Coro d'inverno San Gregorio Armeno

È il Coro notturno di San Gregorio Armeno a Spaccanapoli1 lo spazio per le preghiere e le lodi ricavato da una camera inservibile sulla vecchia soffitta della chiesa2.

Questo ambiente talvolta appare indicato sui documenti antichi e sui manoscritti rari col termine Coro d'Inverno, o anche Coro secondario, oppure e più semplicemente, Coro di notte, ed è posto al secondo piano del monastero, lato atrio di ingresso alla chiesa nella porzione meridionale di via San Gregorio Armeno, giusto al di sopra del coro principale.

Seppur non più utilizzato per l'Ufficio delle Ore dal periodo del breve regno di Gioacchino Murat, tuttavia è rimasto legato alle rigide norme della clausura, quindi è interdetto assolutamente agli uomini, ai laici, ai secolari e a qualsiasi altra persona che non sia donna appartenente all'Ordine. Sporadicamente è stato concesso breve sosta all'interno ai dottorandi della facoltà di storia dell'arte.

Si tratta sostanzialmente di una trasformazione architettonica operata sulle parti strutturali del monastero nel 1759 a soddisfazione della prescrizione conciliare di imporre a tutti gli ambienti della clausura spazi di preghiera da occupare in comune durante le ore della notte dando così alle monache e alle loro vocande la possibilità di potervi accedere direttamente dalle proprie celle, senza dover perciò attraversare ampi spazi solitamente frequentati di giorno, come chiostro e chiesa.

L'ardimento riuscitissimo di quest'opera lo legherà per sempre ed indispensabilmente alla storia delle trasformazioni subite dall'atrio di ingresso alla chiesa di San Marcellino e del chiostro dell'omonimo monastero sulle rampe omonime, di medesima squisitissima fattura oltre che di riconosciuto impegno tecnico virtuosistico.
Per la sua costruzione vi abbisognò di comporre un intero collegio di ingegneri, architetti e l'assenso del consiglio dei Medici ed in particolare del regio architetto camerale, nonché ingegnere ordinario delle monache, Giuseppe Pollio, e gli ingegneri più noti, Tagliacozzi Canale, Giuseppe Astarita ed il dottore fisico, Agnello Fanelli.


Spazio note

(1) Estratto dal documento di ricerca del professor Giancarlo Alisio relativo al rintraccio della sede delle origini tra quelle esistenti delle università di Napoli. E per esso, il riferimento per questa scheda è ai lavori di Gaetana Cantone, qui riportati: G. CANTONE, Intorno a San Marcellino. L'architettura della trasformazione a Napoli dal Cinque al Settecento, in Il complesso di San Marcellino. Storia e restauro, a cura di A. Fratta, Napoli 2000, pp. 19-55.
(2)A. S. N., Mon sopp., fasc. 3430.