Borgo degli Orefici

E' il quartiere dell'oro di Napoli1, per gran parte incluso all'interno del Centro Storico UNESCO, divorato dall'azione risanatrice dell'Alto Commissariato del 1925, che ne stravolse per sempre la sua forma antica di vasta piazza rettangolare.

Nel retroterra gli cammina lungo e di fianco tutto il tratto orientale del Corso Umberto I, il cosiddetto, "Rettifilo". Numerosi varchi raccolti da questo fronte immettono nella zona porto della città.

Vero cuore dei Quartieri Bassi occidentali1bis, oggi è centro esclusivo di un sistema urbanistico posto all'interno di un unico blocco edilizio raggiungibile da ogni lato grazie alla variante sui varchi lasciati aperti dal raccordo della piana del Pendino con la città medievale attraverso il varco laterale dalla chiesa di San Pietro Martire, già sezione Porto.

Industrioso antico borgo, fondato su quel che resta della scuola di oreficeria napoletana e sulle ottine della Scalesia sulla linea di fondo parallela a San Pietro ad Aram alla Duchesca e alla Basilica dell'Annunziata Maggiore a Forcella e sull'ottina del Selice detta così in onore della chiesa di Santa Maria del Selice forse per la presenza di un Salice non è ben chiaro. Mentre è sicuro che si trovasse fondata fino all'844 nell'area oggi occupata dalla chiesa San Severo al Pendino.


Sistemazione delle ottine al Borgo degli Orefici.

L'ottina del Selice comincia da piazzetta degli Orefici e proseguendo ad bascio al fondo dei Pianellari, strada questa poi fatta sparire in favore di uno sbocco felice sulla piazzetta degli Orefici dal lato del casale ov'era una fontana pubblica, cammina fino alla chiesa del Salvatore includendola e così ripiega per una stradina stretta che saglie fino alla chiesa dei Meschini, così volgarmente detta perché fondata da Sergio Muschino e da sua moglie Marotta.

  • La medesima piccola chiesa venne restaurata nel 1305 dal Cotugno nobile del Seggio di Montagna e per concessione della prima Giovanna venne in quegli stessi anni di quel secolo promulgato il secondo statuto sugli Orefici poi rettificato dagli aragonesi di Ferrante che con decreto ristabilì nuovi ed incerti confini per il Borgo. Sull'ottina della Loggia di Genova, forse una naturale estensione del potere del periodo ducale o addirittura un edificio rappresentativo del Seggio di Genova, quando effettivamente a Napoli, specie nell'area di fondazione angioina di Castelnuovo, eran presenti colonie di altre città marinare come i genovesi a via Medina insediati per generazioni sotto San Giacomo degli Spagnoli e San Giorgio dei Genovesi.  La Loggia di Genova al Borgo degli Orefici inizia, suppone il Capasso, dal supportino di Matteo Saxo, lambisce appena i confini della chiesa di Sant'Eligio al Mercato e la chiesa cassinese di San Giovanni al Mare forse meno costretta, un tempo l'ottina potrebbe esseri estesa dal vico dei Santi Cosma e Damiano ed un altro vicolo che conduceva alla contrada Calcara nella vicinanza della strada dei Costanzi. Dal processo 2403 della Camera della Sommaria all'Archivio di Stato presso il Monastero dei Santi Severino e Sossio, circa l'opera di diroccamento di alcuni supportici, si legge che il borgo medesimo ha subito un primo vero e proprio ampliamento nel Risanamento di Don Petro de Toledo2. Ancor'oggi il borgo è delimitato da una varietà molteplice di confini: Borgo degli Orefici o anche semplicemente Borgo Orefici (in napoletano “abbasci’ a’ reficia; detto degli orefici vista l’alta concentrazione di botteghe per la lavorazione e la produzione di gioielli e manufatti in oro) si estende dal lato mare di via Marina pressocché per tutta la sua lunghezza terminante in zona piazza Mercato nei pressi di un parcheggio automobilistico equidistante la chiesa del Carmine Maggiore.

Orografia e toponomastica dei luoghi degli Orefici.

Tutto ciò appare altresì come somma confusa e disordinata di vicoli e vicoletti contorti tra loro combinati a formazione di una fitta rete urbana composta di vicoli che prendono i nomi dalle piccole attività che si svolgono regolarmente oltre agli orefici: la via dei Calzettari presso la cappella di Sant'Andrea Apostolo, la via degli Argentieri, dei Casciari, degli Azzimatori, dei Pianellari, Gaiolari e delle Chianche, Chiodolari.

  • Studi fondati dimostrano come questa zona molto vicina al Golfo, abbia preso a formarsi spontaneamente per l'azione del mare oltre la linea di costa divenuto a poco a poco spiaggia e questa a poco a poco suolo per effetto della natura e un poco anche del lavoro dell'uomo. E' andato quindi definendosi un perimetro lungo e largo isolato dal centro angioino della città del '200, pur tuttavia costringendola ancora ad un perpetuo margine dagli sviluppi sociali della città occupata dalle architetture aragonesi. Ed appresso agli Orefici, il muro di cinta ha lasciato fuori dai progetti consolidati del regno toledino anche i borghi a nord, l'ampia area cimiteriale dei Vergini ed il Fosso dei Miracoli

La storia del borgo degli Orefici.

I resti di antichissime mura greche, inediti rinvenimenti e avanzi di mura del VI secolo indicano uno sviluppo urbano della zona degli Orefici aperto anche oltre gli attuali confini sul Corso Umberto I in direzione della chiesa di San Pietro Martire. 

  • I resti di questa parte di città greca approdata alle sponde debbono trattarsi evidentemente di edifici pubblici come un ginnasio ed un ippodromo spesso lasciati fuori dalla Polis3 con carte di ricostruzioni della città greca studiate da Mario Napoli che ritiene il borgo degli Orefici inserito pienamente negli sviluppi urbani del resto della città nei periodi corrispondenti alle Amministrazioni di Narsete e Valentiniano III, sostenendo alla fine che la pianta dell'XI secolo redatta dal Capasso corrisponda ad una situazione di circa cinque secoli precedente e cioé all'incirca alla fine dell'Impero di Roma. Sembra certo che gli Ebrei dimorassero già sotto San Marcellino del VI secolo e la Sinagoga a piazza Portanuova è capace di dimostrare un percorso antichissimo formato dalla via Caput de Monacha e dalla via della Giudecca da cui discende indubbiamente il ”vicus deposulum qui et armentariorum, sul tracciato della chiesa di Sant'Arcangelo Degli Armieri Nuova ed il vico ”Platea Aburii”, da Santa Maria in Cosmedin a Santa Maria ad Obulim corrispondente alla via Nuova degli Orefici comprendendo ampiamente anche l'area della chiesa di Sant'Agata di Lamia4. E' da far risalire all'epoca di Ferrante l'aragonese la spaziatura del borgo Orefici e farci star posto per il Palazzo Marramarra, abbattuto prima del '900 per far posto alla via B. Cellini ancor'oggi esistente. Una situazione anomala si ritrova in un arco catalano nel fondaco del Salvatorello niente affatto dissimile dai elementi architettonici del palazzo Petrucci a SpaccanapoliLo spostamento delle mura in età vicereale su quest'area sarà poi perfettamente definita dalla Porta Caputo o anche detta Porta delle Calcare già esistente ad occidente dalla Porta della Pietra del Pesce e dalla Porta Centrale detta anche Porta della Marina del Vino, tra le quali porte sorgerà nel 1526 ad opera dei pescivendoli del borgo la chiesa di Santa Maria delle Grazie. Solo alla fine del Cinquecento si avvierà il riordino del Borgo a partire dalla chiesa di Sant'Agata, nel 1582 si ricorda la costruzione di un ospedale per sacerdoti ed il conservatorio di Santa Maria di Tutti i Santi, conservatorio poi venne spostato in seguito alla cappella profanata da cui prendeva nome all'istituto della Purità a Materdei. Una ulteriore condizione di notevole sviluppo del commercio dell'oro e dell'argento verrà spinta dalla bonifica della via della Marina in epoca borbonica durante la quale, istituita una pesa specifica per i prodotti ittici la nuova strada dell'oro perderà ogni rapporto col mare vicino. Nel 1869 verrà abbattuta ogni porta esistente e realizzata una strada nuova in realtà un allargamento di quelle già esistenti ed il Comune di Napoli nel 1869 approva la pavimentazione della via dei Costanti realizzata da Pasquale Francesconi poi detta via Regina Margherita. Sulla base di varianti del Piano Regolatore, il Comune, negli anni del 62 e 66 del '900 prevede ed attua demolizioni di sorta che hanno per obiettivo il miglioramento viario di via Marina oltre alla concessione di libere licenze di costruire edifici alti anche 18 piani, poiché al di sotto della via della Loggia dei genovesi non è più considerato Centro Storico e per ciò quindi verranno abbattute definitivamente la Porta della Marina del Vino, la chiesa di Santa Maria delle Grazie dei Pescivendoli e la cappella Santa Croce agli Orefici.


Spazio note

(1) Estratto da: Ricordi della vecchia Napoli : notizie delle chiese comprese nel piano di risanamento della citta / raccolte da Giuseppe Ceci. - Napoli : L. Pierro, 1892. - 146 p. ; 26 cm. ((Estr. da: Archivio storico per le province napoletane, anni 1890-1892. - Ed. di 100 esempl. Autore Ceci, Giuseppe Soggettario Firenze Napoli - Chiese - Piani regolatori - Sec. 19. Luogo pubblicazione Napoli Editori L. Pierro Anno pubblicazione 1892; ricostruzione del testo da: Quartieri bassi e il Risanamento / Italo Ferraro. - Napoli : Clean, [2003]. - XCVI, 543 p. : ill. ; 31 cm. ISBN 8884970814 Comprende Napoli : atlante della città storica , 2 Autore Ferraro, Italo Soggettario Firenze Napoli - Rioni e quartieri - Urbanistica Luogo pubblicazione Napoli Editori Clean Anno pubblicazione 2003
(1bis) Borgo degli Orefici un tempo era un'unica grande piazza, oggi visibile dalla pianta di Gaetano Barba, redatta nel 1739 e conservata presso la Società di Storia Patria Napoletana. Letto in Le piazze seicentesche a Napoli e l'iniziativa degli Ordini religiosi di Teresa Colletta per Le Piazze. Lo spazio pubblico dal Medioevo all'età Contemporanea in Storia della Città. Rivista internazionale di Storia urbana e territoriale Electa 54-55-56 Teresa Colletta, numero monografico coppio numero 34 e 35 del 1985.
(2) [Ceci Le chiese e le cappelle abbattute e da abbattersi nel Risanamento edilizio di Napoli, Napoli 1890-92 pagg 769-771]
(3) [M. Napoli, Napoli grego-romana Napoli 1959, pag 52. Vedasi anche: U Cardarelli, A. Dal Piaz, Trasformazioni urbane: il quartiere degli Orefici a Napoli ( relazione per il seminario organizzato dal laboratorio di analisi urbana dell'Istituto Universitario di Architettura a Venezia e dall'Istituto di Geografia Urbana della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università statale di Milano-Gargnano, ott., 1975), pag.128]
(4) [*Napoli greco-romana : esposta nella topografia e nella vita, opera postuma / di Bartolommeo Capasso ; edita a cura della Società napoletana di storia patria. - Napoli : [Societa napoletana di storia patria], 1905. - XXIII, 225 p., [18] c. di tav. : ill., ritr., c. topogr. ; 21 cm.]