticcio urbano : [la città inabitabile, istigatrice di discordia] / Alexander Mitscherlich. - Torino : Einaudi, [1968]. - 142 p. ; 19 cm. ((Trad. di Carlo Mainoldi. - Il complemento del tit. si ricava dalla cop. Codice SBN RAV0099245 BNI 688656 Collana Nuovo politecnico. Altre risorse: Il *paradigma del disagio : Secondigliano: fra storia ed inchiesta lo spaccato di un grande quartiere periferico di Napoli / Emilio Lupo, Cosimo Varriale ; prefazione di Andrea Geremicca. - Napoli : Loffredo, 1982. - 229 p. ; 21 cm . Codice SBN SBL0625932 BNI 843692 da pagina 41 Napoletana III b 204 e vedasi anche: *Analisi di un collasso urbano / Emilio Lupo, Cosimo Varriale ; prefazione: Antonio Calì ; nota conclusiva: Franco Rinaldi. - Napoli : Loffredo, 1984. - 122 p., [10] c. di tav. : ill. ; 22 cm. Codice SBN CFI0007992 BNI 87-3249 distribuzione A 8399.
(3) Secondo Emilio Lupo, dalla Buona Stampa del 1982, fino ad allora, sarebbe stata falsa l’idea che Secondigliano, all’indomani della diaspora del centro antico di Napoli, si stesse popolando di soggetti impossibilitati all’integrazione sociale, e che una tale cultura della povertà li avrebbe da lì a poco condotti all’apaticità politica; studi specialistici datati 1980 avrebbero dimostrato il contrario di buona parte di quegli stereotipi, esitando viceversa, dati significativi di una popolazione pienamente inserita nell’economia di mercato sia per quanto riguardò il lavoro, anche se in buona parte in nero, sia per quanto riguardò i consumi, segno della loro condizione di vita assolutamente non conforme all’idea che se ne stava facendo di Secondigliano. Nonostante il loro scarso reddito, ancor’oggi gli abitanti di Secondigliano segnano il grosso del mercato della produzione di beni di consumo, oltre all’impressionante unitarietà dimostrata dai più giovani di aggregarsi in socialità con l’utilizzo massiccio degli strumenti di socializzazione on line, attraverso i quali, si è poi giunti alla conclusione di un popolo marginale che aspira al tipo familistico, e complessivamente per niente lontani dalla classe media che dopotutto non riesce neppure a realizzare le stesse ambizioni. Ed ancora si ricorda la partecipazione politica assai elevata della gente del quartiere alle elezioni, specie quelle Amministrative, anche se il dato finale dimostra ogni volta la schiacciante vittoria dei candidati del posto, i, quali, si legge sul testo, otterrebbero la vittoria ogni volta attraverso l’indiscutibile uso monopolista del potere esercitato sull’elettorato più debole, oltre al favoritismo delle fasce più povere laddove, si ricorda sempre sul testo, ne riceverebbero il massimo del consenso, proprio perché, alla stregua dei favelados, questa parte dell’elettorato, date le condizioni sociali non educate all’uso della politica, si riterrebbero ininfluenti sul governo, considerandosi di nessun peso politico sulle decisioni dello Stato.
(4) L’elenco primitivo delle masserie presenti sulla zona di Secondigliano venne redatto una prima volta dal parroco Pumbo, nel 1784, scritta per rendere conto al cardinal Zurlo sullo stato dell’arte della sua parrocchia estesissima. Si ricordano tra le più importanti: la masseria del Gesù delle Monache, del Monastero di San Biagio d’Aversa, di San Gregorio Armeno, degli eredi del Vecchione, degli eredi di monsignor Pulce, la masseria di don Giovanni De Franciscis, di Don Giuseppe Sivilgia, di Don Domenico Volpicella, del Duca Tocco, di don Andrea Russo, della Compagnia Bianchi della Giustizia, la Masseria dell’Aria Nuova, del marchese di Castrovillari, di Don Crescenzio Balletta, del Duca di Torritto, della masseria dei Cuozzo. Per altri e maggiori ragguagli vedasi: A.S.D.N., Santa Visita cardinal Zurlo 1784, vol I numero 100 pag. 107 e segg.
(5) I possedimenti della Curia arcivescovile di Napoli si estesero fino a Villaricca, che a quell’epoca rispondeva con nome di Villaggio Panicocoli, ed ancora Casandrino, Casoria ed in un villaggio scomparso detto Lanzasino nei pressi del Comune di Arzano. Curioso sapere a proposito delle origini di Secondigliano, che re Carlo II, in cambio di alcuni negozi annessi all’ospedale di San Cataldo dell’Ordine Gerosolimitano presso San Paolo Maggiore ai Tribunali, cedette a Filippo Minutolo il diritto feudale col sacramento della fedeltà e dell’omaggio di parecchie famiglie acquartierate nei casali di Afragola e San Pietro a Patierno. E infine, re Ladislao, confermerà nel 1404 i diritti dell’erbatico da pagare per i residenti di allora presso Sant’Agnello ad Cambranum, Casavaleria, San Giorgio a Cremano, Barra, San Giovanni a Teduccio. Biblioteca della Storia Patria. Napoli. Dissertazione sulla Staurita di San Pietro a Fusariello delle sei nobili famiglie Aquarie alle quali appartiene. MDCCXCI 1791 Stamperia di Michele Migliaccio.
(6) La notizia più antica dell’omonimo casale sta sulla carta del dì del 19 ottobre VII indizione sotto l’imperator Alessio per il fitto di un casale scritto: villa secundillani, in un diploma di Carlo I d’Angiò scritto: Secundilianum. Queste testimonianze spariranno nel primo censimento redatto per opera degli scrivani di sua maestà Federico II di Svevia. Nel 1642 per i casali del meridione italiano vennero adottate misure riformistiche per cui ai questi vennero assegnati i ruoli ed i titoli di Universitas, un sistema di amministrazione di beni mobili ed immobili riferibili alla giurisprudenza feudale. Per questo tipo di riforma, il Casale di Secondigliano godette dello jus panizandi cioè potettero, in quel di Secondigliano, prodursi il pane da soli e per legge, senza che altre forze gliene impedissero la produzione, appresso anche il pane la pasta, per la quale, si ricorda, il godimento dello jus de maccaroni. Ed ancora al casale di Secondigliano era concessa lo jus luendi et reprhendi cioè vendere e ricomprarsi una seconda volta lo stesso bene oggetto di vendita. Così scritto in Loffredo, Secondigliano, da documenti inediti Napoli, A. Flory Ed. 1972, pag. 21 Per altre info: *Dizionario geografico ragionato del Regno di Napoli- Napoli : preso Vin. Manfredi, 1797-1805. - 21 cm., 10 v. Codice SBN LIAN032724 Luogo pubblicazione Napoli Anno pubblicazione 1797 - 1805
(7) Le spese per sostenere la guerra di Messina costrinse il Vicerè napoletano per comando e provvedimento del re di mettere in vendita i casali di Napoli. Due documenti storici attestano che Secondigliano scampò alla vendita per intervento del sacerdote don Cosmo Piscopo, il quale versò i 2000 ducati che ci vollero per liberare Secondigliano dall’ipoteca. Il primo di questi documenti si trova all’Archivio Storico di Napoli, fondo Monastero Donnaregina, Registro del Patrimonio; il secondo sta presso l’Archivio della Diocesi di Napoli, Registro della Raccolta degli Strumenti della Parrocchia dei Santi Cosma e Damiano a Secondigliano, vol I pag. 66 e seguenti. Sua Maestà Cattolica, si legge dal documento, con Sua Real Corte ha dato podestà al Vice Re del regno di vendere tutte le terre demaniali per i precisi bisogni pretesi dunque dal Regio Fisco. Alcuni delli casali come Ponticello, Arsano, Panicocolo, e Carvizzano fecero ammenda di 25 carlini per ogni fuoco affrancabili ogni anno nella ragione del sette per cento, affinchè, fossero con ciò circoscritti al regio demanio. I 2000 ducati versati dal sacerdote non furono mai più restituiti ed il Comune di Secondigliano non ha più versato la rendita alla parrocchia debitrice già a partire dal 1902. La rivolta di Messina è ben spiegata dal Capasso in Storia di Napoli, 6° tomo primo da pagina 179 a 216; Napoli nel Viceregno Spagnolo dal 1648 al 1696 Capitolo XI, la Rivolta di Messina. Per l’onore sulla pace fatta a Messina, gli eletti di Secondigliano donarono alla chiesa Parrocchiale di Secondigliano nel 1677 un piviale pavonazza di mezzo tomasco guarnito d’oro. Così scritto in Santa Visita del cardinal Pignatelli Ant., anno 1688, vol II numero 60, pagina 139
(8) Vogel nella sua Anatomia del Male, dichiara che spesso il fenomeno della devianza è da individuarsi nel comportamento di gran parte di soggetti appartenenti tutti ad un unico gruppo, conformi, quasi simultanei, nel respingere le forme nuove di socializzazione o di familiarizzazione, che inevitabilmente s’importerebbero se si lasciasse libero ingresso agli estranei nel gruppo consolidato. Vogel C., Anatomia del male, Garzanti Milano, 1991 pgg. 54-59. Così scritto in: *Giovani al margine : una ricerca sulla gioventù deviante del rione Scampia di Napoli / Maurizio Esposito ; con una intervista a Amato Lamberti. - Napoli [etc.] : Edizioni scientifiche italiane, [1998]. - 115 p. ; 21 cm. Codice SBN FER0171575 ISBN 8881147432 BNI 99-7218
(9) Lo stato di salute economica del quartiere risponde ai criteri rilevati nel 1982 dallo studioso Serpellon all’epoca delle ricerche, confrontato su tutta quanta la Penisola. Per la condizione di Napoli ed in particolare i mondi vitali della gioventù di Scampia, osservata nelle diverse condizioni di vita sociale cui è capace di contenersi, è ancor oggi rilevabile una profonda quota di povertà insediata nella popolazione che si mantiene a scolarità contenuta, precaria di lavoro, stabilmente residenti in alloggi affidati temporaneamente ai lori genitori, le incertezze inconfondibili per un futuro impossibile da organizzare. E, ad ogni modo, possono considerarsi poveri i ragazzi di Secondigliano che vivono a contatto diretto con uno schema collettivo fatto di rapporti sociali che essi stessi avvertono come non propri. Serpellon G., Rapporto sulla Povertà in Italia, in La Povertà in Italia, medesimo autore, F. Angeli, Milano, 1982 vol. I
(10) Per questa sostanza si veda: A. La Stella, L’edilizia Popolare dalla Legge Luzzatti ad oggi. In Cultura materiale, arti e territorio in Campania Edizioni La Voce, Napoli pagg 584-585
(11) Per un nuovo capitolo dell’urbanistica napoletana, in “Ingegneri” periodico dell’Ordine degli Ingegneri di Napoli e Provincia. N° 56, settembre-ottobre 1969, pag. 5
(12) Anche detto Megarione. Così scritto in Coop. SVAI-Mec, Ai margini della città; il comprensorio 167 di Secondigliano, condizione abitativa e socioeconomica della popolazione. A cura dell’Assessorato ai problemi della Gioventùe formazione professionale dell’Amministrazione Provinciale di Napoli, Napoli 1980
(13) Strofforello, Geografia dell’Italia, dal volume Provincia di Napoli, Torino 1896
(14) Il monastero napoletano dei Santi Sergio e Bacco concedette a Benedetto e ad Aloara, rispettivamente figlio e nuora del capostipite della dinastia Adenolfo, un pezzo di terra senza arbusti, informe e poco curato; col proposito che questi ultimi però avessero dovuto nel brevissimo tempo della loro vita rendere migliore e soprattutto redditizio questo dono, sotto tutti i punti di vista. Così riportato da Domenico Ambrasi, La vita Religiosa, in Storia di Napoli, III volume pagina 543, dal quale si evince che il medesimo documento è stato ritrovato dall’Ambrasi sottoscritto in greco dall’igumeno e da tre monaci del detto monastero che lo firmano accanto all’autografo del duca Giovanni VI, proprio a testimonianza della vigilanza in uso dei duchi sulle proprietà extramoenia del Ducato napoletano. Così come se ne trova conferma in Capasso III dipl. duc. 23 66-8; RNAM V 548 370-2; il 9 ottobre 1113.
(15) Estratto e preso copia oltre la data del 1860 dal notaio Francesco Antonio Pumpo. A. Par. Sec. – Rac. Ist
(16) Archivio di Stato di Napoli, Sezione Amministrativa, X 4709-505 Fondo Monasteri Soppressi, Fascio 784 pianta 10
(17) A.S.D.N.., Sante visite Cardinal Luigi Ruffo Scilla, vol XIII numero 115, pag. 29
(18) A.S.D.N, Fondo Santa Visita Cardinal Spinelli Vol. VI numero 86 pagina 416

(19) A.S.D.N., fondo Monialium Stato del Monastero di Santa Maria D. Romita. Nei documenti Scampia compare come Scampio in A. Alatmura
(20) Liberamente estratto da: *Secondigliano da documenti inediti / Salvatore Loffredo. - Napoli : A. Fiory. stampa 1972. - 442 p., [16] c. di tav. : ill. ; 25 cm Codice SBN NAP0080131 Autore Loffredo, Salvatore. Altri contributi: Tesi di Laurea mai pubblicata, anno accademico, 1979-1980. Università degli Studi di Napoli Federico II, Facoltà di Lettere e Filosofia, corso di Laurea in Sociologia. Contributi: Il *feticcio urbano : [la città inabitabile, istigatrice di discordia] / Alexander Mitscherlich. - Torino : Einaudi, [1968]. - 142 p. ; 19 cm. ((Trad. di Carlo Mainoldi. - Il complemento del tit. si ricava dalla cop. Codice SBN RAV0099245 BNI 688656 Collana Nuovo politecnico. Altre risorse: Il *paradigma del disagio : Secondigliano: fra storia ed inchiesta lo spaccato di un grande quartiere periferico di Napoli / Emilio Lupo, Cosimo Varriale ; prefazione di Andrea Geremicca. - Napoli : Loffredo, 1982. - 229 p. ; 21 cm . Codice SBN SBL0625932 BNI 843692 da pagina 41 Napoletana III b 204 e vedasi anche: *Analisi di un collasso urbano / Emilio Lupo, Cosimo Varriale ; prefazione: Antonio Calì ; nota conclusiva: Franco Rinaldi. - Napoli : Loffredo, 1984. - 122 p., [10] c. di tav. : ill. ; 22 cm. Codice SBN CFI0007992 BNI 87-3249 distribuzione A 8399.
(21) Capodichino quasi tutta quanta è stata proprietà
del Duomo di Napoli, censuari nel Seicento di una masseria di tre moggia detta Dei Lazzari, detta poi i Santi Pinti. Così scritto su una pergamena all’Archivio Storico della Diocesi di Napoli, A.S.D.N., fondo Ebdomadari, fascio 3 n° 88. Fino a tutto il Settecento Capodichino risultava chiamata Caput Clivi, anche Caput Crivii, Plini de Glio, de Chiu fino a De Chio. In Le *strade di Napoli : saggio di toponomastica storica / Gino Doria. - Napoli : R. Ricciardi, 1943. - 570 p., 10 c. di tav. : ill. ; 23 cm. Codice SBN NAP0092276 Vedasi anche per un maggior trattato sull’argomento: *Riflessioni sulla topografia della città di Napoli nel Medio Evo / per Giuseppe Maria Fusco. - Napoli : Stamperia della R. Università, 1865. - [4!, 86 p. ; 27 cm. ((Estr. da: Rend. dell'Accademia di Archeologia, Letteratura e Belle Arti, 1864. Codice SBN SBL0397927. Ed ancora: Piccola Guida di Napoli, edizione la Voce. *Stradario : piccola guida della città di Napoli : indicatore pratico e razionale delle strade, dei monumenti e delle attrattive panoramiche della città, dei dintorni e delle isole. - Napoli : La voce di Napoli, 1955. - 541 p. ; 14 cm.
(22) Zona del Perrone, così chiamata, molto probabilmente per la proprietà confinata della masseria di famiglia Pirrone. Fondo Ebdomadari, fascio 265, strumento 303 del notaio Antonio Maione del 1535; Ottava indizione di quello stesso secolo. Ed ancora Pirrone si legge in un documento di battesimo dell’allora famiglia Adinolfo. A. Par. Sec. – Vol. II nel libro dei Nati del 1679-1689. Ed ancora: Fondo Ebdomadari, fascio 598: 31 marzo 1813, si legge, la masseria che il Collegio possiede confinante con il monastero della Consolazione e la Chiesa demolita di San Michele alla Strada Pubblica.
(23) Fino al 1710, beneficiario della cappella in diritto di patronato, fu il dottor ed avvocato del Regio Consiglio dell’Ordine, Santolo Barbato. In A.S.D.N., Santa Visita Cardinal Spinelli, 1741 , vol VI , pag 430 Nel 1713 per rogito firmato dal notar Pumbo di Napoli, il patrono della cappella fu don Gregorio Raffaele Barbato. Così scritto in A.S.D.N., Santa Visita cardinal Zurlo, 1784 vol. I numero 100 pagina 104
(24) La chiesetta di San Gennaro, si trova citata nella santa visita del Cardinal Acquaviva nel 1612, di diritto patronale della famiglia Barbato; questa piccola zona oggi assediata dall’urbanistica napoletana, comunemente nota col nome di "Case Celestoni", fu chiamata per lungo tempo San Gennariello. La cappella della Bruna divide ancor’oggi Secondigliano da Arzano, anche se per lunghi anni si sono combattuti i due parroci di Secondigliano ed Arzano per giustificare ognuno il patronato sulla cappella medesima. Per quanto rigurada la documentazione testamentaria che affida a Secondigliano il patronato sulla Bruna vedasi A.S.D.N., Repertorio delle Sante Visite, Diocesi vol V p. 2707 Casale di Secondigliano. Per quanto riguarda le ragioni che ancora persistono di orientare su Arzano il patronato della cappella vedasi A.S.D.N., fondo “Acta Apostolica” sotto la lettera B al fascio 3 numero 20
(25) A.S.D.N., Fondo Sante Visite del Cardinal Spinelli, vol. VI, n° 86. Pag. 415, t.
(26) Monsignor Cosimo Stornajuolo è nato a Secondigliano il 1 marzo del 1849; nel 1865 ricevette la tonsura clericale; venne ordinato sacerdote il 23 agosto del 1872 dalle mani del cardinal Sisto Riario Sforza A.S.D.N., Sacra Patrimonia n° 4195
(27) A.S.D.N., Santa visita del Cardinal Sanfelice, vol. XXVIII numero 166, pag. 178
(28) Il territorio detto Strada Pubblica Fosso del Lupo è descritto dall’agrimensore Domenico Volpicella già a partire dalla data 3 agosto 1679 A.S.D.N., Fondo Sante visite Cardinal Caracciolo, vol II numero 49. Per le passate vicende del regno anche questa zona venne sottratta al governo della Curia e la pianta del territorio da allora, profondamente mutata è riprodotta nuovamente. A.S.D.N., Sante Visite Cardinal Luigi Ruggo Scilla, vol XIII, numero 115, pag 30
(29) Via Dante va dal numero 268 del Corso Secondigliano al numero 65 di via Dell’Arco. A destra scendendo si incontrano il vico privato Della Torre coi vicoli privati dei fu fratelli Barbato, a sinistra il vicoletto dei Tribunali territorio seminatorio detto Muccitiello, un tempo proprietà del Conte di Macchia, che lo cedette a sua volta a Don Gaetano Riccio. Ancora, due vinelle, e poi la via del Lungo Ponte, valvola di collegamento viario tra via Dante e via Vittorio Emanuele III, discesa del Ponte
. (30) Piazza Zanardelli a Secondigliano viene anche detto: “miezo ‘ a l’arco” poiché in questa zona esisteva un arco ed un pozzo distrutto dalle bombe del 1943
(31) Oltrepassando piazza Zanardelli, di fronte a via Dell’Arco si ha la Strada Comunale dell’Arco, via Cupa dell’Arco, mentre a destra della stessa piazza, si ha via del Cimitero, che ha a sinistra la Masseria detta del Monaco. All’altezza del numero 47,sempre di via dell’Arco s’imbocca via Ciro Improta, alveolo del Cassano, Cupa Catena riportata negli atti del notaio Antonio Fortunato del 1926, riportata anche nel catasto al numero 1346; chiamata anche Cupa del Cassano nello strumento notarile di Gennaro Marco Mazzola del 1764. Da via Ciro Improta si arriva al Largo del Macello. A numero 35 abbiamo via del Tagliamonte, al numero 33 il vico I Censi, al numero 23 vico 2° Censi e al numero 15 vico 3°Censi, da dove vi è la vinella Pizzorusso, olim Fraustino. Comune di Napoli. Sezione tecnica Anagrafica di Secondigliano scala 1: 2000
(32) Via Vittorio Emanuele III già Lava del Ponte, Discesa del Ponte, via Parrocchia, via Municipio, inizia dal numero 362 del Corso di Secondigliano fino a piazza Zanardelli. Lungo la strada si incontrano, la Vinella Annicella, la via Lungo Ponte, la via Gaetano Errico, piazza Municipio a Secondigliano, via Parrocchia e la vinella Cambarasi.
(33) Via e piazza Duca degli Abruzzi, già piazza del Sambuco, Strada del Sambuci, seu Pizzo, via Sambuci. È il nome di Luigi di Savoia, duca degli Abruzzi, l’aviatore italiano per eccellenza, esploratore del Sant’Elia nel’Alaska nel 1897, conduttore della spedizione della Stella Polare del 1899-1900, esploratore della catena del Ruwenzori del 1906, e del Karakorum, nonché valoroso combattente della guerra italo-turca 1915-1918 ed infine, un colonizzatore delle terre emerse dello Uebi Scebelli. Gino Doria Le strade di Napoli.
(34) Adderete o pizzo, seu pizzo, la strada dei Sambuci, via Duca degli Abruzzi, un tempo servì a separare le proprietà patronate dalla famiglia dei Riccio da quelle degli eredi della famiglia del fu Gennaro Andretta. A.S.D.N., Fondo Santa Visita Erezione delle Cappelle. Fascio III n° 9